mercoledì 27 aprile 2016


 SE AD ALTAMURA TORNA NELLA SUA FISIONOMIA “CICCILLO” A SPINAZZOLA CI SI CHIEDE CHE FINE HA FATTO LO SCHELETRO DEL SUO GUERRIERO.
L’Uomo di Altamura «antico» Neanderthal, classificato in un intervallo finale del Pleistocene Medio compreso tra 172 e 130mila anni, grazie all’insieme di dati scientifici ed esposizione artistica  ha ora un volto ed anche una presunta corporatura, alto circa 1 metro e 65 centimetri.
L’opera minuziosa di ricostruzione è stata affidata ai fratelli gemelli paleo-artisti olandesi Adrie e Alfons Kennis, specialisti in creazioni paleoantropologiche.
Come è facilmente intuibile presto la si potrà ammirare nella nascente Rete Museale “Uomo di Altamura” richiamando studiosi e visitatori. 
Può dirsi altrettanto meno comune il ritrovamento di una rara tomba con scheletro incompleto, identificato come appartenuto ad un guerriero, risalente all’età del Bronzo, scoperta durante gli scavi archeologici curati dalla Soprintendenza nella fondamenta del castello di Spinazzola. Un abitato tutto ancora da esplorare.
Stando all’analisi antropologica effettuata dalla Prof.ssa Tracy Prowse nel 2008, l’individuo maschio adulto (1510-1360 a.C), risultò alto circa 174 cm, di età compresa tra i 50-59 deposto supino su un letto rettangolare di ciottoli fluviali accostati senza disposizione preordinata.
Come tutti i ritrovamenti avvenuti a Spinazzola però, dei resti di questo scheletro come del suo corredo funebre: un pugnale in bronzo posizionato all’altezza dell’addome, non se ne sa più nulla.
E la città per totale incuria e negligenza del passato continua a restare impoverita del suo patrimonio storico-archeologico-antropologico. Pur avendo ora una sede museale (l’ex convento degli osservanti) pronta per essere utilizzata, difficile appare la restituzione di questo e altri beni. Anche perché dello scheletro proprio non si ha notizia di dove sia conservato.
Chissà se a partire dalla prossima amministrazione Comunale, dopo che l’ultima in ordine di tempo ha trovato i fondi per ristrutturare il museo, si riesca a far tornare a casa tutto il cospicuo patrimonio di Spinazzola, oggi custodito ed esposto da parte della Soprintendenza in altri musei e città.
Bisognerà lavorare seriamente sulla riqualificazione storico-culturale della città e qui, considerato il comportamento in passato è davvero dura.
Non sarebbe di certo un male se partendo dallo scheletro di Spinazzola si potesse risalire alla fisionomia del guerriero, vero?
Così male non farebbe alla città tentare una ricostruzione dei villaggi del Neolitico, dell’Età dei Metalli, dell’Età del Bronzo, epoca Romana e Medioevale che caratterizzano Spinazzola.
Magari realizzare il tutto per inserire Spinazzola in quel circuito che dovrebbe essere virtuoso di Matera Capitale della Cultura 2019. Oppure più semplicemente perché dalle altre parti tutto quello che è Storia ha anche ricaduta economia. Ma bisognerebbe essere lungimiranti, lasciando alle proprie spalle visioni troglodite per fare del passato il proprio futuro.