GROTTELLINE IL VINCOLO CHE ARRIVA CON TREDICI ANNI DI RITARDO
Oltre al vincolo archeologico
per la presenza del sito neolitico scoperto tra il 2004-2005 dall’Università di
Pisa adesso anche tutta l'area di Grottelline è stata ritenuta di valenza
storica-architettonica.
Una gran bella novità o quasi.
Del resto questa è l'unica risposta che poteva giungere contro l'arroganza,
l'indifferenza, la sottomissione durata anni a favore dei signori della
monnezza.
L’arrivo del provvedimento, un
gran lavoro da iscrivere principalmente a merito dell’arch. Domenico Delle
Foglie (et alii), il quale ha operato su mandato iniziale del Comune di Poggiorsini a
partire dal 2015, non ferma l’iter della discarica ma pone su di essa una seria
ipoteca circa la sua realizzazione.
Un vincolo che in vero, se non
ci fosse stata omissione per anni da parte di chi ha amministrato le due città
coinvolte nella realizzazione dell’immondezzaio, ben poteva giungere senza
ragione di smentita, almeno tredici anni fa.
Infatti nelle prime relazioni
inviate tanto al Comune di Poggiorsini che a quello di Spinazzola dalla
Soprintendenza di Taranto a firma di Giuseppe Andreassi, soprintendente
Regionale per i Beni e le Attività Culturali della Puglia, la valenza paesaggistica
e ambientale di Grottelline era stata ben evidenziata in una missiva del 30 giugno 2003.
Ovviamente come gran parte
delle criticità del sito la “questione” è stata puntualmente del tutto ignorata.
Meglio, quelle relazioni che indicavano la valenza del sito erano sparite nel
nulla dal Comune di Spinazzola quando ad insediarsi nel 2005 arrivò il
commissario Prefettizio dott.ssa Mariannina Milano.
Scriveva il compianto dott.
Andreassi accompagnando la relazione sul sito di Grottelline:
“in risposta alla nota prot.
2328 del 28 maggio u.s. si invia in allegato una relazione redatta dai
funzionari responsabili per territorio relativa alle presenze archeologiche
nella località “Grottellini”.
Dalla suddetta relazione si
evince che cospicue evidenze archeologiche di età preistorica interessano i
terreni pianeggianti che circondano l’ambiente rupestre, in merito ai quali
sarà possibile prevedere un provvedimento di vincolo archeologico dopo le
necessarie indagini di scavo.
La stessa relazione afferma
che le numerose grotte artificiali aperte sulla profonda lama non presentano
elementi tali da giustificare un provvedimento di vincolo archeologico: non è
stata rilevata la presenza di sepolture o altre evidenze di interesse
archeologico.
E’ stato evidenziato invece il
notevole valore paesaggistico e ambientale di tutto il complesso rupestre e la
rilevante qualità architettonica della masseria che insiste sul bordo
settentrionale della lama, elementi tutti che non rientrano fra le competenze
di tutela di questa Soprintendenza”.
Questa invece quanto scrivevano la dott. Donata Venturo e Giuseppina Canosa responsabile ai beni archeologici di Gravina: “Comuni di Poggiorsini e Spinazzola (Bari) località “Grottellini”
Fra i territori dei Comuni di
Poggiorsini e Spinazzola si trova la zona denominata Grottellini, compresa nel
foglio 142 del Comune di Spinazzola e nel foglio 7 del Comune di Poggiorsini.
In particolare le particelle interessate da rinvenimenti di materiale
archeologico di superficie sono le nn. 31-58-68-69-78 del Comune di Spinazzoa e
la n.2 del Comune di Poggiorsini.
La zona è caratterizzata da una
profonda lama in cui scorre un corso d’acqua a carattere torrentizio, sulle
pareti della quale si aprono numerose grotte artificiali, alcune delle quali
potrebbero essere state luoghi di culto, simili alla cripte rupestri di età
medioevale del territorio materano, come si può evincere sia dalla planimetria
che da alcuni particolari decorativi architettonici residui, ancora leggibili
all’interno delle stesse.
Nelle zone pianeggianti
sovrastante la lama, coltivate a cereali e a tabacco, si raccolgono numerosi
frammenti fittili riferibili ad età Neolitica e del Bronzo, oltre che industria
litica e resti di intonaco a capanna.
Sul bordo settentrionale della
lama insiste una masseria, databile presumibilmente nel secolo scorso, dalla
configurazione estremamente articolata e che nel suo complesso presenta un
notevole valore architettonico, tuttora in uso.
A valle della lama si aprono
profonde cavità riferibili a vecchie cave di tufo inattive da alcuni decenni.
Tutto il complesso appare di
notevole interesse paesaggistico ed ambientale, essendo caratterizzato sia
dalla morfologia che dalla flora tipica ambientale rupestre che da edifici
rurali attestanti attività agricole tuttora praticate.
L’interesse archeologico della
zona è chiaramente desumibile sia dalle attività attestate dal Neolitico con
continuità fino ai giorni nostri che dai caratteri geomorfologici peculiari,
tipici degli insediamenti preistorici (pianori ampi, lievemente degradanti ed
in posizione dominante rispetto ad un ampio territorio circostante, vicinanza
ad un corso d’acqua, terreni fertili per la coltivazione dei cereali, ricca e
bassa vegetazione per la pastorizia).
La raccolta di superficie
permette di intuire la presenza di alcuni villaggi riferibili –come già detto-
al Neolitico e all’età del Bronzo, ma per valutare l’estensione e la
consistenza degli stessi occorre effettuare saggi di scavo che permettono di
affermare con certezza quanto finora ipotizzato”.
E cosa fanno i Comuni, prima
quello di Poggiorsini e poi quello di Spinazzola che ricevono nuovamente copia nel
2005 per mano della dott.ssa Giuseppina Canosa queste relazioni per
attivarsi a difesa del notevole valore paesaggistico e ambientale?
Mariannina Milano pochi giorni
prima della fine del suo mandato scrive al governatore Nicola Vendola che nel
frattempo aveva firmato il contratto di concessione dell’immondezzaio per 17
anni con l’Ati Tradeco-Cogeam, chiedendo di bloccare il procedimento, mentre
chi arriva dopo di lei per dirla in breve “non fa una beata minghia”.
Ed infatti di mascalzonata in mascalzonata,
di Grottelline si è solo tenuto conto della scoperta del sito neolitico e non
del suo insieme che avrebbe determinato la fine dei desiderata di chi ambiva a
costruire la discarica.
Basterebbe a tale proposito per
capire l’andazzo di tutti questi anni, leggersi la scheda che nel 1990 individuava
il sito e gli atti successivi per comprendere come tutto il complesso rupestre
di Grottelline sia stato sempre ignorato, minimizzato, quando addirittura omessa
la sua importanza storica, architettonica e ambientale.
I pareri, nel corso di questi
anni, sono sempre stati richiesti alla sola Soprintendenza ai Beni Archeologici,
a cui, come si legge in alcune trascrizioni di intercettazioni telefoniche
effettuate dai carabinieri su mandato della Dda di Bari, bisognava “propinare qualcosa”
per ottenere la variante relativa allo spostamento degli impianti, previsti
inizialmente perpendicolarmente sopra la chiesa rupestre. Cosa avvenuta con atto
dirigenziale.
Poi il nulla, sino a che l’arch.
Domenico Delle Foglie non ha fatto da cicerone ai funzionari della
Soprintendenza, dopo ben tredici anni da quella missiva, e questi, del tutto
ignari ed estranei alle grandi manovre di Palazzo, con pieno senso di responsabilità,
non hanno perso tempo a vincolare tutto il possibile del sito di Grottelline.
Cosa "consola". Ad esempio l'eccezionale lavoro su Grottelline come quello pubblicato da Nick Ferrara, giovani che amano il nostro territorio e sanno raccontarlo segnando il cuore.
Poi resta l'attesa, un nuovo
capitolo della vicenda, squallida, non
priva come sempre di colpi di scena, schifosamente vera e si spera in una nuova procedura VIA.
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