SE AD ALTAMURA TORNA NELLA SUA FISIONOMIA “CICCILLO” A
SPINAZZOLA CI SI CHIEDE CHE FINE HA FATTO LO SCHELETRO DEL SUO GUERRIERO.
L’Uomo di Altamura «antico» Neanderthal, classificato in
un intervallo finale del Pleistocene Medio compreso tra 172 e 130mila anni,
grazie all’insieme di dati scientifici ed esposizione artistica ha ora un volto ed anche una presunta
corporatura, alto circa 1 metro e 65 centimetri.
L’opera minuziosa di ricostruzione è stata affidata ai
fratelli gemelli paleo-artisti olandesi Adrie e Alfons Kennis, specialisti in
creazioni paleoantropologiche.
Come è facilmente intuibile presto la si potrà ammirare
nella nascente Rete Museale “Uomo di Altamura” richiamando studiosi e
visitatori.
Può dirsi altrettanto meno comune il ritrovamento di una
rara tomba con scheletro incompleto, identificato come appartenuto ad un
guerriero, risalente all’età del Bronzo, scoperta durante gli scavi
archeologici curati dalla Soprintendenza nella fondamenta del castello di
Spinazzola. Un abitato tutto ancora da esplorare.
Stando all’analisi antropologica effettuata dalla Prof.ssa
Tracy Prowse nel 2008, l’individuo maschio adulto (1510-1360 a.C), risultò alto
circa 174 cm, di età compresa tra i 50-59 deposto supino su un letto
rettangolare di ciottoli fluviali accostati senza disposizione preordinata.
Come tutti i ritrovamenti avvenuti a Spinazzola però, dei
resti di questo scheletro come del suo corredo funebre: un pugnale in bronzo
posizionato all’altezza dell’addome, non se ne sa più nulla.
E la città per totale incuria e negligenza del passato
continua a restare impoverita del suo patrimonio
storico-archeologico-antropologico. Pur avendo ora una sede museale (l’ex
convento degli osservanti) pronta per essere utilizzata, difficile appare la
restituzione di questo e altri beni. Anche perché dello scheletro proprio non
si ha notizia di dove sia conservato.
Chissà se a partire dalla prossima amministrazione
Comunale, dopo che l’ultima in ordine di tempo ha trovato i fondi per
ristrutturare il museo, si riesca a far tornare a casa tutto il cospicuo
patrimonio di Spinazzola, oggi custodito ed esposto da parte della
Soprintendenza in altri musei e città.
Bisognerà lavorare seriamente sulla riqualificazione
storico-culturale della città e qui, considerato il comportamento in passato è
davvero dura.
Non sarebbe di certo un male se partendo dallo scheletro
di Spinazzola si potesse risalire alla fisionomia del guerriero, vero?
Così male non farebbe alla città tentare una ricostruzione
dei villaggi del Neolitico, dell’Età dei Metalli, dell’Età del Bronzo, epoca
Romana e Medioevale che caratterizzano Spinazzola.
Magari realizzare il tutto per inserire Spinazzola in quel
circuito che dovrebbe essere virtuoso di Matera Capitale della Cultura 2019.
Oppure più semplicemente perché dalle altre parti tutto quello che è Storia ha
anche ricaduta economia. Ma bisognerebbe essere lungimiranti, lasciando alle
proprie spalle visioni troglodite per fare del passato il proprio futuro.
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