sabato 29 settembre 2012


TRASPORTI E PARADOSSI

IL CASO “BARLETTA-SPINAZZOLA”
SEMPRE PIÙ PULLMAN
Dopo il nubifragio tra Canosa e Barletta, e la
frana vicino a Canne, anche le sei corse di
Treni da quindici giorni sono stati sostituiti
IL SISTEMA INTEGRATO
Trenitalia taglia i convogli mentre le università
studiano invece “il sistema integrato ed
interconnesso definito dalla rete ferroviaria”
Et voilà, ecco a voi la “ferrovia senza binari”
Si moltiplicano i bus,ormai solo gli studiosi si occupano dei binari

di Cosimo Forina
Spinazzola-Quando si dicono le contraddizioni all’italiana, quelle su cui a riderci sopra non si fa peccato per non piangerci. Torniamo a parlare della tratta ferroviaria Barletta- Spinazzola.
Nei giorni scorsi si è conclusa l’esperienza della Summer School Open City, una iniziativa promossa in collaborazione con il Politecnico di Bari, l’Università della Basilicata, l’Università “Federico II” di Napoli, l’Universidad Politècnica di Valencia ed il Centro Educazione Ambientale di Bisceglie che rientra nell’ambito del processo di elaborazione del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale. Tema: Settimana Europea della Mobilità Sostenibile, quest’anno denominato “Muovendosi verso la giusta direzione”. Oggetto dello studio: “il sistema integrato ed interconnesso definito dalla rete ferroviaria Barletta-Spinazzola, quale spina dorsale infrastrutturale, parallela al tracciato del fiume Ofanto nell’Ambito paesaggistico della Valle dell’Ofanto, insieme al grande patrimonio edilizio ed ambientale legato alla tratta ferroviaria ed ai beni ambientali quali il Parco Nazionale dell’Alta Murgia, il Parco regionale del Fiume Ofanto, la foce dell’Ofanto o le Saline di Margherita di Savoia”.
Ci vengono a studiare anche da oltre Alpi? Ecco la delusione. L’assessore Giuseppe Blasi di Spinazzola scrive: “oggi ho inviato d'intesa con il Sindaco di Canosa e Minervino un telegramma all'assessorato ai trasporti della Regione Puglia per richiedere un incontro urgente perché, dopo il nubifragio tra Canosa e Barletta che ha causato una frana vicino a Canne della Battaglia , anche le sei corse di treni da quindici giorni sono stati sostituiti con i pullman. A metà del mese ho chiamato la responsabile dell'ufficio trasporti della Regione Puglia per avere spiegazioni in merito, la quale ha affermato che da Trenitalia non aveva avuto nessuna comunicazione della sostituzione delle corse dei treni e che ci avrebbe informato dell'accaduto. Ad oggi nessuna notizia. Inoltre domani partirà una nota del Sindaco che al di là degli accordi di ipotesi di razionalizzazione del percorso dei bus sostitutivi avvenuto alla Regione in data 22 giugno, chiederà che con il percorso nuovo non si perda la fermata di piazza Plebiscito”.
Mentre, quasi fosse una concessione straordinaria l’assessore Blasi e sindaco Di Tullio cercano di strappare una fermata in più del pullman anche in paese, la domanda d’obbligo è altra: “possibile che la tratta Barletta-Spinazzola oggetto di cotanto studio è completamente chiusa e in Regione nessuno sa nulla?
Questo hanno scritto a Guglielmo Minervini assessore regionale alle infrastrutture strategiche e mobilità i primi cittadini: “I sottoscritti Ernesto La Salvia, Nicola Di Tullio, Rino Superbo, rispettivamente sindaci dei comuni di Canosa di Puglia, Spinazzola, Minervino Murge, considerata l'assenza di informazioni e comunicazioni da parte di Trenitalia, tenuto conto delle molteplici difficoltà affrontate giornalmente dai pendolari per l'interruzione della linea Barletta – Spinazzola chiedono un incontro urgente anche per la definizione e razionalizzazione del percorso di bus sostitutivi”. Non sappiamo con quale carico di sapere i partecipanti dell’esperienza della Summer School Open City siano ripartiti. E’ probabile che nei giorni di permanenza dei 60 ricercatori non siano mancati momenti di convivialità. Ma questa barzelletta sulla tratta Barletta-Spinazzola: la ferrovia dei binari senza i treni, siamo certi non è stata probabilmente, forse per pudore, raccontata da nessuno.

lunedì 10 settembre 2012

BENI CULTURALI
Riemerge uno scempio
REPERTI ESPORTATI AD ALTAMURA
Molte testimonianza dei siti sono state raccolte da un appassionato e consegnate alle autorità che, però le hanno avviate ad Altamura
CHE FARE?
Gli episodi rilanciano la necessità di realizzare un museo cittadino che possa conservare un patrimonio sempre più considerevole.
La strada che cancellò la storia
Spinazzola, numerosi i siti archeologici coperti con l’asfalto della Regionale 6
Il danno e la beffa:Passato distrutto e opera incompiuta




di Cosimo Forina
Spinazzola - In molti si lamentano perché a distanza di anni l’ex «R6» ora «SP3» è ancora un’opera incompiuta. Il motivo che ha portato alla non possibilità di procedere alla sua ultimazione è stato quello della presenza in agro di Minervino Murge di un sito archeologico dell’Età del Rame di estremo interesse. Ma in quanti sanno che per costruire questa strada che collega Spinazzola, Minervino e Canosa sino all’ingresso dell’autostrada molte altre aree di pari importanza, nel territorio di Spinazzola, sono state sistematicamente distrutte?


L’arteria è di certo di estremo rilievo, necessaria per far uscire le città dell’entroterra della Murgia dal loro isolamento, specie se questo significa dopo la chiusura dei nosocomi di Spinazzola e Minervino poter raggiungere un presidio ospedaliero in tempi decenti e non solo. Maggiore viabilità significa anche arrivo di gente, scambi e nuova vitalità. Solo da qualche giorno abbiamo ricevuto alcune fotografie che ci hanno colto di sorpresa. Si riferiscono ai lavori del tratto della «R6» sul territorio di Spinazzola. Sono la documentazione provante che da questo versante non ci si è fatto scrupolo nel passare sulla storia, coprirla e distruggerla, così come modificare con enormi sbancamenti la morfologia dei luoghi. Un vero scempio sottaciuto per anni, oltre venti, se pur in minima parte evitato. Solo perché qualche cittadino ha avuto il buon senso di segnalare i siti e i reperti archeologici alla Soprintendenza dando l’allarme. Ma questo a differenza di quel che è successo a Minervino, a Spinazzola, non ha portato al fermo dei lavori e tanto meno all’imposizione di vincolo. Ci si è limitati, inspiegabilmente all’epoca, alla raccolta dei reperti che ora fanno bella mostra nel Museo Nazionale di Altamura. E già, perché a Spinazzola in assenza di un museo tutto viene portato via, scippato, con la conseguenza che non si può dare piena e compiuta identità storica alla città. Una sorta di maledizione. Li dove gli altri esaltano il loro patrimonio, qui, invece, nonostante la presenza di siti che testimoniano in modo certo la presenza dell’uomo in forma stanziale da ben diecimila anni, tutto diventa marginale, insignificante. Chi ha consegnato le foto alla “Gazzetta” ha anche raccontato: «appena mi sono accorto di quello che stava emergendo ho subito avvisato la responsabile della Soprintendenza. A lei ho consegnato anche altri reperti che mi era capitato di raccogliere, perché in superficie, in aree limitrofe a quelle dove stavano facendo gli sbancamenti. Come il fossile della zanna». «L’unica mia soddisfazione - conclude - è stata quella di rivedere nel museo di Altamura, dopo qualche anno, quello che io avevo trovato occasionalmente in cocci, ricostruito in una teca. Poi i lavori sono proseguiti, senza nessun impedimento».

Per posare l’asfalto hanno spazzato via grotte di estrema bellezza, forse anche più significative di quelle di “Grottelline” dove è venuto alla luce un sito del Neolitico datato VI millennio a.C. dall’Università di Pisa in cui sono ancora presenti i reperti di Spinazzola, ceramica impressa, non ancora restituiti alla città ma da questa nemmeno reclamati.
Altamura ha sempre fatto da “asso pigliatutto”. Questa nuova documentazione fotografica aggiunge al già corposo elenco di reperti in custodia altrove, altro patrimonio di Spinazzola che è tempo che ritorni alla città. Così come dove possibile si prosegui nelle campagne di scavo che hanno portato alla luce la Villa Romana in località Santissima, il villaggio dell’Età del Bronzo tanto nell’area castello che alla Rocca del Garagnone, quello del Neolitico a Grottelline, nonché per citare l’ultimo in ordine di tempo, il sito delle incisioni su roccia nel riparo del “Cavone” datato all’Età dei Metalli.
Tutto questo oltre ad essere storia è anche futuro per la città e da queste parti la necessità di crearne uno solido è diventato fatto urgente e necessario. Anche per i più profani le fotografie indicano ancora una volta che il territorio di Spinazzola è interessato da siti di diverse epoche, tutti di rilievo come la presenza dei fossili. Senza il ritorno delle sue testimonianza Spinazzola viene privata di un bene importante. Non può esserci altra città se non quella dei ritrovamenti a parlare del suo passato. La «R6» va completata, ma qualcuno si chieda cosa è successo e perché nel costruirla si è proceduto senza nessun rispetto dei luoghi.