martedì 29 dicembre 2015


SULLE TRACCE DELLA PREISTORIA E DEI TEMPLARI  

Due impronte di mani in ocra rosso, altre mani incise sulle pareti, simboli che sembrano degli ex voto, cunicoli di collegamento tra grotte, una croce a segnare di certo un luogo di culto, epigrafe e graffiti. Queste alcune delle eccezionali peculiarità di un sito rupestre, dove scorre un corso d’acqua e vi è una piccola cascata, nei pressi della Sp3  tra Spinazzola e Minervino Murge.
Una conferma di come tutto il territorio sia stato abitato sin da tempi arcaici, in continuità per tutto il medioevo sino ad epoca Contemporanea.
Anche questo nuovo insediamento verrà presto segnalato alla Soprintendenza, per ogni opportuno studio, come lo sono stati di recente altri tre siti scoperti da Antonio Guacci sulla Murgia nell’area del Parco Nazionale nel territorio di Spinazzola, in cui sono state raccolte ceramiche impresse, forse del Neolitico e cocciame grezzo di sicura appartenenza all’età del Bronzo.
E’ la meraviglia di questa terra, mai fin qui attentamente studiata a fondo, uno scrigno di immensi tesori del tutto sconosciuti.
Quelle due impronte di mano in ocra rossa segnalate da due giovani di Spinazzola: Pasquale Coletti e Filippo Vulpio appassionati della bellezza del territorio, forse potrebbero essere una vera rivelazione. Poiché se non medioevali, stando ad alcune comparazioni storiche, potrebbero addirittura risalire alla preistoria, ovvero al Paleolitico (da 2,58 milioni a 10 000 anni fa). A lasciarlo supporlo anche l’assenza sulla prima impronta di una falange, la cui amputazione rientrava in un rito di sacrificio.

Infatti di mani in positivo o in negativo impresse nelle grotte, datate al paleolitico, sono state riscontrate diverse in tutto il mondo. Il sito più conosciuto è quello de “La Cueva de las Manos (che in spagnolo significa Caverna delle Mani), situato nella provincia argentina di Santa Cruz, a 163 chilometri a sud della città di Perito Moreno. In Italia sono state scoperte negli anni ‘70 in Sicilia sei impronte a nord ovest di  Mondello (Palermo) nella “Grotta Percata”, mentre in Puglia si ha testimonianza di mani impresse nella  “Grotta dei Cervi” di Porto Badisco (Lecce), due in ocra rossa contornate di bianco nella “Grotta dei Pagliacci” di Rignano Garcanico (Foggia) e diverse atre nella “Grotta Carlo Cosma” a Santa Cesarea Terne (Lecce). Presto per datare con certezza quelle scoperte nei giorni scorsi, di certo se dovessero risalire al paleolitico sarebbe l’unica testimonianza riscontrata nell’entroterra pugliese come lo è stato per i siti neolitici.  
 Il complesso rupestre vicino la Sp 3 così come si presenta ha di per se comunque diverse eccezioni rispetto ad altri presenti sul territorio. A partire dai cunicoli scavati ad altezza d’uomo che collegano le grotte tra di loro ma anche a caratteristiche di adattamento abitativo negli antri con particolare architettura. Il luogo presumibilmente di culto, dove è presente la croce tipica templare è definito da due absidi inserite sotto ampi archi in cui si accede da una scalinata scavata nel tufo. Come per il sito di Grottelline, anche in queste grotte sulla volta vi è una presa d’aria circolare che ricorda nella struttura il villaggio medioevale di Zungri (Calabria). Le mani colorate vengono decifrate tra le più antiche figure che l’uomo ha voluto lasciare come testimonianza prima di evolversi con l’espressione del disegno e quindi con figure parietali e incisioni. Le mani incise vicino a quelle in ocra rosso scoperte a Spinazzola realizzate presumibilmente con un utensile appuntito, sembrerebbero emulare le prime e forse potrebbero essere legate più al rito dei crociati che volevano così lasciare segno del loro passaggio dai luoghi sacri prima di recarsi in Terra Santa. 
D’altronte tale rito lo si è di recente scoperto anche a Grottelline, sito documentato come tenimento dei Templare sin dal 1097, dove nella grotta posta di fronte alla chiesa rupestre sono stati riscontrati diversi segni cruciformi incisi sulle pareti. La presenza di luoghi di culto nella zona oggetto della osservazione dei due giovani spinazzolesi, è documentata sin dal 1081, allorquando Goffredo, Signore di Spinazzola, precisa i confini di una sua donazione citando nel territorio di Acquatetta, oggi territorio di  Minervino Murge, le chiese della S.S. Trinità di catuna, di S. Maria in Edera e S. Egizio segnate proprio da una croce, di cui si sono perse le tracce nel tempo. Ecco il tempo, nonostante la manipolazione e lo sconvolgimento del territorio dell’uomo spesso restituisce le testimonianza della storia in modo del tutto inaspettato.