giovedì 25 agosto 2011

CARCERE CHIUSO PROSEGUE LA POLEMICA
E su Facebook nasce il gruppo «Per tutti quelli che vorrebbero il penitenziario di Spinazzola aperto»
«Anche se Spinazzola aveva i muri alti e i cancelli di ferro i nostri ospiti sentivano come una nuova libertà»
In fumo la rieducazione dei detenuti
Nelle loro parole tutto quello che di buono era stato fatto nel carcere di Spinazzola
di Cosimo Forina
Per capire quale livello di professionalità e lavoro di rieducazione e reinserimento sociale dei detenuti si era raggiunto nel carcere di Spinazzola, come dettato dalla Costituzione, più che alle diatribe registrate dalla cronaca bisognerebbe affidarsi alle parole degli operatori e degli stessi detenuti. Ecco alcuni commenti presenti sul gruppo nato su Facebook dal titolo significativo: «Per tutti quelli che vorrebbero il penitenziario di Spinazzola aperto». Un appello sulla falsariga della lettera in cui nello scorso Natale i detenuti hanno portato a termine uno dei tanti progetti organizzati dalla direttrice del penitenziario, Mariella Affatato, quello del teatro. Scrive ora Michele riferendosi al progetto del cuoio: “Si doveva solo viverla quell’esperienza per capire l'importanza di quello che si stava facendo, quell'odore di colla lo sento ancora (da operatore). Ognuno dei nostri ospiti raffigurava quello che voleva vedere in quel momento e che non poteva. Nei loro occhi con quel progetto si leggeva la speranza! Ora spezzata». Ed ancora: «Eppure anche se Spinazzola aveva i muri alti e i cancelli di ferro i nostri ospiti sentivano cosi tanta libertà che diventavano il doppio, perché da noi il reato commesso non interessava, si doveva trattare (l’ospite) da ospite trattamentale, si dava l'opportunità di conseguire il titolo di studio dall'elementare alla media a colui che voleva solo essere uditore poteva seguire il corso per diventare installatore di pannelli solari. Corso di computer, corso di elettricista, corso di cuoio, corso di dolci, corso per la coltivazione dei funghi cardoncelli, corso elettrotecnica. E tutti i vari supporti morali e spirituali dal cristiano, al musulmano, al testimone di Geova. Partite di calcetto con persone non detenute con relativi trofei e rinfreschi: con questo voglio far comprendere l'errore grave fatto a coloro che nella vita hanno commesso errori e non si è potuto dare l'opportunità di cercare di cambiare anche se avevamo i muri alti». «I muri di quel carcere – scrive Isabella - li avete abbassati voi! Con professionalità, dedizione, spirito di sacrificio, che avete imposto anche alle vostre famiglie, ma soprattutto con il coraggio di mettervi in discussione e il credere che restituire la dignità a chi in un certo qual modo l’aveva persa, era un atto dovuto sia per loro che per i loro e i vostri figli!». Così erano cambiati i detenuti. «Caro figlio anche questa mattina il mio risveglio è lontano dal tuo. Posso solo immaginarlo il tuo, perché la mia ingenuità, mi ha allontanato da te. Ti ho tanto desiderato nella mia gioventù ed ora che eri arrivato, io me ne sono andato. Proprio nel momento in cui il mio dovere di padre, era insegnarti tutti i valori della vita. Ora invece stai crescendo senza di me e chissà un giorno riuscirai a perdonarmi: Questo mi domando ogni giorno che passa in queste quattro mura Ti chiedo di avere ancora fiducia in me figlio mio, perché il futuro non ma fa paura tu sei il mio futuro, sei tu che mi dai la forza di vivere, il tuo pensiero e l'aria che respiro ogni secondo. Lo so questo è l'ottavo Natale che passi senza il tuo papà e proprio mentre ti scrivo mi prende un nodo alla gola e un forte dolore al petto. Poi mi ritorna la forza di andare avanti, e mi prometto di non deluderti più. Ora ti lascio ma solo con la penna, ma non con il cuore, ti auguro che anche in questo Natale trovi l'entusiasmo giusto per festeggiarlo con la mamma, la sorellina e i nonni. Buon Natale, figlio mio».
E sullo sfondo di chiusure e accorpamenti montano le polemiche
E sullo sfondo di chiusure di carceri (come quello di Spinazzola) e difficoltà diffuse nei penitenziari, quelli pugliesi inclusi, c’è la polemica tra i radicali e l’on. Luigi Vitali, della consulta giustizia del Popolo della libertà. Dice il 18 agosto l’esponente radicale Annarita Digiorgio, che il 14 agosto aveva fatto lo sciopero della fame e della sete protestando contro la chiusura del carcere di Spinazzola: «Da giorni la stampa annunciava la visita al carcere di Taranto dell'on. Vitali “aderisco anche quest'anno all'iniziativa ferragosto in carcere in supporto all'impegno del governo sul tema”. Peccato che quest'anno l'iniziativa non era quella, bensì una giornata di sciopero della fame e della sete, cui hanno aderito più di 2000 persone tra direttori, parlamentari, polizia penitenziaria, volontari, detenuti e comuni cittadini, con l'obiettivo di dare seguito alle parole di Napolitano e convocare le camere per un grande dibattito sulla Giustizia. L’anno scorso, quando fu la stessa Digiorgio a coordinare l'iniziativa a livello nazionale incastrando le visite di più di trecento parlamentari aderenti per coprire tutti i 217 istituti italiani, l'on. Vitali non solo si guardò bene dal dire che era una iniziativa dei radicali, ma decise di recarsi in tutt'altri istituti da quelli che aveva garantito all'organizzazione, lasciandoci così gli unici due scoperti d'Italia, e andando invece in carceri ispezionati il giorno prima da suoi colleghi, quindi inutilmente». Ancora: «Ora l'on. Vitali ha il coraggio, come già la sottosegretaria Casellati, di dire che quello di Taranto è un buon carcere. Nonostante il doppio del sovraffollamento, un suicidio lo scorso mese, detenuti chiusi in cella per 22 ore al giorno e pochissimi lavoranti, la struttura che crolla a pezzi. Questo succede quando si fanno visite passerella di mezz'ora solo a ferragosto e ce ne si dimentica per tutto il resto dell'anno. Se non è così perché l'on. Vitali, che è responsabile carceri del Pdl, non si occupa di chiedere al ministro del suo partito di rivedere la insulsa decisione, da ogni punto di vista di buon senso e civiltà, di chiudere il carcere d'eccellenza di Spinazzola? Ora Vitali chiede le dimissioni del capo del Piano carceri Ionta, come se il problema fosse la poltrona e non il Piano». La controreplica dell’on. Vitali: «Con tutto il rispetto per l'attività di Pannella e dei suoi militanti impegnati in difesa dei diritti e nelle battaglie civili, voglio ricordare che non sono i Radicali a dettare l'agenda politica e quella del Parlamento. Sicuramente non la mia. Il giorno di Ferragosto –ha spiegato l’on. Vitali - da 10 anni a questa parte, simbolicamente, lo trascorro per gran parte nei nostri istituti penitenziari in segno di attenzione per le problematiche carcerarie. Quello dello sciopero della fame e della sete è stata una rispettabilissima iniziativa ma, appunto, dei radicali. Siccome la solerte Digiorgio parla anche dell'anno scorso tengo a precisare che fui da lei contattato telefonicamente e mi fu richiesto di accedere in alcuni istituti. Feci gentilmente notare che le visite me le organizzavo da solo. Sia quest'anno che l'anno scorso, nel corso delle visite negli istituti di pena, sono stato accompagnato anche da suoi colleghi di partito. Il resto è inutile polemica».
Interrogazioni e appelli ma forse è già troppo tardi
L’on. Luigi Vitali responsabile nazionale Pdl per l'ordinamento penitenziario preannuncia querela per il reato di diffamazione aggravata nei confronti del segretario nazionale del Sappe, Federico Pilagatti ma non risponde ai quesiti sulla chiusura del carcere di Spinazzola, posti dalla dirigente radicale Annarita Digiorgio, autrice della mozione che sarà discussa nel prossimo consiglio regionale in cui si chiede al governatore Nichi Vendola di intervenire a sostegno della struttura di eccellenza di Spinazzola, chiusa dall’ex Guardasigilli Angelino Alfano. Digiorgio chiede la fissazione di un incontro con il ministro della Giustizia Francesco Nitto Palma. Nessun cenno dell’on. Vitali all’interrogazione parlamentare, sempre sul carcere della città murgiana, presentata dai radicali eletti nel Pd, prima firmataria l’on. Rita Bernardini che vede impegnato direttamente Marco Pannella. A Vitali viene attribuita la frase, respinta dall’interessato, che indicava il decadente carcere di Taranto: “albergo a cinque stelle”. “Nonostante avessi dichiarato dopo l’uscita di quel sindacato di non aver mai pensato e proferito le parole attribuitemi – ha dichiarato Vitali alla stampa – Pilagatti non solo non ne ha preso atto, ma ha anche rilanciato facendo diventare questione nazionale una notizia falsa, al punto da indurre anche in errore una dirigente tarantina dei radicali, che sulla polemica aveva rilasciato alcune pesanti dichiarazioni, e da meritare l'intervento addirittura dell’on. Papa dal carcere di Napoli”. Ma Annarita Digiorgio non ci sta: «In merito all'annuncio di querela da parte dell'on. Vitali, la dirigente tarantina dei radicali secondo lui caduta in errore, precisa che quelle che Vitali le attribuisce come pesanti dichiarazioni erano domande alle quali il responsabile carceri ancora non ha risposto. Che ha fatto in un anno di tempo tra una visita e l'altra per l'istituto di Taranto che cade a pezzi? Perché hanno chiuso l'eccellenza dell'utile carcere di Spinazzola anziché implementarlo?. Il Sappe controbatte così: «Si chiudono le carceri modello come quelle di Spinazzola e ancora una volta con una passerella mediatica nel giorno di Ferragosto i si permette di offendere, umiliare, la dignità dei detenuti che vivono una situazione igienico-sanitaria drammatica, nonché‚ di mancare di rispetto ai lavoratori che si sacrificano con turni massacranti in un giorno festivo importante. Si cerca di far passare per visionari i sindacalisti che da tempo portano all’attenzione la gravità della situazione, anche con manifestazioni di protesta».

domenica 21 agosto 2011

SE L’ITALIA È A DUE VELOCITÀ ANCHE DIETRO LE SBARRE
Editoriale di RINO DALOISO
Quest’anno si festeggia il 150° anniversario dell’unità d’Italia, ma il tempo sembra essersi fermato. Il nostro ordinamento giudiziario è ancora quello ereditato dallo Stato sabaudo. In Piemonte, ad esempio, ci sono ancora 17 distretti di Corte d’appello, tanti (troppi) non giustificati né dalla demografia, né dalla geografia. Per dire, in Lombardia i distretti di Corte d’appello sono 11, in Campania 9 e in Sicilia 6. È inutilmente ricorrente l’invito a «potare i rami secchi, per dare al Paese una giustizia moderna», ma quelli, i «rami secchi» non ne vogliono sapere e rimangono imperterritamente rigogliosi. Anzi, producono nuovi e imprevedibili frutti. Quasi per gemmazione, infatti, l’ipertrofia dell’ordinamento giudiziario sabaudo-piemontese, sta producendo una parallela bulimia nell’ordinamento penitenziario. Se a Spinazzola, il ministero di Giustizia, retto fino a qualche tempo fa dal siciliano Angelino Alfano, non ci ha pensato due volte a chiudere il «carcere modello» (così definito dagli ispettori ministeriali) che dal 2004 ospitava detenuti condannati per crimini sessuali, non altrettanto risoluto si è dimostrato verso le similari strutture di Torino, Biella, Vercelli e Saluzzo. Si tratta forse di una paradossale e grottesca «questione meridionale» che ora si materializza anche dietro le sbarre? E che dire della galleria degli orrori di carceri costruite e abbandonate in tutta Italia? Appare fondato sulla sabbia uno Stato che si fa mille scrupoli a «tosare» i capitali degli evasori «scudati» ad un misero 5%, per non rompere un presunto «patto», che, invece, sembra non aver mai stilato con i contribuenti onesti e con i cittadini che una volta in carcere, Costituzione alla mano, dovrebbero essere «rieducati». Ma come e dove? Nelle «strutture modello» chiuse come quella di Spinazzola o in quel pozzo senza fondo e senza vergogna che è la mappa delle carceri inutili, che avrebbero dovuto ospitare gli autori di cotanto salasso ai danni delle pubbliche finanze?
IL CASO
LA STRUTTURA PER SEX OFFENDER
BENVENUTI AL SUD, ANZI NO

Il centro murgiano è condannato ad essere il Sud del Sud anche nel mondo
carcerario. Ecco perché
Carcere chiuso a Spinazzola la beffa corre dietro le sbarre
E in Piemonte quattro strutture gemelle salvate dalla mannaia ministeriale
di COSIMO FORINA
Perché Spinazzola è condannata ad essere il Sud del Sud anche nel mondo carcerario? Perché qui si è scelto di chiudere un Istituto Penitenziario di eccellenza destinato a detenuti sex offender, smembrando la capacità professionale del personale, mentre a Verbania, città gemellata con Spinazzola, come in altri quattro comuni del Nord: Torino, Biella, Vercelli e Saluzzo le sperimentazioni intraprese, sorrette e coordinate dal Provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria per il Piemonte, con la stessa tipologia di detenuti ricevano attenzione e finanziamenti? Meritando finanche la pubblicazione su riviste come “Le due Città” della Polizia Penitenziaria che ha anche reso noto quello che avviene nel carcere di Vallo della Lucania, con sindaco ed assessore in prima linea a favore del recupero e del reinserimento sociale di “cinquanta” detenuti sex offender.
LA CHIUSURA
La chiusura del carcere di Spinazzola è stata decretata inaspettatamente dall’ex ministro della Giustizia, Angelino Alfano, lo scorso 16 giugno: la struttura viene ritenuta antieconomica. Quaranta i detenuti in custodia a fronte alla possibilità della struttura di ospitarne cento In questi giorni è finito sotto i riflettori un Nord privilegiato anche per quanto riguarda le carceri ed un Sud in cui in modo incomprensibile si chiudono quelli funzionanti, con l’assenso di alcuni sindacati, in assenza di sostegno del provveditore regionale Giuseppe Martone. Come anche che a dispetto delle necessità di ridurre il sovraffollamento nelle carceri, come ha sollecitato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
IL PIANO
È stato varato un piano nazionale affidato al capo del Dipartimento amministrazione penitenziaria (Dap) Franco Ionta, 780milioni di euro a disposizione, per costruire nuovi edifici carcerari per un totale di più di 17 mila nuovi posti che vedranno la luce forse solo nei prossimi anni. Una scelta che non accrescere l’organico della Polizia Penitenziaria ed esclude di utilizzare decine di strutture costate miliardi edificate negli anni ottanta, nella sola Provincia di Barletta, Andria, Trani sono tre: Minervino, Spinazzola e Trinitapoli, mai entrate in funzione o altre carceri addirittura ristrutturati e ridotti a magazzini. In questi giorni, cariche di sdegno, molte notizie da “radio carcere” sono giunte tanto vie e-mail o tramite i commenti espressi sugli articoli pubblicati, riportati in rete da alcuni Blogger e su Facebook dove è persino nato un gruppo: «Per tutti quelli che vorrebbero il penitenziario di Spinazzola aperto».
L’INTERROGAZIONE
La notizia della chiusura del carcere, come si sul dire, ha superato il confine del campanile della piccola città murgiana, sorniona come sempre che non ha ancora focalizzato il senso della perdita della struttura. Mentre è piombata prepotente in Parlamento una interrogazione presentata dai Radicali eletti nel Pd, prima firmataria Rita Bernardini. E presto giungerà in Consiglio Regionale per l’impegno di altra Radicale Annarita Digiorgio la quale ha proposto una mozione a tutti i gruppi politici regionali in cui si chiede al presidente Nichi Vendola di spendersi in favore della immediata riapertura del carcere di Spinazzola con il nuovo Guardasigilli Francesco Nitto Palma. Interpellanza recepita dal consigliere Ruggiero Mennea (Pd) ed anche fatta propria dal Garante dei detenuti della Regione Puglia Pietro Rossi. Perché dovrebbe intervenire il governatore Vendola?
I PROGETTI INTERROTTI
Nell’istituto di Spinazzola è stato interrotto un progetto di assistenza psicologica sperimentale, finanziato interamente dalla Asl della sesta Provincia che prevedeva una serie di incontri individuali
e di gruppo che avevano come obiettivo quello di evitare le recidive in soggetti detenuti solo per reati di natura sessuale (maltrattamenti, violenza sessuale, induzione alla prostituzione) presentato alla stampa il 10 giugno, cinque giorni prima della firma del decreto di chiusura di Alfano, dall’assessore regionale alle Politiche della Salute, Tommaso Fiore.
QUI AL SUD
«La prevenzione della recidiva - si legge nella presentazione dei progetti del Nord - non sempre è collegata allo smantellamento della negazione: molte volte conta di più fornire nuove modalità di comunicazione, nell’ambito dei gruppi, e accompagnare nel riconoscimento dei fattori protettivi e difensivi di sé, al fine di individuare strategie personali di evitamento della condotta recidivante» .
Tanto l’equipe di specialisti stava per testare a Spinazzola in favore dei detenuti e soprattutto per evitare dolore a nuove loro vittime. Ma, qui al Sud, tutto è precluso: anche la ragionevolezza.
Ritardi e problemi irrisolti
In scena il solito balletto di accuse e contro accuse

Franco Ionta capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria certamente, si può ben dire orgoglioso dell’efficienza delle carceri del suo Nord: è nato a Casal Monferrato. Meno soddisfatto deve essersi sentito, dopo le bordate giuntegli dal Sud e precisamente da Bari. Città dove il carcere scoppia per la presenza di troppi detenuti e dove è stata prevista la costruzione di una nuova strutta che ospiterà 450 reclusi, costo di 45 milioni di euro, realizzazione a data da destinarsi. Il 15 agosto il senatore Luigi D’Ambrosio Lettieri (Pdl) che sul carcere di Spinazzola hapresentato una interrogazione parlamentare, uscendo da quel girone dell’inferno, non ha esitato a dire ai giornalisti che lo attendevano: «Ionta agisca, oppure tragga le dovute conseguenze. Il Governo ha confermato la propria attenzione al problema del sovraffollamento carcerario destinando, nella recente manovra, risorse per 800 milioni di euro all'edilizia carceraria, ma ad esempio a Bari tutto è vergognosamente fermo grazie anche ad Emiliano. Se avesse adempiuto a ben sette sentenze della magistratura (due della cassazione a sezioni unite e cinque del consiglio di stato) a quest'ora avremmo un carcere adeguato e moderno». La replica dal dipartimento non si è fatta attendere: “Non è ancora pervenuto il parere del sindaco di Bari, Michele Emiliano, sull'area destinata alla costruzione del nuovo penitenziario della città. L'area per l'edificazione è stata individuata dai tecnici del commissario delegato, Franco Ionta, nel gennaio 2011. Solo dopo il necessario parere del sindaco alla Regione Puglia sarà possibile procedere alla sottoscrizione dell'intesa tra Ionta e il governatore Vendola». Ma se Bari piange, altrove e nella Provincia di Barletta, Andria, Trani, non ride. Nel raggio di cinquanta chilometri da Spinazzola ci sono ben cinque carceri costruite e non utilizzate che potrebbero sopperire da subito al sovraffollamento di Bari. Oltre a Spinazzola, carceri vuote e mai utilizzate con capienza sino a cento detenuti sono quelli di: Minervino Murge, Trinitapoli, Irsina e Genoano di Lucania nella vicina Basilicata. La carenza del personale potrebbe per queste strutture, in buona parte, come ha proposto il sindacato Ugl Polizia Penitenziaria, essere recuperata eliminando i Provveditorati regionale. «Nella follia estiva – scrive Vincenzo Lamonaca segretario Ugl - del reperimento di risorse umane, strumentali e finanziarie, necessarie per far restare il Paese in Europa, suggeriamo sommessamente di ipotizzare la soppressione del Provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria Basilicata, con aggregazione ad altri Prap (Puglia, Campania) degli istituti da questo gestiti, visto che una regione simile per dimensioni anche penitenziarie (il Molise) è già aggregato all’Abruzzo». Magari ci pensi Ionta e lo sostenga Lettieri, per dare respiro ai detenuti e far risparmiare una barca di quattrini ai cittadini da impegnare nel rilancio dell’economia del Paese.
L’APPROFONDIMENTO ANCHE IN PUGLIA E BASILICATA MILIONI DI EURO BUTTATI AL VENTO
In tutta la penisola sprechi e celle vuote

«Viaggio» tra le strutture costruite e mai utilizzate
A proposito di sprechi. Ecco, la situazione non mutata, segnalata nel 2009 dai senatori Radicali Donatella Porettie Marco Perduca, citati al capo dipartimento Francesco Ionta, oggi chiamato a spendere 780milioni di euro in nuove strutture carcerarie. I paradossi si trovano in lungo e largo nella penisola. Ecco qualche esempio, a cominciare da Puglia e Basilicata. In Puglia, oltre a Minervino Murge (carcere completato e mai entrato in funzione) c’è il giallo di Casamassima. A Monopoli, nell’ex carcere mai inaugurato, non ci sono detenuti ma sfrattati che hanno occupato abusivamente le celle abbandonate da 30 anni. Ad Altamura si aspetta ancora l’inaugurazione di una delle tre sezioni della prigione. In Capitanata non sono stati mai aperti i mandamentali di Volturara Appula (45 posti, incompiuto) e Castelnuovo della Daunia (già arredato da 15 anni). Sempre nel foggiano tre casi emblematici: Accadia (prigione consegnata nel ‘93, ora del Comune, inutilizzata), Bovino (una struttura da 120 posti, già pronta, chiusa da sempre) e Orsara. A Spinazzola il carcere chiuso per anni è finalmente in funzione (il decreto di chiusura è arrivato il 16 giugno 2011). In Basilicata il carcere di Irsina, vicino a Matera, costato 3,5 miliardi negli anni ’80 ha funzionato un anno, oggi è un deposito del Comune. A Udine, invece, i sindacati denunciano la chiusura della sezione femminile del penitenziario. A Gorizia è inagibile un intero piano della galera. Chiusure parziali anche in Veneto, dove la capacità ricettiva è ridotta 50 unità sia Venezia che a Vicenza. A Pinerolo (Piemonte) il carcere è chiuso da dieci anni e di quello nuovo c’è solo il terreno, non il cantiere. Nella provincia mantovana, a Revere, dopo 17 anni il carcere da 90 detenuti
(costo 5 miliardi) è ancora incompleto. I lavori sono fermi dal 2000, ma i locali costati più di 2,5 milioni di euro sono già stati saccheggiati. E in Romagna che succede? In provincia di Ferrara, a Codigoro, c’è un carcere che nel 2001, dopo lunghi lavori sembrava pronto all’uso e invece è ancora chiuso. Non va meglio a Bologna: si segnala per lo sperpero di milioni di euro (3,5) per la costruzione di un centro sportivo, destinati ai secondini, finito e abbandonato. In Toscana, a Pescia, il Ministero ha soppresso la casa mandamentale e a Pontremoli, carcere femminile inaugurato nel ’93; c’è posto per 30 detenute, ma in media le “ospiti”sono meno di 4 e da un mese e mezzo è sbarrato. Ad Ancona-Barcaglione con il carcere di 180 posti inaugurato nel 2005, nonostante le spese di mantenimento della struttura vuota ammontassero a mezzo milione di euro l’anno, gli ospiti non sono mai stati più di 20, i dipendenti 50. In Umbria con la chiusura del vecchio carcere di Perugia-centro si è inaugurata la nuova struttura di Capanne. Ma un intero padiglione, con celle per 150 detenuti, è inutilizzato. Eppure nel vicino carcere di Terni un anno fa sono stati appaltati lavori per costruirne uno nuovo;in Abruzzo, nel penitenziario di San Valentino, costruito da 15 anni, non c’è detenuto che vi abbia alloggiato: nella struttura le guardie raccontano di aver visto girare cani, pecore e mucche. In Campania, il carcere di Gragnano è stato inaugurato, funzionante e chiuso. Idem Frigento. Morcone, a due passi da Benevento, 45 chilometri da Ceppaloni, è pronto ma non parte. In Calabria nella mappa delle celle inutili oltre a Mileto c’è Squillace (ristrutturato e chiuso), Propani (ci abita un custode comunale), le carceri di Arena, Soriano Calabro, Petilia Policastro e Cropalati (quest’ultimo già convertito a legnaia) sono state soppresse. A Reggio nel nuovo carcere di Arghilà, che doveva aprire due anni fa, i lavori vanno a rilento: alla fine costerà 25 milioni di euro. Sprechi a go-go anche in Sicilia e in Sardegna.

venerdì 19 agosto 2011

L’INDAGINE
SANITÀ E DISCARICHE
LO SCENARIO
Il Riesame ora contesta l’associazione per delinquere. Riaccesi i riflettori sul centro murgiano
RIFIUTI, UN «FILO ROSSO» DALLA MURGIA A ROMA
Caso Tedesco, parte da Spinazzola la nuova accusa

di Cosimo Forina
Il Tribunale del riesame nei giorni scorsi ha accolto l'appello della Procura di Bari, direzione distrettuale antimafia pm Desirèe Digeronimo, Francesco Bretone e Marcello Quercia contro il mancato riconoscimento da parte del gip Giuseppe De Benedictis del reato di associazione per delinquere a carico del senatore Alberto Tedesco. Si sono così riaccesi i riflettori sul coinvolgimento di Spinazzola nella storia politica e processuale dell’ex assessore alla sanità Alberto Tedesco, senatore della Repubblica passato dal Pd al gruppo misto, di cui si richiede nuovamente l’arresto. Questa vicenda richiama il sito di Grottelline e il ruolo di un imprenditore proprietario della Tradeco, Carlo Dante Columella, e dei suoi familiari, tra cui il cognato Francesco Petronella presenti nell’elenco dello scandalo della sulla sanità e raccolta e smaltimento rifiuti pugliese. I faldoni che hanno impegnato nelle scorse settimane i senatori con la richiesta di arresto di AlbertoTedesco, ex assessore regionale alla sanità, così come la stessa ordinanza del gip De Benedictis si aprono proprio con “Grottelline ” di Spinazzola e con l’aggressione subita da un giornalista Alessio Di Palo, direttore di Radio Regio di Altamura. Un «grillo parlante» scomodo, perché evidenziava e continua a farlo dal microfono della sua radio gli affari dei Columella, gli intrecci della politica e del mondo della criminalità. Un giornalista al quale in due, un brutto giorno, mentre continuava a trasmettere il convegno contro la discarica da realizzare a Spinazzola a “Grottelline ” affidata dal presidente Nichi Vendola all’Ati Tradeco-Cogeam, la seconda azienda del gruppo Marcegaglia, non solo dovevano spaccargli le ossa, ma addirittura far fuori. Come ha affermato ad investigatori ed inquirenti proprio uno dei due aggressori, Vincenzo Laterza, divenuto nel frattempo collaboratore di giustizia, mentre il suo sodale Biagio Genco, come riporta il gip De Bendictis è scomparso, forse vittima di una inquietante lupara bianca. I due erano affiliati al clan del boss di Altamura Bartolo Dambrosio, ucciso lo scorso settembre. Il primo faldone sul caso Tedesco si apre proprio sull’interessamento sollecitato da Petronella per sbloccare l’iter della discarica di Spinazzola. Che si dice nel Palazzo a Spinazzola? Qui nessuno parla. Eppure, dopo la mancata autorizzazione all’arresto da parte di Palazzo Madama per i reati di concussione, abuso d'ufficio, turbativa d'asta e concorso in falso, ora i giudici tornano ad interpellare il Parlamento contestando il reato di «associazione a delinquere». Che si contesta «quando tre o più persone si associano allo scopo di commettere più delitti». Il sen. Tedesco ha detto: «Da un lato, ho ora la possibilità di impugnare il provvedimento dinanzi alla Cassazione, dall'altro aspettare che la Procura torni a chiedere al Senato l'autorizzazione a procedere al mio arresto sulla base di questa nuova ordinanza». Ed ancora: «Non lo escludevo considerando che fino a questo momento il Riesame si è adeguato sempre alle richieste dei pm avendo però avuto in qualche occasione torto dalla Cassazione». A Spinazzola, come detto, invece, tutto tace.

UNA VICENDA LUNGA E CONTROVERSA

Grottelline, sito di interesse archeologico e paesaggistico dall’avvenire incerto
Storia semprepiù controversa quella della discarica a Grottelline, sito di interesse archeologico, paesaggistico e monumentale che ha visto ex amministratori di Spinazzola prima contrari e poi a favore del progetto, documenti introvabili, particelle del piano prima omesse dalla procedura di valutazione di impatto ambientale e poi nuovamente associate, furto della memoria di un computer della regione che conteneva i dati di Grottelline, sequestri e dissequestri. E non per ultimo, la richiesta di Spinazzola di uscire dal Bacino Ba/4 per aderire a quello provinciale cercando di evitare così l’eventuale nuovo avvio dei lavori della discarica. Ha scritto il presidente del Tribunale del riesame di Bari, Francesca La Malfa, nel suo dispositivo consegnato alla cancelleria: «L’ex assessore alla Sanità della Regione Puglia, Alberto Tedesco, era a capo di un’organizzazione criminale e per circa quattro anni, durante il suo governo, ha influenzato la Sanità e pilotato le scelte regionali in materia». Quarantacinque le pagine, in cui i giudici del Riesame, contestano il reato di associazione a delinquere e auspicano che il processo si svolga presto, affinché l’imputato abbia possibilità di chiarire la sua posizione. Sull’interessamento del senatore alla discarica di “Grottelline” laGazzetta” nei mesi scorsi ha pubblicato alcune intercettazioni a riguardo. Anche lo stesso presidente Vendola ha espresso perplessità di fronte a commissioni parlamentari, sulla scelta del sito. Spinazzola vorrebbe sapere se l’uso del suo territorio, quello più bello e ricco di storia, ha rappresentato una scelta improcrastinabile e necessaria, oppure ha rappresentato un «sacrificio» sull’altare dell’intreccio tra politica e affari.

mercoledì 17 agosto 2011

INFRASTRUTTURE
ISTITUTO PENITENZIARIO CHIUSO
LA BEFFA
Due mesi fa, il 16 giugno, per decreto, l’ex guardasigilli Alfano ha deciso di chiudere un istituto definito d’«eccellenza»
TUTTI VIA
Svuotata di reclusi e personale, si stanno smontando le suppellettili. Via anche le prese dei computer inserite nelle pareti
Carcere, si spera nella riapertura
di COSIMO FORINA
Se c’è una città dove lo sperpero del denaro pubblico è diventato evidente, tanto da provocare sdegno, considerando non da ultimi i sacrifici che il Governo si appresta a chiedere ai cittadini, questa è, suo malgrado, Spinazzola. Qui si è scelto due mesi fa, il 16 giugno, per decreto dell’ex guardasigilli Angiolino Alfano di chiudere, non si è compreso con quale principio di razionalità, un Istituto Penitenziario funzionante. Considerato «di eccellenza», rispettoso della Costituzione e dei parametri imposti dall’Unione Europea circa le condizioni di reclusione dei detenuti per spazi, vivibilità, progetti rieducativi e di reinserimento sociale, costato diversi miliardi di vecchie lire. E questo in un momento in cui le patrie galere sono al collasso, tant’è che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha richiamato il Parlamento ad impegni concreti per «una questione di prepotente urgenza sul piano costituzionale e civile». Ieri mattina a prenderne consapevolezza della struttura, svuotata di reclusi e personale, dove si stanno smontando anche le suppellettili portandosi persino via le prese dei computer inserite nelle pareti, è giunto il neo garante dei detenuti della Regione Puglia, Pietro Rossi, accompagnato nel viaggio dell’assurdo dal consigliere regionale Ruggiero Mennea (Pd). Rossi ha da prima incontrato il sindaco Nicola Di Tullio, propenso ad un presidio dinanzi al Ministero per ottenere l’immediata riapertura del carcere
di Spinazzola. Specie dopo aver subito la presa in giro durante il convegno dell’8 luglio scorso in cui, mentre si parlava alla presenza di rappresentanti istituzionali, parlamentari, e del provveditore regionale Giuseppe Martone del potenziamento del carcere della città di fatto si era alla chetichella già decretato la sua fine. Insieme ad gruppo di ex operatori che hanno realizzato progetti di formazione professionale nel carcere di Spinazzola, finanziati interamente dalla Regione Puglia, Rossi con Di Tullio ha poi incontrato la direttrice Mariella Affatato, a cui tutti riconoscono il merito di aver, pur con pochi uomini disponibili, fatto dell’Istituto penitenziario di Spinazzola destinato a “sex offenders”, un prezioso riferimento nell’ordinamento carcerario italiano. Cosa ha spinto il garante a raggiungere Spinazzola? Nei giorni scorsi, dopo la presentazione di una interrogazione parlamentare sottoscritta dei Radicali eletti nel Pd rivolta al Ministro della Giustizia Nitto Palma inerente il carcere di Spinazzola - prima firmataria Rita Bernardini - è stata avanzata anche una mozione da parte di Annarita Digiorgio, dirigente del Partito Radicale, con cui si chiede che il consiglio regionale impegni il governatore della Regione Nichi Vendola ad intervenire verso il Ministro in favore del carcere murgiano. La mozione recepita dal consigliere Mennea è stata inserita nell’ordine del giorno del primo consiglio regionale dove sarà chiamato a relazionare il garante dei detenuti Pietro Rossi. Pur cauto nelle sue valutazioni il garante è apparso determinato nel poter sostenere l’opportunità che il carcere di Spinazzola riapra. Il giorno di ferragosto come è noto molti parlamentari si sono recati a far visita nelle carceri italiane aderendo all’iniziativa indetta già da qualche anno da Marco Pannella. Singolare, rispetto ad altre esternazioni registrate all’uscita degli Istituti Penitenziari è stata quella del senatore D’Ambrosio Lettieri che sul carcere di Spinazzola aveva presentato una interrogazione parlamentare. Riferendosi al dirigente del dipartimento del Ministero Franco Ionta, l’uomo che ha segnato la sorte anche del carcere della città Lettieri si è cosi espresso: «Ionta agisca, oppure tragga le dovute conseguenze.» Sapore di resa di conti, con un sistema fallimentare sulle carceri italiani dagli uomini della maggioranza di Governo.
I tanti dubbi e interrogativi di una decisione impopolare
Le carceri sono sovraffollate ma le strutture si chiudono

Molti i quesiti e i dubbi dopo il decreto di chiusura dell’Istituto Penitenziario di Spinazzola. Il Governo ha destinato circa 800milioni di euro per la costruzione di nuove carceri. I tempi di realizzazione delle strutture, rispetto all’esigenza del sovraffollamento attuale, si prevede non immediato. Nell’emergenza, però, si preferisce chiudere un carcere funzionante e addirittura non attivare quelli costruiti da circa trent’anni realizzati con progetti fotocopia al tempo dello scandalo d’oro. Solo nella Provincia Barletta-Andria-Trani di questi Istituti ombra la cui capienza, come nel caso di Spinazzola, potrebbe essere portata a 100 detenuti, ve ne sono almeno tre. Spinazzola per l’appunto, Minervino e Trinitapoli. Altre due strutture cattedrali nel deserto sono state costruite a Genzano di Lucania ed Irsina mai, come le altre, entrate in funzione. Uno spreco di denaro davvero inspiegabile mentre agli italiani si chiede di stringere la cinghia. Basti pensare che per il nuovo padiglione di Bari dove saranno ospitati 450 detenuti, quindi meno della capienza delle cinque carceri non utilizzate, si spenderanno 45 milioni di euro. Per gestire un carcere di cento detenuti gli uomini in forza a Spinazzola dovevano passare da 22 ad almeno 34. Tanto si evince dopo la condanna dell’Italia da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per la violazione dello spazio minimo posto a disposizione dei detenuti, In quella occasione ai Provveditori Regionali viene inviata una direttiva: «impegnarsi a sollecitare le singole direzioni per la formulazione di proposte migliorative ed ampliative degli spazi detentivi esistent». La direzione di Spinazzola, come ha anche ricostruito il sindacato Ugl Polizia Penitenziaria presenta il suo progetto, per portare a cento i posti dei detenuti. Ottiene l’ok del Provveditorato e delle organizzazioni sindacali ma il Dap esprime parere negativo. Motivo? Non si riusciva a recuperare una dozzina di uomini per integrare l’organico. Altro aspetto riguarda il personale in distaccamento. L’Ugl: «in Basilicata per gestire i tre istituti lucani (Matera, Potenza e Melfi), con utenza che non raggiunge neanche la sola Casa Circondariale di Foggia, vi è un ufficio sede di dirigenza generale, cioè un Provveditorato regionale, con tutto ciò che ne compete»: un centinaia di unità. Un tempo c’erano gli Ispettorati Distrettuali che accorpavano più Regioni. Con la soppressione di alcuni Provveditorati regionali molto personale potrebbe essere utilizzato per tener aperti Spinazzola e altri Istituti inutilizzati. Con grande risparmio per le casse dello Stato.
Scheda
Tutto iniziò nel 2004
Carcere attivato nel dicembre 2004
·L’on. Pierfelice Zazzera dell’Italia dei Valori in visita al carcere il 15 agosto 2009 presenta una interrogazione al ministro Alfano, finalizzata a far potenziare il carcere di Spinazzola. L’interrogazione ripercorre la significativa storia di questo istituto di pena.
·A questa prima interrogazione parlamentare segue altra del senatore Luigi D’Ambrosio Lettieri (Pdl) dopo l’audizione della direttrice Mariella Affatato proposta dall’On. Benedetto Fucci (Pdl) alla Commissione Parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali, presidente on. Leoluca Orlando (Idv). In quella occasione viene presentato il progetto sperimentale nazionale contro le recidive di reati a sfondo sessuale.
·Dopo il decreto di chiusura del 16 giugno 2011 terza interrogazione parlamentare dai deputati Radicali eletti nel Pd con cui si chiede al Ministro della Giustizia Nitto Francesco Palma l’immediata riapertura dell’Istituto Penitenziario .
·Sempre a cura dei Radicali, Annarita Digiorgio, ha proposto una mozione al consiglio regionale recepita dal consigliere Ruggero Mennea con cui si chiede al Governatore Vendola di intervenire personalmente presso il Ministro

UGL Polizia Penitenziaria Segreteria Regionale Puglia
Comunicato Stampa del 16 Agosto 2011
“DUE MESI FA LA FIRMA DEL DECRETO DI CHIUSURA, DEL CARCERE DI SPINAZZOLA: UN PRIMO BILANCIO”

Esattamente due mesi fa, il 16 giugno 2011, all’insaputa di chi si stava prodigando per scongiurarne la chiusura, l’ex Ministro della Giustizia Angelino Alfano, poneva la propria firma sul decreto ministeriale di chiusura dell’Istituto Penale di Spinazzola. Si trattava di una struttura avente una sua ratio, una sua utilità, con attività trattamentali importanti, investimenti pubblici e privati di un certo rilievo ed un personale di Polizia Penitenziaria adeguatamente formato a gestire l’utenza ospitata: detenuti condannati per reati a sfondo sessuale. Non è servito un impegno politico bipartisan e la discesa in campo dei Radicali a fermare la mano del Ministro, ed il timbro solerte della Corte dei Conti ha suggellato il tutto con un provvedimento che per giungere da Roma a Bari pare abbia impiegato quasi un mese! Infatti, la notizia della chiusura viene data dai mass-media il 27 luglio scorso, venti giorni dopo l’incontro tra politici, amministrazione e sindacati, tenutosi a Spinazzola, per comprendere se vi fossero alternative alla chiusura, elemento, quello delle date, che ha fatto imbufalire i colleghi che operavano in quell’Istituto, i quali tuttora si chiedono se al Provveditorato, anche informalmente, non si sapesse della firma del decreto e quello dell’8 luglio 2011 non fosse stata altra che l’ennesima passerella per VIP. Ovviamente, convincere i colleghi della bontà dell’azione dell’amministrazione è compito arduo e questo sindacato cerca di fare la propria parte, ma per smorzare definitivamente le polemiche a riguardo non sarebbe peregrina la divulgazione da parte del Provveditorato della nota con la quale il Ministero-DAP ha trasmesso al PRAP il decreto di chiusura con tanto di date di arrivo e protocollo in entrata, quale atto di trasparenza verso l’opinione pubblica spinazzolese ed i poliziotti operanti nel carcere dismesso. Ancor più difficile, poi, è comprendere il senso giuridico e tecnico della proposta di trasformare il plesso carcerario in Centro di Accoglienza per Richiedenti Asili, sostanzialmente accogliendosi la balzana idea che lo status di rifugiato (protetto dall’ONU, con tanto di Alto Commissariato) possa essere assimilato a quello di detenuto. Ciò si scontra con un altro dato e cioè, col fatto che se la struttura può accogliere per ipotesi 100/150 richiedenti asilo, potrebbe ospitare altrettanta utenza detenuta, con l’effetto di rendere ancor più incomprensibile l’avvenuta chiusura. Questa, a sua volta, “fa a pugni” con le stesse direttive dipartimentali; si pensi a quanto affermato dall’attuale Capo del Dipartimento nella sua circolare del 25 agosto 2009, emanata a seguito della condanna dell’Italia da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per la violazione dello spazio minimo posto a disposizione dei detenuti. In quella circolare testualmente tuttora si invitano i Provveditori Regionali ad «impegnarsi a sollecitare le singole direzioni per la formulazione di proposte migliorative ed ampliative degli spazi detentivi esistenti utili al recupero di ambiti attualmente non utilizzati, fornendo l’eventuale supporto tecnico necessario alla presentazione di progetti, da realizzarsi preferibilmente con oneri di spesa contenuti e per lotti funzionali idonei a consentire interventi in amministrazione diretta». Ad onor del vero, la direzione di Spinazzola aveva seguito l’invito del Dipartimento, con l’avallo del Provveditorato e delle stesse Organizzazioni Sindacali, che avevano valutato positivamente l’aumento potenziale della ricettività fino a 100 posti (tanti quanti ne ospitano altri istituti pugliesi tuttora in funzione…), ma a quanto pare il DAP ha espresso parere negativo, perché non si riusciva a recuperare per Spinazzola una dozzina di uomini per integrare l’organico! In sintesi: si chiude un carcere che funziona perché mancano 12 unità di personale, perché senza di queste la struttura sarebbe antieconomica! A ben guardare, se proprio volessimo parlare di antieconomicità, non dovremmo andare lontano da Spinazzola… Sarebbe sufficiente andare in Basilicata e constatare che per gestire i tre istituti lucani (Matera, Potenza e Melfi), la cui utenza messa insieme non raggiunge neanche quella della sola Casa Circondariale di Foggia, è necessario avere un ufficio sede di dirigenza generale, cioè un Provveditorato regionale ad hoc, con tutto ciò che ne compete in termini di impiego di risorse lato sensu. Nella follia estiva del reperimento di risorse umane, strumentali e finanziarie, necessarie per far restare il Paese in Europa, allora suggeriamo sommessamente di ipotizzare la soppressione del Prap Basilicata, con aggregazione ad altri Prap (Puglia, Campania) degli istituti da questo gestiti, visto che una regione simile per dimensioni anche penitenziarie (il Molise) è già aggregato all’Abruzzo.
Il segretario regionale aggiunto
Dott. Vincenzo Lamonaca

domenica 14 agosto 2011

Il 16 agosto alle 10 arriva in città Pietro Rossi accompagnato dal consigliere regionale Mennea
Il garante dei detenuti in visita la carcere
ANNARITA DIGIORGIO RADICALE IN SCIOPERO DELLA FAME E DELLA SETE PER DIFENDERE IL CARCERE DI SPINAZZOLA

di Cosimo Forina
Annarita Digiorgio, originaria di Palagiano (Ta), dirigente del Partito Radicale oggi è in sciopero totale della fame e della seta in difesa del carcere di Spinazzola. Il 16 agosto alle 10 arriva in città il neo Garante dei detenuti regionale Pietro Rossi accompagnato dal consigliere regionale del Pd Ruggiero Mennea. Ed insieme, visiteranno il carcere modello adibito sino al 27 luglio per detenuti sex offenders dove erano in corso progetti mai intrapresi in Italia contro la recidiva. Scippato a Spinazzola, svuotato del personale che è stato trasferito altrove, smembrato di suppellettili con ordine di servizio del provveditore Giuseppe Martone dopo l’arrivo dell’incomprensibile decreto di chiusura emesso il 16 giugno dell’ex ministro Angiolino Alfano. Rossi incontrerà l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Nicola Di Tullio e successivamente la stampa. Inoltre c’è attesa per la risposta all’interrogazione presentata in commissione dai parlamentari radicali eletti nel Pd, prima firmataria Rita Bernardini che con Marco Pannella il 10 agosto ha incontrato il nuovo Guardasigilli Nitto Palma per parlare della penosa condizioni delle carceri italiane ed anche dell’Istituto Penitenziario di Spinazzola. Da quanto diffuso dal Partito Radicale sono 1500 persone che oggi in Italia faranno lo sciopero totale della fame e della sete, si tratta di parlamentari di ogni schieramento, direttori di penitenziari, associazioni di volontariato, agenti di polizia penitenziaria, cittadini che si sono unite all'appello di Marco Pannella. Obbiettivo: la convocazione straordinaria del Parlamento dopo la denuncia del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il quale il 28 luglio ha definito la giustizia: "una questione di prepotente urgenza sul piano costituzionale e civile". Annarita Digiorgio con la sua lotta nonviolenta si rivolge al Consiglio Regionale Pugliese al quale ha posto l'urgenza di intervenire con una mozione che impegni il presidente Nichi Vendola a chiedere un immediato incontro con il nuovo Ministro Nitto Palma per la riapertura del carcere di Spinazzola. Recepita già da Ruggero Mennea che ha chiesto sia inserita nel primo consiglio regionale dopo la pausa estiva. Una scelta maturata, quella della Digiorgio, dopo la sua partecipazione alla manifestazione di lunedì scorso di fronte al carcere dimesso della città indetta dall’Ugl Polizia Penitenziaria. Scrive nel suo comunicato fatto giungere alla “Gazzetta” la dirigente radicale: “ancora non si capisce come nella regione con le carceri peggio ridotte d'Italia, il ministro possa aver chiuso l'unico carcere funzionante e utile, dirottando i detenuti ivi ristretti in quelli di Trani e Taranto che scoppiano, e nell'indifferenza delle istituzioni locali”. C’è altro che si impone come cronaca proprio oggi 14 agosto. Giorno più caro per gli spinazzolesi, nella festa dedicata alla sua patrona Maria Santissima del Bosco. Che oscura quella legittima gioia delle luminarie, il saluto tra gli emigranti che fanno ritorno ai loro luoghi natii, bancarelle e leccornie, il pranzo preparato con cura cercando di portare in tavola quanto più possibile legato alla tradizione ed ai sapori di questa terra di Murgia, il concerto finale della festa con i fuochi d’artificio. E’ l’ennesimo scippo alla città. Dopo l’ospedale caduto sotto la mannaia del governatore Vendola e del suo assessore alla sanità Tommaso Fiore, immolato per risanare lo spreco e l’allegra gestione della sanità pugliese. Questa volta a difendere Spinazzola sono in tanti, tutti convinti che non la si può ulteriormente impoverire anche nel suo esempio di buona “Giustizia”.

martedì 9 agosto 2011


LA PROTESTA

Istituto penitenziario soppresso
VIA AL TRASLOCO
Il provveditore regionale Giuseppe Martone ha fatto giungere l’ordine di servizio dello smontaggio e del coordinamento del trasloco
INTERROGAZIONE AL MINISTRO
Si è in attesa ancora della risposta dell’interrogazione parlamentare presentata dagli onorevoli Radicali nel PD
Spinazzola, carcere già smantellato
Durante il sit-in arriva l’ordine di smontaggio di arredi e apparecchi elettrici

di Cosimo Forina
Nemmeno nel manuale perfetto della provocazione si sarebbe concepito, così come ha fatto invece ieri il provveditore regionale Giuseppe Martone, di far giungere proprio il giorno in cui era in corso la civile manifestazione sindacale indetta dall’Ugl Polizia Penitenziaria per la difesa del carcere e la dignità di Spinazzola, l’ordine di servizio dello smontaggio delle attrezzature, apparecchiature elettriche e coordinamento trasloco dei beni presenti nell’Istituto Penitenziario. Una spogliazione affidata all’assistente capo in servizio a Trani Pietro Mastrototaro, all’elettricista Raffaele Totali da Bari e al ragioniere Emanuele De Giuseppe che per questo incarico percepiranno i costi di missione. Nelle prossime ore il carcere di Spinazzola, con una velocità incredibile che meriterebbe l’attenzione della Corte dei Conti, verrà reso in modo definitivo un contenitore vuoto, una cattedrale nel deserto, costata miliardi di vecchie lire. Mentre le carceri italiane, come sottolineato dal Presidente della Repubblica On. Giorgio Napoletano scoppiano per: “sovraffollamento prepotente e pongono urgenza sul piano costituzionale e civile”. In definitiva è arrivato un’altro sonoro schiaffo alla città anche mentre ha trovato il coraggio di protestare, di essere presente e solidale con la Polizia Penitenziaria dislocata in altre sedi. Mentre si è in attesa della risposta dell’interrogazione parlamentare presentata dagli onorevoli Radicali nel PD: Rita Bernardini prima firmataria, Marco Baltrandi, Maria Antonietta Farina Coscioni, Matteo Mecacci, Maurizio Turco e Elisabetta Zamparutti con cui si chiede al Ministro della Giustizia Nitto Francesco Palma l’immediata riapertura dell’Istituto Penitenziario di Spinazzola. Un modello nell’ordinamento a pari di quello di Bollate adibito a detenuti sex offenders. Sempre a cura dei Radicali, presente ieri mattina alla manifestazione Annarita Digiorgio giunta da Roma, anche una mozione con cui si chiede al Governatore Nichi Vendola di intervenire personalmente presso il Ministro Palma in favore della struttura di Spinazzola. Recepita dal consigliere regionale Ruggiero Mennea (Pd) presente come il consigliere provinciale Carlo Scelzi, il quale ha chiesto al proprio capogruppo di presentarla al presidente del consiglio regionale Onofrio Introna affinché sia iscritta per l’approvazione nell’ordine del giorno del primo consiglio regionale utile. L’Ugl Polizia Penitenziaria, ha auspicato per mezzo dei suoi rappresentanti Giampiero Pantaleo, Luigi Pellè e Vincenzo Lamonaca, rispettivamente vice segretario nazionale e segretari regionale e provinciale il ripensamento sulla chiusura del carcere, sottolineando: “la struttura poteva incastrarsi alla perfezione nel “piano carceri” voluto dal Governo, peraltro con costi irrisori, contribuendo alla crescita di un territorio in costante impoverimento istituzionale; invece, si è preferita la dismissione di un carcere che funzionava”. Poi, dopo aver fatto gli auguri al neo - garante dei detenuti per la Puglia: “si aspetta dal dott. Rossi un gesto concreto di attenzione, dovendosi attivare anch’egli a favore della struttura spinazzolese. Al presidente della Provincia Francesco Ventola, poi si chiede di non far calare l’attenzione sulla vicenda ed analoga richiesta viene formulata ai parlamentari on.li Benedetto Fucci e Pierfelice Zazzera, che da sempre sono stati attenti alla problematica del carcere di Spinazzola”. Infine non escluso un nuovo sit-in dinanzi al carcere di Spinazzola per il 14 agosto, giorno che coincide con la festa patronale, questa volta organizzato dal Partito Radicale, in occasione della giornata dello sciopero della fame e della sete indetto in difesa della dignità nelle carceri italiane.
REAZIONI: L’ON. PIERFELICE ZAZZERA (IDV) E L’ON. BENEDETTO FUCCI (PDL) DISPONIBILI A NUOVE INIZIATIVE PARLAMENTARI
Ventola: Tutta colpa di taluni sindacati
Il presidente della Provincia invita comunque a evitare strumentalizzazioni
Dopo la manifestazione indetta dall’Ugl Polizia Penitenziaria contro la chiusura del Carcere di Spinazzola si registrano diversi interventi. Per l’On. Pierfelice Zazzera (Idv) che si è detto disponibile a nuove iniziative parlamentari, appare essenziale incontrare il dirigente ministeriale Franco Ionta e comprendere le vere ragioni, non chiare, che hanno portato alla chiusura del carcere di Spinazzola. Il presidente della Provincia di Barletta-Andria–Trani Francesco Ventola che non ha potuto raggiungere Spinazzola durante la manifestazione per impegni istituzionali: “senza giri di parole, la chiusura del carcere di Spinazzola, struttura efficiente che oserei definire un modello dell’intero panorama pugliese e nazionale, è una decisione priva di alcun criterio, specialmente se giunta in un contesto in cui si preannunciano investimenti in favore di nuove strutture pubbliche. La decisione di aprire nuove carceri e di attuare una riforma carceraria mi trova pienamente favorevole, ma un interrogativo sorge spontaneo: non sarebbe più opportuno prima valorizzare quelle strutture dichiarate idonee, a norma e pienamente funzionali? La Provincia di Barletta - Andria - Trani, da par sua, farà come sempre tutto ciò che è nelle proprie competenze perché il Carcere di Spinazzola, riconosciuto da più parti come vero e proprio polo d’eccellenza di questo territorio, possa essere quanto prima ripristinato”. Dopo aver additato la responsabilità di quanto accaduto a taluni sindacati Ventola ha lanciato un accorato appello alla comunità spinazzolese. “invito tutti i cittadini a mettere al bando ogni tipo di strumentalizzazione, ogni divisione ed appartenenza di carattere politico, ed a rispettare quei percorsi politico-istituzionali che ciascuno di noi, nei limiti delle proprie competenze ma in direzione univoca, dovrà a questo punto intraprendere. Di soggetti che in questi anni si sono alternati a Spinazzola promettendo ed impegnandosi contro la chiusura di strutture pubbliche importanti (eclatante, in tal senso, il caso dell’Ospedale), ce ne sono stati troppi, ma tutti incapaci di portare a risultati concreti” Infine L’On. Benedetto Fucci (Pdl): “l’istituto penitenziario di Spinazzola da anni si era ritagliato uno spazio importante nel recupero dei cosiddetti sex offenders. E, indubbiamente, le pur note difficoltà del Paese non possono giustificare la decisione di smantellare questo prezioso avamposto della legalità e del recupero sociale di chi ha commesso questo tipo di reato. Fin d’ora, in ogni caso, siate certi della mia completa disponibilità a supportare le vostre istanze presso le autorità competenti”.



sabato 6 agosto 2011

Spinazzola: DA CARCERE DI ECCELLENZA A LAGHER PER DISPERATI. LA PROPOSTA INSENSATA DEL SINDACATO DELLA POLIZIA PENITENZIARIA OSAPP.
SEGUE TESTO INTERROGAZIONE PARLAMENTARE DEL PD SUL CARCERE DI SPINAZZOLA
di Cosimo Forina
Quanto vale l’autodecisione dello spinazzolese? Un fico secco. Perché su questa città tutti, ma proprio tutti, possono proporre e soprattutto decidere senza dar conto di nulla. La vicenda della chiusura del carcere di Spinazzola è emblematica e sta facendo riflettere. Vuoi per la lettera aperta diffusa dal Centro Studi “Aldo Moro” presidente avv. Pasquale Di Noia, il quale segna vistosamente la validità del carcere depredato di tutto: detenuti, uomini della Polizia Penitenziaria, di una sperimentazione di valenza nazionale, nonché di automezzi e suppellettili e come vedremo dello stesso immobile. Vuoi anche per il richiamo intenso che entra nel cuore, della missiva inviata al Consiglio Comunale da don Michele Lombardi, il quale ha richiamato tutti a dare alla città: “una nuova primavera”. Scrive il parroco:“la chiusura dell’ospedale, del carcere…devono suonare come campanelli di allarme…come suonerie assordanti di sveglie lasciate senza pile per tanto tempo nei cassetti delle nostre case, devono convincerci che se vogliamo difendere il nostro territorio dobbiamo superare colori e bandiere, mettere da parte le gelosie. Ora è tempo di riprendere ciò che ci appartiene, non per capriccio o per principio, ma per un senso di giustizia a chi nel tempo ha pensato di rendere bella, accogliente, ricca e preziosa la nostra amata Spinazzola investendo risorse economiche e umane”. Purtroppo però questo non corrisponde a quello che intendono fare qui altri. Ritorniamo al carcere ripercorrendo per date la sua dismissione. Il 26 luglio il provveditore regionale Giuseppe Martone comunica che con decreto del 16 giugno l’ex Guardasigilli Angelino Alfano ha disposto la chiusura della struttura di Spinazzola. Siamo in una Italia strana. E’ noto, un decreto da Roma per giungere a Bari ci impiega molto, ma quaranta giorni sono davvero tanti. Capisci i tempi della burocrazia, ma questa volta i messaggeri davvero lenti devono essersela fatta a piedi. Tra le due date c’è quella dell’8 luglio, in Comune si celebra una di quelle bufale che entreranno nella storia. Invitati dal sindaco Nicola Di Tullio, gli onorevoli Pierfelice Zazzera (Idv) Benedetto Fucci (Pdl), Presidente della Provincia Francesco Ventola, lo stesso provveditore Martano, sindacati, si incontrano per decidere il futuro del carcere di Spinazzola. E in modo unanime, fatta eccezione del sindacato Osapp, tutti propendano per il suo potenziamento. In quella circostanza nessuno svela che la fine del carcere era stata di già segnata e con “il morto nascosto sotto il letto” c’è stato chi si è fatto fotografare, ha brindato, e poi si è dato appuntamento a Roma per incontrare il dirigente del dipartimento del Ministero Franco Ionta, l’uomo che segna la sorte delle carceri. “Si va a Roma, si va a Roma, problema risolto” Tanto più, che a volere fortemente la crescita del carcere di Spinazzola -seriamente- per la sperimentazione in atto nella struttura, c’è la commissione parlamentare contro gli errori sanitari presieduta da Leoluca Orlando. Macché Roma! A tempo di record ecco cosa è successo: il 28 luglio Martone, alla chetichella scrive all’Agenzia del Demanio per riconsegnare l’immobile (carcere), cabina elettrica compresa, di Spinazzola. Può farlo? Non può farlo senza coinvolgere altri? E chi lo sa: lo ha fatto! Dopo due giorni, sempre Martone, dispone il trasferimento dei detenuti. Parenti in lacrime intasano il centralino del carcere per sapere dove sono stati trasferiti i loro congiunti. Ed ancora, passano altri due giorni arriva il rientro nelle loro sedi della Polizia Penitenziaria in forza a Spinazzola. Caspita però se uno ci pensa! Un decreto per arrivare da Roma a Bari ci impiega una eternità, per smantellare una struttura bastano meno di quattro giorni. Perché tanta fretta? Ma la ciliegina finale è questa. Lo stesso sindacato Osapp che ha festeggiato come propria vittoria sul suo sito la chiusura del carcere di Spinazzola propone un nuovo utilizzo della struttura. Questa: “sulla struttura dismessa di Spinazzola, il sindacato OSAPP alla luce degli episodi di Bari “Cara extracomunitari”, propone di valutare per i migranti al pari della struttura Jonica (Massafra), la destinazione a CARA (Centro Richiedenti Asilo) al fine di dar ossigeno ai due Centri del S. Paolo di Bari e quello della Cittadina di Palese. Spinazzola potrebbe proporsi per una nuova destinazione d’uso dell’ex Carcere da porre sotto la vigilanza della Polizia di Stato e delle Associazioni di Volontariato del posto la cui ospitalità potrebbe arrivare fino a 100/150 persone migranti in attesa di autorizzazione e/o espulsione dal territorio italiano”. Don Michele Lombardi sembra aver proprio ragione: “è tempo di riprendere ciò che ci appartiene, non per capriccio o per principio, ma per un senso di giustizia”.

Aggiornamento
TESTO DELL'INTERROGAZIONE PARLAMENTARE
ATTO CAMERA
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/12988
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 512 del 03/08/2011
Firmatari
Primo firmatario: BERNARDINI RITA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 03/08/2011
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BELTRANDI MARCO PARTITO DEMOCRATICO 03/08/2011
FARINA COSCIONI MARIA ANTONIETTA PARTITO DEMOCRATICO 03/08/2011
MECACCI MATTEO PARTITO DEMOCRATICO 03/08/2011
TURCO MAURIZIO PARTITO DEMOCRATICO 03/08/2011
ZAMPARUTTI ELISABETTA PARTITO DEMOCRATICO 03/08/2011
Destinatari
Ministero destinatario:MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 03/08/2011
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-12988
presentata da
RITA BERNARDINI
mercoledì 3 agosto 2011, seduta n.512

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. -
Al Ministro della giustizia.
- Per sapere - premesso che:
l'istituto penitenziario di Spinazzola con capienza massima di 68 posti, fu attivato il 1° dicembre 2004 per volontà del provveditore dottor Rosario Cardillo;
nel maggio 2005, con decreto del Ministro, il carcere assunse la denominazione di «Istituto penitenziario per adulti sezione staccata di Trani»;
per gli effetti del provvedimento di indulto nel 2006 l'istituto penitenziario fu svuotato e il personale distaccato fu fatto rientrare in Basilicata;
in seguito, il provveditore dell'amministrazione penitenziaria, dottor Angelo Zaccagnino, ridefinì l'istituto, dirottandovi tutti i detenuti sex offenders, ovvero persone macchiatesi di reati a sfondo sessuale;
in tal modo la struttura fu resa di nuovo operativa, ma all'aumento del numero dei detenuti, non corrispose l'integrazione del personale di polizia penitenziaria;
peraltro i detenuti sex offenders richiedono una particolare competenza da parte del personale penitenziario;
nel settembre 2008, con decreto ministeriale, il carcere perse i connotati di appendice di Trani, diventando istituto autonomo e con un proprio direttore, rimanendo tuttavia irrisolto il problema della carenza di personale, nonostante i solleciti della direzione e del provveditore regionale dottor Gaspare Sparacia;
per mesi il personale penitenziario dell'istituto ha auspicato, invano, la trasformazione della condizione lavorativa da temporanea ad effettiva, anche al fine di garantire piena operatività nella ricezione dei detenuti;
il Governo, anziché varare un decreto per garantire il potenziamento della struttura, ha disposto con decreto ministeriale del 15 giugno 2011, la soppressione dell'istituto di Spinazzola, sezione staccata degli istituti penali di Trani; decisione che è stata comunicata dal provveditore regionale, dottor Giuseppe Matone, in data 26 luglio 2011;
la chiusura del carcere di Spinazzola consentirebbe, a detta del Ministro della giustizia «una economicità di risorse complessive coerente con l'attuale contrazione delle complessive disponibilità finanziarie e di personale»;
a seguito del citato provvedimento ministeriale, il personale di polizia penitenziaria è stato trasferito ad altre sedi, rimanendo tuttora distaccati presso il carcere in questione solo cinque agenti e la direttrice, anch'essi in attesa del trasferimento;
a giudizio della prima firmataria del presente atto la chiusura dell'istituto di pena pugliese appare una scelta vieppiù paradossale visto e considerato: a) che il denaro pubblico speso per la sua costruzione ammonta a circa otto miliardi delle vecchie lire e che il flusso di soldi investiti per attrezzarlo e, soprattutto, per «formare» il personale di polizia penitenziaria assegnato nelle funzioni di custodia dei cosiddetti «sex offenders» è stato sempre molto elevato; b) che nel richiamato istituto di pena le condizioni di vita della popolazione reclusa risultavano essere più che accettabili, ciò è dimostrato anche dal fatto che al suo interno non si erano mai registrati atti di autolesionismo o tentativi di suicido da parte dei detenuti; c) che in tutti questi anni, nonostante il ridotto numero degli agenti e del personale di assistenza, la struttura è sempre stata gestita ottimamente ed in piena efficienza; d) che alla chiusura del carcere conseguirà anche la soppressione di un percorso sperimentale contro la recidiva dei detenuti per reati legati alla sfera sessuale finanziato con oltre 100mila euro dal direttore sanitario della ASL/BT, dottor Francesco Polemio;

su La Gazzetta del Mezzogiorno, in data 27 e 28 luglio 2011, sono apparsi due articoli scritti da Cosimo Forina proprio in relazione alla soppressione dell'istituto di pena di Spinazzola; il primo intitolato: «Beffa a Spinazzola, chiude il carcere»; il secondo: «Detenuti contro la chiusura»;
la decisione del Ministro della giustizia ha indotto i detenuti del carcere di Spinazzola ad intraprendere uno sciopero della fame ad oltranza ed è stata fortemente osteggiata da tutte le sigle sindacali della Polizia penitenziaria (eccetto l'OSAPP). In particolare Giampiero Pantaleo, Luigi Pelle e Vincenzo La Monaca, rispettivamente vice segretario nazionale e segretari regionali dell'UGL Polizia Penitenziaria, hanno dichiarato quanto segue: «Una vicenda che ha il sapore della commedia dell'assurdo! Infatti con un provvedimento "balneare" il Ministero della giustizia ha disposto la chiusura della struttura, evitando di affrontare la questione della sua destinazione d'uso, che l'UGL Polizia Penitenziaria teme possa diventare l'ennesima cattedrale nel deserto, al pari di altre strutture aperte e poi chiuse, ovvero mai aperte. La tempistica del provvedimento appare strana, forse funzionale ad evitare che sulla "questione Spinazzola" potessero attivarsi i canali mediatici e politici per riflettere adeguatamente sull'opportunità della chiusura dell'Istituto, vera eccellenza trattamentale nel panorama non solo regionale, ma anche nazionale, determinata anche dalla proficuità di un'attività formativa specifica a vantaggio del personale sulla gestione dei sex offenders, costata non poco alle casse dello Stato e agli stessi che l'hanno affrontata, rimettendo in gioco la propria professionalità. Alla luce della sospetta antisindacalità dell'attività svolta dal Provveditorato, che ha fatto "piovere addosso" la chiusura del carcere ai colleghi senza socializzare preventivamente alcunché alle organizzazioni sindacali, che hanno appreso la notizia dai mezzi di informazione! Il Provveditorato Giuseppe Martano avrebbe dovuto convocare una conferenza di servizi, ai sensi della legge n. 241 del 1990, allargata a tutti gli enti del territorio coinvolti, avendo invece provveduto alla chiusura solo discutendo nel "chiuso delle proprie stanza": correttezza avrebbe voluto che su di una questione talmente importante fosse avviato un pubblico confronto con ASL, comune, provincia e regione, evitando di "bussare" alla loro porta solo per presentare problemi irrisolvibili. Ovviamente, tra le righe del provvedimento ministeriale e delle determinazioni regionali si coglie la volontà di risolvere un problema inesistente, quello di Spinazzola, nell'illusione di porre rimedio a quello atavico della gestione degli Istituti Penali di Trani»;
nelle prossime settimane l'amministrazione penitenziaria bandirà le prime gare per la costruzione di nuovi padiglioni, il che, a giudizio della prima firmataria del presente atto, rende oltremodo incomprensibile, tragicomica ed illogica la chiusura del carcere di Spinazzola, struttura che rispondeva a tutti i parametri imposti dall'Europa e che era in grado di ospitare in condizioni ottimali circa una ottantina di detenuti -:
per quale motivo prima di disporre la chiusura del carcere pugliese, non sia stata convocata una conferenza di servizi, ai sensi della legge n. 241 del 1990 allargata a tutti gli enti del territorio coinvolti;
a quanto ammontino i costi relativi alla costruzione e successiva «attivazione» del carcere di Spinazzola;
quanto sia costata alle casse dello Stato l'attività formativa specifica svolta a vantaggio del personale di polizia penitenziaria assegnato presso l'istituto di pena pugliese in merito alla gestione dei detenuti cosiddetti sex offenders;
quale sarà la prossima destinazione d'uso dell'immobile all'interno del quale era ubicato il carcere di Spinazzola;
se il Ministro attraverso un apposito decreto, intenda rivedere la decisione che ha portato alla soppressione dell'istituto di pena pugliese in modo da garantire il rilancio della struttura carceraria di Spinazzola integrando il personale di polizia penitenziaria in essa operante e dando così valore al denaro pubblico fino ad oggi investito. (4-12988)

martedì 2 agosto 2011

SPINAZZOLA: LA QUESTIONE APPRODA NUOVAMENTE IN CONSIGLIO COMUNALE. UNA LOTTA CONTRO IL TEMPO PER EVITARE UNA NUOVA,L’ENNESIMA, CATTEDRALE NEL DESERTO.
Un “carcere modello” da riaprire
Nuovi appelli per l’istituto da Marco Pannella al “Mida” che scrive al Ministro Nitto Palma.
di Cosimo Forina
Marco Pannella e i Radicali presentono una interrogazione parlamentare sulla chiusura dell’Istituto Penitenziario di Spinazzola disposta il 16 giugno dall’ex Guardasigilli Angiolino Alfano. Pannella, il quale si rammarica di non poter al momento raggiungere Spinazzola alla “Gazzetta” ha dichiarato che seguirà personalmente l’iter del quesito che sarà posto al neo Ministro della Giustizia Nitto Palma. E al ministro hanno anche scritto Nando Binetti del Mida (Movimento indipendente per la democrazia e l’autonomia) chiedendo di “riconsiderare la decisione della definitva chiusura del “carcere modello” di Spinazzoala”. La chiusura dell’Istituto, mentre le carceri scoppiano di detenuti, comunicato dal provveditore Giuseppe Martone, appare sempre più una scelta paradossale anche in ragione del denaro pubblico speso: otto miliardi per costruirlo, altri soldi per attrezzarlo e soprattutto, cosa difficile persino da quantificare, denaro per la formazione del personale specializzato nella detenzione dei “sex offenders”. Un gruppo compatto di lavoro dissolto ieri nel pomeriggio con la comunicazione dell’immediato trasferimento in altre sedi. Al momento a Spinazzola restano cinque poliziotti, oltre alla direttrice, anche loro in attesa di trasferimento. Anche questa una velocità mai registrata prima in ambito penitenziario, chiudere la partita in tempi particolarmente rapidi. Perché? “Qui, non ci sono mai stati fannulloni-questa una delle esternazioni degli uomini della Polizia Penitenziaria-e qualcuno lo faccia sapere anche al Ministro Renato Brunetta. Come non ci sono mai stati atti di autolesionismo dei detenuti, tentati suicidi, segno di una costante vigilanza e vivibilità dell’Istituto”. Ed in effetti i dati parlano chiaro sulla abnegazione al lavoro, nessun giorno perso per malattia in una struttura guidata dalla direttrice Mariella Affatato la quale ha mantenuto la piena efficienza in questi anni nonostante il ridotto numero di poliziotti e del personale di assistenza. La fine del penitenziario è un nuovo violento schiaffo alla città che si appresta mercoledì 3 agosto a parlarne nel consiglio Comunale indetto dal sindaco Nicola Di Tullio. Trasferiti i detenuti ci si dovrà porre anche il quesito sulla destinazione d’uso dell’immobile di cui il decreto firmato da Alfano non fa, come dovrebbe, menzione. Unica presenza rimasta nelle mura del carcere quella di un cane meticcio, la mascotte di cui si chiede da parte di tutto il personale, quando sarà andato via, che sia preso da qualcuno in adozione. Siamo alla tragicomica se si considera che dal Ministero della Giustizia ci si appresta come dichiarato da Franco Ionta capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria a bandire nelle prossime settimane le prime gare per la costruzione di nuovi padiglioni. Spinazzola poteva ospitare ben oltre i cento detenuti ora torna ad essere un enorme spreco. La domanda è d’obbligo: ci sarà un’altra valanga di denaro da spendere per nuove carceri, come successo negli anni ottanta con lo scandalo delle carceri d’oro, mentre quelle efficienti, come lo era Spinazzola che rispondeva ai parametri imposti dall’Europa, vengono chiuse? Visto l’interesse espresso dall’assessore regionale alla sanità Tommaso Fiore sul progetto finanziato dalla Asl/Bt contro la recidiva ci si sarebbe aspettato anche una presa di posizione contro la chiusura del governatore Nicola Vendola ed invece c’è un silenzio imbarazzante, come quello altrettanto inspiegabile della Commissione Parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario presieduta dall’On. Leoluca Orlando che solo dieci giorni fa aveva chiesto una relazione sull’andamento del progetto in corso a Spinazzola, unico in Italia.

COMITATO DI LOTTA BARLETTA PROVINCIA
costituito con Atto Pubblico
Via Renato Coletta, 24 – 76121 Barletta
1989-2011: ventidue anni di lotte
Appello al Ministro della Giustizia sen. Nitto Francesco PALMA
RIAPRIRE IL CARCERE D’ECCELLENZA DI SPINAZZOLA (BT)!
Da oggi, l'unico Istituto Penitenziario in Puglia che ospita detenuti per reati sessuali chiude per sempre i battenti. Tanto, in virtù di un decreto emanato dall’ex Ministro della Giustizia, Angelino Alfano, che ha disposto la chiusura del carcere di Spinazzola, ritenendolo anti-economico e poco ricettivo.Questa decisione è a dir poco scandalosa!Voglio dare un modesto contributo di testimone diretto, in quanto docente della disciplina “Sicurezza nei luoghi di lavoro” presso la Struttura dove si è svolto, nell’arco di tempo novembre 2010 – giugno 2011, il corso di formazione professionale per "Impiantista e manutentore di pannelli solari". Organizzatori del corso, l’ente di formazione ABIGAR di Trani e l’Istituto Penitenziario egregiamente diretto dalla dr.ssa Mariella AFFATATO; tutor del corso, il prof. Domenico GIOVE. Ho potuto constatare, durante tutto l’arco delle lezioni, un’attenzione e un coinvolgimento, da parte dei corsisti, addirittura maggiori di quelli dimostrati, in altre strutture penitenziarie dove ho tenuto analoghi corsi, da altri operatori della giustizia.Tutti i 15 corsisti hanno conseguito la qualifica di “impiantisti”. Gli stessi hanno realizzato, a fine corso, un impianto solare termico, montato sul tetto della cucina del carcere, per la produzione di acqua calda per gli usi della cucina e per uso igienico sanitario, di grande valore e interamente a costo ZERO per l'amministrazione penitenziaria. Perché non “riconsiderare” la decisione assunta, anche alla luce del fatto che altra Struttura Penitenziaria della nostra Provincia scoppia per sovraffollamento?

Nando Binetti
coordinatore MIDA(Bt)

lunedì 1 agosto 2011


La struttura è tornata ad essere una delle cattedrali nel deserto
TRASFERIMENTO FINITO IL CARCERE ORMAI VUOTO

di Cosimo Forina
A bordo di pullman tutti i detenuti sabato mattina, come pacchi postali, senza opporre resistenza, dopo aver raccolto i loro effetti personali sono stati trasferiti in altre carceri. Un silenzio surreale è piombato nell’interno dell’edificio ora tornato ad essere una cattedrale nel deserto. Lo scippo e la beffa a danno della città e di quanti hanno lavorato per sette anni nell’istituto penitenziario di Spinazzola, credendo nella sua potenzialità, è compiuto. Ma questo non significa che si siano esaurite le azioni per la sua difesa. Esistono tutti i margini per aprire un confronto con il neo Guardasigilli on. Nitto Palma a cui chiedere di rivedere e spiegare le scelte non condivise da tutti gli schieramenti politici parlamentari e sociali compiute dal provveditore pugliese Giuseppe Martone nonché da Franco Ionta capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia, che hanno portato al decreto di chiusura firmato il 16 giugno dall’ex ministro Angiliono Alfano. Costato poco meno di otto miliardi di vecchie lire, circa vent’anni fa, il carcere di Spinazzola, è stato per un lungo tempo tenuto chiuso e alla mercé di vandali, come successo per altri edifici realizzati in fotocopia, il più prossimo quello di Minervino Murge e Genzano di Lucania, mai entrati in funzione, tutti appartenenti al filone carceri d’oro, uno degli scandali dell’italietta degli anni ottanta. Solo nel 2004, acquisito a patrimonio dello stato, fu reso operativo dall’ex Provveditore Rosario Cardillo. E dopo l’indulto del 2006 del ministro Clemente Mastella a farne quel che era sino a ieri, un carcere specializzato in sex offenders, ci pensò il provveditore Angelo Zaccagnino. Ci sono molte contraddizioni che stanno emergendo in queste ore dopo la chiusura e lo sgombero dell’Istituto Penitenziario di Spinazzola e spesso ad essere invocata da più parti è la Corte dei Conti. Poiché aver abortito una struttura funzionante con provvedimenti motivati da situazioni “antieconomiche”, come recita il decreto Alfano, e che poteva invece essere portata da quaranta detenuti presenti ad oltre cento solo attraverso il potenziamento e la stabilizzazione del personale ha davvero dell’incredibile. Come inconcepibile, è infatti, il perché è stato assegnato, ad esempio, un funzionario commissario solo qualche mese fa, (l’unica unità di Polizia Penitenziaria effettivamente organica presso il carcere di Spinazzola) ad una struttura della quale era prevista la chiusura di lì a poco. Cosa è successo negli ultimi mesi in ambito ministeriale e nella sede del provveditore per giungere alla determinazione della chiusura di Spinazzola? Credere all’azione determinate di un sindacato isolato rispetto agli altri, guidato in modo esasperato con sindrome di protagonismo da chi lo rappresenta, che ha chiesto la chiusura e il rientro di tutti gli agenti di Polizia Penitenziaria in distaccamento a Spinazzola in altre carceri pare davvero eccessivo. Solo due giorni fa Franco Ionta ha dichiarato questo: “Io ho la responsabilità di tenere in pieni una struttura molto complessa, che si articola su tutta l’Italia e che ha carenza di personale e sovraffollamento penitenziario praticamente diffuso dappertutto. Ho ricevuto poteri straordinari dal Governo per l’edilizia penitenziaria e questo mi consente di essere fiducioso rispetto al futuro. Nelle prossime settimane verranno bandite le prime gare per la costruzione di nuovi padiglioni e io conto entro la fine della legislatura di poter portare a termine tutti i padiglioni previsti nel piano straordinario e buona parte dei nuovi istituti penitenziari che devono essere necessariamente costruiti. Aumentare la capienza è fondamentale perché significa far stare meglio le persone e far lavorare meglio la polizia”. Spinazzola si appresta mercoledì in Consiglio Comunale presieduto dal sindaco Nicola Di Tullio ad affrontare la chiusura del suo carcere, che pone seri problemi di gestione dopo l’abbandono del Ministero. Stando alle aspettative e agli impegni del capo dipartimento Ionda c’è una domanda fondamentale rispetto alla costruzione essenziale di nuove carceri che costeranno miliardi di euro. Non sarebbe stato più semplice attivare e potenziare quelle già esistenti, specie quelle inutilizzate come per l’appunto: Spinazzola, Minervino Murge, Genzano di Lucania, Irsina e l’elenco è tanto lungo di strutture costruite e tenute vuote, da ridurre almeno della metà la presenza dei detenuti di molte carceri sovraffollate? La chiusura di Spinazzola in realtà a chi giova?