mercoledì 31 marzo 2010

Su Facebook i giovani di Spinazzola si interrogano sul perchè delle tante morti di tumore in città.

Nel processo per il grano contaminato da Ocratossina importato da Casillo dal Canada nel 2005,ritenuto cancerogeno per l'alimentazione umana e animale, l'amministrazione Comunale su sollecitazione della consigliera Franca Carbone,Italia dei Valori, si costituisce parte civile.


La denuncia che portò al sequestro della motonave Loch Alyn partì da Michele Lovaglio, presidente della Coldiretti di Spinazzola

Nel procedimento penale pendente presso il Tribunale di Trani che vede imputati Francesco Casillo e Alessio Di Maggio per l’importazione del grano proveniente dal Canada, trasportato con la motonave Loch Alyn, contaminato da Ocratossina, la Giunta del Comune di Spinazzola, presieduta dal sindaco Carlo Scelzi, ha deliberato la costituzione a giudizio di parte civile. Il processo riprenderà il 15 aprile con una nuova composizione del collegio giudicante. Il rinvio a giudizio per i due imputati è stato firmato dal pm Antonio Savasta. Francesco Casillo è accusato nella qualità di cooaministratore e gestore di fatto della Molino Casillo Francesco srl di avere introdotto sul territorio Nazionale mediante importazione, acquisto e successivamente trasformato mediante miscelazione con altro grano, tonnellate 26.597,140 di grano duro contaminato da Ocratossina, sostanza cancerogena rilevata oltre i limiti di legge, rendendolo pericoloso alla salute pubblica e per aver commercializzato a terzi il prodotto lavorato, distribuendolo per il consumo sul territorio italiano. Alessio Di Maggio, direttore tecnico dell’azienda speciale “Samer” della Camera di Commercio di Bari è imputato perché, secondo l’accusa, al fine di consentire a Casillo Francesco di eludere le investigazioni e occultare la contaminazione da Ocratossina, redigevano certificati falsi attestanti l’insussistenza della micotossina. L’incarico alla costituzione di parte civile è stato affidato all’avv. Vito Spano dell’ufficio avvocatura comunale. La Giunta ha fatto propria la richiesta espressa in Consiglio Comunale dalla consigliera dell’Italia dei Valori, Franca Carbone, di agire in difesa della salute pubblica. Infatti nella delibera si legge: “la condotta delittuosa che ha trovato propagazione dal territorio di Corato, è stata tale da ledere il fondamentale diritto alla salute nonché alla integrità psico-fisica della collettività spinazzolese, di cui l’amministrazione comunale è ente esponenziale. Va, rimarcato che, ai sensi dello Statuto Comunale, il Comune di Spinazzola è “un ente locale autonomo, rappresenta la propria comunità, ne cura gli interessi e ne promuove lo sviluppo ispirandosi ai valori ed agli obiettivi della Costituzione Italiana e dell’Unione Europea”. Orbene, non può revocarsi in dubbio che la tutela alla salute sia il valore più alto per lo sviluppo di una comunità, vero motore di progresso civile”. Ed ispirandosi all’ex art.3 della Costituzione: “la lesione del diritto alla salute, pertanto, contempla senza meno una dimensione pubblica che si sostanzia nella lesione del diritto-dovere pubblico spettante alle istituzioni centrali e periferiche di garantire l’integrità psicofisica delle/dei propri consociati e di eliminare ogni ostacolo di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impedisca il pieno sviluppo delle persona umana. Ne risulta così compromessa la precipua funzione dell’Ente locale territoriale di tutela della collettività e della comunità ubicata nel proprio ambito territoriale nonché dell’interesse pubblico all’equilibrio ecologico, biologico, e sociologico del territorio che l’Ente fa capo”. Le indagini che portarono alla scoperta del grano contaminato da Ocratossina, che il perito del Tribunale prof. Onofrio Laricchiuta ha rilevato essere pericoloso per l’alimentazione umana e degli animali, con conseguenze gravi anche dopo anni, partirono dopo una denuncia indirizzata al pm Antonio Savasta, a firma di Michele Lovaglio di Spinazzola, all’epoca presidente della Coldiretti, già parte civile nel procedimento penale. Una denuncia-querela di un Davide che sfidò la potenza del Golia rappresentato dai grossi interessi industriali dei Casillo. Ora non più solo poiché vede a suo fianco anche tutta la sua città.

La denuncia-querela di Michele Lovaglio
Questo il testo della denuncia-querela datata 20 settembre 2005 inviata al pm Antonio Savasta da Michele Lovaglio, presidente della Coldiretti di Spinazzola: “da alcuni giorni preoccupato dell’andamento del mercato cerealitico ho constatato che la produzione di grano duro pur essendo diminuita quantitativamente e di ottima qualità, giace invenduta nei silos delle cooperative della zona di Spinazzola, con un mercato in diminuzione al quale si aggiunge un aumento dei costi del predetto cereale. Volendo capire il perché il mercato perdesse in maniera contraria alla regola della domanda e dell’offerta, appuravo che nel porto di Bari e nei porti del nord barese, arrivano svariate tonnellate di grano duro proveniente soprattutto dal Canada. Le dette imbarcazioni oltre a portare il suddetto grano di ottima qualità, fanno pervenire grano classificato uso “zootecnico” che invece viene immesso nei canali di commercializzazione per alimentazione umana, falsificando il mercato cerealicolo poiché questo prodotto dovrebbe essere tassato con un prelievo di carattere fiscale diverso per l’uso animale, di tale attività si avvantaggerebbero grossi granai fra cui il granaio di Casillo”.

Nella documentazione del processo tra l'altro si apprende:
Le Acrotossine sono un gruppo di metaboliti strutturalmente simili, prodotti da funghi del genere Aspergillus e Penicillium. Quelle attualmente conosciute sono Acrotossina A (OA) e la B (OB) e delle due quella più tossica è la “A”. La biotrasformazione della OA sia nell’uomo che negli animali porta alla formazione di intermedi metabolicamente attivi probabilmente responsabili dell’azione cancerogena e di altri effetti tossici. Le maggiori notizie sul pericolo delle Acrotossine giunge dal mondo veterinario. Il principale organo bersaglio della OA è il rene ma per dosi sufficientemente elevate si ha tossicità anche a livello epatico. Nel maiale ricorre con carattere endemico in Danimarca e Scandinavia una malattia renale, nota come nefropatia micotossica dei suini. Tale malattia associata all’impiego dei mangimi contaminati da OA, sia per gli aspetti tossicologici, sia per quelli epidemiologici, ha molte analogie con una malattia renale dell’uomo, nota come nefropatia balcanica. La BEN è una nefropatia bilaterale che si manifesta dopo circa 15 anni di permanenza in una delle regioni endemiche ed è caratterizzata da disfunzioni tubolari prossimali con proteinuria e lenta progressione verso l’insufficienza renale. Alcuni studi su diversi animali hanno evidenziato che le micotossine, tra cui la Ocratossina, possono provocare svariate patologie, come la perdita o ridotta capacità produttiva, incrementata dalla compromissione immunitaria. Il cancro può svilupparsi nel fegato, reni, sistema immunitario, tratto digestivo e polmone. Altri effetti sono stati attribuiti alle micotossine quali: la morte embrionale, l’inibizione dello sviluppo ormonale, mentre aborti spontanei associati ad ergotismo sono messi in relazione a presenza di Aflotossine, rubratossine e Zearalenoni in animali gravidi. Inoltre, l’Ocratossina A è una micotossina di tipo fetotossica ed immunosoppressiva e sono ben note le sue attività teratogeniche e carcinogeniche.

mercoledì 24 marzo 2010

Un esempio contro gli attacchini abusivi in campagna elettorale



Manifesto selvaggio e violazione della legge sulla propaganda stanno caratterizzando anche a Spinazzola questa tornata elettorale per il rinnovo del Consiglio Regionale. Finita l’epoca dei comizi? Sembrerebbe di si, visto che si preferiscono incontri nei “privé” dei comitati elettorali sorti d’improvviso come funghi, il territorio si presta per natura, per poi scomparire ad urne chiuse. Ma torniamo a manifesto selvaggio che in questi giorni ha impegnato ufficio elettorale, vigili urbani, gli operai dell’ufficio tecnico per rimuovere quelli abusivi. Un vero assalto con due aspetti penalizzanti. Il primo: quello che a spese della collettività si è stati costretti a ripulire gli appositi spazi adibiti all’affissione, assegnati ad ogni partito, ogni qual volta taluni candidati hanno abusivamente apposto nello spazio degli altri il proprio manifesto. C’è ne stato uno che non ha fatto sconti a nessuno occupando in un sol colpo tutti gli spazi elettorali. Quasi sempre, i manifesti rappresentano bei faccioni sorridenti che promettono: legalità, trasparenza, correttezza. Facce giuste per il posto giusto. Secondo aspetto è quello del danno a chi invece correttamente ha affisso nel proprio spazio, nel rispetto delle regole, il proprio invito ad essere votato. Ovviamente una volta ricoperto dai manifesti illegali anche questo faccione scompare. La legge non prevede il ripristino a spese degli abusivi. E così, quel che si assiste da giorni in città dopo le scorribande notturne, perché proprio di notte come manigoldi si procede agli abusi, è che al sorgere del sole tocca ripulire tutti gli spazi elettorali azzerando il loro contenuto. A tal proposito in considerazione del danno e del torto alla propria correttezza viene in mente la strategia attuata durante la campagna elettorale delle europee da Carlo Vulpio, giornalista, candidato indipendente. Il quale vedendo i propri manifesti regolarmente affissi anche nella sua città Altamura, ricoperti da quelli di Clemente Mastella, non ci ha pensato due volte a recarsi a casa di quest’ultimo a Ceppaloni e megafono alla mano ha lasciato davanti all’ingresso della sontuosa villa dell’ex ministro della giustizia: pennello, colla, e propri manifesti chiedendo all’ex guardasigilli di andarli a ripristinare. Un risultato Vulpio riuscì ad ottenerlo. Nell’espugnabile Ceppaloni riuscì ad ottenere cinque voti, anche se questi non servirono comunque a farlo eleggere. Però vuoi mettere! Ecco, se ogni candidato che ambisce ad uno scanno alla Regione agendo nel rispetto delle regole, prendesse come buona abitudine quella di andare a suonare al citofono dell’abitazione del proprio avversario scorretto chiedendogli di ripristinare i suoi manifesti oltre a togliersi una bella soddisfazione di certo contribuirebbe a far mantenere le città pulite, al rispetto della legge, lasciando il personale delle pubbliche amministrazioni, dagli operai agli impiegati intendi a svolgere il loro quotidiano lavoro.

lunedì 22 marzo 2010

Retroscena della storia di "Grottelline"-Spinazzola. Un impianto discarica che si voleva realizzare con un trucco, facendo sparire dal progetto parte della cava (particella 144) per allontanarsi dal sito Neolitico, la memoria del computer sparita dagli uffici della Regione che contenevano proprio la VIA su "Grottelline", il silenzio imbarazzante di Vendola e il suo Editto.




Di Carlo Vulpio

L’Editto bulgaro e l’Editto di Roma (o di Bari). Il primo è un racconto che dura da otto anni. Del secondo invece non si deve parlare. Eppure lo conosciamo bene in tanti: io, de Magistris, Di Pietro, Santoro, Travaglio, destra, sinistra, giudici e almeno venticinquemila lettori di “Roba Nostra”


Facciamo un gioco a quiz. Cercate le differenze tra i seguenti casi. Primo caso. Un premier (Silvio Berlusconi) chiama l’Autorità di garanzia delle comunicazioni per lamentarsi di un programma tv (Annozero) e per chiederne la chiusura. Un governatore regionale (Nicola Vendola) chiama la direzione di un giornale (Corriere della Sera) per lamentarsi di un giornalista (Carlo Vulpio) e per chiederne la neutralizzazione. Secondo caso. Un premier (Berlusconi) si pronuncia pubblicamente in tv e sui giornali contro due giornalisti (Enzo Biagi e Michele Santoro) e un cabarettista (Daniele Luttazzi) perché non gli aggrada il modo in cui fanno rispettivamente giornalismo e cabaret nella tv pubblica. Questo “pronunciamento” del 2002, a Sofia, diventa l’Editto bulgaro. Un governatore regionale (Vendola) si pronuncia pubblicamente in tv e sui giornali contro un giornalista (Vulpio) perché non gli aggrada che pubblichi inchieste sul modo in cui è stato eletto governatore alle regionali del 2005, sulla sanità, sulle discariche, insomma su di lui. Questo “pronunciamento” avviene l’8 luglio 2006, a Roma e a Bari, e pertanto possiamo chiamarlo l’Editto di Roma, o se preferite l’Editto di Bari. Qualunque persona di buon senso direbbe che i due casi sono uguali. E che dunque anche quello che riguarda l’Editto di Roma (o di Bari) meriterebbe di essere trattato, che so, nella serata speciale “Rai per una notte”, organizzata da Santoro & Co. su Sky tv. E invece no. Il caso che mio malgrado mi riguarda, e che come avete subito capito non è un “fatto personale”, è secondo me anche più grave. E proprio per questo sarà taciuto dai difensori della indipendenza e della libertà d’informazione. E non avrà, come non ha avuto quando è venuto fuori, alcuna “copertura” di Federazione nazionale della stampa, Ordine dei giornalisti, Associazioni professionali, Comitati di redazione eccetera eccetera, o di quelli sempre pronti a scendere in piazza e a salire sui palchi per manifestare per la libertà (di stampa, di espressione, di voto, di religione, di sesso). E ora vi spiego perché dico questo. L’Editto bulgaro di Berlusconi fu un atto odioso. L’Editto di Roma (o di Bari) di Vendola è stato un messaggio, che se fosse stato pronunciato da chiunque altro, lui per primo non avrebbe esitato a definire mafioso. Perché tendeva non soltanto a neutralizzarmi, ma a intimorirmi esplicitamente, con nome e cognome, e a mettermi fisicamente in pericolo. Ma andiamo avanti con la nostra storia. Dopo aver pubblicato, già nel 2005, alcuni articoli sulla sanità e sul macroscopico conflitto di interessi dell’assessore regionale al ramo, Alberto Tedesco (Pd, ma di fatto uomo di Vendola), il 7 luglio 2006 pubblico un servizio sul contratto firmato da Vendola per la realizzazione di una discarica in una zona in cui si trovano un bellissimo sito neolitico e una sorgente di acqua minerale. Dire che Vendola si arrabbia è poco. Gli viene il sangue agli occhi. E così, quando il giorno dopo, su una spiaggia del Brindisino, viene trovato un finto ordigno con un messaggio indirizzato a lui in qualità di commissario straordinario per l’emergenza ambientale, ecco che il “gentile”, il “mite” Vendola, – a reti unificate – mi accusa di aver detto falsità e minaccia di querelarmi. Non solo. “La brava persona” Vendola – come lo hanno poi definito i suoi nuovi alleati de Magistris e Di Pietro, che pure conoscono ogni cosa di questa vicenda e delle altre non meno imbarazzanti-, addirittura mi attribuisce la responsabilità morale di quella finta bomba. Ho già scritto tutto (e per fortuna l’ho scritto per tempo) in Roba Nostra (ed. Il Saggiatore). Ma vale la pena ricordare brevemente lo svolgimento della vicenda e il suo epilogo. Così magari Santoro & Co. hanno già la scaletta pronta qualora decidessero di parlarne nella puntata sui/dei “censurati”. Quella discarica è stata poi sequestrata (dunque, non avevo torto e non avevo detto falsità) e Vendola non mi ha mai querelato, semplicemente perché non poteva. Ma telefonava, uh, quanto telefonava al mio giornale… (che, devo dire, in quella circostanza, con il direttore Paolo Mieli, mi difese). Tuttavia, per la gravità delle affermazioni del signor “mite” (“disinformatore”, “provocatore politico”, “insinuatore”) e per tutelare la mia incolumità sono stato io a querelare Vendola. Fermi. Perché qui comincia l’ultima parte, non meno interessante, della storia. La mia querela viene presentata alla procura di Bari. E sta ferma lì per due anni e mezzo. Nonostante varie richieste e sollecitazioni, mai una risposta. Poi, per l’appunto dopo due anni e mezzo, quando chiedo al procuratore generale di avocare a sé il caso per inerzia del pubblico ministero nell’esercizio dell’azione penale (obbligatoria, eh, non lo si ripete sempre?), ecco che il pm si “ricorda” all’improvviso di essere “molto amica” di Vendola e quindi chiede di astenersi. Il simpatico pm di cui stiamo parlando si chiama Francesca Pirrelli e per la cronaca è la moglie del senatore pd Enrico Carofiglio, pm in aspettativa, eletto là dove la signora esercita le funzioni di magistrato (quanti spunti per una bella puntata di un talk show, vero?). Ma non è finita. La querela arriva sul tavolo del procuratore, Emilio Marzano, che finalmente il 5 aprile prossimo andrà in pensione (auguri). Fresco della fallimentare inchiesta sui due fratellini di Gravina di Puglia, Salvatore e Francesco Pappalardi , trovati morti in fondo a un pozzo, Marzano non ci pensa due volte a chiedere l’archiviazione della mia querela, che il gip accoglie, con una motivazione che lascio giudicare a voi. E che in sintesi è la seguente. E’ vero, scrive Marzano, che Vendola ha gravemente diffamato Vulpio (e qui uno pensa: ci siamo, ha riconosciuto dove sta la ragione e dove il torto), ma… Ma cosa, accidenti? Ma, prosegue Marzano, Vulpio aveva ripetutamente criticato Vendola, quindi si può ritenere quella di Vendola una reazione comprensibile. E bravo Marzano. Evviva la legge. D’ora in avanti, l’esercizio dei diritti di critica e di cronaca da parte dei giornalisti, garantiti dalla Costituzione, li chiameremo provocazione e chiunque, senza che abbia nemmeno fatto querela, potrà dire ciò che vuole contro i “provocatori” ed esporli a qualunque rischio. Torniamo al nostro quiz. Sembrava semplice all’inizio, dite la verità. Arrivati a questo punto invece le cose si sono complicate un po’. Purtroppo per voi (e per noi) c’è ancora un altro punto degno di riflessione. Ed è il terzo caso. Un premier chiama, vuol far chiudere eccetera, ma intanto, al dunque, non succede niente, poiché Annozero e altri programmi non hanno mai smesso di andare in onda. Un governatore chiama, minaccia querele, lancia accuse infamanti eccetera, e alla fine qualcosa succede: sarà una coincidenza, ma il sottoscritto adesso è passato a occuparsi (per quanto serenamente) di altri temi. Domande finali, facili facili. Secondo voi, di quale delle due vicende del caso numero 3 si è finora parlato? E di quali si parlerà, tra alti lamenti e contrizioni? Secondo voi, chi è da considerare davvero “imbavagliato”? Secondo voi, chi è l’unico cattivo che promulga gli editti? Secondo voi, un programma come Annozero è doppiopesista? Se sì (o anche se no, è uguale), secondo voi perché quando Annozero ha invitato Vendola (coincidenza, proprio dopo l’accordo con de Magistris e Di Pietro), gli ha cucito addosso una trasmissione su misura? Una puntata in cui il “mite” – che non ha fatto niente per l’inquinamento industriale di Taranto se non una tardiva legge-truffa regionale -, si è persino “venduto” il dramma dei bambini di quella città malati di leucemia, senza che nessuno lo sbugiardasse, visto che il “contraddittorio” era affidato alla signora Alba Parietti? Secondo voi, è vero che con lo scandalo della Sanità pugliese, se al posto della giunta di centrosinistra ce ne fosse stata una di centrodestra, gli amministratori di centrodestra sarebbero già stati tutti arrestati? Secondo voi, perché dello scandalo della Sanità in Puglia non si parla quanto si dovrebbe? Potete inviare le vostre risposte a questo blog. E chissà, una volta tanto, forse, potrete anche vincere qualche cosa.

domenica 7 marzo 2010

IMPIANTO FOTOVOLTAICO IN LOCALITA' "PODICE"
A chiarire tutto chiamato il sindaco e l'ufficio tecnico comunale
Ed intanto viene informata anche la Procura


Fotovoltaico e realizzazione di una sottostazione in località “Podice”. La consigliera Comunale Franca Carbone, dell’Italia dei Valori, ha depositato una interrogazione rivolta al sindaco Carlo Scelzi, all’ufficio tecnico comunale, inviata per conoscenza alla Procura della Repubblica di Trani e al coordinatore regionale dell’IdV on. Pierfelice Zazzera. Il documento ripercorre la vicenda dal consiglio Comunale del 12 febbraio, dove prima si è presentata la proposta di approvazione della costruzione di un impianto di energia elettrica da fonte fotovoltaica della potenza di 10MW, costruzione di un cavidotto interrato, una sottostazione di trasformazione 20/150 KV e stazione di trasformazione 150/380 KV finalizzata per la connessione alla rete Terna, poi ritirata per approfondimenti. Nonché il susseguirsi di lettere intercorse tra la società Agrienergy di Bari srl rappresentata da Girolamo Ninivaggi, proponente l’impianto e la sottostazione con l’amministrazione Comunale. Come quelle inviate anche alla “Gazzetta”, dove si sosteneva da parte dell’amministratore della società che: “prima di iniziare la progettazione delle opere previste, ebbe a chiedere ed ottenere apposito e preventivo colloquio con il Sindaco e Vice Sindaco, alla quale venne esposto dettagliatamente il progetto chiedendo preventiva approvazione/disponibilità. Solo perché ottenuta tale preventiva approvazione/disponibilità, da parte di Codesta Amministrazione, rappresentata dal Sindaco e Vice Sindaco, il sottoscritto ha dato corso alla progettazione esecutiva e presentazione…” Per queste affermazioni il sindaco Carlo Scelzi affidava ad un comunicato, affisso per giorni nella bacheca del suo Partito (Pd), la sua ricostruzione nella quale tra l’altro si affermava: “Ora questo continuo “martellare” da parte di personaggi, comincia ad assumere toni intimidatori, non tanto per il sottoscritto, ma per la propria famiglia e per quelle di chi gli sta intorno. L’articolo – o meglio la presunta lettera- ne sono un’ulteriore riprova (ho infatti ricevuto anche mail dagli stessi toni). Per tutto, quanto precede, sto valutando di raccogliere tutto in un fascicolo ed interessare la Magistratura penale, poiché – c’era da aspettarselo-quando gli interessi economici cominciano a diventare rilevanti gli animi s’incattiviscono e nei miei doveri rimane principale la tutela del Territorio e di chi lavora con me in Amministrazione”. Silenzio invece da parte del vice sindaco Sebastiano Fiore tirato in ballo con Scelzi dal Ninivaggi. Franca Carbone nella sua interrogazione prima di formulare i suoi quesiti ha riportato: la presunta perdita comunicata dalla società per la mancata immediata approvazione del suo progetto di un importo pari a 150.000.000 di euro. Il diniego dei proprietari a vendere i terreni dove costruire gli impianti. Il riferimento ad nuova lettera del Ninivaggi che richiedeva la smentita a mezzo stampa delle affermazioni del sindaco, un volantino fatto affiggere in città in cui la società affermava tra l’altro che: “L’Agrienergy Gruop spa tramite le controllate Agrienergy di Bari srl e la Solare di Minervino srl, ottenute le rispettive autorizzazioni, sta procedendo alla realizzazione in agro di Minervino e Spinazzola di tre campi fotovoltaici da 10MW cadauno, che interconnessi fra loro, consentiranno di produrre 30MW complessivi su -inseguitori solari”. Infine descritto dalla Carbone al Sindaco e portato a conoscenza della Procura anche questo episodio: “da notizie ricevute da alcuni cittadini, sembra, che i terreni in cui si vuole costruire l’impianto fotovoltaico e la sottostazione sono attraversati da un corso d’acqua (torrente). A tal fine in data 1 Marzo 2010 mi sono recata presso l’ufficio tecnico Comunale nel mio ruolo di verifica e controllo dettato dal mio mandato richiedendo copie delle planimetrie dei progetti. Su richiesta dell’arc.Vincenza Rotondella ho dovuto fare una domanda, portata a protocollo, per avere copia degli atti. Dopo di che, mi sono state consegnate copie ridotte rispetto all’originale delle planimetrie dei progetti e insieme al solito timbro apposto sul documento che riporta la frase: “copia destinata agli usi esclusivamente inerenti alla carica di consigliere comunale”, è stato aggiunto a penna: “ai sensi dell’art.48 dello Statuto Comunale i consiglieri sono tenuti a serbare il segreto nei casi specificatamente indicati dalla legge”. I progetti di cui trattasi oltre ad essere atti pubblici sono stati portati per la loro approvazione in Consiglio Comunale in seduta pubblica”. Gli interrogativi a risposta scritta del Sindaco e dall’Ufficio Tecnico attesi dall’Italia dei Valori: “quali atti di autotutela nell’interesse della Città sono stati attivati dal Sindaco e dalla Giunta su eventuali azione di richiesta di risarcimento della società proponente gli impianti; se come preannunciato nel comunicato del Sindaco di tutto l’accaduto è stata portata a conoscenza la Magistratura; quali ragioni rappresentano il richiamo da parte dell’Ufficio Tecnico sulle copie rilasciate delle planimetrie, la segretezza prevista dall’art.48 dello Statuto Comunale; se il Sindaco e l’Ufficio Tecnico non ritengano che dopo l’eventuale accertata presenza di un corso d’acqua (torrente) sui terreni interessati dai progetti della Società Agrienergy, non richiami alla legge di tutela Galasso e alle sue inderogabili prescrizioni”.