martedì 29 dicembre 2015


SULLE TRACCE DELLA PREISTORIA E DEI TEMPLARI  

Due impronte di mani in ocra rosso, altre mani incise sulle pareti, simboli che sembrano degli ex voto, cunicoli di collegamento tra grotte, una croce a segnare di certo un luogo di culto, epigrafe e graffiti. Queste alcune delle eccezionali peculiarità di un sito rupestre, dove scorre un corso d’acqua e vi è una piccola cascata, nei pressi della Sp3  tra Spinazzola e Minervino Murge.
Una conferma di come tutto il territorio sia stato abitato sin da tempi arcaici, in continuità per tutto il medioevo sino ad epoca Contemporanea.
Anche questo nuovo insediamento verrà presto segnalato alla Soprintendenza, per ogni opportuno studio, come lo sono stati di recente altri tre siti scoperti da Antonio Guacci sulla Murgia nell’area del Parco Nazionale nel territorio di Spinazzola, in cui sono state raccolte ceramiche impresse, forse del Neolitico e cocciame grezzo di sicura appartenenza all’età del Bronzo.
E’ la meraviglia di questa terra, mai fin qui attentamente studiata a fondo, uno scrigno di immensi tesori del tutto sconosciuti.
Quelle due impronte di mano in ocra rossa segnalate da due giovani di Spinazzola: Pasquale Coletti e Filippo Vulpio appassionati della bellezza del territorio, forse potrebbero essere una vera rivelazione. Poiché se non medioevali, stando ad alcune comparazioni storiche, potrebbero addirittura risalire alla preistoria, ovvero al Paleolitico (da 2,58 milioni a 10 000 anni fa). A lasciarlo supporlo anche l’assenza sulla prima impronta di una falange, la cui amputazione rientrava in un rito di sacrificio.

Infatti di mani in positivo o in negativo impresse nelle grotte, datate al paleolitico, sono state riscontrate diverse in tutto il mondo. Il sito più conosciuto è quello de “La Cueva de las Manos (che in spagnolo significa Caverna delle Mani), situato nella provincia argentina di Santa Cruz, a 163 chilometri a sud della città di Perito Moreno. In Italia sono state scoperte negli anni ‘70 in Sicilia sei impronte a nord ovest di  Mondello (Palermo) nella “Grotta Percata”, mentre in Puglia si ha testimonianza di mani impresse nella  “Grotta dei Cervi” di Porto Badisco (Lecce), due in ocra rossa contornate di bianco nella “Grotta dei Pagliacci” di Rignano Garcanico (Foggia) e diverse atre nella “Grotta Carlo Cosma” a Santa Cesarea Terne (Lecce). Presto per datare con certezza quelle scoperte nei giorni scorsi, di certo se dovessero risalire al paleolitico sarebbe l’unica testimonianza riscontrata nell’entroterra pugliese come lo è stato per i siti neolitici.  
 Il complesso rupestre vicino la Sp 3 così come si presenta ha di per se comunque diverse eccezioni rispetto ad altri presenti sul territorio. A partire dai cunicoli scavati ad altezza d’uomo che collegano le grotte tra di loro ma anche a caratteristiche di adattamento abitativo negli antri con particolare architettura. Il luogo presumibilmente di culto, dove è presente la croce tipica templare è definito da due absidi inserite sotto ampi archi in cui si accede da una scalinata scavata nel tufo. Come per il sito di Grottelline, anche in queste grotte sulla volta vi è una presa d’aria circolare che ricorda nella struttura il villaggio medioevale di Zungri (Calabria). Le mani colorate vengono decifrate tra le più antiche figure che l’uomo ha voluto lasciare come testimonianza prima di evolversi con l’espressione del disegno e quindi con figure parietali e incisioni. Le mani incise vicino a quelle in ocra rosso scoperte a Spinazzola realizzate presumibilmente con un utensile appuntito, sembrerebbero emulare le prime e forse potrebbero essere legate più al rito dei crociati che volevano così lasciare segno del loro passaggio dai luoghi sacri prima di recarsi in Terra Santa. 
D’altronte tale rito lo si è di recente scoperto anche a Grottelline, sito documentato come tenimento dei Templare sin dal 1097, dove nella grotta posta di fronte alla chiesa rupestre sono stati riscontrati diversi segni cruciformi incisi sulle pareti. La presenza di luoghi di culto nella zona oggetto della osservazione dei due giovani spinazzolesi, è documentata sin dal 1081, allorquando Goffredo, Signore di Spinazzola, precisa i confini di una sua donazione citando nel territorio di Acquatetta, oggi territorio di  Minervino Murge, le chiese della S.S. Trinità di catuna, di S. Maria in Edera e S. Egizio segnate proprio da una croce, di cui si sono perse le tracce nel tempo. Ecco il tempo, nonostante la manipolazione e lo sconvolgimento del territorio dell’uomo spesso restituisce le testimonianza della storia in modo del tutto inaspettato. 

domenica 20 settembre 2015


Da lastampa.it
SALVAGUARDARE LA STORIA MILLENARIA DI GROTTELLINE DALLA DISCARICA
di Cosimo Forina
La località “Grottelline” di Spinazzola (Bt), 6800 abitanti, a tre chilometri da Poggiornini (Ba), 1450 abitanti, dovrebbe essere solo nota per le sue peculiarità. Nelle lame che solcano il territorio insediamenti rupestri testimoniano la presenza dell’uomo in forma stanziale in modo ininterrotto da migliaia di anni. Dal trogloditismo civile a quello sacro con una chiesa rupestre a croce greca con cinque absidi. Passando dal Neolitico, all’età del Bronzo, Impero Romano con il tracciato della via Appia e tutto l’arco del Medioevo in particolare con i Templari. Documentata la loro presenza sin dal 1097 nel Casale Grottellini, monumento di grande interesse è tutelato ai sensi della legge 1089 del 1939. Rilevante anche la masseria Salomone del XVI-XVII secolo.
Sebbene due grosse cave in abbandono da cui è stato estratto tufo hanno sconvolto l’integrità dei luoghi, ferite insanabili, ovunque prevale vegetazione spontanea tipica della fascia pedemurgiana.

Qui nidifica il falco lanario (Falco biarmicus) specie superprotetta dalle direttive dell’Unione europea. Ebbene in disprezzo ad ogni logica questo lembo di terra è stato destinato per realizzare, utilizzando le cave, una discarica con annessi impianti di trattamento dei rifiuti. Una storia controversa.
A scegliere il sito il Comune di Spinazzola nel 1990 amministrazione Pci-Dc, tre mesi prima della delibera a comprare le due particelle individuate nel progetto è la società Ecospi, riconducibile al patron dei rifiuti in Puglia, Carlo Dante Columella società Tradeco che ad Altamura per vent’anni ha gestito altra discarica.

L’immondezzaio a Grottelline resta in stand bay sino al 2003 quando finisce nel Piano regionale dei rifiuti del presidente Raffaele Fitto. Nel 2004-2005 la Soprintendenza della Puglia affida a Renata Grifoni Cremonesi, professore di Paleontologia presso l’Università degli Studi di Pisa, due campagne di scavi che portano alla luce un sito neolitico del VI millennio a.C. a ridosso delle cave.

Ma questo non ferma la scelta dell’ubicazione della discarica passata a dover asservire un Bacino di 200mila abitanti. Ed infatti nel 2006 Nicola Vendola nuovo presidente della Regione Puglia firma il contratto di gestione dell’immondezzaio con l’Ati Tradeco-Cogeam (Gruppo Columella per la Tradeco, al 51 per cento Marcegaglia SpA e 49 per cento Cisa Spa). Nel 2007 partono i lavori subito fermati dalla Procura di Trani che pone sotto sequestro l’area per irregolarità del progetto.
Un secondo sequestro arriva nel 2010 perché viene denunciato da un testimone l’interramento nella cava di rifiuti pericolosi che non vengono però trovati dai carabinieri del Noe e convincono i giudici a dissequestrare. Salteranno fuori solo nel 2014 “tombati” a dieci metri sotto terra quando ad intervenire è la direzione distrettuale antimafia di Bari, pm Roberto Nitti. Indagine affidata agli uomini del Corpo Forestale di Bari e Cassano. Anni non semplici quelli trascorsi. Dall’assessorato all’ambiente della Regione Puglia retto da Michele Losappio sparisce la memoria del computer che conteneva i dati di Grottelline.

Poi anche i faldoni quando l’assessore è Lorenzo Nincastro.

Ed intanto li dove si era iniziato a coimbentare la cava si crea un grande lago per l’acqua che tracima discendendo dalla Murgia. La società chiede ed ottiene una prima variante al progetto perché solo in corso d’opera si accorge di aver previsto gli impianti perpendicolarmente alla chiesa rupestre. Se non bastasse arrivano le denunce della Lipu e di Legambiente con osservazioni inerenti: il rischio per la fauna, il progetto, il rischio idrogeologico e idraulico della zona.

Ma tutto resta inascoltato. Anche il Parco Nazionale dell’Alta Murgia chiede la valutazione di incidenza che non viene ritenuta necessaria dal tavolo tecnico della Regione Puglia.

Ad insorgere le due città che incassano il no alla discarica dalla Provincia di Barletta-Andria-Trani, dei sindaci del territorio, dell’Oga, a cui si aggiungono interrogazioni parlamentari al governo italiano e in Commissione europea. Il sindaco Michele Armienti della piccola città di Poggiorsini si affida a Michele Emiliano prima della sua candidatura a presidente della Regione nominandolo tutore del sito di Grottelline.

Emiliano annuncia che se sarà eletto: “la discarica a Spinazzola non sa da fare”, poi però diventa irraggiungibile e Armienti per avere notizie è costretto a scrivergli.

A farsi notare anche il neo assessore regionale all’ambiente Domenico Santorsola il quale con il funzionario regionale Antonello Antonicelli che in questi anni ha curato tutto la faccenda della discarica si invita a colazione dal sindaco di Spinazzola Nicola Di Tullio a cui chiede di diventare favorevole all’immondezzaio in cambio di promesse di ristoro ambientale. “Proposta respinta, afferma Di Tullio, senza appello”. Ma basterà per salvaguardare la Storia millenaria di Grottelline?


Link:
http://www.lastampa.it/2015/09/15/blogs/culturanatura/salvaguardare-la-storia-millenaria-di-grottelline-dalla-discarica-rBtxkyH7KbxI6cFyMiFabJ/pagina.html



mercoledì 1 luglio 2015

GROTTELLINE E’ NEL RAPPORTO 2014 DI LEGAMBIENTE SULLE ECOMAFIE
I rifiuti tombati a dieci metri sotto terra li dove si vuole costruire la discarica
di Cosimo Forina
Nel rapporto sulle Ecomafie 2014 stilato da Legambiente, presentato ieri 30 giugno da Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia, alla presenza di Ennio Cillo, magistrato della Procura della Repubblica di Lecce e Renato Nitti, magistrato della Procura della Repubblica, Spinazzola per i rifiuti tombati a Grottelline c’è. E purtroppo non è la prima volta che finisce in questa graduatoria infamante. Negli scorsi anni gli è toccato essere menzionata per il traffico, lo smaltimento illegali dei rifiuti, la falsificazione di atti, aziende attenzionate da diverse Procura che si occupano di rifiuti. Quindi il nuovo riferimento non rappresenta una novità, piuttosto una conferma scandalosa, ignorata da chi ha il compito di monitorare, salvaguardare a livello locale il territorio e l’ambiente attraverso l’azione politica-amministrativa. Nel 2014 ha fatto scalpore lo scoprire che li dove si voleva procedere alla realizzazione di una discarica finanziata con soldi pubblici “Grottelline” sito di interesse ambientale, archeologico, paesaggistico, monumentale data in concessione dalla Regione Puglia all’Ati Tradeco-Cogeam, contratto firmato da Nicola Vendola, di già a dieci metri sottoterra si era provveduto a nascondere decine di tonnellate di rifiuti speciali e pericolosi. Per tirarli fuori c’è voluta la Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, pm Roberto Nitti, ma soprattutto il paziente lavoro degli uomini del Corpo Forestale dello Stato di Bari e Cassano Murge. Prima no, nel 2011 quei rifiuti pur indicati da un testimone non erano nonostante gli scavi effettuati saltati fuori. Anzi la persona che continuava ad insistere che quella monnezza era proprio li è stata persino denunciata con il giornalista che quella storia aveva raccontato. Senza poter avere la soddisfazione non solo che qualcuno finalmente gli riconoscesse l’onesta di aver raccontato la verità, ma anche che quella querela presentata da chi aveva avuto in gestione la realizzazione della discarica e la realizzazione degli impianti per il trattamento dei rifiuti, era stata archiviata. Gli è mancato questo momento, il testimone nel frattempo è morto di un male incurabile, si dice così. “Il business illegale delle Ecomafie nel 2014- ha detto Francesco Tarantini durante la conferenza stampa- è stato stimato in 22 miliardi di euro, i reati accertati 29.293. Gli affari dell’ecomafia in Puglia sono talmente cresciuti rispetto al 2013, le infrazione accertate sono state 2.081, da portare la Puglia sul podio più alto dell’illegalità in questo settore. E Spinazzola ha dato evidentemente il suo contributo e non è escluso che se ne scoprano altri nei prossimi mesi. La Puglia è la regione con il più alto numero di infrazioni accertate, quasi il 29% di quanto registrato nelle 20 regioni, un numero 4 volte più grande rispetto all’anno scorso (quando si attestavano a quota 469). Record anche per persone denunciate, 2.020, e sequestri effettuati, 1.744. La maggior parte delle infrazioni accertate si concentra nelle province di Bari, 1.641, e Foggia, 184. In Puglia, dal 2002 ad oggi (24 giugno 2015), ci sono state ben 48 inchieste contro attività organizzate per il traffico illecito dei rifiuti, cioè il 16,8% circa delle inchieste su tutto il territorio nazionale. Inchieste che hanno visto 153 persone arrestate, 222 persone denunciate e 60 aziende coinvolte. Venendo alle inchieste più importanti, nel 2014 è stata la D.D.A. di Bari a coordinare una maxi operazione contro un traffico organizzato di rifiuti, denominata “Black Land”, eseguita dal NOE di Bari del Comando Carabinieri, dalla DIA di Bari e dal Comando Provinciale Carabinieri di Foggia”. E a questo punto della conferenza, è saltato anche il nome di Grottelline di cui si attende proprio dal dott. Nitti le decisioni in merito dopo la conclusione delle indagini a opera del Corpo Forestale dello Stato. Probabilmente anche i sindaci delle città di Spinazzola, Nicola Di Tullio e di Poggiorsini, Michele Armienti, dovrebbero richiedere informazioni su cosa è stato tombato a Grottelline e quanto questo possa essere pericoloso per la Salute, avendo loro ruolo di autorità sanitaria. Ma la cosa non sembra poi preoccupare tanto, almeno fino a ieri, quando Grottelline è tornata prepotente in quell’elenco dell’illecito business delle Ecomafie.

domenica 28 giugno 2015


SPINAZZOLA SI AZZUFFA SULLE CRETINATE POI FA FINTA DI NON CAPIRE
INTANTO : “MA LA NOTTE, MA LA NOTTE, MA LA NOTTE NO!”

Cosimo Forina
Nel convegno organizzato dal GAL Murgia Più giovedì 18 giugno a Poggiorsini si è discusso di come l’Alta Murgia e la Città Metropolitana di Bari potrebbero avere un futuro comune. Tutto bene e tutto bello, programmabile in modo sostenibile ma nell’incontro non è mancata una nota “stonata” quella dell’assessore regionale ai trasporti Giovanni Giannini.
Il perché è tutta nella sua affermazione, durante il suo intervento, di pensare di riattivare la tratta ferroviaria Gioia del Colle-Spinazzola, infrastruttura di fatto smantellata, il servizio è stato sostituito su gomma: "per ri-utilizzarla di giorno per il trasporto dei passeggeri e di notte per rifiuti". Si, proprio così: “per i rifiuti”.
Un attimo prima a Giannini gli era stato tributato un caloroso applauso. Subito dopo nella sala è piombato il silenzio, imbarazzante, (azz ndr) se si pensa che tanto la città di Spinazzola che quella di Poggiorsini, il sindaco Michele Armienti è anche presidente del Gal Murgia Più che con orgoglio stava ospitando il convegno, stanno opponendosi alla realizzazione della discarica che la Regione ha concesso all’Ati Tradeco-Cogeam a “Grottelline”.
Località a tre chilometri da Poggiorsini che ricade sul territorio di Spinazzola di interesse ambientale, naturalistico, paesaggistico, archeologico e monumentale. Passata sotto la lente di ingrandimento di diverse procure, dall’opposizione al suo uso come immondezzaio espresso da associazioni come Lipu e Legambiente, che ha incassato il “No” della Provincia, dell’Oga, dell’Aro dell’Ente Parco dell’Alta Murgia, oggetto di interrogazioni parlamentari in Italia e in Commissione Europea, autorizzazione alla realizzazione al palo nella procedura di Valutazione Ambientale per evidenti incongruenze.
L’uscita come dire a “cetriolo” per restare in tema di valorizzazione dei prodotti tipici locali, dell’affermazione di Giannini tutto sommato poi non meraviglia tanto.
Quella della realizzazione della discarica a Spinazzola per la Giunta regionale guidata da Nicola Vendola fino all’ultimo giorno di mandato evidentemente è stato un chiodo fisso. E l’offrire infrastrutture in cambio della sua attuazione, pure.
Stessa operazione era stata tentata per il completamento della R6, strada interrotta a Minervino Murge che dall’uscita dell’autostrada di Canosa arriva sino in agro di Spinazzola. Anche in quel caso come contrappasso si parlò dei finanziamenti pronti per essere erogati a condizioni che la strada diventasse strategica per il trasporto dei rifiuti.
Ovviamente facendo scatenare "l’incazzatura" dell’allora presidente della Provincia, Francesco Ventola, ora eletto nel Consiglio Regionale e dei sindaci.
A Poggiorsini questa volta è prevalso il silenzio.
Ma un tarlo è un tarlo ed estirparlo non è cosa semplice.
Che si scelga un convegno dove si parla di programmazione per lo sviluppo rurale per lanciare strali è davvero singolare. Poi, proprio in piena emergenza rifiuti nella Provincia Bat dopo la chiusura della discarica di Trani ed Andria. Il tutto poche ore prima del consiglio Comunale di Canosa dove per l’arrivo dei rifiuti in quella città si è nell’assise sfiorata la rissa e da cui è partito un documento del sindaco Ernesto La Salvia in cui si afferma nel ribadire il “no” ad altre discariche sul territorio di essere: “Preoccupati dai dati riportati sulla pubblicazione edita da Regione Puglia e ASL BT “Rapporto Registro Tumori 2014” che attesta una maggiore incidenza di oltre il 50% di alcune forme tumorali nel territorio provinciale”.
La Salvia è un medico e possiamo fidarci della sua lettura del registro dei tumori.
Per chiuderla, con l’auspicio che prosegua il comportamento contro la discarica dall’amministrazione guidata da Nicola Di Tullio, che altrettanto faccia in neo presidente della Regione Michele Emiliano che aveva preso impegni in tal senso con il sindaco di Poggiorsini (nulla comunque è mai certo nella vita) piace ricordare la fortunata trasmissione condotta da Arbore da cui mutuare il tormentone che potrebbe essere canticchiato, sperando nel risveglio della città prima che si ritrovi sommersa nella “m-onnezza” così: “di giorno bisogna attrarre turismo, ma la notte, ma la notte, ma la notte, no!” Giannini docet.

lunedì 8 giugno 2015


IL GIALLO DEI FIDANZATINI DI POLICORO RIVIVE NEL ROMANZO DI ANGELO JANNONE: “ASPETTANDO GIUSTIZIA”
Dal nostro corrispondente a Materia, Cosimo Forina
Angelo Jannone, ex colonnello del ROS balzato alle cronache in passato per le indagini sul patrimonio di Riina e per la sua storia da infiltrato tra i narcos, dopo il suo libro autobiografico “Eroi Silenziosi” in chiara polemica con un certo stile Antimafia, presenta il suo secondo lavoro: “Aspettando Giustizia” (Secop Edizioni). Un romanzo sul giallo della morte dei fidanzatini di Policoro.
La prima presentazione nazionale si è svolta a Matera venerdì scorso, nell’ambito del primo tour di presentazione del libro, presso la Mediateca.
Altre presentazioni ad Andria, città natale dell’autore, domenica 7 maggio alle 19,30 presso la Libreria Mondadori nello spazio eventi della “Libreria 2000-Centro Didattico, sito in via Bologna, oltre ad una serie di incontri con la stampa Pugliese e Lucana.
Angelo Jannone ha ricevuto lo scorso 19 maggio a Catania per il suo passato a servizio dello Stato e per questo libro a servizio della verità, il premio internazionale all’impegno sociale, Servo di Dio “Rosario Livatino-Antonino Saetta”.
La presentazione di “Aspettando Giustizia” arriva proprio nei giorni in cui si riaccende il caso di Luca Orioli e Marirosa Andreotta, i cui corpi furono rinvenuti privi di vita nel bagno della ragazza nel maggio del 1988, ripuntando i riflettori e la speranza che si possa far luce su quanto realmente accaduto quella notte.
Una prima, quella di Matera che ha visto una presenza appassionata di circa 200 persone e molti giornalisti.
Il libro è stato letteralmente preso d’assalto, anche grazie agli apprezzamenti di critici come Carlo Vulpio (Corriere della Sera) ed alla presenza di 2 ospiti d’eccezione: Olimpia Orioli, madre di Luca, una delle vittime, che da anni si batte per la verità, ed il colonnello Salvino Paternò protagonista insieme alla sua squadra delle indagini – o meglio – delle “non indagini”, visto che il tentativo di far luce sul caso fu bloccato in ogni modo da alcuni magistrati ed altri notabili, per ragioni che ancora oggi rimangono avvolte dal mistero.
Un libro tra romanzo e fiction nello stile, che preannuncia molte sorprese sulle storia di un verità negata.
Intrigante, perché sullo sfondo si raccontano le indagini dei carabinieri agli ordini dell’allora capitano Paternò, che portarono alla disarticolazione degli Scarcia di Policoro, ma anche della nascente quinta mafia, “I Basilischi”.
Alcuni nomi, nel romanzo, sono stati volutamente alterati per non colpire la sensibilità dei veri protagonisti.
Nei pressi di Policoro, sullo Ionio Lucano, i cadaveri denudati di due giovani fidanzati vengono rinvenuti nel bagno dell’abitazione della ragazza. La ragazza nella vasca da bagno.
Il giovane supino sul pavimento con un asciugamani sulle parti intime. Il caso viene chiuso rapidamente con l’ipotesi di una morte sopravvenuta per folgorazione. Ma a distanza di qualche anno, un capitano dei carabinieri cocciuto, Paternò, ed il padre del giovane che non si rassegna, vogliono vederci chiaro e, grazie ad un dettaglio, scopriranno l’inizio di una verità sconvolgente.
Sullo sfondo un potente avvocato prossimo alla nomina a Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura e festini a luci rosse organizzati da narcotrafficante legato alle cosche. Forse un intreccio d’interessi tra organizzazioni mafiose e lobby istituzionali, rischia di perdere l’equilibrio. Indagini ostacolate e clamorosamente insabbiate. Investigatori scomodi trasferiti.
Angelo Jannone, 53 anni, è un colonnello dei carabinieri in congedo, docente di criminologia alla Sapienza, membro dell’Osservatorio dei fenomeni criminali all’Università Ludes di Lugano e Associate di Crowe Horwath-as. Vive a Milano. Nel 2003 per Igea, come coautore con l’attuale Procuratore Nazionale Antimafia, ha pubblicato «Crimini e Soldi». Nel 2010 per Eurilink, «Intelligence, un metodo per la ricerca della verità». Nel 2012, per Datanews, ha pubblicato il libro autobiografico, «Eroi Silenziosi».
Le prossime tappe di presentazione sono in Sicilia (Catania 20 giugno, presso hotel Nettuno) ed in Lombardia tra Brescia, Bergamo e Milano.
http://www.sostenitori.info/il-giallo-dei-fidanzatini-di-policoro-rivive-nel-romanzo-di-angelo-jannone-aspettando-giustizia/

sabato 9 maggio 2015


Discarica Grottelline, premiato il coraggio di Cosimo Forina- Intervento di Carlo Vulpio





"NO" ALLA DISCARICA DI GROTTELLINE: LA FIJET PREMIA COSIMO FORINA
Scritto da Lucia Casamassima
Venerdì, 08 Maggio 2015 19:26
"E' un sesterzio romano. Un sesterzio e' una moneta antica, e' storia, e' archeologia, e' territorio. Sono elementi che fanno pensare, elementi che ci porteremo dietro". Con queste parole Franco Di Bartolomeo ha spiegato e poi consegnato ieri sera il premio della Fijet ( Federazione Internazionale di giornalisti e scrittori di turismo) a Cosimo Forina, giornalista della "Gazzetta del Mezzogiorno" durante un interessante incontro nella sala consigliare del Comune di Poggiorsini.
Nessuno e' profeta in patria. Il riconoscimento per i dieci anni di cronache coraggiose di Forina legate al sito di Grottelline, dove la Regione Puglia guidata dal governatore Nichi Vendola vorrebbe far realizzare all’Ati Tradeco-Cogeam (Gruppo Columella per la Tradeco, 51 per cento Marcegaglia SpA e 49 per cento Cisa Spa) una discarica con impianti per il trattamento di rifiuti per oltre 200mila abitanti, viene da lontano. Viene da chi, pur non abitando la Murgia, ha deciso di opporsi a questo ennesimo e mostruoso piano che ne deturperebbe il volto. Ma non solo. E' anche un "No" preventivo alle metastasi che divorerebbero un'ampia area dell'Alta Murgia. Insieme con Cosimo Forina e Franco Di Bartolomeo c'erano il principe spinazzolese Marzio Pignatelli, il sindaco di Poggiorsini Michele Armienti e Carlo Vulpio, inviato speciale del "Corriere della Sera". Di fronte, seduto tra un pubblico numeroso ed entusiasmato, c'era Alessio Dipalo, amico e collega di Cosimo Forina e che da anni segue le vicende legate al business ambientale sulla Murgia.
"Voglio innanzitutto dedicare questo premio alla mia famiglia- ha detto Forina con la voce rotta dalla commozione- perché questo percorso ci è costato parecchio: mentre gli altri leggevano qualcuno ha fatto terra bruciata intorno noi. Ma siamo andati avanti". "Poi voglio condividere questo premio - ha continuato- con due persone: Alessio Dipalo, direttore di Radio Regio Stereo e Carlo Vulpio". Perché? "Perché quattro giorni dopo il 29 giugno del 2007, giorno in cui Alessio e Carlo chiudono la raccolta delle firme per il "no" alla discarica, quattro sgherri con il mandato di uccidere si presentano da Alessio. Gli risparmiano la vita e si accontentano di rompergli solo qualche costola". E così prosegue il suo racconto difficile e lungo undici anni. E sottolinea che i 700 articoli scritti su Grottelline seguiti a indagini altrettanto insidiose non hanno avuto nulla a che vedere con l’ ambizione professionale, perché sono solo "6 euro e ottanta centesimi lordi a pezzo". E il pegno pagato fino ad ora, a confronto, e' di una grandezza spropositata. Gli applausi che hanno riscaldato la serata sono stati improvvisamente rotti dalla voce dissonante e dalla critica serrata e scandita di Carlo Vulpio. "Io sono preoccupato per questo premio – ha detto l’inviato del Corriere- anzi, questo premio deve preoccupare perché vi lava la coscienza. Lava la coscienza a tutti noi ed è il premio che normalmente si dà ai morti, perché le comunità in genere hanno bisogno dei morti affinché i vivi continuino a fare gli affari loro". "Lui – ha ricordato- per fortuna e' ancora vivo, nel senso che non si è stabilito economicamente vantaggioso sopprimerlo del tutto, però lui era candidato a questo". Rapidi ma legati stretti i suoi passaggi: dalle vicende dei magistrati Falcone e Borsellino alla spiegazione “dell'usanza del vivere sui morti”; dai giri della “vecchia” mafia per arrivare a spiegare quanto ormai sia più redditizio e meno complicato del narcotraffico (a livello penale e sociale) il business di Grottelline o, per esempio, quello dell'eolico. E ancora, il racconto del filo rosso che spesso lega politici e magistrati e il pegno che sono costretti a pagare quei giornalisti che decidono di scoprirne i legami. "E allora, - avviandosi alla conclusione- come e' stato considerato Cosimo Forina fino ad ora? Un rifiuto umano, anche per il suo Comune che non ha avuto il coraggio di assegnargli un incarico pubblico; e non per dargli una prebenda ma per difenderlo".

martedì 5 maggio 2015

AMBIENTE
Spinazzola “La terra dei fuochi”
IL SILENZIO
La scoperta dei rifiuti pericolosi fu effettuata dalla Forestale all’inizio di giugno 2014
GROTTELLINE,PREOCCUPANO I RIFIUTI “TOMBATI” NELLA CAVA
Enigmatico il “disinteresse” mostrato dai sindaci interessati
Cosimo Forina
Grottelline a quando la verità sulle tonnellate di rifiuti pericolosi “tombati” nella cava che si vuole adibire a discarica da parte della Regione Puglia, scoperti dagli uomini del Comando del Corpo Forestale dello Stato di Bari e Cassano su mandato del pm Renato Nitti della procura antimafia di Bari?
Questi sono o no un rischio sulle matrici ambientali?
E perché i sindaci di Spinazzola, Nicola Di Tullio e di Poggiorsini, Michele Armienti pur rivestendo ruolo di autorità sanitaria non sembrano intervenire sulla vicenda? Su Di Tullio c’è stata nei mesi scorsi la pressione dagli uffici dall’assessorato all’ambiente retto da Lorenzo Nicastro per destinarlo come esecutore della bonifica nonostante l’area del ritrovamento è ancora sottosequestro. Non un punto qualunque. In parte della particella 11 del foglio di mappa 142 del Comune di Spinazzola che con altra, la particella 143 è sempre stata nella piena disponibilità della Tradeco fin dal 1989. Società intestataria la Ecospi che da misura camerale è in quota alla famiglia Columella.
Quelle due particelle in modo sartoriale furono destinate dall’amministrazione Comunale di Spinazzola nel 1990 (Pci-Dc) ad immondezzaio. Una superficie che negli anni si estesa a tutta la cava ed ai terreni attigui con l’idea di realizzare un mega immondezzaio e impianti di trattamento da destinare a 200mila abitanti. Mentre in altro “buco” confinante, sempre la Tradeco, intendeva realizzare altra pattumiera di rifiuti speciali. In buona sostanza mentre l’iter amministrativo fa registrare un andirivieni di documentazione tra l’Ati Tradeco-Cogeam (Gruppo Columella per la Tradeco, al 51 per cento Marcegaglia SpA e 49 per cento Cisa Spa) subentrato alla sola Tradeco che non intende mollare la realizzazione concessa da Nichi Vendola e gli Enti territoriali, associazioni ambientaliste la contrastano, tutti sembrano aver dimenticato i rifiuti “tombati”.
Rinvenuti in una particella “sconvolta” dall’arrivo di migliaia di metri cubi di terreno sin dai primi lavori dopo la firma del contratto tra Vendola e l’Ati Tradeco-Cogeam. In particolare prima e dopo il primo sequestro da parte della procura di Trani in seguito ad anomalie riscontrate nel progetto. I rifiuti dalla Forestale sono stati scoperti all’inizio di giugno del 2014 e si è tentato da parte della Regione, altro paradosso, di farli passare per quelli urbani che in una emergenza il Comune di Spinazzola aveva fatto allocare, sempre alla Tradeco, temporaneamente nel 1995 nella cava di Grottelline. Società che per ordinanza sindacale aveva l’obbligo di rimuoverli quei rifiuti vent’anni fa.
Quanto scoperto dagli uomini della Forestale è purtroppo di ben altra natura, occultati sotto metri di terra li dove dalla documentazione fotografica risultava essere area libera. Grotteline è saga infinita caratterizzata dalla consegna del silenzio rotto solo quando a parlare dei rifiuti “tombati” ci si messo un cittadino recentemente scomparso, il quale denunciò la loro presenza alla “Gazzetta”. Da quelle rivelazioni segui una ricognizione dei carabinieri del Noe su mandato della Procura di Trani, i rifiuti non furono trovati e il testimone per questo dichiarato inattendibile. Poi sono saltati fuori con le indagini dell’antimafia di Bari. Gli uomini del Corpo Forestale hanno portato a termine il lavoro investigativo.
Le indagini hanno delineato un quadro chiaro della vicenda supportato da documentazione e rilievi trasmessi nelle mani del magistrato. Presto potrebbero giungere sue decisioni. Magari prima del cambiamento dei vertici regionali, date le imminenti elezioni del rinnovo del Consiglio, che su “Grottelline” comunque dovrà rispondere quanto meno politicamente per aver insistito nella sua trasformazione in immondezzaio.
Nonostante l’interesse archeologico, naturalistico, monumentale, paesaggistico del sito. Altra anomalia proveniente dalla Regione di questa vicenda il disinteresse continuo della commissione ambiente regionale presieduta da Filippo Caracciolo (Pd) sollecitata più volte con richiesta di una audizione sulle idoneità di Grottelline dal consigliere Ruggiero Mennea (Pd).
Grottelline “terra dei fuochi” se non è così qualcuno lo dimostri apertamente alla popolazione.

martedì 24 marzo 2015

Spinazzola Il manufatto è stato smontato durante i lavori di allestimento della Camera dei Deputati
IL COMITATO INNOCENZIANO ORA PUNTA AL RECUPERO DELLA FONTANA ABBANDONATA AI PIEDI DELL’AVENTINO
Tra gli obiettivi del Comitato Innocenziano (presieduto da Antonio Amendola), che sta curando le celebrazioni del IV centenario dalla nascita di Antonio Pignatelli (Spinazzola 13 marzo 1615-2015) salito al soglio pontificio il 12 luglio 1691 con in nome di Innocenzo XII vi è quello di chiedere per la città di Spinazzola la consegna dei frammenti di una fontana, voluta dal Papa, presente nell’ex Curia Apostolica, oggi Palazzo di Montecitorio. Questa venne smontata per dar corso ai lavori di costruzione della Camera su progetto dell’arch. Ernesto Basile e depositata nel 1908 ai piedi dell’Aventino per poi essere lasciata all’incuria del tempo. A stare a cuore il recupero di tale bene realizzato da uno dei maggiori architetti della Roma Barocca, Carlo Fontana, anche lo studio dell’arch. Francesco Brancaccio di Roma. Promotore quest’ultimo di un progetto caduto pare nel vuoto dopo aver cercato di sensibilizzare la Camera dei Deputati, che mira al recupero architettonico e funzionale della fontana.
Ad essere sottolineata oltre all’importanza culturale dell’intervento anche che questo servirebbe per dare maggiore decoro all’Aventino. Luogo indicato per la collocazione della fontana una volta restaurata e ricostruita li dove sono depositati i frammenti, di fronte all’edificio del San Michele (sempre realizzato da Innocenzo XII) sede del Ministero dei Beni Culturali. Anche Spinazzola ha tentato in passato senza ottenere successo, di ricevere quei marmi lasciati alle intemperie per riedificare l’opera del Fontana e collocarla con massima evidenza nella città natale di Innocenzo XII. Richiesta documenta da una corrispondenza intercorsa tra il Palazzo di Città è quelli di Roma a cui non ha fatto seguito nessun riscontro. Non è chiaro chi su quel bene eserciti la competenza e la piena disponibilità, se il ministero dei Beni Culturali affidato a Dario Franceschini, la Camera dei Deputati presidente Laura Boldrini, la Città di Roma e quindi il sindaco Ignazio Marino. Di certo da oltre un secolo la fontana fatta smontare dal Basile si trova ai piedi dell’Aventino lungo la via che costeggia il Tevere tra la Chiesa di Santa Maria (Bocca della Verità) e Piazza dell’Emporio.
L’affidamento a Spinazzola sarebbe davvero il più grande omaggio alla città che possa giungere dalla Capitale nel IV centenario dalla nascita di Antonio Pignatelli. Roma come altri luoghi d’Italia ed europei dove Papa Innocenzo XII ha svolto il suo apostolato ha concesso il suo patrocinio, così come la stessa Camera, la Regione Lazio alle celebrazioni per ricordare il “Papa dei poveri” che abolì il nepotismo e la simonia. Dopo l’oblìo e l’abbandono se se ne sa di più dell’opera di Carlo Fontana è solo grazie alla curata relazione dell’arch. Brancaccio il quale con i suoi collaboratori ha anche stilato una indagine storica redatta dell’arch. Roberta Lorusso dello Studio “Architettura e Urbanistica” di Roma. L’eventuale affidamento del bene a Spinazzola, richiesta non velleitaria, non è da considerarsi considerato l’interesse al recupero partito dalla sollecitazione dello studio professionale, una competizione tra due parti. Piuttosto a dover essere evidenziata è la uguale sensibilità fin qui non riscontrata in altri. L’immenso patrimonio italiano colpevolmente, vuoi per rinuncia, per mancanza di risorse, sovente è privo di tutela. Ad averne cura e recupero li dove lo Stato non interviene sono privati o fondazioni, per quest’opera si registrerebbe, e sarebbe questa una eccezione, il desiderio di farla tornare al suo splendore da parte di tutta una città. La cui istanza, di entrare in possesso del bene, potrebbe più per orgoglio che per campanilismo sicuramente coinvolgere i parlamentari tanto della Puglia che della Basilicata. In particolare quelli della Provincia Barletta-Andria-Trani che siedono a Montecitorio. Chissà forse anche ignari che il completamento del Palazzo Ludovisi nel 1691, oggi palazzo Montecitorio in cui ha sede della Camera, fu determinata dal Papa appena eletto nato a Spinazzola, città un tempo in Basilicata ora in Puglia.
Quel che è comunque auspicabile è che la fontana sia che venga ricostruita a Roma o a Spinazzola, almeno in questo IV centenario dalla nascita di Antonio Pignatelli lasci il deposito a cielo aperto a cui è stata condannata dopo 107 anni, troppi anche per i più indifferenti alla Storia e al patrimonio artistico italiano.
LA SCHEDA
Una ricerca storica dell’arch. Lorusso
Dalla ricerca storica dell’arch. Roberta Lorusso, qui in sintesi riportata, si apprende che: «appena eletto Papa Innocenzo XII stabilì che il Tribunale Apostolico sarebbe stato fatto convergere nel palazzo Ludovisi, incompiuto e rimasto abbandonato fin dalla morte di Innocenzo VIII Barberini. Il palazzo fu acquistato dalla Camera Apostolica per 30mila scudi, diventando proprietà dell’Ospizio Apostolico di San Michele. Gli adeguamenti dell’edificio, concepito da Gian Lorenzo Bernini vennero affidati all’arch. Carlo Fontana.
Questi presento il 16 ottobre 1694 al Papa tre proposte di progetto, solo il terzo trovò attuazione e prevedeva che il cortile interno era cinto da un muro circolare dotato di una nicchia sul cui asse principale il Fontana progettò una fontana a muro». Dalle cronache si apprende che non pochi tentarono di dissuadere il Papa dall’impresa e che vi furono diversi interventi dell’architetto per impedire che la realizzazione della fontana fosse svilita a tal punto da diventare “abietta”. La soluzione che coniugava risparmio e ragione estetica giunse dallo stesso Fontana il quale suggerì a Sua Santità di utilizzare una tazza (da lui stesso trovata) di granito nel Porto di Trajano: «e per fare un poco di mostra si poteva mettere in opra superiormente un’altra tazza di minor misura, che stava nel collegio germanico in potere de RR. PP. Gesuiti, che gli ne facevano dono, e con ponere lateralmente le due colonne di granito trovate nell’escavazione del terreno della Curia, dove senza dispendio si sarebbe disposto un adeguato ornato con poca spesa».
Innocenzo XII segui il suggerimento del Fontana e i lavori nel complesso si tennero dalla fine del 1694 mentre quelli relativi al cortile e alla fontana nel 1696.
Questa la cronologia: “il 13 giugno 1696, si ha notizia di una visita del Papa che “andò a Montecitorio a vedere le fabbriche che si fanno nella circonferenza della piazza per ridarla informa teatrale". Il 22 giugno 1696 la tazza in granito fu trasportarla dal Porto, due giorni dopo giunse a Roma”. Nei registri contabili dell'Ospizio Apostolico di San Michele il 4 luglio sono annotati pagamenti per lavori fatti alla fontana. Il 4 agosto 1696 questa venne portata a termine e il 15 agosto 1696: “giorno della Santissima Vergine si diede l'acqua alla presenza di sua santità, e fu così abbondante, che bastava a battezzare gì 'increduli oppositori contro il bene pubblico, e riuscì con molto giubilo del Papa, e piacere di tutta la corte”. 11 settembre 1696 la fontana è messa in opera nel cortile del palazzo: "la Santità di Nostro Signore, fu a vedere la nuova fontana molto magnifica che si è terminata nel palazzo di Montecitorio, che quel giorno per la prima volta scaturì l'acqua ". I cardinali protettori del San Michele il 6 settembre 1699 si recano a Montecitorio "per vedere se l'arme con l'iscrizione posta sopra la fontana stava bene, e l 'arme parve riuscisse un poco piccola, ma per altro restarono soddisfatti ". Ecco cosa recitava l’iscrizione, questa è tra i reperti posti sul lungotevere: INNOCENTIO XII P.O.M. HAC IN SEDE PLURA COMPLETO ORNAMENTUM URBIS TRIBUNALIA IN UNUM COLLECTA CENSUM IN HOSPITIIS PAUPERUM DE MAGNIFICENTIA JUSTITIA MISERICORDIA OPTIME MERITO". Con l'Unità d'Italia (1870) si presentò il problema dove accogliere la Camera dei Deputati ad essere scelto Montecitorio. Riporta l’arch. Roberta Lorusso: “nel febbraio 1871 venne approvato dal Ministero dei Lavori Pubblici il progetto dell'ingegner Cornetto e il 6 giugno 1872 il nuovo palazzo venne consegnato alla Camera del Deputati. La costruzione dell'aula comportò la copertura della fontana. Vista la natura pericolante dell'aula Cornetto nel 1897 si nominò una Commissione parlamentare allo scopo di preparare un concorso nazionale per la costruzione di un aula definitiva. In molti vi parteciparono ma non venne mai portato a termine. Nel marzo del 1902 l'architetto Basile venne incaricato di preparare il progetto per un nuovo palazzo e per una nuova aula da affiancare alla vecchia Curia Innocenziana. Il 24 febbraio 1904 venne presentato il progetto di massima, mentre il 30 giugno lo stesso Basile venne nominato direttore dei lavori. Nel gennaio 1908 iniziarono i lavori sotto la sorveglianza di una Commissione Reale e il 20 novembre del 1919 venne inaugurata la nuova aula. Il 1919 all'atto delle demolizioni per la costruzione del palazzo Basile la fontana viene smontata”. Successivamente non mancarono ipotesi di una sua nuova collocazione, poi il nulla. Solo nel 2003 la fontana viene ritrova, scomposta in elementi frammentari ed incompleti sul Lungotevere ai piedi dell'Aventino.

Fotografie gentilmente concesse da Padre Nicola Rosa

giovedì 26 febbraio 2015

SPINAZZOLA - ALLA SCOPERTA DELLA MURGIA
Economia prettamente agricola, ma si distingue nella produzione industriale di alta tecnologia esportata in tutto il mondo
Nell’area della città la presenza dell’uomo è testimoniata in forma stanziale almeno negli ultimi diecimila anni
UNA TERRA RICCA DI TESTIMONIANZE DI MOLTI MILLENNI FA DAL NEOLITICO ALL’ETÀ DEI METALLI
Spinazzola (circa 7000 abitanti) è a confine tra la Puglia e la Basilicata, conserva quasi integro il suo territorio ricco di storia, il suo paesaggio, le sue tradizioni che ben valgono un viaggio per scoprirla. La sua economia è prettamente agricola, si distingue nella produzione industriale dell’alta tecnologia esportata in tutto il mondo, nel manifatturiero e nell’artigianato.
Per i più è poco conosciuta anche per la non pratica viabilità e pochi collegamenti che comunque ne fanno il suo punto di forza poiché conserva la sua integrità. Il territorio ricade in parte nella Fossa premurgiana, incisa dal fiume Bradano che divide le Murge dall’Appennino Lucano che si congiungono con la Sella di Spinazzola. Terra dai colori cangianti il cui fascino comprende anche l’apparente desolazione.
A conquistare sono arboscelli, pietre, la pseudo steppa mediterranea, l’architettura rurale, la fauna e la flora. Le pietre degli jazzi, masserie, muretti a secco, sepolture hanno visto la mano dell’uomo nei millenni comporle in sculture del bisogno, per il riparo di se stessi e per le gregge permanenti o quelle giunte in transumanza. Armenti pronti per il pascolo tra pietre erose dal tempo, come seminate l’una vicino all’altra, contrapposte alle distese di verde interrotto dal rosso delle cave di bauxite, attestazione dell’archeologia mineraria. Pietre raccolte una per una da pastori mutati in contadini arsi e segnati nel volto dal sole per conquistare campi da far solcare agli aratri dove si seminano cereali.
La Murgia di Spinazzola si è composta 130 milioni di anni, nell’Era Secondaria, sedimentandosi nell’ultimo periodo Mesozoico, il Cretaceo, un reticolo sotterraneo testimonianza più vistosa del carsismo. In superficie l’azione erosiva dell’acqua nell’arco di migliaia di anni, di lotta fra gli elementi naturali, si percepisce nelle pietre aguzze abbracciate dalla pseudo steppa mediterranea dove fioriscono per incanto anche le orchidee.
A Spinazzola la presenza dell’uomo è testimoniata in forma stanziale almeno negli ultimi diecimila anni, dal Neolitico scoperto in località Grottelline, all’Età dei Metalli con le rarissime incisioni su roccia del riparo del Cavone a l’Età del Bronzo del villaggio più esteso dell’Italia meridionale presente sotto il pendio della Rocca del Garagnone. Ed ancora i Templari presenti nella testimonianza di masserie sparse su tutto il territorio di Spinazzola, a conferma del loro insediamento anche il primo ospedale a servizio del Cavalieri di ritorno dalla Terra Santa ubicato all’interno dell’abitato della città. Borgo antico che conserva tutto l’arco del medioevo e dove non pochi uomini illustri hanno dato prestigio alla città. Spinazzola è un parco archeologica esteso che narra della evoluzione dell’uomo e del suo mantenere l’equilibrio con l’ambiente.
IL TERRITORIO
UNA CITTÀ «CON VISTA» SUL PARCO RURALE

Il Parco nazionale rurale dell’Alta Murgia, previsto dalla legge 9 dicembre 1998, n. 426, è stato istituito nel 2004. Ha una superficie complessiva di 68mila ettari e il suo territorio interessa la Regione Puglia, la Provincia di Bari e quella di Barletta, Andria e Trani, le Comunità montane della Murgia Nord Occidentale e della Murgia Sud Orientale, e 13 Comuni tra cui Spinazzola.
La storia rurale del territorio del Parco Nazionale dell'Alta Murgia caratterizza le sue potenzialità.
Queste aree sono state per secoli teatro di una fiorente pastorizia sia stanziale che transumante. Si tratta di attività che hanno lasciato una notevole eredità di strade bianche, tratturi, carrari, strade interpoderali, tratturelli, sentieri che, nel complesso, creano un rilevante livello di interconnessione, praticamente esteso a tutta l’area del Parco.
Caratteristiche della zona spinazzolese sono le passeggiate agro ecologiche che consentono al visitatore di scoprire una terra nella quale natura, cultura, paesaggio, sapori e profumi sono parte di un sistema inscindibile.
SPINAZZOLA
Alla scoperta della Murgia
SOTTO IL SEGNO DI INNOCENZO XII

Il 2015 anno speciale per Spinazzola per le celebrazioni del IV centenario dalla nascita del figlio più illustre: Antonio Pignatelli (Spinazzola 13/3/1615-2015) salito al soglio pontificio con il nome di Innocenzo XII. La città è tra i nuovi percorsi religiosi, come confermato alla Borsa Internazionale del Turismo di Milano, anche per l’adesione alle iniziative del Comitato Innocenziano, presidente Antonio Amendola, istituito dal consiglio Comunale, sindaco Nicola Di Tullio, delle tante diocesi, archidiocesi e città italiane ed europee dove Innocenzo XII ha svolto il suo ministero di Vescovo e di diplomatico. Come compendiato dall’Arcivescovo della Diocesi Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti S.E. Giovanni Ricciuti nella sua richiesta del dono dell’indulgenza plenaria da vivere a Spinazzola durante tutto l’arco del 2015 sino a marzo 2016 al Cardinale Mauro Piacenza, Penitenziere Maggiore presso la Santa Sede: “il suo pontificato viene ancora oggi ricordato dagli storici per le riforme promosse nella Chiesa e nella Curia Romana, soprattutto per la lotta contro il nepotismo e la simonia, oltre che per opere di carattere civile, realizzate in favore della città di Roma (una su tutte, la costruzione del palazzo di Montecitorio) e dello Stato Pontificio. Egli, personalmente, fu un Papa amato dal popolo, poiché seppe unire alla sua indiscussa abilità e fermezza politica, frutti di lunga e proficua esperienza diplomatica, uno stile di vita semplice e parsimonioso, nonché un autentico e profondo amore per i poveri, verso i quali si prodigò ”. Il Comitato Innocenziano ha definito una serie di iniziative per valorizzare la figura del Papa e il territorio ai fini di proporlo come offerta turistica strutturata intorno al fascino di Papa Innocenzo XII. Tra le principali: il 12 marzo 2015 apertura dell’Anno Innocenziano. Il 13 giugno: Celebrazione in occasione della festa onomastica di Antonio Pignatelli. Il 14 luglio: Celebrazione in occasione dell’anniversario dell’Incoronazione di Innocenzo XII (15 luglio 1691). Dal 3 al 15 agosto: festeggiamento in onore di Maria SS. del Bosco, Patrona di Spinazzola, con riferimento esplicito alla figura del Papa, Successore di Pietro, Vicario di Cristo. Il 27 settembre 2015 anniversario della morte di Innocenzo XII (27 settembre 1700) e il 14 marzo 2016: Solenne Concelebrazione per la chiusura dell’Anno Innocenziano. Diversi i convegni in programma, significative mostre con documenti storici tratti dell’archivio della famiglia Pignatelli, tra i discendenti del Papa particolare legame con Spinazzola quello del principe Marzio Pignatelli. Nel corso dell’anno gemellaggio di Spinazzola con la città di Anzio dove Papa Innocenzo XII si adoperò per far costruire il porto che contribuì allo sviluppo di quella città. Poste Vaticane ha programmato l’emissione di un francobollo per ricordare la nascita di Papa Innocenzo XII.
Quanto è giunto di Papa Innocenzo XII ai giorni nostri? Molto, specie le sue opere e le riforme della Chiesa, l’attenzione all’uomo, il contrasto alle povertà, molte le analogie con Papa Francesco eletto il 13 marzo 2012. Tra le significative opere, poco conosciuta di Innocenzo XII, l’aver stabilito la convenzione dell’inizio del nuovo anno. Sebbene i suoi festeggiamenti risalgono alle popolazioni della Mesopotamia (II millennio a.C.) e in seguito ai Romani del II secolo a.C. sotto Giulio Cesare, e solo nel 46 a.C. entra in vigore il calendario “giuliano” (da Giulio Cesare), diviso in 365 (più uno ogni quattro), il Capodanno però non veniva celebrato ovunque la notte del 31 dicembre. A stabilirne la data il 1691 proprio papa Innocenzo XII il quale emendò per sempre il calendario “giuliano” che da allora sì è adottato quasi in tutta Europa, anche se solo tempo dopo è diventato convenzione per tutti.
LA STORIA
TANTI POPOLI E UN GRANDE PAPA

Spinazzola sorge all'estremo lembo della provincia di Bari, ai piedi delle Murge pugliesi, su un territorio collinare di circa 18.000 ettari e si estende per circa Km. 23 di lunghezza e Km. 9 di larghezza, a 435 metri sul livello del mare. Non è possibile dare una data certa alla nascita di Spinazzola perchè vi sono poche testimonianze su questo punto, ma si può affermare che l'insediamento urbano della città si sia sviluppato attorno a una Statio Romana per il rifornimento delle milizie, posta sulla Via Appia tra Venosa e Blera (l'odierna Gravina in Puglia) e denominata Ad Pinum. Nei secoli ha subito numerose influenze: oltre ai Saraceni Spinazzola anche quella di molti dominatori passando dai Normanni D'Altavilla fino al viceregno spagnolo. Dopo il periodo degli Altavilla fu il periodo degli Svevi e quindi di Federico II.
Alla fine del periodo Svevo subirono l’influenza degli Angioini , poi degli Aragonesi. Durante il viceregno spagnolo Spinazzola è dominata dai Marchesi Pignatelli e diviene feudo. Questo è un periodo florido che registra l’espansione del centro abitato e della popolazione: è anche il periodo che vede Spinazzola dare i Natali ad un altro eminente personaggio:Antonio Pignatelli nato nel 1615, eletto Pontefice il 12 luglio 1691 con il nome di Papa innocenzo XII.

domenica 18 gennaio 2015

Non è chiaro se siamo state recepite le osservazioni del Comune di Spinazzola per salvaguardare la zona
NEL PIANO REGIONALE GROTTELLINE E’ SITO DI DISCARICA O DA TUTELARE?

di Cosimo Forina
Spinazzola-Dopo il trionfalismo a reti unificate per il Piano Paesaggistico partorito dall’assessore alla qualità del territorio Angela Barbanente presentato dal governatore Nichi Vendola al Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, primo in Italia secondo le fonti ministeriali, qualche domanda è d’uopo. E quella che più di altre sta suscitando perplessità è: “che fine hanno fatto le osservazioni al Piano Paesaggistico relative al sito di “Grottelline” presentate dal Comune di Spinazzola che chiedeva la sua salvaguardia?” In pratica il Piano della Barbanente riporta le cave di “Grottelline” ed il sito nelle sue tavole esplicative come “discarica” mentre l’amministrazione Comunale ha impugnato non solo tale individuazione ma con delibera di consiglio Comunale, nei termini stabiliti dalla stessa Regione, ha evidenziando le peculiarità dell’area sottolineandone la sua valenza storica, naturalistica, archeologico, paesaggistica che sono state ignorate dal documento regionale. Il sindaco Nicola Di Tullio ha affermato alla “Gazzetta” che le osservazioni votate dal consiglio Comunale non sono mai state oggetto di analisi ed a sentire la necessità di capirne di più anche il consigliere regionale Ruggiero Mennea schierato contro la discarica a Spinazzola. Mentre Francesco Tarantini di Legambiente, già promotore di altre osservazioni in ambito di conferenza di servizio sul progetto e variante della discarica che si vuole costruire a Grottelline affidata da Nichi Vendola all’Ati Tradeco-Cogeam, pur dicendosi soddisfatto del varo del Piano Paesaggistico non ha escluso di attivarsi per far presentare una interrogazione urgente nei confronti della Barbanente e Vendola: “per capire che fine hanno fatto le osservazioni del Comune di Spinazzola”. Cosa veniva eccepito? Come primo punto, una maggiore valutazione specifica della struttura idrogeomorfologica del sito, per i suoi solchi erosivi di natura carsica, lame, dovuti all’azione naturale di corsi d’acqua di natura episodica. Altro punto rilevante: “la struttura ecosistemica e ambientale”. Il consiglio Comunale osservava che l’area di “Grottelline”: “benché esterna al SIC/ZPS “Murgia Alta”, rientra tuttavia in un ambito di transizione delle aree substeppiche più vaste d’Italia. Permettendo un interscambio tra quelle naturali dell’altopiano murgiano e quelle del versante bradanico”. Terza osservazione: “la struttura antropica e storico-culturale”. Questa comprende l’arco temporale significativo con testimonianze peculiari nei periodi, neolitico, bizantino,normanno-svevo e non solo. La documentazione prodotta in questo caso alla regione comprendeva i vincoli archeologici del sito neolitico scoperto dall’Università di Pisa, nonché la segnalazione in sede dei beni culturali del Documento Preliminare del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia Barletta-Andria-Trani. E qui l’elenco si fa nutrito: presenza di grotte antropiche, la chiesa rupestre a croce greca con cinque absidi, la masseria “Salomone” di pregevole architettura risalente ai secoli XVI-XVII, il Casale di Grottellini, possedimento dei Templari documentato sin dal 1197, costituito da una costruzione centrale, ubicata nel territorio di Poggiorsini, circondata da innumerevoli grotte che concorrono sin al limite della cava che si vuole destinare a discarica alla funzionalità della struttura. Gli ulteriori contesti paesaggistici non contemplati dal Piano della Barbanente sono stati inviati in Regione con gli elaborati grafici, disponibili anche in formato shapeflile, con specifica ubicazione delle strutture descrittive dei caratteri del paesaggio. A tutto questo si aggiunge l’accertata nidificazione nell’area del falco lanario e la presenza di numerose altre specie di fauna e flora di notevole interesse. Nichi Vendola auspicando che la prossima amministrazione regionale faccia proprie le scelte politiche ed esperienze come quella del Piano Paesaggistico, dopo il compiacimento del ministro Franceschini ha cosi commentato: "Nell'Italia del fango, degli eventi meteorologici estremi, della vulnerabilità di un territorio che è ferito mille volte, noi proviamo a voltare pagina e diamo un buon esempio a tutta l'Italia". Se magari vorrà far sapere che fine hanno fatto le osservazioni del Comune di Spinazzola, e quindi quale Piano Paesaggistico è stato portato alla firma del Ministro Franceschini, non sarebbe di certo un male.