mercoledì 7 marzo 2012


AMBIENTE ED ENERGIA
L’INVASIONE DEL TERRITORIO
LA SUPERFICIE
La centrale elettrica, se realizzata, coprirà un’area vasta dai 60mila ai 75mila metri quadri di territorio agricolo
PASSAGGI DI MANO
L’ultimo episodio riguarda i dubbi sulle modalità di realizzazione e cessione delle stazioni elettriche a Terna
Stazione elettrica un’opera discussa
Spinazzola, sul «caso» interrogazione dei radicali
Se qualcuno pensa che Spinazzola, 7000 abitanti, sia un luogo noioso, si sbaglia e di grosso. Perché quello che succede qui ormai da tempo finisce puntualmente all’attenzione di governo e magistratura. L’ultimo episodio riguarda i dubbi sulle modalità di realizzazione e cessione delle stazioni elettriche a Terna finalizzate all’allacciamento degli impianti delle fonti rinnovabili eolico-fotovoltaico, opere a forte impatto ambientale che occupano di circa 70 mila metri quadri. A volerci vedere chiaro il gruppo dei parlamentari radicali Elisabetta Zamparutti, Marco Beltrandi, Rita Bernardini, Maria Antonietta Farina Coscioni,Matteo Mecacci e Maurizio Turco, i quali hanno presentato una lunga e dettagliata interrogazione con la quale citano una serie di casi che riguardano in particolare la Puglia (Spinazzola), la Basilicata (Montemilone) e la Campania (Montesano)».
IL CASO SPINAZZOLA
Scrivono i parlamentari: «La richiesta partita dall’Ag rienergy di Bari s.r.l. la Regione nel rilasciare l’autorizzazione unica per un impianto fotovoltaico di circa 10 mega watt (9,936 mega watt) alla società, autorizzazione poi annullata in autotutela, poi ritornata efficace e oggi nuovamente in fase di riesame da parte della Regione (fatti di cui si è occupata in passato anche la “Gazzetta” riportando le denunce dei proprietari dei terreni coinvolti ndr) ha autorizzato anche la stazione elettrica di Terna in agro di Spinazzola (capacità di 1000 mega watt), per il collegamento sulla linea ad altissima tensione 380 kV denominata «Matera- Bisaccia», ex «Matera-S.Sofia. Tale stazione occuperebbe 75.000 metri quadrati, più le opere accessorie, in un ambiente agricolo». Da quanto raccolto dagli interroganti, questa stazione non servirà per gli impianti dell’Agrienergy ma piuttosto sarà funzionale ad almeno 18 impianti da fonte rinnovabile per i quali è stato rilasciato il preventivo di connessione. «L'autorizzazione della Regione, proseguono nel testo i radicali, è stata rilasciata nonostante fossero emerse irregolarità paesaggistiche ed ambientali, irregolarità nella procedura espropriativa, varianti progettuali mai autorizzate, parere contrario da parte della Soprintendenza (settembre 2011) e dichiarazione da parte di un dirigente Terna (dott. Evaristo Bartolomeo) non corrispondente a realtà nella parte in cui afferma che la società Terna “nell’ambito dei suoi compiti istituzionali e del vigente programma di sviluppo della Rete di Trasmissione Nazionale, approvato dal Ministero per lo sviluppo economico, ha in progetto la realizzazione di una nuova stazione elettrica di trasformazione 380/150 kV nel Comune di Spinazzola”».
LE CONTRADDIZIONI DEL PIANO
Ancora. Per i parlamentari, «in realtà, si sottolinea, il piano di sviluppo vigente all’epoca dell’autorizzazione (PdS 2009) non prevedeva alcuna stazione elettrica a Spinazzola, che non è presente neppure nei piani di sviluppo successivamente approvati, ma solo nella successiva proposta al piano di sviluppo 2011 della Rtn. In tale proposta, a pagina 124 nella sezione “Nuove esigenze di sviluppo rete”, la società Terna cita la stazione elettrica di Spinazzola ed afferma che “in data 30 settembre 2010 è stato emesso dal Ministero dello sviluppo economico il decreto autorizzativo alla costruzione di Spinazzola”. Il Ministero dello sviluppo economico - tuttavia non avrebbe potuto mai emettere il decreto autorizzativi della stazione elettrica di Spinazzola assente in un piano di sviluppo approvato dallo stesso Ministero. Per i radicali, «questo è il modo in cui le mega stazioni elettriche di Terna non passano il vaglio che deriverebbe da un inserimento nel piano di sviluppo e vedono la Regione rilasciare autorizzazioni in via surrettizia che preoccupano particolarmente per quanto riguarda la Puglia dove le stazioni di Terna previste nella regione sono almeno 23. Nella proposta del piano di sviluppo 2011, la stazione elettrica di Spinazzola viene presentata come un’opera che “consentirà la connessione degli impianti fotovoltaici locali” e nulla dice circa gli impianti eolici. Nello stesso allegato al Piano di sviluppo 2011 «connessioni alla Rete nazionale», riportante tutte le connessioni pervenute nel 2010, si citano solo 2 impianti fotovoltaici dell’Agrienergy di Bari S.r.l. e della Solare di Minervino s.r.l., e nessuno degli impianti eolici citati che hanno comunque avuto il rilascio del preventivo di connessione entro il 2010».
MEGAIMPIANTI E FINANZIAMENTI
Qual è la situazione, secondo i parlamentari? Ad oggi risulta che «nessun impianto fotovoltaico, con connessione all’ipotetica stazione di Spinazzola, è stato realizzato e, in base alla chiusura del registro per i megaimpianti fotovoltaici da parte del GSE, è realistico pensare che nessuno dei mega-impianti fotovoltaici verrà mai realizzato, per impossibilità di accedere agli incentivi statali. Da ciò deriverebbe l’inutilità della stessa».
SPINAZZOLA LA RICHIESTA DEI PARLAMENTARI AI DIVERSI MINISTERI COMPETENTI
Impianti autorizzati oppure no un enigma tutto da chiarire
Cosa chiedono i parlamentari al presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro per i beni e le attività culturali? Vogliono sapere «se sia vero quanto riferito nella loro interrogazione, in particolare se le stazioni siano state autorizzate o in corso di autorizzazione, nonostante siano assenti dal piano di sviluppo e quindi non siano state oggetto di preventiva autorizzazione da parte del Ministro dello sviluppo economico. Se si possa considerare valido l'iter autorizzativi delle stazioni citate nella interrogazione per il solo fatto che la stazione elettrica sia solo nominalmente menzionata nei preventivi di connessione rilasciati da Terna agli impianti, posto che appare agli interroganti un modo surrettizio quello di far presentare in regione dalla società proponente l'impianto anche il progetto relativo alla stazione».
E poi: «Ritiene il governo di inviare con la massima urgenza un'ispezione del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente al fine di accertare quanto rappresentato circa l'operato di Terna in Basilicata, Puglia e Campania, segnalando le eventuali violazioni di legge all'autorità giudiziaria per i seguiti di competenza»?. Ancora: «Come intende il governo rafforzare, anche rispetto al pregresso, la tutela dell'ambiente e del paesaggio conformemente a quanto richiesto dalle direttive della Commissione europea che più volte hanno ribadito la necessità e l'urgenza di innalzare il livello di attenzione per le ricadute ambientali e paesaggistiche in merito alla costruzione delle infrastrutture energetiche nonché dal Protocollo sull'efficienza energetica e sugli aspetti ambientali correlati (entrato in vigore il 16 aprile 1998)»?. Domanda conclusiva: «Come intende il governo affrontare quello che appare agli interroganti l'anomalo ed inquietante proliferare di mega-stazioni elettriche di Terna Spa nella regione Puglia, ciascuna delle quali ricopre, puntualmente, decine di migliaia di metri quadrati di superficie di terreno agricolo ad alta produttività, in contesti estranei a qualunque tipo di attività economica industriale come quella che si vuole realizzare?».

venerdì 2 marzo 2012

AMBIENTE E TUTELA
IL RISCHIO INQUINAMENTO
RIFIUTI LIQUIDI
«L’acqua piovana non potrà essere convogliata nel canale Capodaqua»: la diffida è arrivata dall’Ente per lo Sviluppo
Ma dove saranno smaltite le acque della discarica?
Spinazzola, la pioggia ha allagato le cave di Grottelline
di Cosimo Forina
«L’acqua piovana accumulatesi nella zona già coibentata ed in altre della cava di “Grottelline” destinata a discarica per l’Ato Ba/4, data in gestione dalla Regione, Nichi Vendola, per 17 anni all’Ati Tradeco-Gogeam, la prima azienda del patron dei rifiuti in Puglia Carlo Dante Columella, la seconda vede socia di maggioranza la famiglia della presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, non potrà essere smaltita nel canale “Capodacqua ”». A sostenerlo l’Ente per lo Sviluppo dell’Irrigazione e la Trasformazione Fondiaria in Puglia, Lucania e Irpinia. L’intervento dell’Ente, direttore generale Stefano Zoccali, è scaturito dopo la pubblicazione della notizia apparsa sulla “Gazzetta” inerente una richiesta avanzata dalla società Tradeco srl il 28 luglio 2011 alla Provincia Barletta- Andria-Trani, che a tale proposito ha interpellato l’Arpa, su «smaltimento nel canale Capodacqua di acque piovane accumulatesi nel sito interessato dalle operazioni di costruzione dell’impianto di biostabilizzazione ed opere connesse». Il sollecito alla sospensiva di ogni autorizzazione alla scarico, di cui sarà data comunicazione anche al prefetto Carlo Sessa, scaturirebbe da questa motivazione: «l’Ente è gestore della diga “Serra del Corvo” sul torrente Basentello e le acque del canale Capodacqua sfociano nell’invaso. La disposizione precauzionale viene ritenuta necessaria al fine di preservare l’invaso da possibili fonti di inquinamento con conseguente moria della fauna ittica ed il rischio di apporto di elementi inquinanti in acque destinate alla distribuzione irrigua». Nell’ambito della risposta della Provincia, settore Ambiente, firmata dal funzionario Emiliano Pierelli e dal dirigente Vito Bruno fatta pervenire alla Tradeco, al Comune di Spinazzola, al dirigente responsabile ing.Giuseppe Gravina del dipartimento Provinciale Arpa Puglia di Bari, nonché al procuratore della Repubblica Michele Ruggiero del Tribunale di Trani, datata 5 dicembre 2011, viene specificato: «condividendo quanto indicato dal Dipartimento provinciale Bat dell’Arpa Puglia, lo scrivente settore, ritiene che la società istante (la Tradeco,ndr), qualora intenda richiedere l’autorizzazione allo scarico delle acque piovane di cui trattasi, debba dotare il bacino di accumulo di un “sistema stabile di collettamento” e relativo pozzetto di ispezione e prelievo campioni e conseguentemente richiedere l’apposita autorizzazione allo scarico, presentando formale istanza munita di tutta la documentazione tecnico-descrittiva necessaria all’espletamento della relativa attività istruttoria». Ed ancora: «qualora, invece, la società intenda adottare modalità diverse, si ritiene che le acque da conferire siano da considerare “rifiuto liquido” e pertanto soggette alle norme di smaltimento». Ma cosa sorprende in questa ennesima storia su “Grottelline”? Sempre nella missiva partita dalla Provincia si fa riferimento ad un sollecito avanzato dalla Tradeco, in cui sarebbe stato allegato il nulla osta tecnico a riversare le acque piovane nel canale “Capodacqua” rilasciato dal Consorzio di Bonifica Terre d’Apulia, mentre ora si apprende la netta contrarietà motivata dell’Ente per lo Sviluppo dell’Irrigazione. Le abbondanti piogge dei mesi scorsi hanno messo in evidenza come l’acqua ha di fatto invaso le cave che si vogliono destinate a discarica ponendo un problema di criticità idrogeologica dell’area. Come di già era stato sostenuto dal Comune di Poggiorsini, città a confine con “Grottelline ” contrario all’insediamento dell’immondezzaio, in una relazione inviata alla Regione e alla Procura di Trani. Ed in particolare proprio della zona coibentata che corrisponde in parte alla ormai famosa particella 144 esclusa inizialmente dalla procedura VIA del progetto approvato in Regione, riapparsa in sede di esproprio, origine del primo sequestro da parte della Procura di Trani. Ma non solo. Mentre non sorprende l’attivazione dell’Ente per lo Sviluppo dell’Irrigazione, non si registra nessuna azione da parte dell’ufficio tecnico comunale che avrebbe dovuto effettuare almeno un sopralluogo.