lunedì 22 luglio 2013

L’ITALIA DEGLI SPRECHI
Un “caso” esemplare
QUATTRO CARTELLE FITTE
L’ex presidente della Regione Lazio chiede al ministero della Giustizia la rapida riapertura del carcere murgiano.
LA VALUTAZIONE DELL’UGL
L’interrogazione smaschera le molteplici contraddizioni che volevano il carcere di Spinazzola bollato come “antieconomico”
UNA CHIUSURA CON TANTI INTERROGATIVI
Carcere di Spinazzola, sullo “scippo” interviene anche l’on. Renata Polverini
di Cosimo Forina
Spinazzola: Riflettori tutt’altro che spenti sull’ex Istituto Penitenziario di Spinazzola, smembrato e scippato alla città, più propriamente al territorio della Provincia Barletta-Andria-Trani, dal decreto del 16 giugno 2011 dell'ex Guardasigilli Angelino Alfano. Lo scorso 17 luglio è stata presentata un’articolata interrogazione parlamentare (Atto Camera 4/01315), quattro fitte cartelle, dell’On. Renata Polverini (Pdl), già presidente della Regione Lazio. Con cui si chiede al ministero della Giustizia la rapida riapertura del carcere murgiano. La parlamentare in sostanza, rivolgendosi al ministero, smonta ad una ad una tutte le eccezioni sollevate dai tecnici del Dap che sancirono la non riapertura del carcere, nonostante fosse sopraggiunto il ripensamento dallo stesso ministero per mezzo del capo Dap Franco Ionta. Il quale in data 26 ottobre 2011, audito dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori in campo sanitario, avrebbe confermato l'intenzione dell'amministrazione penitenziaria di riaprire il carcere di Spinazzola. Nell’interrogazione altresì viene sottolineato che: “in data 14 febbraio 2012, nella seduta n.585, l'onorevole Benedetto Francesco Fucci ha presentato l'ordine del giorno n. 9/4909/13, invitando il Governo Monti «a valutare l'opportunità di approvare definitivamente la proposta del DAP per la riapertura del carcere di Spinazzola, nella consapevolezza che esso possa offrire un contributo significativo alla più complessiva opera del Governo per dare soluzione al problema del sovraffollamento detentivo nel nostro Paese». “Il Governo, marca la Polverini, ha approvato l'ordine del giorno testé citato, ma ha disatteso l'impegno assunto di fronte alle Camere, tant’è che la struttura penitenziaria non solo resta chiusa e abbandonata a se stessa ma l'amministrazione penitenziaria ha provveduto quasi immediatamente a recuperare dal carcere tutti i beni mobili ivi presenti, destinandoli ad altre strutture limitrofe, come se il penitenziario fosse un cadavere da cui recuperare ogni possibile organo riutilizzabile. Per cercare di giustificare l'impossibilità di addivenire alla riapertura del carcere di Spinazzola”. L’interrogazione smaschera le molteplici contraddizioni che volevano il carcere di Spinazzola bollato come “antieconomico”, riproponendo il percorso di logica, più volte sostenuto dal sindacato Ugl Polizia Penitenziaria per tramite del suo segretario aggiunto Vincenzo Lamonaca. Con il quale non solo si è sempre ritenuto il carcere di Spinazzola è idoneo e necessario, ma indicato, per la sua eccellenza come gestibile anche con l’impiego di pochi uomini in più di Polizia Penitenziaria “un'implementazione di appena quindici unità”. Questa ennesima interrogazione parlamentare porta a porsi alcune domande, tra le altre: cosa nasconde la frettolosa chiusura del carcere di Spinazzola e perché lo si “smembrato” in tutta fretta? A chi tutto questo ha portato giovamento? La Polverini su tanto non va poi per il sottile e a fronte di quello che è la realtà delle carceri italiane, sovraffollamento che hanno portato alla condanna dell’Italia da parte della Corte di Strasburgo nelle sue conclusioni nel definire il carcere di Spinazzola lo indica come: “vero e proprio gioiellino dell'amministrazione penitenziaria” chiedendone la sua immediata riapertura. Ricordando come l’istituto specializzato nell'accoglienza e trattamento di detenuti sexual offender di Spinazzola era stato evidenziato in positivo addirittura dalla Corte dei Conti (delibera Corte Conti 11/2012/G del 27 settembre 2012, pag. 40, nota 34).
LA RELAZIONE DEI PERITI SMONTATA “TRA ANOMALIE LACUNE E CONTRADDIZIONI”
Ecco come l’On. Polverini ha smontato la relazione dei periti definita: “caratterizzata da contraddizioni, lacune e anomalie”. I tecnici chiamati a valutare l’idoneità strutturale del carcere facendosi prendere la mano avevano sollevato come prima eccezione la distanza di Spinazzola dal Tribunale di riferimento (Trani). Omettendo che nella stessa condizione si trovano gli istituti di Turi, Altamura o San Severo. Quindi perché chiudere solo Spinazzola? Sulle carenze strutturali e sanitarie sollevate, la parlamentare le indica come “superabili” attingendo alla circolare del DAP 25 novembre 2011 recante le nuove modalità di esecuzione della pena. Per la gestione del carcere anche una proposta concreta: “la soluzione operativa per la riapertura del carcere di Spinazzola potrebbe essere proprio la sua qualificazione quale struttura riservata ad utenti con basso indice di pericolosità e problematiche sanitarie di basso profilo, conciliabili, quindi, con le necessità organiche della polizia penitenziaria”. Se anche per le altre carceri valesse il principio di zelo con cui è stata redatta la relazione dei tecnici giunti a Spinazzola a dover essere chiusi diversi istituti penitenziari. A partire da Altamura, Lauro in Campania, la casa di reclusione femminile di Trani, la zona uffici degli istituti penitenziari di Trani e persino il carcere di Santa Maria Capua Vetere. Solo per fare alcuni esempi riportati nell’interrogazione. Un giallo che rasenta il ridicolo. I tecnici avevano sottolineato come nella struttura di Spinazzola erano assenti “tutti gli arredi/apparecchiature necessari sia nei vari ambienti, che nelle camere detentive”. E per forza! “In effetti, scrive la Polverini, prima che l'istituto fosse chiuso, esso ne era dotato. Basterebbe disporre il ripristino dello status quo ante, a meno che l'amministrazione penitenziaria, non abbia contezza della distribuzione/allocazione dei beni in questione, essendo «più comodo» sostenere che tutti i beni mancanti vadano ricomprati. Proprio su tale vicenda la stampa locale ha più volte chiesto spiegazioni, parlando del «sacco del carcere di Spinazzola», spogliato in meno di un mese, forse per impedirne la riapertura”. “Stessa contraddizione, aggiunge la Polverini, per la mancanza della macchina a raggi «X» per il controllo pacchi”. Ma veniamo alla capienza tollerabile dell'istituto. “Il PRAP, l'ha stimata in tre detenuti per cella, mentre il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria l'ha ridotta a due. Infatti, la stessa relazione tecnica prima afferma che non sarebbe contrastante con la giurisprudenza CEDU la collocazione di tre detenuti per camera, avendo comunque gli utenti più di tre metri quadrati a testa, poi, ritiene ragionevole assegnarne due, in un contesto penitenziario come quello italiano dove i detenuti sono stipati in modo inumano e degradante. La relazione non tiene conto di quella giurisprudenza CEDU che valorizza i cosiddetti effetti cumulativi, bilanciando così fattori positivi e negativi, rilevabili nelle strutture carcerarie. In tal senso, il carcere di Spinazzola rimesso in pristino a regime aperto e con sorveglianza dinamica, eliminerebbe ogni possibile censura ai sensi dell'articolo 3 CEDU, visto che i detenuti limiterebbero la loro presenza in cella al solo pernottamento, come previsto dall'ordinamento penitenziario. Peraltro, come affermato da Mauro Palma, Presidente del comitato di prevenzione per la tortura, sarebbe preferibile avere detenuti con a disposizione 2,9 metri quadrati a testa, ma in «regime aperto», piuttosto che 3,1 metri quadrati, ma chiusi in cella 20 ore su 24. “Le carenze strutturali, conclude la Polverini, evidenziate dai tecnici del DAP non appaiono invincibili, anzi sovente sembrano pretestuose; la medesima soluzione proposta dall'UGL polizia penitenziaria per il mantenimento in funzione dell'istituto di Spinazzola, prima che esso fosse chiuso, è stata avanzata dall'amministrazione penitenziaria per scongiurare la chiusura dell'istituto (gemello) di Altamura”. Siamo lontani dal conoscere la verità sulla chiusura del carcere di Spinazzola? Forse no, se il Governo questa volta, con tempestività e trasparenza, risponderà a questa ennesima interrogazione sul caso. Altrimenti resterà il sapore della beffa.