giovedì 24 settembre 2020

 CIAO ANTONIO OVUNQUE TU SIA


La vita di chi ci ha lasciato non è finita: continua in coloro che lo hanno amato, perché l'amore è l'essenza stessa della vita. 

Possiamo affermare che questo sentire comune ha una sua conferma ed è rappresentata da chi ha fatto dono della sua vita per amore verso gli altri e da chi – avendo ricevuto quell’amore tanto da vedere la propria vita salvata - sente riconoscenza per il suo benefattore.

Il 27 settembre 2020 ricorre il venticinquesimo anniversario dalla scomparsa di Antonio Cicorella, fondatore ed animatore a Spinazzola dell’Associazione “Insieme”.

Un tempo trascorso, 25 anni, pari ad una generazione. Ed è proprio alle nuove generazioni che è giusto tramandare il ricordo di quest’Uomo.


Antonio ha amato e creduto nel riscatto possibile di ogni persona ponendosi a servizio degli altri, “incarnando”, pur nella propria sofferenza, che vincere la droga è possibile ed è possibile ritornare ad essere uomini liberi anche affrontando la morte.

Oggi, entrando in città dalla strada che giunge da Gravina, il primo cartello che si incrocia indica “via Antonio Cicorella” e percorrendola si raggiunge una abitazione che porta lo stesso nome.

Qui tra il 1992 e il 1995 Antonio, pur consapevole di essere affetto da un male a quei tempi incurabile, ha accolto e sostenuto 110 ragazzi caduti nella spirale della droga ridando loro il senso della vita.

Non un eroe ma un esempio, scaturito dal desiderio di restituire ad altri quello che lui aveva ricevuto nella Comunità Incontro di don Pierino Gelmini. Era ritornato a Spinazzola dopo il Natale del 1990 e così da emarginato - per la sua passata dipendenza - era diventato protagonista della sua vita e di quella degli altri.

Il nome di Antonio Cicorella è stato iscritto nella Storia Patria come Maestro di vita.


Antonio ha dimostrato che dalla droga, da ogni droga è possibile uscire ritornando alla piena consapevolezza di sé liberandosi dalla repressione esercitata dalla sostanza, dalla cultura dello sballo che distrugge ogni capacità di esistenza alterando la realtà. 

Durante i pochi anni in cui Antonio Cicorella ha guidato il centro di accoglienza il suo cammino  è stato risoluto: i ragazzi di allora, oggi uomini a pieno titolo inseriti nella società, non hanno mai dimenticato l’aiuto ricevuto tanto da chiamare i propri figli, come segno di riconoscenza, con il nome di Antonio.

Qual è il messaggio trasmesso da Antonio a chi giungeva dalla strada con le braccia segnate dall’abuso delle sostanze? Perseguire un obiettivo: tornare ad essere persone capaci di recuperare un rapporto con se stessi e con gli altri partendo dall’amore per la vita. Un amore che, rivelando tutto il proprio egoismo e la propria fragilità, era andato perduto perchè cercato nel finto piacere “offerto” dalla sostanza e che aveva finito per imprigionare ogni affetto ed esistenza.

É così che la droga - diventando un assoluto - finisce per mortificare affetti, sentimenti, esistenza.

Un lungo cammino quello per tornare a essere persone libere, dove il sacrificio, spesso l’idea di non farcela, le lacrime a segnare il volto, il richiamo della sostanza, il senso di colpa del proprio passato trovano argine allo sconforto nell’attenzione all’uomo.

“Credere nell’uomo nonostante tutto”: è questo uno degli insegnamenti che la Comunità Incontro continua a trasmettere anche dopo la morte del suo fondatore don Pierino Gelmini sin dal momento dell’accoglienza.

Ed Antonio Cicorella aveva fatto dell’accoglienza del dolore altrui la sfida per il recupero del sorriso, per il ritorno all’abbraccio liberatorio di chi non riconosceva più come persona amata quanti si erano perduti nella spirale della droga.


Dopo l’uscita del mio libro “Antonio. Storia di un uomo” nel 2003,  le amministrazioni comunali di Spinazzola, Minervino Murge e Canosa di Puglia con il Piano di zona, riconoscendo quanto avviato da Antonio Cicorella in suo nome, hanno deciso di ristrutturare con un finanziamento pubblico il centro di accoglienza e di corredarlo di ogni necessità.

Poi inspiegabilmente l’abbandono della struttura, il nulla, da diversi, troppi anni.

Questo accade mentre purtroppo nelle stesse città le droghe tra i giovani e la ludopatia (dipendenza dal gioco) continuano a mietere vittime e ad imprigionare, condizionando affetti e famiglie.

Antonio Cicorella è stato testimone di riscatto, ma anche monito a non cedere alle sostanze, ad ogni droga. Ha incarnato l'invito a difendere fino all’estremo sacrificio la pienezza della vita.

L’auspicio è che nella ricorrenza dei 25 anni al suo ritorno alla praterie celesti si possa vedere riaperto il centro di accoglienza da lui fondato e che porta il suo nome.

Un edificio in passato indentificato nel patrimonio della città come “ex Lazzaretto”, luogo di disperazione e di morte, trasformato poi da Antonio Cicorella in casa di speranza e di vita.

Non è sufficiente aver dedicato a lui per futura memoria il nome di una strada. L’eredità morale lasciata da Antonio è quella di dare risposte alla voce degli ultimi. Lui lo aveva fatto anche con una testimonianza di fede, la quinta marcia come amava definirla, ponendosi a servizio dell’uomo, qualunque uomo nonostante tutto.

 


giovedì 17 settembre 2020

Non farti ingannare difendi la Costituzione e il diritto ad essere rappresentato senza rinunciare alla Democrazia. Resta cittadino di questa Repubblica nata dalla Resistenza antifascista e non suddito. 

Hai ancora una testa pensante non dimenticarlo



mercoledì 2 settembre 2020



“Cronaca di un giornalista in provincia” sottotitola Il caso Grottelline di Cosimo Forina del giugno 2020. Ma il libro non è soltanto la cronaca di trent’anni di vita di un uomo e di una comunità intorno a cui ruota, per estensione, una pesante vicenda: si tratta soprattutto di un pezzo di storia della nostra realtà locale che finisce inevitabilmente per attraversare la complessità di alcuni problemi e vicende che investono il nostro Paese e che, per estensione, da particolari diventano generali, esemplificano, cioè, proprio a partire dalla loro peculiarità, modelli di gestione e di esercizio del rapporto governanti-governati, istituzioni-economia-società civile che il libro struttura con metodo di indagine storiografica e con attenzione al lavoro dello storico che di quell’indagine si fa portavoce ed interprete. Trent’anni di vita di un uomo che intrecciano altre vite, altri uomini e donne, trent’anni di vita intorno ad un luogo affascinante e per taluni versi misterioso, luogo di deposito della memoria che ha rischiato di essere usato come luogo di deposito della monnezza: un sito di sicuro interesse archeologico, storico, naturalistico a una manciata di chilometri fra Spinazzola e Poggiorsini, testimone non tanto silenzioso del passaggio millenario dell’Uomo, dal
Neolitico al Medioevo, fra chiesa rupestre a cinque absidi (una rarità), testimonianze di graffiti precristiani, il Casale che attesta la presenza dei Templari, la Masseria Salomone del XVI secolo, sotto la Via Appia, sopra il volteggiare maestoso del falco lanario, specie protetta e preziosissima.
Il libro racconta questa storia millenaria che attraversa i secoli e le coscienze, ma su questa storia ricostruisce una storia più recente, i trent’anni che intercorrono fra l’individuazione del sito come discarica (1990) e il 27 giugno 2020 quando il Tar del Lazio pone definitivamente la parola “fine” all’annosa vicenda accogliendo il ricorso dei comuni di Spinazzola e Poggiorsini contro la realizzazione della discarica in località Grottelline.
Il libro lascia parlare i fatti di questi ultimi trent’anni con un corposo e circostanziato apparato documentario, riporta atti e procedure amministrative, stralci di vita vissuta degli attori di questa complicata vicenda dove si intersecano interessi economici, piano della politica, esperienze personali di caparbia opposizione alle logiche del profitto a salvaguardia del territorio e della salute dei suoi abitanti.
Il libro riporta con equilibrio e misura l’iter lungo e tormentato di un procedimento che ha visto il susseguirsi, a fasi alterne, di atteggiamenti spesso contraddittori da parte di interlocutori istituzionali e non, mentre pochi continuavano imperterriti e nonostante tutto (attacchi personali, isolamento patito in
termini di destabilizzazione delle vite private e professionali) ad impiegare energie, a spendere e a spendersi per la difesa del territorio, della memoria di sé, della bellezza.
Il libro racconta. Racconta anche del coraggio e dell’entusiasmo dei giovani nell'abbracciare una
causa che da locale diventa nazionale, racconta la vita di un uomo, con voce sommessa ma al contempo ferma, con la forza di chi ancora crede che la bellezza salverà il mondo. E lotta perché bellezza sia.

Per prenotazione copie e incontro con l'autore: ilcasogrottelline@gmail.com

I link della presentazione a Masseria Jesce di Altamura con Carlo Vulpio inviato del Corriere della Sera e Donato Emar Laborante, poeta, cantastorie, animatore di Masseria Jesce.


https://www.facebook.com/cosimo.forina.7/videos/pcb.4302182373156334/4302889989752239/?type=3&theater

https://www.facebook.com/cosimo.forina.7/videos/pcb.4302182373156334/4302898519751386/?type=3&theater

https://www.facebook.com/cosimo.forina.7/videos/pcb.4302182373156334/4302909553083616/?type=3&theater

https://www.facebook.com/cosimo.forina.7/videos/pcb.4302182373156334/4302958026412102/?type=3&theater