giovedì 11 febbraio 2021

 ECOBALLE UN'UNICA REGIA CRIMINALE



11 febbraio 2021
Non è stato un episodio isolato quello scoperto a Minervino Murge (Bt) dove in una ex cava di marmo sono state abbandonate decine di ecoballe composte da rifiuti di varia natura, pericolosi e non pericolosi: carta, plastica, vetro, contenitori con olio motore esausto, materiale di scarto industriale.
La notizia e la pubblicazione delle fotografie del danno ambientale a Minervino, in una zona che in parte ricadrebbe nell’area protetta del Parco Nazionale dell’Alta Murgia, non ha solo suscitato sdegno ma ha messo in luce azioni illecite reiterate in più luoghi.
Con molta probabilità ad agire un solo gruppo criminale con un’unica regia: tonnellate di rifiuti compattati provenienti da impianti di trattamento destinati a diventare combustibile derivato scaricati in luoghi difficili da raggiungere o nei pressi di strade poco frequentate.
La nuova segnalazione, anche questa corredata da fotografie, si riferisce a questo rinvenimento sulla Strada provinciale n.18 che unisce Venosa al piccolo borgo di Gaudiano in provincia di Potenza. In Basilicata, al confine con la Puglia, a soli 28 chilometri da Minervino Murge.
Uno scarico altrettanto inquietante che potrebbe essere avvenuto negli stessi giorni di quello scoperto sul territorio della città murgiana.
La nuova zona franca per i trafficanti sembra dunque essere proprio questa: una terra di nessuno, dove è possibile agire indisturbati ed innescare vere bombe ecologiche.
Lo smaltimento illecito sembra essere cambiato. Dopo gli incendi di capannoni zeppi di rifiuti o di impianti per il loro trattamento registrati a centinaia in varie parti d’Italia, dopo le ecoballe finite sul fondo del mare o destinate al traffico transfrontaliero, ad essere presa di mira dalla criminalità organizzata l’entroterra tra la Puglia e la Basilicata con abbandoni a macchia di leopardo.
Criminalità che ha approfittato dell’emergenza Covid 19 che ha costretto l’Italia a fermarsi. Con camion muniti di una qualche autorizzazione, chi ha agito ha avuto piena libertà, mentre tutta l’attenzione era rivolta agli eventuali trasgressori del lockdown.
La “Terra dei fuochi” che ha segnato la Campania è quindi una tragica realtà diffusa che alimenta il grande business dei rifiuti e non conosce confini. Poco importa se nel suo agire porta distruzione, inquinamento e morte. Dopo anni in cui si è tentato di minimizzare quanto accadeva nelle zone dei territori devastati del casertano e del napoletano – è notizia di qualche giorno fa – ecco il riconoscimento del nesso tra rifiuti e cancro.



Ambiente e salute sono intimamente collegati tra loro, gli episodi che si stanno registrando in questi giorni pongono tutto in discussione minando finanche le aspettativa di vita.
Le indagini della magistrature, le centinaia di operazioni condotte dalle forze dell’ordine in Italia con numerosi arresti che hanno visto coinvolti non solo gruppi criminali ma anche ‘ndrangheta, camorra e mafia sono solo la conferma della necessità della difesa del territorio.
Le segnalazioni degli scarichi abusivi avvenuti a Minervino Murge e nella vicina Basilicata sono partite dal popolo del Web e non è escluso che potrebbero arrivarne altre.
La criminalità può dirsi vittoriosa solo nel terreno fertile del disinteresse ed i suoi danni possono essere a medio e lungo termine. Ci sono voluti oltre tredici anni per rimuovere in parte le ecoballe abbandonate nel 2008 nel geosito della miniere di bauxite di Spinazzola oggi apprezzato nel mondo.
Si spera che questi nuovi attentati all’ambiente abbiano tempi di bonifica più immediati con l’individuazione dei responsabili prima di nuovi abbandoni.

  MURGIA AGGREDITA DALLE ECOBALLE

                                                      



9 febbraio 2021
Il popolo del Web si è confermato testimone della difesa dei luoghi ancora una volta, proprio come è accaduto poche settimane fa per il furto dei binari sulla tratta ferroviaria Gioia del Colle-Rocchetta nel territorio di Spinazzola. Oggi viene denunciato un nuovo attacco criminale alla Murgia: nei pressi di Minervino Murge, infatti, sono tornati gli abbandoni illegali di ecoballe (plastica probabilmente proveniente da raccolta differenziata, pneumatici, materiale misto triturato). Si tratta di un fenomeno già registrato in passato sia nella stessa Minervino che a Spinazzola dove fu colpito dalla pratica il geosito della miniera di bauxite che si trova in piena area del Parco Nazionale dell’Alta Murgia.
Avvenne nel 2008 e la procura di Trani aprì un fascicolo (PM Antonio Savasta) a seguito della segnalazione di alcuni volontari che scoprirono i rifiuti a Spinazzola e dei vigili urbani di Minervino. I siti furono sequestrati, la notizia finì sui giornali, ma i colpevoli non vennero individuati.
La documentazione fotografica in parte pubblicata ed inviata alla stampa per denunciare l’episodio risale a circa ad un mese fa, queste le coordinate del luogo (41°8’21’’ Nord 16°5’28’’ Est).
Gli scatti raccontano l’ennesimo sfregio del territorio e la presenza di una discarica clandestina utilizzata più volte con ancora evidenti segni del passaggio di camion.
Si tratta di decine di ecoballe abbandonate in questo modo per evitare i costi di smaltimento, ecoballe probabilmente provenienti da aziende che si occupano del trattamento di rifiuti e prive delle caratteristiche per diventare combustibile solido secondario (css).
Un atto grave che svela come il traffico illegale dei rifiuti non si è mai fermato e che può contare su complicità locali. Difficile immaginare l’arrivo dei camion in zone impervie senza esserci chi, esperto dei luoghi, li conduca in queste aree isolate.
«Quando del tutto casualmente sono state rinvenute le nuove ecoballe, immediatamente» racconta l’autrice delle fotografie «l’episodio è stato segnalato ai responsabili di Legambiente di Canosa di Puglia» e da questi enti sarebbe partita la segnalazione alla sindaca Lella Mancini di Minervino Murge.
Quel che preme sottolineare è come la Murgia, priva di adeguata sorveglianza, non certo per colpa dei pochi uomini impegnati nella sua difesa in un territorio vasto, divenga spesso “terra di nessuno” dove a sguazzare liberamente, impunita, è la criminalità.

Questo nuovo episodio è uno schiaffo alle aspettative di crescita, di sviluppo di un territorio che ambisce a diventare turistico e a custodire il patrimonio della biodiversità, troppo spesso sotto attacco.
Ed arriva mentre viene accolta festosamente a Minervino e Canosa la pubblicazione della sentenza del Consiglio di Stato (n.01191/2021) sul ricorso dei comuni per l’annullando della determina provinciale Bat (n.1016 del 25 agosto 2017) con cui si autorizzava l'impianto proposto della ditta Bleu per il trattamento e stoccaggio di rifiuti speciali non pericolosi nella cava Tufarelle a confine tra Minervino Murge e Canosa di Puglia.
Sicuramente anche questa volta le indagini non mancheranno di fare il loro corso, sperando si scopra chi vuole fare della Murgia, avvelenandola, la propria discarica privata.
Ma anche questa volta non si può non stigmatizzare che tutto sarebbe finito in una colpevole indifferenza se non fosse intervenuto il senso civico dei cittadini e la loro sensibilità nella difesa dell’ambiente.