giovedì 28 luglio 2011

DOPO LA «BEFFA»
ALTRO CHE RILANCIO DELL’ISTITUTO
SINDACATI DIVISI
Il provvedimento di chiusura condiviso soltanto dall’Osapp, ma osteggiato dalle altre sigle sindacali
Detenuti contro la chiusura
Spinazzola, nel carcere il via allo sciopero della fame ad oltranza

di COSIMO FORINA
Da ieri mattina i detenuti dell’Istituto Penitenziario di Spinazzola hanno iniziato ad oltranza uno sciopero della fame. Questa la risposta alla notizia della chiusura della struttura disposta con decreto dall’allora Ministro della Giustizia Angiolino Alfano. L’annuncio fatto trapelare oltre il muro di cinta da radio carcere sottolinea tutta la gravità e la delicatezza del momento. Un tradimento alle aspettative non solo per i detenuti ma anche per tutto il personale di Polizia Penitenziaria distaccato a Spinazzola. Il quale da anni chiedeva di essere stabilizzato e potenziato, costretto giorno dopo giorno, nonostante l’abnegazione al servizio, ad continuo stillicidio. Mano pesante e pressante nel chiedere di decretare la morte del carcere di Spinazzola è tutta da iscrivere ai “meriti” di un solo sindacato l’Osapp, mentre si registrava la contrarietà degli altri. Ed in particolare al suo vicesegretario nazionale Domenico Mastrulli, il quale, per sua stessa ammissione, ha incalzato il Provveditore regionale Giuseppe Martone e il Ministero al fine di ricollocare il personale in servizio a Spinazzola in altri Istituti Penitenziari. Quei ventidue uomini avrebbero in parte risolto il dramma, secondo il Mastrulli, che attanaglia le carceri italiane. Cenno ad un suo ripensamento in tal senso era emerso durante il memorabile incontro “farsa” di qualche giorno fa organizzato nel Palazzo di Città dal sindaco Nicola Di Tullio. Mentre all’insaputa dei partecipanti il Ministro Angiolino Alfano aveva di già firmato la chiusura del carcere. Un convegno finalizzato a valutare, dopo che i buoi erano in pratica scappati dalla stalla, non la chiusura del carcere ma il suo potenziamento. Mastrulli, ebbe a concludere così il suo intervento invitando il sindaco a recarsi con lui a Roma al Ministero per cercare una risoluzione sul carcere: «vado via da Spinazzola con un valore in più e ritengo che insieme potremo lavorare». A quali valori si riferisse, oggi difficile stabilirlo. La città aveva manifestato ai parlamentari presenti on. Pierfelice Zazzera (Idv) e Benedetto Fucci (Pdl), al presidente della Provincia Francesco Ventola, nonché allo stesso Martone, la ferma volontà di non veder sopprimere l’Istituto Penitenziario ormai integrato a pieno titolo nel tessuto sociale della città: «non si può chiudere una struttura che funziona e che può ospitare sino a 102 detenuti mentre le carceri italiane sovraffollate scoppiano con detenuti in condizioni pietose». Da ieri il sindaco Nicola Di Tullio come un guru indiano si è messo in riflessione con la sua Giunta, cerca strategie sul da farsi, dice: «risolutive». Si sente preso in giro, lui che ottimista, per l’esito dell’incontro organizzato dalla sua amministrazione si era fatto fotografare con il Mastrulli in un abbraccio di condivisione, foto pubblicata sul sito nazionale dell’Osapp. Ma se questo è l’aspetto di minore importanza in questa storia, altre sono le reazione di cui dover tener conto. Spinazzola terra di conquista a quanto pare per tutti, perde ancora qualcosa. Dopo l’ospedale, prima ancora la Pretura, ora il carcere, un elenco della vergogna composto nel suo insieme da tanto altro. Altro presidio dello Stato nella città murgiana viene meno,ed impoverita è anche la nuova Provincia a cui appartiene. Le telefonate di protesta giunte alla “Gazzetta” per la chiusura del carcere sono in particolare dei giovani. Di quelli che hanno deciso nonostante tutto di restare nella Città dal facile scippo, ed esprimono all’unisono collera. Loro non ci stanno ad essere impoveriti con decisioni prese da altri sulla propria pelle ed intendono organizzarsi per reagire al pari di chi si appresta a difendere il proprio posto di lavoro, una struttura, dove espiare la pena significa contare su di un percorso di rieducazione finalizzato ad un futuro reinserimento sociale che rispecchia quando sancito dalla Costituzione italiana.

Svanisce anche un progetto Asl 100mila gli euro stanziati.
Il direttore sanitario Polemio: «Addio all’assistenza psicologica»

«Buttato ai pesci» come si suol dire, tutto un lavoro effettuato sui detenuti per evitare loro recidive. Questo è il primo grande danno decretato dalla chiusura del carcere di Spinazzola con la firma dell’ex ministro Angiolino Alfano. E nel momento in cui si parla di «sex offenders», per recidiva, si intende ricadute in azioni di pedofilia, violenza su donne e altri comportamenti odiosi legati alla sfera sessuale. La sperimentazione in corso nel carcere di Spinazzola era stata presentata con l’intervento dell’on. Benedetto Fucci (Pdl), ricevendo plauso bipartisan da tutti i parlamentari, nella Commissione Parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario presieduta da Leoluca Orlando, dalla direttrice Mariella Affatato. Ed il risultato di questa attività finanziata interamente dalla Asl/Bt per oltre 100mila euro era atteso, poiché poteva rappresentare un percorso di grandi risultati. Il carcere di Spinazzola non è certo quello di Bollate divenuto riferimento nell’azione rieducativa dei detenuti in Italia, ma qui, pur con pochi fondi, si era tentato a livello nazionale, quello che altrove non si era nemmeno concepito. Oltre ai laboratori di dolci tradizionali, quelli del cuoio con manufatti realizzati utilizzando elementi del territorio murgiano, un corso di impiantistica e manutenzione di pannelli solari, a quello di elettrotecnico che si era concluso con l’istallazione di un sistema di video sorveglianza, alla possibilità di frequentare lezioni per ottenere la licenza di scuola media, ai detenuti era stata data altra possibilità: quella di prendere consapevolezza delle propria potenzialità di offesa e correggere i propri comportamenti. Nelle parole di Franco Polemio, Direttore Sanitario Asl Bt tutta l’amarezza di quello che oggi è naufragato nel nulla: «siamo dispiaciuti della chiusura del carcere. Qualche mese fa abbiamo dato avvio ad un importante progetto sperimentale di assistenza psicologica ai detenuti sex offenders. Si tratta di un progetto ambizioso alla cui realizzazione abbiamo lavorato, in accordo e in collaborazione con la direzione del carcere, per diversi mesi. Il progetto è stato avviato grazie alla disponibilità e all’impegno di personale dell’azienda. Anche l’assessore regionale alla Politiche della Salute, Tommaso Fiore, ha partecipato a un incontro di presentazione del progetto e ha apprezzato lo sforzo fatto per avviar un discorso di recupero e supporto psicologico rivolto ai detenuti del carcere di Spinazzola. C’è stato anche un impegno economico da parte della Asl. E’ davvero un peccato non poter continuare questa sperimentazione». Sperimentazione che lo stesso Francesco Polemio, in altra occasione, non aveva esitato ad affermare: «possibile solo a Spinazzola in ragione della dimensione della struttura». Ecco ora qualcuno lo spieghi all’ex ministro Angiolino Alfano oggi segretario nazionale del Popolo delle Libertà, al Ministero che ha accettato le pressioni del sindacato che ha chiesto di utilizzare il personale in altre sedi e di risparmiare sui costi di gestione, allo stesso provveditore delle carceri Giuseppe Martone: «se con questa sperimentazione interrotta con la chiusura del carcere si sarebbe potuta evitare una sola recidiva, quello che si sarebbe ottenuto, non quantificabile in denaro, sarebbe stato una ferita indelebile in meno nella vita di nuove vittime». L’appello a rivedere la decisione sulla chiusura del carcere di Spinazzola è ora rivolta al neo ministro on. Nitto Palma da ieri nuovo Guardasigilli.

mercoledì 27 luglio 2011

SPESA PUBBLICA
UN «TAGLIO» INCOMPRENSIBILE
UN ISTITUTO SPECIALIZZATO
La struttura ospita detenuti condannati per reati legati alla sfera sessuale, i cosiddetti «sex offender»
Beffa a Spinazzola chiude il carcere
Decisione già presa prima dell’incontro sul suo futuro

di Cosimo Forina
L’istituto penitenziario specializzato in “sex offenders” chiude. La comunicazione del Provveditore regionale Giuseppe Martone reca la data del 26 luglio, quella del decreto del Ministro della Giustizia Angiolino Alfano il 15 giugno 2011. Ovvero, e la cosa suona come una beffa, ben circa venti giorni prima che nel Palazzo di Città il sindaco Nicola Di Tullio organizzava un incontro sul futuro del carcere e sul suo potenziamento. Alla presenza dello stesso Martone, dei parlamentari on. Benedetto Fucci (Pdl) e l’on. Pierfelice Zazzera (Idv), la direttrice Mariella Affatato, il presidente della Provincia Francesco Ventola, per la Asl/Bt che ha finanziato con oltre 100mila euro un percorso sperimentale contro la recidiva dei detenuti per reati legati alla sfera sessuale il direttore sanitario Francesco Polemio che ora sarà abortito. Allo stesso incontro anche le rappresentanze sindacali come l’Ugl schierata in difesa dell’Istituto e l’Osapp che con altre poche sigle richieda la sua soppressione. Prima dell’incontro “farsa” a visitare il carcere ed a sottolinearne la sua valenza, anche l’assessore regionale alla sanità Tommaso Fiore nonché l’on. Gero Grassi (Pd), senza contare che per la vivibilità dell’Istituto, la sua azione rieducativa per le attività svolte all’interno a schierarsi decisamente per il suo potenziamento persino una commissione parlamentare come quella di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali, presieduta dall’on.Leoluca Orlando (Idv). Commissione che aveva ascoltato in audizione la direttrice del carcere Mariella Affatato. E per non farsi mancare proprio nulla e nessuno a dirsi sensibilizzati sul futuro del carcere di Spinazzola finanche il ministro Raffaele Fitto e una schiera di consiglieri regionali tanto di centrodestra che di centrosinistra. Veniamo a quanto sancito dal ministro Alfano. L’excursus parte del 9 marzo 2000 quando la struttura di Spinazzola costata miliardi di vecchie lire, lasciata per anni in abbandono, veniva iscritta a patrimonio dello Stato. Altra data quella dell’ 11 maggio 2005, quando dopo vent’anni dalla prima pietra, finalmente la struttura veniva resa operativa. Poi il guardasigilli liquida così l’Istituto Penitenziario di Spinazzola: «Rilevata l’antieconomicità del mantenimento in uso della predetta struttura a fini detentivi per la modesta capacità ricettiva della stessa, ritenuto inoltre che la soppressione dell’istituto consentirebbe, per l’amministrazione, una economicità di risorse complessive coerente con l’attuale contrazione delle complessive disponibilità finanziarie e di personale. Decreta: a decorrere dalla data del decreto l’Istituto di Spinazzola, sezione staccata di Trani, è soppressa». Il carcere nasconde molte anomalie che evidentemente devono essere ben valutate. L’istituto di Spinazzola, passato alla storia come uno delle carceri d’oro, vero sottoutilizzato, solo 40 detenuti, ha al pari di altre strutture costruite in fotocopia, la capacità effettiva di ospitare ben oltre 100 detenuti mantenendo i parametri richiesti dall’Europa. Appare pertanto del tutto illogico che mente le carceri scoppiano, si chiude una struttura efficiente. Una illogicità tutta italiana, ma c’è da scommetterci, presto sentiremo parlare della costruzione di nuove carceri con un vertiginoso giro di miliardi, questa volta di euro. Sperando non siano altre carceri scandalo, come quella di Spinazzola di cui farebbe bene ad occuparsi la Corte dei Conti.

la scheda
Aperto soltanto nel 2004 era diventato sezione di Trani

L’istituto e le tappe dell’apertura
L’istituto penitenziario di Spinazzola, è stato attivato il 1° dicembre 2004 per volontà del provveditore Rosario Cardillo.
Nel maggio 2005 con decreto del Ministero il carcere assunse la denominazione di “Istituto penitenziario per adulti sezione staccata di Trani”. Per gli effetti del provvedimento di indulto voluto dal ministro Clemente Mastella, nel 2006 l’istituto penitenziario fu svuotato e il personale distaccato fu fatto rientrare in Basilicata.
In seguito, il provveditore dell’amministrazione penitenziaria Angelo Zaccagnino ridefinì l’istituto, dirottandovi tutti i detenuti sex offenders, ovvero persone macchiatesi di reati a sfondo sessuale.
L’UGL PRENDE POSIZIONE SUGLI INTERESSAMENTI TROPPO SPESSO SOLO FORMALI
«Politici, a Ferragosto restate sotto l’ombrellone»
L’annunciata manifestazione rilancia tutti gli annosi problemi delle carceri
«Politici, a ferragosto vi invitiamo... a starvene sotto l'ombrellone!» Quando solo una settimana fa, il sindacato Ugl Polizia penitenziaria diffondeva la nota che segue, a Spinazzola ancora nulla si sapeva dello scippo definitivo del suo Istituto Penitenziario. Parole di veggenza, uno schiaffo per la politica che ha dimostrato di non contar nulla, se è vero come è vero, non è riuscita da destra a sinistra nell’intento di sottolineare la validità del carcere di Spinazzola al Ministro della Giustizia. L’istituto che a parole tutti volevano potenziato chiude, nonostante gli appelli, incontri organizzati dal sindaco Nicola Di Tullio, le interrogazioni parlamentari dell’on. Benedetto Fucci, del senatore Luigi D’Ambrosio Lettieri (Pdl), nonché dell’on. Piefelice Zazzera (Idv). La nota della Ugl ai parlamentari, fa riflettere: «Siamo costretti da anni, a Ferragosto, ad assistere a quella pantomimica sfilata di Politici nelle carceri italiane. Armati di buona volontà, accompagnati da assistenti dall'aria interessata e dallo sguardo intelligente, rigorosamente muniti di taccuini per gli appunti, negli ultimi anni hanno fatto capolino dalle portinerie degli istituti, pronti a visitarli, prima del lauto pranzo ferragostano. Non a caso, gli istituti delle località marine sono sempre stati i prediletti per l'iniziativa, denominata “ferragosto in carcere”». «Ma come.....i Poliziotti penitenziari vivono da decenni una condizione lavorativa non più sostenibile? Ma come? Esistono sperequazioni ordinamentali rispetto ad altri Corpi di polizia che si trascinano da decenni, nonostante numerosi disegni di legge giacciano, ammuffiti, nelle commissioni parlamentari?”, si chiede, stizzito, il Parlamentare a cui sono stati appena illustrati i principali problemi dell'intera categoria. Un cenno di intesa al brillante assistente e... la penna già scrive fluente sul taccuino degli appunti... anzi, v'è di più: “Ne parlerò anche alla stampa, all'uscita dal carcere ”, afferma sicuro il Parlamentare di Ferragosto. Troppe volte, da Comandanti di Reparto, abbiamo dovuto assistere a questa pantomima... e intanto gli spazi detentivi restano quelli che sono, i detenuti si ammazzano, i poliziotti penitenziari restano sperequati, si anticipano i soldi delle missioni, trasportano i detenuti in giro per l'Italia su mezzi fatiscenti e, del tutto inascoltati, protestano il loro disagio anche davanti al Parlamento. Cari Politici, visto che quest'anno siamo venuti noi da Voi, il 7 luglio scorso, davanti a Montecitorio, ad urlarvi che dovreste provare vergogna per lo stato in cui avete scelto di tenere la Polizia penitenziaria e tutto il pianeta carcere, vi invitiamo, per Ferragosto, a starvene
sotto l'ombrellone, tuffandovi in mare, anziché, per un solo giorno, nei problemi del carcere».

lunedì 25 luglio 2011

IL CASO
ENERGIA E AMBIENTE
LA FRONTIERA
Dopo la distesa di specchi del solare, ecco l’inedita frontiera delle energie alternative. Le prime installazioni
IL PROFILO
Le caratteristiche: «Altezza dal ceppo della gondola 12 metri, capacità produttiva 7kw a piena ventosità»
E la Murgia scopre il mini eolico
Minervino e Spinazzola, torri meno invasive di quelle di 130 metri

di Cosimo Forina
Dopo la distesa di specchi che ha coperto diversi ettari di terreno, installate a Spinazzola le prime torri eoliche. Non si tratta dei grattaceli di acciaio alti 130 metri come quelli che campeggiano sul crinale murgiano di Minervino e che in molti vorrebbero insediare su tutto il territorio di Spinazzola
ed in quello limitrofo, con pale dal diametro di 70 metri che con il loro ruotare coprono la grandezza di un Boeing 747. Si tratta, più semplicemente, di un impianto di mini eolico, cinque torri, per un investimento pari a 300mila euro. Altezza dal ceppo della gondola dodici metri, capacità produttiva 7kw a piena ventosità.
IL MINI EOLICO
Quella del mini eolico, destinato per lo più all’autoconsumo pur con ricaduta economica sugli investimenti, è la nuova frontiera che si contrappone allo smembramento del paesaggio delle grosse turbine con potenza espressa in Mw.
Una dimostrazione di come sia possibile attivare la “Green Economy ” in misura meno invasiva come avviene con il fotovoltaico installato sui tetti delle abitazioni. Resta tuttavia da capire se anche il mini eolico possa avere una qualche ripercussione sull’avifauna, (gli uccelli scambiano il movimento delle pale con quello delle fronde degli alberi e finiscono per essere ghigliottinati), e sugli animali, uomo compreso, che vivono sotto di esse, così come avviene per i grossi impianti. Quello dei contraccolpi ambientali sugli ecosistemi, in particolare sulla salute dell’uomo e sul paesaggio dell’industria dell’eolico come del fotovoltaaico è un tema sottostimato, spesso origine di polemiche, negato dalle lobby dell’affare che si nutrono dalle rinnovabili, anche in modo non lecito.
DANNI ALL’AMBIENTE
Quanto si conosce dei danni prodotti da questi impianti? Ben poco. Una delle maggiori cause di disturbo tanto per l’uomo che per gli animali è dato dal rumore prodotto dalle turbine, per niente affatto silenziose. Su diverse pubblicazioni scientifiche, pubblicate anche nel sito web “Vi a dal Vento” si sottolinea che “una turbina eolica produce rumore sia ad alta che a bassa frequenza. Il rumore ad alta frequenza è dovuto sia alla componente del moltiplicatore di giri della pala, che allo scorrimento della stessa nell’aria. Altro rumore quello del passaggio della pala vicino all’albero di sostegno della struttura. Ma il rumore sicuramente più insidioso perché al disotto della frequenza di percezione umana di 20 Hz è costituito dagli infrasuoni. Sono loro che sono capaci di mandare in risonanza la parte dell’orecchio interno deputata all’organo dell’equilibrio e del senso spaziale. Anche gli animali sono particolarmente sensibili ai rumori infrasonori. I danni per chi vive in prossimità di impianti eolici industriali (dai 300 ai 1500 metri) riscontrati sono: un sonno inadeguato non associato alla fatica, sonnolenza e deterioramento cognitivo, ma anche aumento del rischio di obesità, una compromissione del test di tolleranza al glucosio (rischio di diabete), aumento della pressione del sangue, malattia cardiaca, cancro e depressione”.
GLI EFFETTI SUGLI ANIMALI
E poi: “Sugli animali si sono riscontrate: diminuzione della deposizione di uova da parte delle galline, riduzione del latte da parte delle capre, maiali con eccesso di ritenzione di acqua e sodio per eccessiva secrezione ormonale, aumentato lavoro cardiaco, disturbi respiratori in pecore e agnelli, diminuzione dell’appetito. Vi sarebbe inoltre un aumento degli animali nati con deformità e dei nati
morti oltre ad una diminuzione della fertilità. Uno studio europeo conferma inoltre un importante e irreversibile effetto sull’habitat animale selvaggio da parte delle turbine eoliche”. E tutto questo avviene, in dismisura, solo perché le fonti rinnovabili crescono in modo spropositato grazie agli incentivi che in Italia sono i più alti rispetto che altrove, pagati nelle bollette sempre più salate dai cittadini, senza ricaduta occupazionale e soprattutto con effetti irrisori nell’abbattimento di anidride carbonica nell’atmosfera. E la chiamano “Green Economy” economia verde.

Ma l’area del Parco rimane off limits per gli insediamenti
La recente decisione della Corte europea


Dopo il no al fotovoltaico anche l’eolico industriale resta fuori dal Parco Nazionale dell’Alta Murgia area protetta e classificata come sito d’importanza comunitaria e zona di protezione speciale. La decisione è della Corte europea in una sentenza relativa alla causa che vede opposta la Regione Puglia all'azienda agro-zootecnica Franchini e alla Eolica Altamura che aveva acquisito i diritti per realizzare un parco eolico sui terreni dell'azienda Franchini. Ma l'area rientrava nel Parco Nazionale dell'Alta Murgia. La Regione aveva respinto le richieste di nulla osta e le società avevano fatto ricorso al Tar che ha chiesto l'intervento dei giudici dell’Unione Europea. La Corte di Giustizia Europea ha chiarito l’interpretazione delle direttive “habitat ” e “uccelli”. Le direttive 2009/28/CE (fonti rinnovabili), 2001/77/CE (promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili), 92/43/CEE (habitat) e 79/409/CEE (uccelli selvatici) consentono allo Stato membro di vietare l'installazione di impianti eolici a finalità commerciale, in un sito Natura 2000 senza valutazione preliminare dell'impatto ambientale purché siano rispettati i principi di non discriminazione e proporzionalità. La parola torna al Tar per il giudizio. Nel Parco dell’Alta Murgia
sono autorizzati solo impianti destinati all’autoconsumo con potenza non superiore a 20kw, per il fotovoltaico possono essere impegnati i tetti, manca ancora un regolamento sull’eolico che la Corte Europea ha confermato non può essere concessa per i mega impianti. I tentativi di assalto al territorio dell’area protetta continuano ad andare a vuoto. Una aggressione che ha visto nel corso degli anni la Murgia depauperata da molte sue peculiarità, quando non addirittura utilizzata per azioni criminose, come lo spargimento di fanghi.

domenica 10 luglio 2011





EOLICO E FOTOVOLTAICO IN PUGLIA, SE SI PARLA DELLE INFILTRAZIONI MAFIOSE SI FINISCE PER ESSERE INSULTATI
di Cosimo Forina
Strana la sorte toccata a Vittorio Sgarbi a Polignano (Ba) lo scorso 8 luglio, caduto ancora una volta nella trappola della provocazione per lui che è tacciato come maestro di pungolo. In vero gli era già successo, ma potrebbe succedergli ancora, il giorno prima della messa in onda della sua trasmissione “Ci tocca anche Sgarbi” il 18 maggio su Rai1, immediatamente chiusa. Il professore, in diretta, sconvolgendo la scaletta, si era permesso il lusso di smentire le accuse di mafiosità piombate sulla città di Salemi dove è il primo cittadino e con altro autore del programma Carlo Vulpio aveva affrontato il tema dell’eolico e del fotovoltaico nella Puglia governata da Nicola Vendola detto Nichi. In quella circostanza ad angariarlo facendo da apri pista per giorni anche alle altre testate giornalistiche di sinistra, il giornaletto del “Fatto Quotidiano” gestito dai guru anti-Berlusconi italiani come Antonio Padellaro, Marco Travaglio e loro adepti tra cui l’integerrimo Carlo Tecce. Il quale senza conoscere minimamente la storia dei suoi colleghi giornalisti, azionando la macchina del fango per far colpo sui suoi pochi lettori, aveva indicato la redazione della trasmissione come: “incaricata di scovare le magagne nelle regioni rosse (inviati schierati per settimane in Umbria e Puglia)”. Balle. Cosa ha detto Vittorio Sgarbi a Polignano durante il festival "Il libro possibile" citando anche l’intervento di Carlo Vulpio nella sua trasmissione? Esattamente quello che afferma da sempre, richiamando la difesa dell’Art 9 della Costituzione sulla difesa del paesaggio. L’inutilità dell’eolico e del fotovoltaico e mutuando le parole del presidente della commissione antimafia Beppe Pisanu ha asserito che sulle rinnovabili in Puglia la mafia c’è ed ha forti interessi. L’On. Beppe Pisanu non è tipo a cui si può dare di matto, le sue dichiarazioni arrivavano qualche mese fa dalle concrete azioni della magistratura pugliese comprese quelle dell’antimafia. Dai sequestri di progetti presentati nella Regione Puglia e dai collegamenti di imprenditori o “prenditori” del territorio che partiti dal nord Italia, calati in Puglia, arrestati in Sicilia si sono inventati un mestiere tutto nuovo, costituendo centinaia di società rigorosamente “Srl” con diecimila euro di capitale sociale, di “scopo”, detti: “sviluppatori”. Così come definiti dall’Espresso di Carlo De Benedetti che in quanto ad interesse nelle energie alternative non scherza per niente. Gruppo De Benedetti dall’articolo di Salvatore Campo de “Il Giornale” del 10 luglio 2011: “Il settore più rilevante è quello energetico, dove Cir opera attraverso la controllata al 51,9% Sorgenia. Nel 2010 la società, che da sola vale oltre il 42% del Nav (valore netto degli asset) di Cir, ha registrato ricavi per 2,7 miliardi di euro. A fianco dell’Ingegnere nell’avventura energetica (avviata nel 1999) ci sono gli austriaci di Verbund che detengono il 45% di Sorgenia acquistato nel 2008 attraverso due aumenti di capitale”. Sorgenia nella Puglia di Nichi Vendola non è una società del tutto sconosciuta, tutt’altro, e non solo perché sostiene “la Notte della Taranta”. Ma tornando alla mafia tanto contestata a Vittorio Sgarbi nel suo intervento di Polignano. Vale la pena qui ricordare l’interrogazione parlamentare a risposta in Commissione (5-01258) presentata dall’Italia dei Valori partito a cui appartiene l’attuale assessore all’ambiente della Regione Puglia Lorenzo Nicastro il quale appena nominato firma per il parco eolico off shore al largo di Tricase (Le). Interrogazione depositata dopo gli arresti dell’operazione “Eolo” a Mazara del Vallo( Sicilia). Il Governo veniva edotto che: “l’identificazione delle persone e delle società coinvolte nell’inchiesta siciliana ha evidenziato preoccupanti legami con la realizzazione di impianti eolici anche nel territorio pugliese: Minervino Murge, Spinazzola e Poggiorsini i comuni sui cui territori alcune aziende hanno mostrato interesse ed in alcuni casi avviato installazioni senza le necessarie concessioni”. “Abbiamo chiesto al ministro per lo Sviluppo Economico e al ministro degli Interni, affermava il primo firmatario dell’interrogazione Pierfelice Zazzera, quali provvedimenti si intendono al fine di prevenire l’infiltrazione di Cosa Nostra nel business dell’eolico e se la Puglia in una certa misura può essere una regione a rischio.” La risposta affidata all’On. Elio Vito giunge però dopo una seconda interrogazione sempre dell’Idv del tutto simile alla prima quando alcuni personaggi già coinvolti nell’operazione Eolo e Ventus (Murgia Barese) appaiono nell’inchiesta della P3 scaturita da un parco eolico da realizzarsi in Sardegna: «Il ministro della Giustizia Angelino Alfano, affermava Elio Vito, ha chiesto recentemente alle procure di Roma, Cagliari, Bari e Palermo elementi in merito alle infiltrazioni della criminalità organizzata negli appalti per l’eolico. Le prime tre procure hanno evidenziato l’attualità degli accertamenti in corso e la necessità di mantenere il segreto investigativo». Da questa mattina, dopo l’episodio di Vittorio Sgarbi a Polignano le agenzie e le cronache riportano le dichiarazioni di tre personaggi importanti della Regione Puglia. Cominciamo con il presidente del Consiglio regionale della Puglia Onofrio Introna: “Sgarbi ha tutto il diritto di esprimere opinioni pro o contro l’eolico e le energie alternative ma il suo carattere vulcanico non deve portarlo ad associare le esperienze e le denunce, in qualità di sindaco di Salemi, a presunte infiltrazioni mafiose che con la Puglia non hanno niente da spartire”. A fargli eco lo stesso Nichi Vendola: “Sgarbi ha offeso una persona tra il pubblico dove cerano anche bambini, inanellando il suo linguaggio sguaiato peraltro portandolo a un festival letterario”. Ed infine, ciliegina, l’assessore regionale alle opere pubbliche e Protezione civile Fabiano Amati: “chi contesta le energie rinnovabili o è uno stupido o è in malafede. E’ stupefacente che in piena crisi ambientale ci sia qualcuno che aggredisca le politiche innovative di economia verde, sull’infondato argomento dello sfregio paesaggistico, non accorgendosi che senza rinnovabili tra un po’ di decenni toccherà alla terra nel suo complesso la sorte distruttiva, altro che paesaggio”. Tutti caduti dal pero. In buona sostanza la mafia in Puglia non esiste, benché all’indomani delle rivelazioni del presidente della commissione antimafia Beppe Pisanu, lo stesso Vendola, oggi scandalizzato dall’intervento di Sgarbi a Polignano ringraziava per il richiamo all’attenzione di cui avrebbe tenuto ben conto. E il paesaggio? Tradendo la Costituzione è qualcosa per i vertici pugliesi di cui ci si può permettere di deridere e distruggere in nome della “Green Economy”, sempre più “Economy” e sempre meno “Green”. Ci sorge un dubbio: è Vittorio Sgarbi, Carlo Vulpio e pochi altri ad essere dei forsennati nel continuare a difendere il territorio e denunciare il malaffare, richiamando persino il Presidente della Repubblica On. Giorgio Napoletano quale garante dell’Art.9 della Costituzione, oppure qualcuno organizza contestazioni per poter continuare liberamente a stuprare, incassando gli incentivi, il territorio pugliese.

sabato 9 luglio 2011

SANITA’ E RITARDI
SCOPPIA LA POLEMICA
L’AMBULANZA ATTESA PER CIRCA 40 MINUTI
SPINAZZOLA, IL SINDACO DI TULLIO SPORGE DENUNCIA IN PROCURA

di Cosimo Forina
La notizia, devastante, dell’ambulanza del 118 arrivata quaranta minuti dopo la chiamata sul luogo dell’incidente dove il 6 luglio hanno perso la vita i due motociclisti Cosimina Lamanna 39 anni di Fasano e Gennaro Antonio Di Pinto 45 anni di Trani, ha mandato su tutte le furie il sindaco Nicola Di Tullio che annuncia: «entro lunedì depositeremo un esposto denuncia sull’accaduto in Procura». E questo in piena sintonia con la presa di posizione del consigliere provinciale Carlo Scelzi (Pd), ex sindaco di Spinazzola che ha scritto sull’accaduto al neo direttore generale della Asl Bt, Giovanni Gorgoni e all’assessore alla sanità della Regione, Tommaso Fiore. E’ avvenuto quel che qui si temeva, dichiarato e fatto mettere a verbale proprio dall’allora consigliere comunale di opposizione Di Tullio, oggi sindaco, durante una delle riunioni che nei mesi scorsi aveva affrontato la chiusura dell’ospedale. Ovvero, che i cittadini di Spinazzola si sarebbero trovati con una sola postazione del 118 a subire situazioni di soccorso che potevano mettere a rischio la loro vita. Perché si è arrivati ad attendere quaranta minuti prima dell’arrivo dei soccorritori ai quali non è rimasto altro che certificare la morte dei due malcapitati? Da quel che si è ricostruito l’ambulanza medicalizzata del 118 in servizio a Spinazzola era impegnata in altro intervento, da qui, l’allerta dalla centrale operativa ad altro automezzo che opera e staziona a Minervino. Non è ben chiaro che strada abbia fatto questa ambulanza: certo è che per coprire i venti chilometri che separano Minervino da Spinazzola ci ha impiegato ben quaranta interminabili minuti. Difficile stabilire se il soccorso immediato avrebbe portato altro esito all’incidente, sta di fatto che Spinazzola è piombata nello sconcerto. Si aggiunga che nel caso i due malcapitati fossero stati soccorsi, sarebbero giunti nel più vicino ospedale, quello di Andria non prima che di altri cinquanta minuti. Una eternità. Un tempo irragionevole per poter sperare ad un salvataggio della vita. In consiglio Comunale, Di Tullio, si spinse ad affermare che il mancato immediato soccorso per gli spinazzolesi dovuto alla chiusura dell’ospedale, altro non era che un omicidio. Le stesse amare accuse, cariche di rispetto per questo lutto, le ha ribadite ancora ieri al telefono con alcuni funzionari della Asl Bt. E a chi gli faceva notare forse di essersi spinto oltre, Di Tullio categorico ha risposto: «il solo dubbio che una vita possa non essere salvata perché manca un punto di primo intervento, una postazione in più del 118, un elicottero che possa intervenire tempestivamente, non deve far rabbrividire me, ma chi per Spinazzola ha creato questa situazione». Poi ha aggiunto: «su tutta la condizione in cui versa il nostro ospedale mi attendo un immediato incontro con il nuovo direttore generale, al quale vorrei illustrare tutte le necessità di una città che non può vivere nell’abbandono e nell’isolamento». Dura anche la posizione del “Gruppo d’Azione pro-ospedale” con Filomena Sforzo: «Le nostre denuncie cadute nel vuoto, a volte irrise perché abbiamo chiesto un referendum per lasciare la Puglia, non hanno purtroppo potuto evitare il dolore delle famiglie colpite da questo lutto a cui esprimiamo cordoglio. In ragione anche di queste lacrime chiediamo rispetto per i nostri cittadini e pieno diritto alla loro cura e alla salute».

L’EX SINDACO AVEVA PRESENTATO MESI FA ANCHE UN ESPOSTO SU INDIRIZZO DEL CONSIGLIO COMUNALE
“PURTROPPO AVEVAMO PREVISTO TUTTO”

Scelzi chiede l’immediata attivazione dei servizi alternativi soprattutto di pronto soccorso.

Questi alcuni stralci della lettera inviata da Carlo Scelzi consigliere e Presidente II Commissione della Provincia Barletta Andria Trani al direttore generale della Asl/Bt Giovanni Gorgoni e all’assessore regionale Tommaso Fiore: “purtroppo in data 6 luglio nel nostro Comune si è verificato un incidente mortale che ha coinvolto due motociclisti. Ho dolorosamente appreso di questo evento luttuoso e del ritardato soccorso (le cronache parlano di 40 minuti, possibile?) prestato ai malcapitati perché non era disponibile l’ambulanza. Senza permettermi di entrare nel merito della possibilità di salvare le vite dei motociclisti, che compete ad altri organi, voglio ribadirle la denuncia che qualche mese fa rivolsi agli amministratori della Asl/Bat/1 ed a quelli regionali nella veste di Sindaco del Comune di Spinazzola, in seguito anche ad indirizzo del nostro Consiglio Comunale, circa la necessità di provvedere immediatamente e contemporaneamente alla chiusura del nostro Nosocomio (come Lei ben saprà facciamo parte purtroppo della schiera dei 18 Ospedali chiusi, nonostante le numerose battaglie, denunce, proteste e chi più ne ha più ne metta. Con la particolarità della notevole distanza – ca. 50 Km e 50 minuti -dal Centro attrezzato più vicino per le emergenze, quello di Andria) all’organizzazione sul Territorio di Punti di Primo Intervento Medicalizzati e Strutture del 118 idonee al soccorso immediato innanzitutto, oltre agli Ambulatori specialistici ed ai servizi per gli anziani. Torniamo all’episodio in questione. Anche in occasione di una visita dei Militari della Guardia di Finanza che si stavano occupando della denuncia, mi fu contestato – in maniera amichevole e col sorriso - di aver forse esagerato. Espressi ai Militari del Corpo la mia preoccupazione e quella di tutti i Cittadini del mio Paese, sperando veramente di aver esagerato ed essermi sbagliato, poiché paventammo l’interruzione di pubblico servizio e la mancanza di un’organizzazione per il soccorso immediato”. Conclude Scelzi:”abbiamo tutti avuto dimostrazione che i timori erano TUTTI FONDATI. Magari nell’occasione non sarebbe servito il soccorso immediato, ma chi lo può dire? E quante altre volte deve sorgere questo dubbio? La mancanza di organizzazione, di finanze, la sottovalutazione dei Diritti e dei rischi, la copertura di un mero costo devono sempre prevalere sulla perdita di vite umane? Con la presente sono a sollecitarle – poiché è appena giunto in questa desolazione che ci hanno procurato e riconoscendole tutti i benefici del caso - così come faccio ai Signori della Regione Puglia corresponsabili ed artefici dello stato delle cose, l’immediato impianto dei servizi alternativi all’Ospedale, soprattutto quelli di Pronto Soccorso.Non voglio apparirle il contestatore della situazione ma esclusivamente un Rappresentante Istituzionale molto arrabbiato per lo scippo perpetrato al nostro Territorio e un Cittadino che non vuole assistere passivamente alla perdita di vite umane perché i costi non ci consentono di rispettare i Patti di Stabilità della regione o del governo centrale”.

lunedì 4 luglio 2011




La segnalazione riguarda gli automezzi della raccolta rifiuti
TRACCE SULL’ASFALTO UN “GIALLO”DA CHIARIRE
Unto da analizzare-tra gli aspetti da chiarire anche la composizione delle tracce

di Cosimo Forina
“Da che cosa sono composte le vistose scie lasciate in tutta la città dalla spazzatrice stradale utilizzata dalla Tradeco, società che gestisce la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti urbani a Spinazzola che tra i vari suoi compiti ha anche quello del lavaggio e pulizia delle strade?” A domandarselo diversi cittadini che hanno segnalato l’accaduto alla “Gazzetta” e che guardano con sospetto quel getto di unto, cercando di evitare di calpestarlo per non portarselo con le proprie scarpe sin dentro casa. Colore marrone scuro, in alcuni punti molto denso, che non evapora al sole come tanto meno si riduce con il “bagno” naturale della pioggia. Infatti, nemmeno un violento pur breve temporale di qualche giorno fa ha sortito effetto sulle tracce. Poniamo qualche domanda ovvia: possibile che nessun operatore si sia accorto della perdita dell’automezzo (se tale è) e che si sia continuato imperterriti a segnare, come nella storia di “Pollicino”, tutta Spinazzola. Dalla vie interne sino sul corso principale con più passaggi nello stesso posto, evidente segno che la cosa si sta perpetrando da tempo? E possibile che chi preposto al controllo sulla società, sui suoi adempimenti contrattuali, sul controllo del servizio prestato non si sia accorto di nulla? Certo può capitare che la segnalazione giunga piuttosto che dalla vigilanza, dai cittadini. Specie in questi giorni, dopo l’impennata decisa della Giunta comunale guidata dal sindaco Nicola Di Tullio che ha scelto di aumentare il costo del servizio a carico della collettività di un ulteriore 20%. Portandolo come copertura spesa al 95,06% dalle tasche dei cittadini e solo per il 4,6% dal bilancio dell’Ente su di un ammontare non chiaro di 806.498mila euro. Visto che ci si lamenta che in quel totale pare vi siano delle voci improprie calcolate dagli uffici come il costo del personale del Comune che dovrebbe essere già definito nella spesa corrente. Ma veniamo alla spazzatrice e alle sue tracce. Queste macchine stando a quel che si legge su internet hanno una funzione importante, non servono solo a velocizzare il lavoro di spezzamento e pulizia, ma contribuiscono all’abbattimento delle polveri PM10. Cosa sono le polveri PM 10? Sono particelle il cui diametro medio è uguale o inferiore a 10 μm, ovvero 10 millesimi di millimetro, sono dannose per la salute in quanto sono in grado di penetrare in profondità nell’apparato respiratorio, fino al livello degli alveoli polmonari. “L’importanza dell’azione svolta dalle spazzatrici urbane, recita l’informazione internet, è nel sottrarre il particolato fine che si deposita sulle strade. L’impegno e l’attenzione dei costruttori di questo tipo di macchine per l’igiene urbana volto a utilizzare la tecnologia più avanzata porta a una limitazione del danno ambientale: ma questo impegno, d’altro canto, per produrre risultati efficaci deve essere riconosciuto e sostenuto dalle amministrazioni pubbliche”. Il concetto è chiaro, persino disarmante, quello che un qualunque ufficio comunale che si occupa di igiene pubblica dovrebbe sapere. E restando in tema del sapere, non sarebbe male far conoscere, dopo aver fatto analizzare l’unto delle strade, di cosa questo sia composto, tracce che hanno disegnato manco fosse un quadro di Kandinskij la città.