martedì 22 novembre 2016


 GROTTELLINE IL VINCOLO CHE ARRIVA CON TREDICI ANNI DI RITARDO

Vincolo 1Oltre al vincolo archeologico per la presenza del sito neolitico scoperto tra il 2004-2005 dall’Università di Pisa adesso anche tutta l'area di Grottelline è stata ritenuta di valenza storica-architettonica.
Una gran bella novità o quasi. Del resto questa è l'unica risposta che poteva giungere contro l'arroganza, l'indifferenza, la sottomissione durata anni a favore dei signori della monnezza.
L’arrivo del provvedimento, un gran lavoro da iscrivere principalmente a merito dell’arch. Domenico Delle Foglie (et alii), il quale ha operato su mandato iniziale del Comune di Poggiorsini a partire dal 2015, non ferma l’iter della discarica ma pone su di essa una seria ipoteca circa la sua realizzazione.
Un vincolo che in vero, se non ci fosse stata omissione per anni da parte di chi ha amministrato le due città coinvolte nella realizzazione dell’immondezzaio, ben poteva giungere senza ragione di smentita, almeno tredici anni fa.
Infatti nelle prime relazioni inviate tanto al Comune di Poggiorsini che a quello di Spinazzola dalla Soprintendenza di Taranto a firma di Giuseppe Andreassi, soprintendente Regionale per i Beni e le Attività Culturali della Puglia, la valenza paesaggistica e ambientale di Grottelline era stata ben evidenziata in una missiva del 30 giugno 2003.
Ovviamente come gran parte delle criticità del sito la “questione” è stata puntualmente del tutto ignorata. Meglio, quelle relazioni che indicavano la valenza del sito erano sparite nel nulla dal Comune di Spinazzola quando ad insediarsi nel 2005 arrivò il commissario Prefettizio dott.ssa Mariannina Milano.
Scriveva il compianto dott. Andreassi accompagnando la relazione sul sito di Grottelline:
“in risposta alla nota prot. 2328 del 28 maggio u.s. si invia in allegato una relazione redatta dai funzionari responsabili per territorio relativa alle presenze archeologiche nella località “Grottellini”.
Dalla suddetta relazione si evince che cospicue evidenze archeologiche di età preistorica interessano i terreni pianeggianti che circondano l’ambiente rupestre, in merito ai quali sarà possibile prevedere un provvedimento di vincolo archeologico dopo le necessarie indagini di scavo.
La stessa relazione afferma che le numerose grotte artificiali aperte sulla profonda lama non presentano elementi tali da giustificare un provvedimento di vincolo archeologico: non è stata rilevata la presenza di sepolture o altre evidenze di interesse archeologico.
E’ stato evidenziato invece il notevole valore paesaggistico e ambientale di tutto il complesso rupestre e la rilevante qualità architettonica della masseria che insiste sul bordo settentrionale della lama, elementi tutti che non rientrano fra le competenze di tutela di questa Soprintendenza”.
Questa invece quanto scrivevano la dott. Donata Venturo e Giuseppina Canosa responsabile ai beni archeologici di Gravina: “Comuni di Poggiorsini e Spinazzola (Bari) località “Grottellini”
Fra i territori dei Comuni di Poggiorsini e Spinazzola si trova la zona denominata Grottellini, compresa nel foglio 142 del Comune di Spinazzola e nel foglio 7 del Comune di Poggiorsini. In particolare le particelle interessate da rinvenimenti di materiale archeologico di superficie sono le nn. 31-58-68-69-78 del Comune di Spinazzoa e la n.2 del Comune di Poggiorsini.
La zona è caratterizzata da una profonda lama in cui scorre un corso d’acqua a carattere torrentizio, sulle pareti della quale si aprono numerose grotte artificiali, alcune delle quali potrebbero essere state luoghi di culto, simili alla cripte rupestri di età medioevale del territorio materano, come si può evincere sia dalla planimetria che da alcuni particolari decorativi architettonici residui, ancora leggibili all’interno delle stesse.
Nelle zone pianeggianti sovrastante la lama, coltivate a cereali e a tabacco, si raccolgono numerosi frammenti fittili riferibili ad età Neolitica e del Bronzo, oltre che industria litica e resti di intonaco a capanna.
Sul bordo settentrionale della lama insiste una masseria, databile presumibilmente nel secolo scorso, dalla configurazione estremamente articolata e che nel suo complesso presenta un notevole valore architettonico, tuttora in uso.
A valle della lama si aprono profonde cavità riferibili a vecchie cave di tufo inattive da alcuni decenni.
Tutto il complesso appare di notevole interesse paesaggistico ed ambientale, essendo caratterizzato sia dalla morfologia che dalla flora tipica ambientale rupestre che da edifici rurali attestanti attività agricole tuttora praticate.
L’interesse archeologico della zona è chiaramente desumibile sia dalle attività attestate dal Neolitico con continuità fino ai giorni nostri che dai caratteri geomorfologici peculiari, tipici degli insediamenti preistorici (pianori ampi, lievemente degradanti ed in posizione dominante rispetto ad un ampio territorio circostante, vicinanza ad un corso d’acqua, terreni fertili per la coltivazione dei cereali, ricca e bassa vegetazione per la pastorizia).
La raccolta di superficie permette di intuire la presenza di alcuni villaggi riferibili –come già detto- al Neolitico e all’età del Bronzo, ma per valutare l’estensione e la consistenza degli stessi occorre effettuare saggi di scavo che permettono di affermare con certezza quanto finora ipotizzato”.
E cosa fanno i Comuni, prima quello di Poggiorsini e poi quello di Spinazzola che ricevono nuovamente copia nel 2005 per mano della dott.ssa Giuseppina Canosa queste relazioni per attivarsi a difesa del notevole valore paesaggistico e ambientale?
Mariannina Milano pochi giorni prima della fine del suo mandato scrive al governatore Nicola Vendola che nel frattempo aveva firmato il contratto di concessione dell’immondezzaio per 17 anni con l’Ati Tradeco-Cogeam, chiedendo di bloccare il procedimento, mentre chi arriva dopo di lei per dirla in breve “non fa una beata minghia”.
Ed infatti di mascalzonata in mascalzonata, di Grottelline si è solo tenuto conto della scoperta del sito neolitico e non del suo insieme che avrebbe determinato la fine dei desiderata di chi ambiva a costruire la discarica.
Basterebbe a tale proposito per capire l’andazzo di tutti questi anni, leggersi la scheda che nel 1990 individuava il sito e gli atti successivi per comprendere come tutto il complesso rupestre di Grottelline sia stato sempre ignorato, minimizzato, quando addirittura omessa la sua importanza storica, architettonica e ambientale.
I pareri, nel corso di questi anni, sono sempre stati richiesti alla sola Soprintendenza ai Beni Archeologici, a cui, come si legge in alcune trascrizioni di intercettazioni telefoniche effettuate dai carabinieri su mandato della Dda di Bari, bisognava “propinare qualcosa” per ottenere la variante relativa allo spostamento degli impianti, previsti inizialmente perpendicolarmente sopra la chiesa rupestre. Cosa avvenuta con atto dirigenziale.
Poi il nulla, sino a che l’arch. Domenico Delle Foglie non ha fatto da cicerone ai funzionari della Soprintendenza, dopo ben tredici anni da quella missiva, e questi, del tutto ignari ed estranei alle grandi manovre di Palazzo, con pieno senso di responsabilità, non hanno perso tempo a vincolare tutto il possibile del sito di Grottelline.
 
Cosa "consola". Ad esempio l'eccezionale lavoro su Grottelline come quello pubblicato da Nick Ferrara, giovani che amano il nostro territorio e sanno raccontarlo segnando il cuore.
Poi resta l'attesa, un nuovo capitolo della vicenda, squallida, non priva come sempre di colpi di scena, schifosamente vera e si spera in una nuova procedura VIA.

giovedì 17 novembre 2016


ANCHE SPINAZZOLA NEL PATRIMONIO DELL’UNESCO
Nonostante il coglioncino e lo smidollato di turno sputa sentenze?

La sera a cena, il giornalista Cosimo Forina della “Gazzetta del Mezzogiorno”, capelli, barba e sopracciglia grigio ferro, ci spiega che siamo in uno dei punti più controversi della strada romana.
Un atlante del 1861 indica addirittura tre percorsi paralleli dopo Venosa. Uno che va dritto su Gravina di Puglia, un altro verso Grottelline, fra Spinazzola e Poggiorsini, e un altro ancora –il nostro- che punta verso la Masseria Tripputi, un tempo presidiata dai Templari, ai piedi del Monte Serico. “Quale sia la giusta nessuno lo sa. Non ci sono abbastanza studi archeologici per sciogliere l’enigma”.
Paolo Rumiz: Appia Ed. Feltrinelli pag.219, 2016
Dal racconto del viaggio compiuto nella primavera del 2015 da Paolo Rumiz, Riccardo Carnovalini, Irene Zambon e Alessandro Scillitano, un’importante esperienza, si è giunti al piano di lavoro del MiBACT: APPIA REGINA VIARUM Progetto di Valorizzazione e messa a sistema del cammino lungo l’antico tracciato romano.
Ringrazio Paolo Rumiz per la citazione nel suo libro sul nostro incontro che ricordo con affetto e che ritengo davvero importante per la nostra città.
Spinazzola, infatti, sin dall’inizio della comunicazione del Ministero che preannunciava il progetto di valorizzazione dell’Appia e che porterà all’iscrizione dell’Appia nella Lista del Patrimonio dell’Umanità posta sotto la tutela dell’UNESCO, si è candidata ad entrarne di diritto.
Palazzo San Gervasio e Gravina hanno già ottenuto e annunciato il loro inserimento, mentre Spinazzola sembra essere fuori da questa opportunità.
Orbene ritengo, proprio sulla base delle affermazioni di Rumiz, che l’indecisione del Ministero sia quanto meno incomprensibile. Fosse solo per il fascino della controversia storica sull’effettivo tracciato dell’Appia che da Palazzo San Gervasio giungeva a Gravina.
Perché tutto questo è importante per la nostra città?
“Il progetto – si legge tra l’altro nelle note del MiBACT - coniuga volontà di tutela e valorizzazione dell’antica strada romana, che ha svolto un ruolo fondamentale nell’antichità, mantenendo per lungo tempo la sua funzione di elemento di raccordo tra territori e culture, e di promozione di nuovi modelli di fruizione turistica attraverso la realizzazione di percorsi, itinerari e circuiti che favoriscono il turismo lento e possono valorizzare la varietà e la complessità dell’offerta nazionale.
L’idea di recuperare una infrastruttura storica ai fini della realizzazione di una lunga percorrenza storico-culturale consente inoltre di valorizzare nel complesso i sistemi economici dei territori attraversati dall’antica strada e più direttamente collegati alla fruizione turistico-culturale, sollecitando le filiere economiche che operano nell’ambito dei sistemi cultura e turismo e soprattutto nella loro integrazione, alla costruzione di nuove reti di offerta”.
Intuibile quindi la necessità di insistere nel veder inserita anche Spinazzola nel progetto.
Credo che l’amministrazione Comunale guidata da Michele Patruno, con l’impegno personale del vicesindaco Pinuccio Blasi stia già lavorando in questo senso. Ma credo anche nella esigenza di aprire un dibattito in città tale da richiamare, se necessario e sicuramente lo è, studiosi ed archeologi che possano aiutarci nella ricerca della verità storica sul tracciato della via Appia che di certo includeva anche Spinazzola così come affermato anche dal Pratilli F.M. Dalla via Appia riconosciuta e descritta, Libri IV, Arnaldo Forni, Bologna,1745.
Aldilà delle puttanate lette in questi giorni sull’arrivo e sulle strutture che ospitano i richiedenti asilo a Spinazzola, sciogliere l’enigma sul tracciato dell’Appia mi sembra più interessante. Un impegno serio da portare avanti, tutti insieme: intellettuali, pseudo tali, partiti politici, associazioni, Pro Loco, cittadini, il coglioncino e lo smidollato di turno sputa sentenze.
Un risultato vincente con Spinazzola inserita nel patrimonio dell’Unesco potrà aiutarci a costruire un futuro migliore per la nostra città e perché no, non solo per noi ma anche per i nostri ospiti se questi decideranno di fermarsi qui e non proseguire altrove il loro viaggio nella vita.