giovedì 8 aprile 2010


Nuovo assalto al territorio. Questa volta a mettere a rischio ambiente e salute è il petrolio. In coda all'articolo l'intervento di una validissima ricercatrice
Spinazzola terra di conquista dove nessuno reagisce. Prova a dire la tua.



Un nuovo capitolo sull’assalto del territorio potrebbe aprirsi ben presto per la città. Questa volta non si tratta di fanghi versati sui terreni contenete metalli pesanti, impianti fotovoltaici realizzati a macchia di leopardo anche su aree archeologiche, torri eoliche smembra paesaggio e nemmeno di cave mal coltivate che squarciano la Murgia. Oppure di discariche dalla parvenza legale come quella di “Grottelline” destinata al Bacino Ba/4 posta sotto sequestro probatorio da parte del Tribunale di Trani. O abusive, ad uso della camorra, come denunciato da Enrico Fontana del “Comitato per la verità sui rifiuti tossici e radioattivi”. A mettere gli occhi, con l’aspettativa di metterci anche le mani su questo tratto di paese, sono i ricercatori dell’oro nero, il petrolio e del gas naturale. Sul bollettino ufficiale della Regione Puglia del 1 aprile, la data si presterebbe ad uno scherzo ma non è così, è stato dato avviso della procedura di verifica ambientale per concedere il permesso alla ricerca di idrocarburi, progetto denominato “Palazzo San Gervasio” della società texana Aleanna Resources LLC di Houston (USA) domiciliata presso lo studio dell’avvocato Emanuele Turco di Roma. Un vasto piano che dovrebbe estendersi su 561 Kmq in gran parte nella Regione Basilicata. Nelle città di: Acerenza, Banzi, Barile, Forenza, Genzano di Lucania, Ginestra, Maschito, Montemilone, Oppido Lucano, Palazzo San Gervasio, Ripacandida, Venosa. Mentre per la Puglia sono interessati i comuni di Minervino Murge e Spinazzola. Il progetto è anche al vaglio dell'Ufficio Compatibilità Ambientale del Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata. Laconico l’avviso apparso sul Burp Puglia: “gli atti potranno essere consultati nella loro interezza presso la regione Puglia, ufficio V.I.A entro quarantacinque giorni dalla pubblicazione del presente avviso chiunque abbia interesse potrà far pervenire le proprie osservazioni”. In città della ricerca del petrolio o di giacimenti gassiferi nessuno dice di saperne nulla anche se dall’ufficio tecnico fanno sapere che il progetto è stato affisso all’albo pretorio del Comune di Spinazzola completando il suo iter senza ricevere osservazioni. E che lo stesso ufficio si appresta a mandare in sede VIA la propria relazione. Positiva-negativa, su questo bocche cucite. Ripercorriamo le tappe di questo progetto sino ad oggi sconosciuto basandoci su alcuni dati del Ministero delle attività Produttive. Il piano di lavoro è stato presentato il 29 marzo 2006. L’inizio del procedimento amministrativo è iniziato due mesi dopo il 9 maggio 2006. Infatti il direttore dell’Ufficio F3 del Ministero, ing. Fausto Ingravalle, indicava alla società texana in quella data di quattro anni fa chi era il responsabile del procedimento: sig. Mauro Celani. Sempre l’ing. Ingravalle il 18 ottobre del 2007 comunicava all’assessorato all’ecologia del settore attività estrattive della Regione Puglia, assessorato retto da Michele Losappio, la necessità di indire la procedura VIA, allegando la relazione tecnica istruttoria del suo ufficio, il parere favorevole al conferimento del permesso ed il relativo programma di lavoro espresso dal comitato tecnico per gli idrocarburi e la geotermia. Seduta del 13 dicembre 2006. Altro che fannulloni al Ministero, in soli sei mesi è stato analizzato tutto il progetto ed espressi i pareri. Due anni dopo, dal 18 ottobre 2007, si è giunti all’attivazione per la procedura VIA delle due Regioni. Sul alcuni blog Lucani qualcuno amaramente commenta: “Ero considerato un'allarmista, quando in un incontro nell'estate del 2007 organizzato dall'associazione culturale “Il Tarlo” di Venosa, denunciai il rischio che la città del sommo Orazio, assieme a molti comuni del Vulture-Alto Bradano, rischiava di essere colonizzata dagli interessi petroliferi e gassiferi delle multinazionali ormai padrone indiscusse della Basilicata”. Ma si sa, chi fa della difesa dell’ambiente una ragione delle sue battaglie finisce sempre per aver ragione solo dopo. Ed infatti, dopo i tentativi di perforare in mare, dal Gargano a Monopoli, per estrarre petrolio, dove non è mancata la contrarietà all’assalto del territorio del Presidente della Regione Nichi Vendola, anche con ricorso al Tar del Lazio contro il parere del Ministero, ora ci si prova sulla terraferma. Ma qui dove ci si è resi disponibili ad accettare impianti per fonti energetiche alternative con insediamenti alla rinfusa, rispetto altrove, non ci sono comitati di protesta. Cittadini pronti a lanciare il loro “No petrolio”. Quel grido capace di richiamare in difesa dell’ambiente murgiano i vertici regionali. E questo è un grande problema.





2 commenti:

  1. guardate..io ho appena visto questo articolo e credo sia di una tempestività assoluta,mettere la ciddadinanza davati al rischio di diventare colonizzati,dobbiamo informare tutti ke voglio sfruttare il nostro territorio e noi come popolazione,io sono disponibile per qualsiasi cosa si muova a pro di cacciare via multinazionali. Michele Cancellara

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  2. http://www.youtube.com/watch?v=Cs45vo8HhUM

    credo ke dovremmmo vedere cosa portano le multinazionali nel mondo e ora da noi!

    michele cancellara

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