venerdì 2 marzo 2012

AMBIENTE E TUTELA
IL RISCHIO INQUINAMENTO
RIFIUTI LIQUIDI
«L’acqua piovana non potrà essere convogliata nel canale Capodaqua»: la diffida è arrivata dall’Ente per lo Sviluppo
Ma dove saranno smaltite le acque della discarica?
Spinazzola, la pioggia ha allagato le cave di Grottelline
di Cosimo Forina
«L’acqua piovana accumulatesi nella zona già coibentata ed in altre della cava di “Grottelline” destinata a discarica per l’Ato Ba/4, data in gestione dalla Regione, Nichi Vendola, per 17 anni all’Ati Tradeco-Gogeam, la prima azienda del patron dei rifiuti in Puglia Carlo Dante Columella, la seconda vede socia di maggioranza la famiglia della presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, non potrà essere smaltita nel canale “Capodacqua ”». A sostenerlo l’Ente per lo Sviluppo dell’Irrigazione e la Trasformazione Fondiaria in Puglia, Lucania e Irpinia. L’intervento dell’Ente, direttore generale Stefano Zoccali, è scaturito dopo la pubblicazione della notizia apparsa sulla “Gazzetta” inerente una richiesta avanzata dalla società Tradeco srl il 28 luglio 2011 alla Provincia Barletta- Andria-Trani, che a tale proposito ha interpellato l’Arpa, su «smaltimento nel canale Capodacqua di acque piovane accumulatesi nel sito interessato dalle operazioni di costruzione dell’impianto di biostabilizzazione ed opere connesse». Il sollecito alla sospensiva di ogni autorizzazione alla scarico, di cui sarà data comunicazione anche al prefetto Carlo Sessa, scaturirebbe da questa motivazione: «l’Ente è gestore della diga “Serra del Corvo” sul torrente Basentello e le acque del canale Capodacqua sfociano nell’invaso. La disposizione precauzionale viene ritenuta necessaria al fine di preservare l’invaso da possibili fonti di inquinamento con conseguente moria della fauna ittica ed il rischio di apporto di elementi inquinanti in acque destinate alla distribuzione irrigua». Nell’ambito della risposta della Provincia, settore Ambiente, firmata dal funzionario Emiliano Pierelli e dal dirigente Vito Bruno fatta pervenire alla Tradeco, al Comune di Spinazzola, al dirigente responsabile ing.Giuseppe Gravina del dipartimento Provinciale Arpa Puglia di Bari, nonché al procuratore della Repubblica Michele Ruggiero del Tribunale di Trani, datata 5 dicembre 2011, viene specificato: «condividendo quanto indicato dal Dipartimento provinciale Bat dell’Arpa Puglia, lo scrivente settore, ritiene che la società istante (la Tradeco,ndr), qualora intenda richiedere l’autorizzazione allo scarico delle acque piovane di cui trattasi, debba dotare il bacino di accumulo di un “sistema stabile di collettamento” e relativo pozzetto di ispezione e prelievo campioni e conseguentemente richiedere l’apposita autorizzazione allo scarico, presentando formale istanza munita di tutta la documentazione tecnico-descrittiva necessaria all’espletamento della relativa attività istruttoria». Ed ancora: «qualora, invece, la società intenda adottare modalità diverse, si ritiene che le acque da conferire siano da considerare “rifiuto liquido” e pertanto soggette alle norme di smaltimento». Ma cosa sorprende in questa ennesima storia su “Grottelline”? Sempre nella missiva partita dalla Provincia si fa riferimento ad un sollecito avanzato dalla Tradeco, in cui sarebbe stato allegato il nulla osta tecnico a riversare le acque piovane nel canale “Capodacqua” rilasciato dal Consorzio di Bonifica Terre d’Apulia, mentre ora si apprende la netta contrarietà motivata dell’Ente per lo Sviluppo dell’Irrigazione. Le abbondanti piogge dei mesi scorsi hanno messo in evidenza come l’acqua ha di fatto invaso le cave che si vogliono destinate a discarica ponendo un problema di criticità idrogeologica dell’area. Come di già era stato sostenuto dal Comune di Poggiorsini, città a confine con “Grottelline ” contrario all’insediamento dell’immondezzaio, in una relazione inviata alla Regione e alla Procura di Trani. Ed in particolare proprio della zona coibentata che corrisponde in parte alla ormai famosa particella 144 esclusa inizialmente dalla procedura VIA del progetto approvato in Regione, riapparsa in sede di esproprio, origine del primo sequestro da parte della Procura di Trani. Ma non solo. Mentre non sorprende l’attivazione dell’Ente per lo Sviluppo dell’Irrigazione, non si registra nessuna azione da parte dell’ufficio tecnico comunale che avrebbe dovuto effettuare almeno un sopralluogo.

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