lunedì 9 aprile 2012

ACCOGLIENZA
IL PROGETTO SPERIMENTALE
LA SPERANZA
Quella casa, dopo circa 17 anni, tornerà
a fornire un sostegno a quanti cadono
nella spirale delle dipendenze
I FINANZIAMENTI
Il progetto di far ripartire «Casa Michele»
è stato accolto dalla Regione Puglia ed è
stato finanziato con oltre 700mila euro
Rinasce «Casa Michele» via alla ristrutturazione,finalmente è stato avviato il cantiere
di Cosimo Forina
Donarsi agli altri: “fino ai confini della speranza, fino ai confini della vita”. Questa la scelta di Antonio Cicorella scomparso il 27 settembre del 1995, fondatore del centro di accoglienza “Casa Michele” di Spinazzola. Da alcuni giorni l’edificio è in ristrutturazione grazie ad un progetto, dal valore sperimentale, dei Piani di Zona (Canosa-Minervino-Spinazzola). Quella casa in periferia della città presto tornerà, dopo circa 17 anni, a dare sostegno a quanti cadono nella spirale delle dipendenze, qualunque dipendenza. Una luce nel deserto sociale. Antonio Cicorella uscito dalla Comunità Incontro di don Pierino Gelmini nel 1991, consapevole dei limiti della sua vita perché in Aids conclamata, animato da una grande fede, non fanatismo religioso, nell’ex Lazzaretto dal 1992 ribattezzato dai ragazzi “Casa Michele”, per ricordare e trarre forza da un bambino defunto a nove anni di leucemia, testimoniò che dalla droga si può uscire tornando ad essere degli uomini liberi anche affrontando la morte. E quella casa in abbandono il cui ricordo era quello della disperazione diventò il luogo di speranza e vita, per ben 110 ragazzi giunti dalla strada. Accolti dall’abbraccio di Antonio Cicorella per ritrovare il senso della propria esistenza. Quando questa storia, quasi rimossa, dopo anni venne raccontata durante una riunione dei Piani di Zona a Canosa, suscitò grande emozione. E in quella sede venne deciso che quell’atto di amore raccontata anche nel libro “Antonio, Storia di un uomo”, non poteva essere cancellato. E’ nato così il progetto di far ripartire “Casa Michele”, accolto dalla Regione Puglia e finanziato per oltre 700mila euro. Ora il centro è un grande cantiere, come lo era stato quando, avute le chiavi dal Comune di Spinazzola, Antonio con altri componenti dell’associazione “Insieme” prese possesso dell’immobile e si fecero carico di tutte le necessità della casa: allacciamento acqua, fossa Imof, rifacimento di intonaci. Non si era certi di cosa fare di quell’edificio in abbandono quando giunse una prima richiesta di aiuto: «fatemi restare qui, se torno a casa, per strada, sono certo che non resisterò e andrò a farmi». La decisione fu presa in lampo, Antonio unì due brande sgangherate, spolverò due vecchi materassi e decise che da quel momento chiunque avesse chiesto aiuto poteva contare su quel tetto. In un mese i ragazzi diventarono un gruppo. Prima di cinque, dieci, quindici. «Finché sarò in vita, disse loro Antonio, mi troverete qui ad accogliervi e sostenervi fino al vostro ingresso in comunità, dove proseguirete, come ho fatto io, il vostro cammino». Il diacono non consacrato, anche quando la malattia lo costringeva a sbalzi di temperature impressionanti, mantenne la coerenza delle sue affermazioni ed il suo impegno. Traendo forza nella sua fede. Il suo crollo fisico, il giovedì di quaresima del 1995, mentre stava facendo il digiuno per prepararsi alla Santa Pasqua. Una violenta crisi di assenza che costrinse al suo ricovero in ospedale. E a chi gli chiedeva “come va, stai ancora male”, lui rispondeva “cosa vuoi che sia rispetto alle sofferenze di Cristo sulla croce per salvare noi, dalla nostra miseria umana”. “Casa Michele” per sua stessa scelta accolse l’ultimo suo anelito della vita. L’ultimo suo pensiero rivolto ai ragazzi in difficoltà. Ora il centro “Casa Michele ” tornerà presto a ridare speranza, nello stesso sorriso che mai abbandonò Antonio.
I lavori in corso
Ecco come diventerà

Su “Casa Michele” interventi sperimentali per rendere l’edificio adeguato ai tempi. A spiegarli alla “Gazzetta” il direttore dei lavori l’arch. Antonio Lovaglio: «i lavori consistono nell’adeguamento e ristrutturazione struttura esistente Ex Lazzaretto Spinazzola. Le opere consistono nella realizzazione di lavori edili interni, sistemazione e bonifica dell’area esterna pertinenziale con piantumazione di nuove alberature e rifacimento degli impianti tecnologici. Tutte le opere edili ed impiantistiche sono occorrenti per adeguare l’intera struttura alle esigenze residenziali attuali richieste dalla normativa vigente in materia di sicurezza, ai regolamenti igienico sanitari ed in ottemperanza al contenimento dei consumi energetici degli edifici». Prosegue l’architetto: «i criteri delle scelte progettuali che hanno caratterizzato l’intervento sono improntati sulla consapevolezza che questa esperienza incarna necessariamente il ruolo di vero e proprio progetto-pilota, ed una volta realizzato, di modello per la sperimentazione pubblica in Puglia di un edilizia bioclimatica ed ecosostenibile. L’obiettivo è la realizzazione di una struttura a basso consumo energetico e autosufficiente per quanto concerne i consumi. L’intervento di ristrutturazione è, infatti, un esempio di casa bioclimatica di classe A, in cui l’attenzione progettuale si è concentrata sull’applicabilità ed integrabilità di una sorta di “decalogo” di strategie, tra cui la realizzazione di un impianto di riscaldamento e raffrescamento radiante ottenuto per mezzo di una pompa di calore ad alta resa alimentata da 6,6 Kw di pannelli fotovoltaici totalmente integrati sulla copertura; l’eliminazione dell’allaccio al gestore gas, con riduzione di spesa da parte del Comune; la realizzazione di un’impianto di fitodepurazione per lo smaltimento delle acqua nere e grigie; pavimentazioni interne ed esterne in pietra e creazione di aree verdi, con criteri di ecosostenibilità e biocompatibilità».

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