giovedì 18 febbraio 2010

SONO GIORNI DIFFICILI IN CUI TUTTI SIAMO CHIAMATI AD ESSERE PROTAGONISTI DEL FUTURO DEL NOSTRO TERRITORIO.
CON GLI ULTIMI AVVENIMENTI A SPINAZZOLA TROVERETE ANCHE UN ARTICOLO DI CARLO VULPIO CHE CI AIUTA A RIFLETTERE SUL QUEL CHE VOGLIAMO E POSSIAMO ANCORA ESSERE
POI LASCIATE IL VOSTRO COMMENTO

Venerdì 19 Febbario 2010

Clima intimidatorio per gli impianti fotovoltaici? La città tutta fa quadrato intorno al suo sindaco Carlo Scelzi. Il sindaco ha diramato un comunicato stampa diffuso anche in città nel quale esprime apprensione denunciando pressioni ricevute in questi giorni. Sottolineando: “non tanto di temere per il sottoscritto, ma per la propria famiglia e per quelle di chi sta intorno”. Inoltre ha dato mandato, sulla base delle notizie pubblicate dalla “Gazzetta” che ha riportano stralci delle lettere fatte giungere in redazione dalla società interessata alla realizzazione di un impianto fotovoltaico in contrada “Podice”, nonché per i toni di altre missive ricevute via mail, di portare l’accaduto all’attenzione della magistratura. Assume questo inaspettato epilogo la controversia vicenda legata al progetto presentato dalla Agrienergy Group di Altamura che in Consiglio Comunale si è vista contrapporre perplessità per l’impatto ambientale che l’insediamento industriale avrebbe sul territorio. Cosa che evidentemente non è piaciuta alla società che ha affidato alle lettere il suo aspro e accusatorio disappunto. L’impianto fotovoltaico oggetto delle polemiche è stato previsto in un area anche irrigua su una superficie di oltre 60 ettari per 400 specchi inseguitori, una vela 18x10 metri, altezza 10 metri con base in cemento 7x7x 3 metri. A cui si aggiunge la realizzazione di una sottostazione in cui far confluire la corrente prodotta dall’impianto fotovoltaico per essere immessa nella rete nazionale che andrebbe ad occupare all’incirca altri 7 ettari. Il sindaco raggiunto telefonicamente ieri nella sede della Provincia dove svolge ruolo di consigliere ha ribadito la totale trasparenza dell’operato dell’amministrazione, respingendo ogni illazione presente nelle lettere della società, ed in particolar modo su di un presunto accordo intercorso tra la stessa, lui e il vice sindaco Sebastiano Fiore. Così come diramato nel comunicato stampa: “nel caso specifico, relativamente all’incontro con il Sig. Girolomo Ninivaggi, di certo ci siamo espressi a favore dell’energia alternative, ovviamente riservandoci di verificare e valutare al momento della presentazione il progetto”. Cosa che è stata fatta dal consiglio Comunale che ha espresso il suo diniego che non ha portato alla immediata bocciatura del progetto, ma ad un nuovo passaggio in commissione Comunale allargata ed inoltre all’impegno di sottoporre mediante una conferenza l’eventuale accettazione del progetto, ritenuto invasivo, previo consenso dalla città. Ma c’è dell’altro in questa vicenda. Nella sua lettera la società afferma di avere tutte le autorizzazioni necessarie per avviare l’impianto ritenendo la negazione del Comune di Spinazzola pretestuosa. La legge 99/2009 sancisce che: per la realizzazione di impianti alimentati a biomassa e per impianti fotovoltaici, ferme restando la pubblica utilità e le procedure conseguenti per le opere connesse, il proponente deve dimostrare nel corso del procedimento, comunque prima dell’autorizzazione, la disponibilità del suolo su cui realizzare l’impianto”. Orbene in data 1 febbraio 2010, dieci giorni prima del Consiglio Comunale che ha trattato l’impianto fotovoltaico in contrada “Podice”, giungeva al protocollo del Comune di Spinazzola una lettera indirizzata al Sindaco Scelzi e al Consiglio Comunale che non ha mai ricevuto questa missiva. Nella quale i signori: Rocco Giannone, Falcitelli Angela, Giuseppe Giannone di Palazzo San Gervasio, proprietari in parte dei terreni dove si vuole allocare l’impianto della Agrienergy rappresentata dal Ninivaggi, facendo riferimento alla legge 99/2009 portavano a conoscenza il loro: “fermo e totale dissenso e contrarietà alla richiesta di cessazione in qualsiasi forma e qualsiasi prezzo, dei propri fondi per la realizzazione di impianti fotovoltaici, come preannunciato dalla Società Agrienergy”. Motivo, quello che aveva creato il principale dissenso all’impianto in Consiglio Comunale: “per il particolare pregio agricolo e, perché sarebbe grave destinarli ad altra destinazione”. Domanda d’obbligo, perché questa lettera e pare ne esistono altre dello stesso tono giunta al Palazzo di Città non sono mai giunte all’attenzione dei consiglieri Comunali. Che fine hanno fatto? La società nella sua missiva annuncia richiesta di risarcimenti milionari mentre di questo ed altro con molta probabilità dovrà occuparsene la magistratura, con una città, vicina al suo sindaco e pronta come in passato a respingere ogni forzatura sul suo territorio.

Giovedì 18 febbraio 2010. Fotovoltaico
«Il sindaco Scelzi aveva già detto sì»

Bufera per l’amministrazione Comunale per l’impianto fotovoltaico da 10 MW (per la società proponente 50milioni di euro di investimenti) e la realizzazione della sottostazione (altri 20milioni di euro) da cui immettere l’energia nella rete nazionale, in contrada “Podice”.
La società che ha proposto gli insediamenti industriali dopo il ritiro dal voto nel consiglio comunale per l’approvazione ha inviato prima una dura lettera aperta al Comune. L’azienda annuncia di rinunciare all’impianto fotovoltaico ma non alla sottostazione e per questo si dice pronta ad intraprendere azioni legali milionarie contro il Comune, ipotizzando una perdita di 150milioni di euro.
Nella missiva a firma di Girolamo Ninivaggi di Altamura rappresentante della società Egrienergy Group srl, si afferma che sia il sindaco Carlo Scelzi e il suo vice Sebastiano Fiore avevano concesso un colloquio preventivo con la società prima che la stessa iniziasse la progettazione degli impianti: «dopo aver esposto dettagliatamente il progetto, aver ricevuto approvazione/disponibilità da parte dell’Am - ministrazione Comunale, rappresentata dal Sindaco e vice Sindaco, il sottoscritto ha dato corso alla progettazione esecutiva e presentazione presso i competenti uffici per chiedere/ottenere le previste autorizzazioni per realizzare e gestire gli impianti previsti, diversamente non si sarebbe nemmeno iniziata la progettazione e quindi sostenuto ingenti costi».
Sindaco e vice capaci attraverso un semplice colloquio di anticipare valutazioni tecniche? Dell’in - contro tra i vertici dell’amministrazione e società però non è emerso nulla durante il consiglio comunale convocato con urgenza solo due giorni prima della discussione sull’insediamento industriale. Questo il tempo messo a disposizione dei consiglieri comunali per valutare la compatibilità sul territorio di un impianto di 400 specchi inseguitori su una estensione di oltre 60 ettari, oltre alla sottostazione che la Agrienergy Group non ritiene invasiva. Anche se la proposta era stata presentata a «settembre/ottobre 2008».
Come da cronaca a porsi di traverso all’approvazione in consiglio Comunale ci si è messo l’as - sessore all’ambiente Giuseppe Tarantini, il quale tra l’altro ha affermato: «stiamo discutendo di un progetto che va al di là di quelli finora trattati. Io credo pienamente alle energie rinnovabili ma non devono esserci invasioni così pesanti sul territorio».
Se è vero quel che afferma Ninivaggi sul consenso preventivo dato da sindaco e vice come mai Tarantini ha assunto tale posizione?
La società afferma inoltre di voler pagare il 2% di royalty al Comune, ma per l’impatto ambientale dell’impianto molte sono state le perplessità dei consiglieri comunali. A firmare il parere tecnico il geometra Vito Patruno, perchè la funzionaria Cinzia Rotondella si è dichiarata incompatibile: la Agrienergy ha affidato a suo fratello arch. Angelo Rotondella e all’ing.Vincenzo Ferri la redazione del progetto.
In Comune gli architetti sono ben due: come mai per l’importanza del progetto questo non è stato relazionato dall’altro architetto del Comune?
Dopo la lettera inviata da Ninivaggi resta da vedere se vi sarà una serena valutazione, non condizionata, da parte del Consiglio Comunale quando il progetto verrà e se verrà riproposto.
La società intanto conclude: «Dopo aver già revocato la nostra disponibilità per realizzare l’im - pianto di produzione fotovoltaica non abbiamo revocato nostra richiesta di approvazione per la realizzazione del cavidotto Minervino/Spinazzola; della costruzione della nostra sottostazione».


Mercoledì 17 Febbraio. Torri eoliche rebus sulla Murgia Tanti dubbi sulla proliferazione degli impianti
Dopo la procura di Trani, pm Giuseppe Maralfa, anche la procura di Bari, pm Renato Nitti, ha posto sotto osservazione le procedure e le opere che hanno portato ad innalzare le torri eoliche e quelle previste in esecuzione tra Minervino Murge, Spinazzola e Poggiorsini. Nella vicenda, la pubblica accusa intravede i reati di falso e violazione delle norme ambientali. Al momento non risultano indagati. La notizia comunque è di quelle che pesano per due ordini di ragione: la disponibilità anche a Spinazzola, dopo Minervino, ad accogliere altre torri eoliche, non da pochi considerate «smembra paesaggio» (diversi i progetti depositati presso l’ufficio tecnico comunale) e la conferma che questo tipo di insediamento industriale, come ipotizzato dai magistrati, potrebbe provocare danni al patrimonio faunistico dell’area murgiana. Ed in particolare alla specie protetta del falco “g rillaio” che sul territorio, così come sancito a livello europeo, eccezionalmente nidifica.
Quello del rischio ambientale e faunistico dovuto ai pali eolici non è cosa nuova: andando a ritroso, si può considerare che già nel 2007 altre violazioni sono state contestate. Come quelle legate all’opera - zione denominata «Ventus» condotta dal Comando Stazione Forestale dello Stato di Gravina di Puglia, competente nell’am - bito del Parco Nazionale dell’Alta Murgia. Quella indagine ha portato al sequestro di opere di escavazione dove dovevano essere installare le torri eoliche realizzate nell’area del Parco dell’Alta Murgia, contestazione per la difformità nella realizzazione dei cavidotti e contestazione per la costruzione di una sottostazione in area Parco, territorio di
Spinazzola, da dove far affluire la corrente prodotta dagli impianti eolici alla rete nazionale. Cinque i rinviati a giudizio, processo in corso presso la sede distaccata del tribunale di Trani, sezione staccata di Canosa di Puglia. Già nelle loro relazioni gli uomini del Comando Forestale di Gravina portavano all’attenzione del magistrato che erano rav visabili violazioni delle zone protette Sic-Zps (Sito di interesse comunitario, Zona di protezione speciale), aree naturalistiche tutelate, indipendentemente da quelle ricadenti nel vincolo del territorio del Parco Nazionale dell’Alta Murgia.
Ma quante sono le torri sinora installate che troverebbero contestazione anche da parte della procura di Bari? A Minervino se ne contano cinquantasei, quattro le aziende interessate. Quel che è certo comunque, è che ancor prima che queste torri venissero innalzate, perplessità erano già presenti. Tanto che erano stati acquisiti gli atti dell’autorizzazione unica espressa dalla Regione Puglia.
Sui pali eolici sulla Murgia pende anche una interrogazione dell’on. Pierfelice Zazzera dell’Italia dei Valori alla quale il Governo non ha ancora dato risposta. Il parlamentare chiede al ministro dell’Ambiente e dell’Interno di conoscere, dopo alcuni arresti avvenuti a Mazara del Vallo (Trapani) riconducibili a persone sodali con il superlatitante Messina Denaro, quale controllo è in atto per scongiurare il rischio di infiltrazione mafiosa o di malavitosi nell’ambito delle energie rinnovabili, perché a suo avviso alcuni degli arrestati in Sicilia operano sul territorio murgiano.
Ancora. Alcuni mesi fa gli uomini della Guardia di Finanza, tra luglio-agosto, hanno acquisito in Regione tutti i fascicoli dei progetti legati agli impianti eolici e fotovoltaici proprio del territorio Minervino, Spinazzola, Poggiorsini. Tutto questo potrebbe, così come dalle stesse informative del Comando Forestale di Gravina aver creato l’interesse della Procura di Bari?
Intanto il presidente del Parco dell’Alta Murgia, Girolamo Pugliese, dopo l’apertura delle indagini del pm Nittti, sottolinea «Neanche una sola torre eolica è stata impiantata nel territorio del Parco Nazionale dell’Alta Mugia. Quattro anni fa fui costretto addirittura ad effettuare personalmente un sopralluogo nel territorio di Minervino Murge per impedire l’installazione di quattro torri che la Regione sosteneva fossero state autorizzate dal Parco. Dopo quel tentativo di coinvolgere l’Ente in un’euforica ed interessata politica di insediamenti di fonti di energia alternativa, abbiamo segnalato a tutte le Amministrazioni competenti in materia di impianti energetici e di valutazioni ambientali, in particolar modo alla Regione Puglia, che la realizzazione degli impianti eolici per la produzione industriale di energia fuori dal Parco ma nella Zona di Protezione Speciale Murgia Alta non era stata preceduta da un’ade - guata valutazione della loro incidenza sugli habitat naturali. Siamo stati inascoltati, se non liquidati con supponenza ed arroganza».

16 Febbraio 2010
SVILUPPO E GESTIONE DEL TERRITORIO SEMPRE IN PRIMO PIANO Dopo l’eolico il fotovoltaico polemiche su megaimpianto

Il ritiro dall’approvazione nell’ul - timo consiglio Comunale, per disaccordo nella stessa maggioranza di centrosinistra guidata dal sindaco Carlo Scelzi, di un mega impianto fotovolitaico da 10MW da ubicare in contrada “Podice”, 400 specchi inseguitori su un terreno in parte irriguo di oltre 60 ettari, altro non è che l’ennesima conferma delle tante perplessità che ruotano in torno al grande busines che si è scatenato, anche sul versante murgiano, a Spinazzola nel suo particolare, per gli insediamenti industriali legati all’energie prodotte da fonti rinnovabili. Eolico, fotovoltaico e impianti alimentati da biomasse. A rendere disponi bile il territorio ci si è messa la crisi del sistema agricolo. A Spinazzola, come affermato dallo stesso vice sindaco Sebastiano Fiore, con delega al settore, sono oltre duecento i progetti di impianti fotovoltaici presentati che si aggiungono alla richiesta di centinaia di torri eoliche. Una selva di pali distruttiva del paesaggio racchiusi in faldoni che hanno subissato per il loro iter di approvazione lo stesso ufficio tecnico comunale. Cosa sta succedendo su questo tratto di paese e cosa richiama tanta invasione, interesse degli industriali delle energie rin novabili? L’investimento per ogni impianto realizzato è di milioni di euro. Al proprietario del terreno vanno le briciole per la servitù concessa, in alcuni casi una mangiata di royalty per il Comune e sotto la ricaduta occupazionale poco o nulla. Eppure c’è chi si ostina a sostenere che questo è il progresso ed il futuro: «un’occasione da non perdere». Tra le voci «contro» anche quella del direttore regionale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali in Puglia, arch. Rug giero Mar tines, il quale oltre a definire incompatibili gli impianti fotovoltaici nelle aree a coltivo tipiche della Regione ha sottolineato: «una nuova disarmonia, fatta da interventi a macchia di leopardo stanno “se gnando” il territorio, si sta contrapponendo alla origina ria armonia del paesaggio pugliese. Lo stesso paesaggio che contraddistingue la Puglia, per il suo essere ancora incontaminato, rispetto anche alle regioni limitrofe. Un paesaggio, quello pugliese che assieme alle forti valenze storico-architettoniche ed archeologiche, costituisce una indiscussa attrattiva. Giova in ogni caso ribadire che gli interventi di impianti eolici e fotovoltaici in Puglia, se da un lato producono energie rinnovabili, stanno producendo un grave detrimento ad un bene che rinnovabile non è: il paesaggio».

Domenica 14 febbrario.
La maggioranza prima ha tentato di arrampicarsi sugli specchi, poi sugli specchi è scivolata. I tre punti salienti dell’ordine del giorno dell’ultima seduta consiliare sono stati tutti ritirati. Il primo riguardava la convenzione con cui si intendeva manteneva in ruolo ancora a Spinazzola il segretario comunale Giulio Rutigliano, dal primo febbraio in servizio a Minervino. La maggioranza dopo l’incal - zare dell’opposizione e le contrarietà interne ha chiesto il ritiro del punto.
Ritirato dal voto anche l’installazione del mega impianto fotovoltaico da 10MW previsto in contrada “Podice”, nonché le opere connesse a la costruzione della sottostazione dove far confluire la corrente prodotta nella rete nazionale. Dopo il dettaglio del progetto da parte del vice sindaco Sebastiano Fiore, a gelare le aspettative di chi era favorevole all’impianto ci ha pensato l’assessore “verde”Giuseppe Tarantini: «stiamo discutendo di un progetto che va al di là di quelli finora trattati. Io credo pienamente alle energie rinnovabili ma non devono esserci invasioni così pesanti sul territorio».
Lo stesso progetto posto all’attenzione del consiglio comunale è una fotocopia di quello presentato anche a Minervino Murge che prevede: l’installazione di 400 inseguitori, specchi collocati su una piattaforma della grandezza di 18 metri per 10 posti su un pilastro alto 10-12 metri, che ha una base in cemento armato di 7 metri per 7, profonda 3 metri. La superficie interessata dal mega impianto è pari a 61 ettari, oltre ad altri 6 ettari per la sottostazione e 1,6 ettari per gli allacci: una enormità.
Quel che è ancora emerso nella discussione e che a Spinazzola, solo per il fotovoltaico sono giunti 200 progetti. «Per l’accettazione del mega impianto, ha sostenuto ancora Tarantini, non può essere esclusa la volontà della popolazione». A fargli eco il neo consigliere della maggioranza Domenico Lombardi che ha evidenziato che i terreni su cui si vuole installare questo impianto hanno peculiarità rilevanti, in quanto irrigui. Benedetto Silvestri Vigilante del Pdl ha affermato: «Sento puzza di bruciato, argomenti analoghi sono stati approvati in passato in assenza della minoranza». Franca Carbone dell’I d V, ha letto una missiva del direttore regionale Ruggiero Martines del Ministero per i beni e le attività culturali, con la quale richiama al proliferare di impianti eolici e fotovoltaici in Puglia. Nella lettera si legge: «giova in ogni caso ribadire che gli interventi indicati in oggetto, se da un lato producono energia rinnovabili, stanno producendo un grave detrimento ad un bene che rinnovabile non è: il paesaggio». Nonostante il tentativo di svilire gli interventi da parte del vicesindaco, adducendo ragioni tecniche, la maggioranza su questi specchi è scivolata nella più manifesta contraddizione. Conclusione: punti all’or - dine del giorno rinviati a data da destinarsi.

Quel maledetto doppiopesismo di politici e magistrati che fa dell’Italia un Paese marcio “dentro”. L’inchiesta giudiziaria sulle toghe Tommasino e Petrucci, la candidatura del pm Nicastro e il silenzio mafioso sulla vicenda del gip Forleo
Pubblicato il 18 febbraio 2010 da Carlo Vulpio

Lo scandalo della “cricca” della Protezione civile rivela un Paese marcio “dentro”. A destra, a centro e a sinistra. Sopra e sotto. Di fronte e di profilo.
Al di là dell’accertamento dei reati e di chi li ha commessi (poiché la prima impressione è che dal grano – come cereale e come quattrini – ci sarà da separare un bel po’ di paglia), sono i dettagli non costuituenti reato a fare la differenza in questa storia. E a dirci chi siamo, cosa siamo diventati.

Non parlo di prostitute e di massaggi veri o finti, che fin quando non sono l’oggetto del reato o la merce di scambio per commetterlo, restano comportamenti privati classificabili alle voci “puttanizia e puttanicizia”, buoni soltanto per i sermoni dei moralisti d’accatto.
Parlo, per esempio, di quel “dettaglio” dei dialoghi tra imprenditori, alti funzionari pubblici e docenti universitari, ai quali si promette un lauto incarico o una pingue consulenza poiché raccomanderanno i figlioli degli amici degli amici e li faranno entrare all’università senza le “prove d’ingresso”.
Capite che cosa significa? Marci loro e marci anche i loro figli. Come gran parte del Paese, ormai.

Tutto questo avviene, per pura coincidenza, nel giorno del diciottesimo compleanno di “Mani pulite”. Si dovrebbe diventare maggiorenni a questa età. E infatti appalti e commesse e tutto quanto vengono spartiti come e meglio di prima, tutti insieme nel grande PUP, il Partito Unico del Potere, mentre il popolo bue fa il tifo sugli spalti per una partita truccata.

La ricorrenza di Tangentopoli ’92 ha dato occasione a uno dei protagonisti di allora, il magistrato Gerardo D‘Ambrosio, attualmente senatore del Pd, di affermare che la differenza tra la Tangentopoli di ieri e quella di oggi è “l’indignazione popolare”. Nel 1992 l’indignazione c’era, dice D’Ambrosio, oggi no.
Può darsi che D’Ambrosio abbia ragione. Anzi, ammettiamo pure che abbia ragione. Ma se è così, non sarebbe il caso di chiedersi perché questa indignazione non c’è più? E non sarebbe il caso, per tentare di dare una risposta, di cominciare a essere rigorosi giudici di se stessi e dei propri amici e alleati, invece di puntare il dito sempre contro “gli altri” o di cavarsela con affermazioni di principio generiche e inutili, e quindi dannose?

Se all’indignazione di ieri si è sostituita la delusione di oggi, e anzi l’assuefazione, non sarà, per caso, anche per quel doppiopesismo maledetto che affetta la magistratura, che nella Nuova Tangentopoli di questi ultimi anni si è disvelata come una delle protagoniste negative, al pari della politica e dell’economia?
Scusate l’autocitazione, ma come ho scritto in “Roba Nostra” (Il Saggiatore) due anni fa – in un momento non sospetto, quindi –, una buona parte della magistratura (facciamo la metà?) è sempre meno un potere dello Stato che bilancia gli altri due ed è sempre meno un apparato imparziale di controllo della legalità, ma svolge sempre di più un ruolo di apparato di copertura di mille nefandezze, predilige la doppia corsia della legge applicata ai nemici e interpretata per gli amici e cerca di accucciarsi sotto le ali del potere (qualunque potere) invece di tenerlo a bada per realizzare l’uguaglianza di tutti davanti alla legge.

Siccome però abbiamo detto che l’affermazione di principio non basta, facciamo qualche esempio concreto. Affinché, guardandolo bene in faccia, possiamo riconoscere quel doppiopesismo maledetto che alla fine ci ucciderà tutti, se non lo spazzeremo via in tempo.

Per esempio, Gerardo D’Ambrosio, poteva o no evitare quella coincidenza (solo una coincidenza, per carità) che sul finire dell’estate del 2007 lo portò, lui già senatore Pd, e quindi compagno di partito di D’Alema e Latorre, a farsi una passeggiata al Palazzo di Giustizia di Milano per andare a trovare i suoi ex colleghi che, coincidenza, indagavano proprio su quelle scalate?
D’Ambrosio aveva anche criticato il gip Clementina Forleo per la sua scelta (poi giudicata giusta e legittima) di far trascrivere e depositare quelle intercettazioni telefoniche che tanto preoccupavano l’attuale presidente del Copasir (il comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti) D’Alema e il suo scudiero Latorre.
Era proprio necessario che una persona esperta e nota come lui andasse a trovare i pm che in quel momento indagavano su quella vicenda e ci andasse anche a pranzo (ci andò con Fusco, Perrotti, Greco, Orsi e Pedìo), mentre la Forleo veniva mazzolata dal presidente della Repubblica per la sua famosa ordinanza in cui definiva i sei protagonisti (D’Alema, Latorre e Consorte per la sinistra; Cicu, Grillo e Comincioli per la destra) “complici e non semplici tifosi” di quelle scalate illegali?

Forleo poi è stata “depotenziata” e trasferita a Cremona, le è stata tolta la scorta, recentemente è finita anche fuori strada a causa di un incidente molto sospetto causato forse da un sabotaggio alla sua auto parcheggiata nel cortile del tribunale di Cremona, ed è ancora “sub iudice” per motivi “disciplinari”.
Un processo alle streghe in cui si racconta – secondo quanto è agli atti -, che il pm Orsi, fino a quel momento entusiasta per il lavoro svolto, sarebbe rimasto molto male per la decisione presa dopo una riunione in Procura di non iscrivere D’Alema sul registro degli indagati (come invece si poteva fare, e senza alcun bisogno di autorizzazioni a procedere: cfr.Il palazzo di vetro)
Ma chi ne parla? Chi la racconta completa, questa storia? Nessuno. Perché?

La sentite voi una voce, una sola, che si levi su questi argomenti? Magari da quelli del NoBday, da Beppe Grillo, dall’Idv, da Di Pietro, da de Magistris&Alfano, da Gioacchino Genchi, autore di un libro “bomba” in cui, guarda caso, per pura coincidenza intendiamoci, queste cosine sono sparite? Perché?
La sentite voi, una voce, una sola, che si levi da destra o da manca? Dal Pd, dalla Lega Nord, dal Pdl, o dall’Udc e dalla neonata Sel? Provate, ancora una volta, a chiedervi perché.

Ora si parla di questo Giuseppe Tesauro, giudice della Corte Costituzionale, che era in società con personaggi convolti nell’inchiesta sulla Protezione civile. E va bene. Per quanto mi riguarda, un giudice che sia in società anche con un salumiere è da cacciare senza perdere un minuto di tempo.


Ma vogliamo parlare anche delle toghe sporche di quel Triangolo delle Bermuda (Salerno-Potenza-Catanzaro) di cui non parla più nemmeno chi dovrebbe farlo per dovere verso se stesso e verso tutti coloro che per questo stanno ingiustamente pagando un prezzo altissimo, e che su questo e grazie a questo ha costruito la sua resistibile ascesa politica?
Vogliamo per esempio capire come mai nessun giornale, dico nessuno, e nemmeno una tv, dedichi un po’ di spazio a un processo in corso a Potenza (e ad altri simili in altre parti d’Italia) davanti al gup Luigi Barrella, in cui qualche giorno fa si doveva decidere (l’udienza è stata rinviata a maggio causa neve) del rinvio a giudizio per reati gravissimi (corruzione, rivelazione di segreto d’ufficio, peculato) dell’ex capo dei gip di Taranto, Giuseppe Tommasino e dell’ex capo della procura di Taranto, Aldo Petrucci?
Tommasino è uno che ha fatto anche il commissario nei concorsi per notaio, mentre Petrucci è attualmente capo della Procura minorile di Lecce.
Tommasino e Petrucci, secondo l’accusa dei pm Cristina Correale e Ferdinando Esposito, facevano gioco di squadra per avvisare gli indagati, svolgere indagini in maniera eccessivamente generica affinché venissero archiviate, scambiarsi favori giudiziari illegali.
Vi rendete conto di cosa stiamo parlando?
E tuttavia, il doppiopesismo maledetto prevale sempre. Nella denuncia come nella indignazione. Si denuncia e ci si indigna a giorni alterni e secondo convenienza. E alla fine lo capisce persino questo Paese marcio che l’indignazione invocata da D’Ambrosio non c’è perché non ci può essere, perché da tempo è stata sostituita con l’assuefazione, che in qualche modo è diventata una forma di cura omeopatica per sopravvivere e tirare avanti.

Ma facciamo un altro esempio. Guido Bertolaso si deve dimettere? Va bene. Ma anche no. Se vogliamo essere onesti fino in fondo, o almeno equanimi. Perché se il “criterio giudiziario” dell’avviso di garanzia vale per lui deve valere per tutti: per esempio, deve valere anche per gli indagati candidati alla presidenza delle regioni Campania (De Luca), Calabria (Loiero) e Puglia (Vendola). Ah, già, ma questi sono di centrosinistra…
Per quanto mi riguarda, questo “criterio giudiziario” non dovrebbe valere per nessuno. Aspetterei almeno una sentenza di condanna di primo grado e distinguerei tra i reati. Ma se si invoca il suddetto criterio per qualcuno sì e per qualcun altro no, allora non ci siamo, vuol dire che qualcuno sta imbrogliando. Siamo di nuovo al doppiopesismo maledetto che prima o poi ci ucciderà tutti.

Da ultimo, ma non ultimo, la candidatura alle regionali di Puglia (in questi ultimi tempi il Tacco d’Italia è il centro del mondo…), con l’IdV, del pm Lorenzo Nicastro.
Ma dico: come si fa? Nicastro è una brava persona, ma come può pensare che la sua scelta, oltre alle polemiche, non susciti sospetti pesanti?

Non solo perché Nicastro ha indagato per anni sull’ex “governatore” e attuale ministro per gli Affari regionali, Raffaele Fitto (rinviato a giudizio per abuso d’ufficio, corruzione, finanziamento illecito ai partiti, peculato).
Non solo perché Nicastro si candida nello stesso luogo in cui fino a ieri ha svolto la funzione di pm (su questo argomento, torneremo prossimamente).
Ma soprattutto perché Nicastro stava indagando su uno dei filoni più delicati dell’inchiesta sulla Sanità, quello relativo agli accreditamenti delle strutture private. Un filone che – per ammissione dello stesso coordinatore regionale di IdV, il deputato Pierfelice Zazzera (Il regalo di Nichi a Massimo) – vede coinvolta mani e piedi la giunta regionale uscente, la compagine cioè oggetto di indagine di Nicastro e di cui da questo momento Nicastro è alleato.
Ma non è finita. L’indagine di Nicastro è passata nelle mani di Emilio Marzano – l’ex capo della Procura di Bari che ha legato il suo nome alla tragedia dei fratellini di Gravina di Puglia, Francesco e Salvatore Pappalardi -, che ora è un semplice pm, in procinto di andare in pensione (il 5 aprile, subito dopo le elezioni… ma è una coincidenza).

Resta una domanda. Ma Nicastro adesso si dimetterà dalla magistratura? No, perché io me la ricordo bene la risposta di Di Pietro ai giornalisti, il 18 marzo 2009, nella sala stampa della Camera dei Deputati (ero lì, accanto a lui e agli altri candidati “indipendenti”).
“I magistrati che si candidano – disse Antonio Di Pietro – si devono dimettere. Per noi vale questo principio. E noi applichiamo la legge morale per primi a noi stessi”. Bravo. Ma ora a Nicastro chi glielo dice?

5 commenti:

  1. signor Forina, deve prendere atto che sono stato assolto da ogni accusa e che Vulpio, suo amico, ha vergognosamente strumentalizzato il mio dramma innescato da loschi figuri che ho provveduto a denunziare. attendo rettifica.giuseppe tommasino

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  2. signor Forina! La invito a prendere atto della mia richiesta di rettifica. Ritengo essere suo dovere, prima morale e, poi, professionale.giuseppe tommasino

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  3. Signor Giuseppe Tommasino come avrà notato nel mio blog sono ospitati tanto gli articoli di Carlo Vulpio come ogni commento, compreso i suoi, con i quali ha inteso chiarire la sua posizione. Ciò ritengo sia sufficiente nell’equilibrio dell’informazione che si è voluto dare sui fatti che la vedono coinvolta.

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  4. signor Forina. che fine ha fatto il messaggio che ho inviato ieri? Esigo spiegazioni!!! giuseppe tommasino

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  5. Rimango letteralmente inorridito per la manifestazione di arroganza che ravviso nel suo comportamento: lei, dopo aver pubblicato un pezzo infarcito, per quanto mi riguarda, di macroscopiche falsità, posto dinnanzi alla richiesta di adeguata rettifica, prima, ha ipocritamente sostenuto di pubblicare tutti i commenti e che pubblicando persino il mio aveva ristabilito "l'equilibrio della informazione" e, poi, ricevuto un mio ulteriore commento che tendeva a dimostrare come fosse semplicemente ridicolo pensare che la pubblicazione di due mie righe potesse essere sufficiente per ristabile l'equilibrio predetto a fronte della "imponenza" del giornalista Vulpio,pensava bene di eliminarlo. Il suo comportamento è semplicemente inqualificabile, dimostra che non ha capito nulla della funzione del blogger e tale comportamento si pone in contrasto con quello tenuto da altri suoi colleghi che hanno dimostrato, per fortuna, una sensibilità ben diversa rispetto alla implorazione rivolta loro da un onesto cittadino vittima della malagiustizia e ed anche di giornalisti spregiudicati. A difendere posizione di assoluta grettezza siete rimasti in due: lei e l'adorato Vulpio. Giuseppe Tommasino.

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