domenica 8 settembre 2013


CAPORALATO
SPINAZZOLA, I NUOVI «SCHIAVI»
LA SISTEMAZIONE
I più hanno trovato sistemazione nel «Ghetto», villaggio in abbandono di Borgo Boreano a confine tra Palazzo San Gervasio e Venosa
I CLANDESTINI
Tra i braccianti agricoli migranti, molti sono già clandestini. In tanti, però, lavorano in Italia, specie nel nord, come metalmeccanici
GLI «INVISIBILI» INVADONO I CAMPI
Sono quasi duemila i braccianti agricoli migranti giunti per la raccolta del pomodoro
di Cosimo Forina
SPINAZZOLA. Senza solidarietà domina il caporalato. E qui l’illegalità ha vinto: per complicità, sottomissione e indifferenza. C’è un mondo di invisibili ridotti in schiavitù che spinti dalla necessità del lavoro è disposto ad accettare condizioni disumane. E’ il popolo dei braccianti agricoli migranti, braccia per lo più di giovani del Burkina Faso, Mali, Costa D’Avorio, Ghana e Sudan, arrivati in quasi duemila anche quest’anno per la raccolta del pomodoro e non solo. I più hanno trovato sistemazione nel villaggio in abbandono di Borgo Boreano a confine tra Palazzo San Gervasio e Venosa ribattezzato«Il Ghetto».
Altri, sono sparsi in masserie diroccate o nei casolari di campagna, anche di Spinazzola, circa 500, i pochi ancora in piedi dopo l’ordinanza del sindaco del 2011 che così intendeva attuare la sua azione
di respingimento: senza corrente elettrica, servizi igienici, acqua potabile.
Per gli «invisibili» tutto ha un costo. Per essere portati sui campi dove spaccarsi la schiena dall’alba al tramonto: 5euro. Per una tanica in plastica, contenitori di prodotti chimici agricoli, in cui poter tenere l’acqua da bere: dai 3 ai 5euro. Per ricaricare la batteria del telefonino: dai 10 centesimi ad un euro. Per una improvvisa corsa in ospedale: dai 10 ai 15euro. Le braccia, i lavoratori migranti, sono approdate qui poco prima del 15 agosto per ripartire a metà ottobre, provenienti da Nardò (Le) dove hanno raccolto angurie.
Caricati come bestie da soma in quindici-venti su furgoni senza finestrini sono già stati usati nella raccolta delle cipolle tra Margherita di Savoia, Zapponeta e Chieuti. Ore estenuanti di viaggio, senza conoscere la meta. Ed ora è la volta del pomodoro, dei peperoni, poi ci sarà la raccolta degli agrumi a Rosarno (Reggio Calabria) e per gli stessi schiavi impegnati nel raccolto della patata novella a Cassibile una frazione di Siracusa, il girone infernale sembra non avere fine.
Per loro non ci sono diritti, assistenza, se non quella offerta dal volontariato.
L’unica legge da rispettare è quella imposta dal caporale che paga 3,50euro a cassone pieno di pomodori per incassarne 6 dall’agricoltore. Un giro di affari vertiginoso nella più totale illegalità. Il calcolo medio del 2011 ha rilevato che su 600 ettari coltivati a pomodoro a Palazzo San Gervasio gli agricoltori hanno pagato circa 1.600.000 euro per la raccolta, di questi ben 700mila sono finiti nelle tasche del caporale, dei suoi sottotenenti e di chi sfrutta all’interno del gruppo dei lavoratori i suoi stessi concittadini. Trecento gli ettari di pomodoro quest’anno a Spinazzola.
Strane cose succedono nei campi, si denuncia a filo di voce, se si vuole fare di testa propria, senza passare dal giogo del caporale può succedere di tutto. Già strane cose. E di persone scomparse, come il ritrovamento di qualche cadavere non è di certo mancato sulla terra di nessuno.
La mappatura degli ettari coltivati a pomodoro anche quest’anno tra la provincia di Potenza e quella di Barletta-Andria-Trani ben potrebbe indicare la forza lavoro necessaria alla raccolta dell’oro rosso. Ed invece le assunzioni regolari sono bel al disotto di ogni parametro matematico. Tra i braccianti agricoli migranti, molti sono già i clandestini, in tanti però lavorano in Italia specie nel nord come metalmeccanici. A partire dalla crisi del 2008 gli ex operai si sono trasformati per ragione di sopravvivenza in braccianti. Dopo la rivolta di Rosarno i migranti avevano ottenuto un permesso di soggiorno per due anni, prossimo in scadenza. Per chi non potrà dimostrare di aver lavorato, per mancanza di ingaggio, si prospetta la via della clandestinità. Ancora una volta la terra degli schiavi parla di umiliazioni.
Nel 2009 è stato chiuso il centro di accoglienza di Palazzo S. Gervasio capace di ospitare ed offrire
servizi anche a 500 persone. Trasformato in Centro Identificazione ed Espulsione (CIA) con la modica spesa di qualche milione di euro, la struttura è inutilizzata.
Dal 2009 ad oggi la precarietà dei lavoratori migranti tra Spinazzola e Palazzo San Gervasio è aumentata in modo vergognoso. Aumentate le azioni di respingimento. L’illecito ha incancrenito un
territorio dove valori e morale avevano ancora un senso. E forse ancora un senso c’è, se si smettesse di girare la testa dall’altra parte, rendendo questi lavoratori uomini visibili.

« L’INDIFFERENZA AGEVOLA LO SFRUTTAMENTO DEI LAVORATORI DA PARTE DEI CAPORALI CON CONSEGUENZE DISUMANE»

La relazione dell’Osservatorio Migranti di Palazzo San Gervasio fotografa il dramma sul territorio

A voler reagire alla condizione disumana in cui versano i lavoratori migranti il comune di Spinazzola, che nei giorni scorsi ha presentato con l’assessore Giuseppe Blasi e l’associazione Onlus «Michele Mancino» Osservatorio Migranti Basilicata di Palazzo San Gervasio la relazione conclusiva del progetto di accoglienza in favore dei lavoratori agricoli stagionali migranti 2012. Unica rappresentanza sindacale presente la Flai-Cgil da sempre impegnata nei confronti dei lavoratori, mentre a dare inspiegabilmente buca la «Coldiretti» e la «Cia».
Ed è toccato a Gervasio Ungolo, della «Michele Mancino» fotografare il dramma sul territorio: «dopo la chiusura del Centro di Accoglienza di Palazzo San Gervasio, il fenomeno sembra essersi spostato presso Borgo Boreano. Le condizioni di lavoro, i contratti, le basse remunerazioni, agevolano lo sfruttamento dei lavoratori da parte del caporalato, con conseguenze a dir poco aberranti per la dignità di queste persone. Ridotte in condizione di vera e propria schiavitù». Nel corso del 2012 la provincia Barletta-Andria-Trani ha finanziato su richiesta e coordinamento del Comune di Spinazzola, purtroppo non reiterato per il 2013, interventi per migliorare la condizione dei migranti. Il territorio di Spinazzola e quello di Palazzo San Gervasio rappresentano il confine tra due province, quella della Bat e quella di Potenza. Il primo rilievo posto in evidenza la disparità di attenzione tra migranti che stazionano dall’una o dall’altra parte, pur in casolari lontani pochi metri.
Mentre sul versante Lucano vi è possibilità di dare assistenza, nel versante pugliese i diritti sono maggiormente negati. Da questo la necessità di un incontro tra le due province a fine di programmare interventi congiunti. Sul versante Spinazzola, quando a guidare la città era il centrosinistra, nel corso del 2011 vi è stato un aumento sistematico di controlli e azioni di respingimento dei migranti. Questo ha portato ad una maggiore presenza di persone in agro di Palazzo San Gervasio. Il progetto del Comune, gestito dalla “Michele Mancino” si è spinto nel dare servizi alle persone di tipo legale ed informativo. Oltre ad uno sportello informativo fisso si è raggiunto i lavoratori nei campi offrendo loro principalmente informazioni. Come sulla sanatoria (decreto legge 109/2101), progetti di rimpatrio assistito, disponibilità alla Sportello Unar, assistenza legale, consulenza legale sul lavoro. Informazioni diffuse anche con diversi stampati tradotti in più lingue. Così come si è cercato di sensibilizzare le imprese agricole nella lotta al caporalato.
La Flai-Cgil provinciale con Gaetano Riglietti ha insistito sul richiamo alla legalità, denunciando lo sfruttamento dei lavoratori, la mancanza di tutele che alimentano una enorme evasione fiscale e contributiva. A sostegno di tale posizione quella di Vincenzo Damato e Domenico Guglielmi, sempre della Flai-Cgil, i quali hanno insistito sulla necessità di agire sull’imprenditore agricolo che deve es-sere costretto in qualche modo al rispetto delle regole contrattuali. A concludere il vicesindaco Michele Patruno: «Non è con l’azione repressiva che è possibile risolvere questo problema. Le imprese non in buona fede potrebbero trovare soluzioni per aggirare i vincoli. E’ necessario sensibilizzare le associazioni di categoria, gli imprenditori e informare in maniera capillare i lavoratori in merito alle opportunità previste dalle normative». Da questo la proposta da parte di Patrono di organizzare a Spinazzola il convegno “Educhiamo alla Legalità”, finalità: divulgare le informazioni rispetto alle normative vigenti. Contro l’odiosa presenza del caporalato a Spinazzola si è scelto di creare coscienza nei lavoratori, studiare forme di accoglienza e di supporto. Pesa la disattenzione della Regione che nonostante sia stata sensibilizzata sul problema ha scelto di non esserci e di puntare la sua attenzione in altre zone come quella del foggiano dove maggiore è la presenza dei migranti. Ma qui si vuole dare riscatto a chi nonostante privazioni, umiliazioni ed amarezze riesce, come i ragazzi di Borgo Boreano, ad accoglierti con un sorriso.

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