venerdì 11 luglio 2014

Anche questo è nei faldoni storici della discarica che si vuole costruire a Grottelline dove da giorni si continua a scavare per riportare alla luce rifiuti tombati.

di Carlo Vulpio
http://carlovulpio.wordpress.com/

A ciascuno il suo factotum. Archinà per Vendola. Petronella per Carofiglio. Voti ed elogi a governatori e scrittori per mancanza di prove




Peccato che si arrivi a conoscere certe cose sempre «dopo», ma ora sappiamo che la Tradeco, azienda leader di raccolta e smaltimento dei rifiuti nel Sud Italia e non solo, consorziata con la Cogeam della signora Emma Marcegaglia (ex presidente Confindustria e attuale presidente Eni), faceva la campagna elettorale non soltanto per Nicola Vendola di Sel (definito dalla Marcegaglia «il miglior governatore regionale d’Italia», e ti credo…), ma anche per il magistrato e poi senatore del Pd, nonché scrittore (per mancanza di prove), Gianrichetto Carofiglio.

Correva l’anno 2008 e c’era la campagna elettorale per le elezioni politiche. E tra Spinazzola e Poggiorsini (Puglia, provincia di Barletta-Andria-Trani) Cogeam-Tradeco voleva a tutti i costi una discarica in contrada Grottelline, tra un sito neolitico, una masseria dei Templari e una sorgente di acqua minerale.

In verità, quella discarica, i soggetti su citati e i loro aedi in Regione Puglia (l’altro magistrato-assessore Lorenzo Nicastro e la irriconoscibile urbanista Angela Barbanente) la vogliono ancora, ma sono tanti gli imbrogli, e le carte truccate, e le perizie contrarie, e persino i furti (intere memorie trafugate dai computer degli uffici regionali), che difficilmente lo sciagurato progetto verrà realizzato. A meno che Vendola&C non mandino lì i carri armati. Ma negli ultimi tempi, vista la mala parata, come e peggio delle sue risatacce a telefono con il factotum dell’Ilva, Girolamo Archinà, a cui faceva i complimenti per aver strappato di mano il microfono a un cronista che chiedeva conto ai Riva dei morti di cancro a Taranto e dell’inquinamento dell’Ilva, Vendola sembra voler tornare sui propri passi e, forse, addirittura fermare il progetto di discarica per il quale si era battuto anima e corpo, fino ad affermare il falso e a lanciare accuse false e infamanti nei confronti di chi osava dissentire e raccontare una storia molto, ma molto diversa da quella che propinava lui. Staremo a vedere. Speriamo.

Ma Gianrichetto Carofiglio, ormai ex magistrato (ecco, questa è forse l’unica cosa buona che ha fatto: dimettersi dalla magistratura) cosa c’entra con la discarica di Grottelline? Diciamolo subito, non c’entra nulla. Né è una colpa che Carofiglio sia molto amico di Vendola, il quale è anche molto amico della moglie di Carofiglio, Romana Pirrelli, un altro magistrato, pm nello stesso distretto giudiziario del marito oltre che nella circoscrizione in cui l’ex magistrato fu eletto. Pirrelli però si teneva per anni nel cassetto le querele contro Vendola (la mia, per esempio, e proprio, ohibò, sui fatti di Grottelline) e le tirava fuori per astenersi dal trattare il caso solo quando costretta da un esposto inviato al procuratore generale. Ma poiché le colpe delle mogli non possono ricadere sui mariti, anche questa non è una colpa dell’ex magistrato, ex senatore e, speriamo, anche ex scrittore. E nemmeno essere stato sostenuto in campagna elettorale da Tradeco è una colpa. Basta saperlo, così magari un elettore si regola e un cittadino comprende meglio la storia e la geografia (politica e non solo).

La colpa di Carofiglio è un’altra. Come apprendiamo solo adesso da alcune intercettazioni telefoniche «sepolte» tra le migliaia di pagine relative all’inchiesta – in verità, alquanto farraginosa – su sanità e rifiuti in Puglia, anche per Gianrichetto, come Archinà per Vendola, durante la campagna elettorale del 2008 si muoveva un altro factotum, Franco Petronella della Tradeco. Il quale, per le “cene autofinanziate” con il candidato Carofiglio rompe le palle via telefono a mezzo mondo affinché si stampino e affiggano manifesti, si mandino in onda spot in radio e in tv e soprattutto si acquistino biglietti a decine «per riempire la sala» e così dar prova di visibile sostegno al candidato-magistrato (allora, lo era ancora), nonché scrittore (sempre per mancanza di prove).

Anche qui, se fai raccolta fondi e lo dichiari (anche se purtroppo in Italia non abbiamo il fund raising come negli Stati Uniti), nessuno obietterebbe. Ma se ricorri, o fai in modo che qualcuno ricorra «a tua insaputa», a questi giochi di sponda, allora rischi di collocarti tra la quarta e la quinta categoria umana de Il giorno della civetta, grande libro del grande scrittore (lui, sì) Leonardo Sciascia (insomma, non è bello oscillare tra i pigliainculo e i quaquaraquà). E tuttavia, nemmeno in questo sta la colpa più grave di Carofiglio. La sua grande, grandissima colpa è nel non aver tenuto conto della «recensione», in questo caso telefonica, di Petronella. E infatti, ecco cosa dice il factotum di Tradeco su Carofiglio: «Domani sera, se non posso portare le persone, la massa a Carofiglio… Ma tu vuoi fare una cosa d’élite…! I libri in campagna elettorale…! Uaglio’…». Ecco. Si fa tanto per diventare scrittore. E poi arriva Petronella.

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