AMBIENTE
L’ASSALTO AL TERRITORIO
IL PARERE NEGATIVO
Le torri smembra-paesaggio previste a Spinazzola erano 30 (poi ridotte a 26), 24
aerogeneratori (ridotti a 21) quelli a Poggiorsini
I RICORSI RESPINTI
Due sentenze hanno respinto i ricorsi della Fri-El Spa contro il parere contrario alla Valutazione di impatto ambientale
Il Tar dice due volte «no» al parco eolico murgiano
Negate le autorizzazioni per i pali a Spinazzola e a Poggiorsini
di Cosimo Forina
SPINAZZOLA. E’ arrivata la seconda sonora doppia bocciatura del Tar di Bari per i due progetti di eolico della società Fri-El spa ricadenti nei comuni di Spinazzola e Poggiorsini. Le torri smembra paesaggio previste erano 30 (successivamente ridotte a 26) a Spinazzola, 24 aerogeneratori (successivamente ridotti a 21) quelli a Poggiorsini. Il primo “no” alla selva di pali da parte del Tar di Bari risale a luglio 2012, fase cautelare. Con due apposite ordinanze si respingeva la richiesta di sospensione da parte della società dei provvedimenti di diniego della Regione Puglia. Lo scorso 25 luglio, sono arrivate le altre due sentenze con cui sono stati respinti i ricorsi della Fri-El Spa contro il parere contrario alla Valutazione d’Impatto Ambientale, nonché il diniego, per illegittimità derivata, all’Autorizzazione Unica di entrambi i mega-impianti eolici. Ripercorriamo gli eventi: Il 27 giugno 2012 la Fri-EL spa depositava presso il Tar di Bari un ricorso contro il parere negativo del Servizio Ecologia della Regione Puglia nell’ambito della procedura Valutazione di impatto ambientale per la realizzazione del progetto di un mega-impianto per la produzione di energia elettrica da fonte eolica da realizzarsi nel comune di Spinazzola denominato “Pilella” in località Serra Palomba di potenza complessiva 84MegaWatt, costituito da 28 aerogeneratori della Vestas V90 da 3 MegaWatt ciascuno con 90m di diametro. La Fri-El spa impugnava anche il conseguente diniego di autorizzazione del Servizio Energia della Regione Puglia chiedendone la sospensione. Tutto veniva respinto con apposita ordinanza cautelare emessa, come si è detto, il 12 luglio 2012, camera di consiglio Tar di Bari. Il 28 giugno la Fri-EL spa depositava altro ricorso impugnando analoghi provvedimenti relativi alla procedura VIA di altro mega-impianto per la produzione di energia elettrica da fonte eolica da realizzarsi nel Comune di Poggiorsini 79.20MW, costituito da 24 aerogeneratori da 3.3MW ciascuno, 100m di diametro. Anche in questo caso la richiesta di sospensione al diniegodella Regione veniva respinta con altra ordinanza depositata sempre il 12 luglio presso il Tar di Bari. I progetti, oltre alle tante contestazioni espresse dalla Regione, portavano con loro, come opera connessa, una anomalia, anche la controversa Stazione Terna 150/380 kV da realizzare in contrada “Podice” di Spinazzola. Dove dovevano essere allacciati gli impianti, chiedendone contestualmente l’autorizzazione, nonostante la medesima stazione, per ben due volte, fosse stata già oggetto di annullamento in autotutela da parte della Regione Puglia, con apposito provvedimento dirigenziale, nel febbraio 2012. I provvedimenti di diniego alla Valutazione Impatto Ambientale che il Servizio Ecologiadella Regione Puglia aveva rilasciato alla Fri-El spa evidenziavano notevoli criticità ambientali e paesaggistiche sia per gli aerogeneratori sia per i cavidotti sia per la Stazione Terna 150/380 kV a ridosso del Torrente Basentello, lasciando alla società Fri-El la possibilità di integrare la progettazione con soluzioni alternative per superare tutte le interferenze ambientali e paesaggistiche evidenziate. Ma la Fri-El Spa, non recepiva, recitano le due sentenze del Tar, ciò che la Regione Puglia aveva evidenziato, perseverando instancabilmente nelle sue convinte posizioni. I due giudizi giunti ora rappresentano il proseguo di quella partita pendente al TAR, il cui primo tempo si era concluso a favore della Regione. Ora anche nel secondo match il Tribunale Amministrativo di Bari ha decretato con un sonoro 2:0 che la controversia deve intendersi a favore della Regione, condannando la Fri-El Spa anche al pagamento delle spese di giudizio. Se è vero che una sentenza fa tendenza mentre più sentenze fanno giurisprudenza, ci si attende che anche gli altri industriali dell’eolico che ambiscono a puntare i loro pali sul territorio, non si ostinino a valer fare il business, li dove piaccia o no, non può essere legittimamente autorizzato.
SPINAZZOLA SE ALCUNI PROGETTI HANNO TROVATO SONORA BOCCIATURA, PER ALTRI L’ITER SI È CONCLUSO E SI È GIÀ NELLA FASE DI ESECUZIONE
La Murgia nel mirino
SPINAZZOLA. «A.A.A. Offresi ultimi scatti alla bellezza del paesaggio millenario spinazzolese, prima dell’arrivo delle torri eoliche del versante Basilicata e poi quelle della Puglia». Se come abbiamo visto alcuni progetti di eolico hanno trovato sonora bocciatura al Tar di Bari, per altri, specie quelli ricadenti nella limitrofa terra di Basilicata l’iter si è concluso e si è già nella fase di esecuzione. Una selva di grattacieli di acciaio che andrà a modificare inesorabilmente i luoghi. Piazzati come alieni consacrati sulla linea di orizzonte. Proprio nei giorni scorsi si è parlato a Spinazzola di quanto il bene «paesaggio», a pari di quello storico, archeologico, monumentale e naturalistico, possa rappresentare il futuro. Ma i buoni propositi sembrano arrivare pur in abbondanza, ma sempre in ritardo. Specie rispetto agli affari legati all’industria del sole e del vento che hanno messo da tempo, nell’indifferenza generale, la loro ipoteca anche su questo tratto di paese. Spinazzola non sarà un’isola felice, nessuno si illuda. Pure qui, centinaia di pali eolici racchiusi in voluminosi progetti, attendono di devastare il bello in nome della “Green Economy”. A meno che, difficile da credere, non cresca quel dissenso che ha generato altrove il rifiuto dello stupro degli insediamenti industriali, con cui tutto si racconta ma che nella realtà non hanno nessuna
ricaduta, tanto meno socio-economica. Difficile, perché nello sport degli ultimi anni praticato di frequente in città, chi più e chi meno, si è improvvisato “sviluppatore ”. Ovvero quella figura controversa che aiuta le società industriali a piazzare le proprie opere. Mestieraccio raffinato che punta a recepire le disponibilità degli agricoltori a piazzare sui loro terreni le torri o distese di specchi per quattro soldi, per poi coniugare il tutto con l’accelerazione degli iter burocratici delle realizzazioni. Il “Paesaggio”Costituzione alla mano, è uno di quei beni inalienabili, eppure per piazzare le torri eoliche se ne sono sentite e lette di belle. Tutto a garanzia di un business controverso, dove a sguazzarci ci si è messa anche la criminalità organizzata. Da quel che si legge sulle carte, prima o poi Spinazzola rientrerà nel giro o girone se si preferisce di quella Puglia da trasformare, come dice il suo governatore Nichi Vendola, nell’Arabia Saudita delle rinnovabili. Quindi affrettarsi a fare gli ultimi scatti di crinali e orizzonti, per racchiudere una emozione. Forse sarà l’ultima illusione per sentire ancora proprio un territorio che le future generazioni conosceranno come altro.
sabato 3 agosto 2013
lunedì 22 luglio 2013
L’ITALIA DEGLI SPRECHI
Un “caso” esemplare
QUATTRO CARTELLE FITTE
L’ex presidente della Regione Lazio chiede al ministero della Giustizia la rapida riapertura del carcere murgiano.
LA VALUTAZIONE DELL’UGL
L’interrogazione smaschera le molteplici contraddizioni che volevano il carcere di Spinazzola bollato come “antieconomico”
UNA CHIUSURA CON TANTI INTERROGATIVI
Carcere di Spinazzola, sullo “scippo” interviene anche l’on. Renata Polverini
di Cosimo Forina
Spinazzola: Riflettori tutt’altro che spenti sull’ex Istituto Penitenziario di Spinazzola, smembrato e scippato alla città, più propriamente al territorio della Provincia Barletta-Andria-Trani, dal decreto del 16 giugno 2011 dell'ex Guardasigilli Angelino Alfano. Lo scorso 17 luglio è stata presentata un’articolata interrogazione parlamentare (Atto Camera 4/01315), quattro fitte cartelle, dell’On. Renata Polverini (Pdl), già presidente della Regione Lazio. Con cui si chiede al ministero della Giustizia la rapida riapertura del carcere murgiano. La parlamentare in sostanza, rivolgendosi al ministero, smonta ad una ad una tutte le eccezioni sollevate dai tecnici del Dap che sancirono la non riapertura del carcere, nonostante fosse sopraggiunto il ripensamento dallo stesso ministero per mezzo del capo Dap Franco Ionta. Il quale in data 26 ottobre 2011, audito dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori in campo sanitario, avrebbe confermato l'intenzione dell'amministrazione penitenziaria di riaprire il carcere di Spinazzola. Nell’interrogazione altresì viene sottolineato che: “in data 14 febbraio 2012, nella seduta n.585, l'onorevole Benedetto Francesco Fucci ha presentato l'ordine del giorno n. 9/4909/13, invitando il Governo Monti «a valutare l'opportunità di approvare definitivamente la proposta del DAP per la riapertura del carcere di Spinazzola, nella consapevolezza che esso possa offrire un contributo significativo alla più complessiva opera del Governo per dare soluzione al problema del sovraffollamento detentivo nel nostro Paese». “Il Governo, marca la Polverini, ha approvato l'ordine del giorno testé citato, ma ha disatteso l'impegno assunto di fronte alle Camere, tant’è che la struttura penitenziaria non solo resta chiusa e abbandonata a se stessa ma l'amministrazione penitenziaria ha provveduto quasi immediatamente a recuperare dal carcere tutti i beni mobili ivi presenti, destinandoli ad altre strutture limitrofe, come se il penitenziario fosse un cadavere da cui recuperare ogni possibile organo riutilizzabile. Per cercare di giustificare l'impossibilità di addivenire alla riapertura del carcere di Spinazzola”. L’interrogazione smaschera le molteplici contraddizioni che volevano il carcere di Spinazzola bollato come “antieconomico”, riproponendo il percorso di logica, più volte sostenuto dal sindacato Ugl Polizia Penitenziaria per tramite del suo segretario aggiunto Vincenzo Lamonaca. Con il quale non solo si è sempre ritenuto il carcere di Spinazzola è idoneo e necessario, ma indicato, per la sua eccellenza come gestibile anche con l’impiego di pochi uomini in più di Polizia Penitenziaria “un'implementazione di appena quindici unità”. Questa ennesima interrogazione parlamentare porta a porsi alcune domande, tra le altre: cosa nasconde la frettolosa chiusura del carcere di Spinazzola e perché lo si “smembrato” in tutta fretta? A chi tutto questo ha portato giovamento? La Polverini su tanto non va poi per il sottile e a fronte di quello che è la realtà delle carceri italiane, sovraffollamento che hanno portato alla condanna dell’Italia da parte della Corte di Strasburgo nelle sue conclusioni nel definire il carcere di Spinazzola lo indica come: “vero e proprio gioiellino dell'amministrazione penitenziaria” chiedendone la sua immediata riapertura. Ricordando come l’istituto specializzato nell'accoglienza e trattamento di detenuti sexual offender di Spinazzola era stato evidenziato in positivo addirittura dalla Corte dei Conti (delibera Corte Conti 11/2012/G del 27 settembre 2012, pag. 40, nota 34).
LA RELAZIONE DEI PERITI SMONTATA “TRA ANOMALIE LACUNE E CONTRADDIZIONI”
Ecco come l’On. Polverini ha smontato la relazione dei periti definita: “caratterizzata da contraddizioni, lacune e anomalie”. I tecnici chiamati a valutare l’idoneità strutturale del carcere facendosi prendere la mano avevano sollevato come prima eccezione la distanza di Spinazzola dal Tribunale di riferimento (Trani). Omettendo che nella stessa condizione si trovano gli istituti di Turi, Altamura o San Severo. Quindi perché chiudere solo Spinazzola? Sulle carenze strutturali e sanitarie sollevate, la parlamentare le indica come “superabili” attingendo alla circolare del DAP 25 novembre 2011 recante le nuove modalità di esecuzione della pena. Per la gestione del carcere anche una proposta concreta: “la soluzione operativa per la riapertura del carcere di Spinazzola potrebbe essere proprio la sua qualificazione quale struttura riservata ad utenti con basso indice di pericolosità e problematiche sanitarie di basso profilo, conciliabili, quindi, con le necessità organiche della polizia penitenziaria”. Se anche per le altre carceri valesse il principio di zelo con cui è stata redatta la relazione dei tecnici giunti a Spinazzola a dover essere chiusi diversi istituti penitenziari. A partire da Altamura, Lauro in Campania, la casa di reclusione femminile di Trani, la zona uffici degli istituti penitenziari di Trani e persino il carcere di Santa Maria Capua Vetere. Solo per fare alcuni esempi riportati nell’interrogazione. Un giallo che rasenta il ridicolo. I tecnici avevano sottolineato come nella struttura di Spinazzola erano assenti “tutti gli arredi/apparecchiature necessari sia nei vari ambienti, che nelle camere detentive”. E per forza! “In effetti, scrive la Polverini, prima che l'istituto fosse chiuso, esso ne era dotato. Basterebbe disporre il ripristino dello status quo ante, a meno che l'amministrazione penitenziaria, non abbia contezza della distribuzione/allocazione dei beni in questione, essendo «più comodo» sostenere che tutti i beni mancanti vadano ricomprati. Proprio su tale vicenda la stampa locale ha più volte chiesto spiegazioni, parlando del «sacco del carcere di Spinazzola», spogliato in meno di un mese, forse per impedirne la riapertura”. “Stessa contraddizione, aggiunge la Polverini, per la mancanza della macchina a raggi «X» per il controllo pacchi”. Ma veniamo alla capienza tollerabile dell'istituto. “Il PRAP, l'ha stimata in tre detenuti per cella, mentre il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria l'ha ridotta a due. Infatti, la stessa relazione tecnica prima afferma che non sarebbe contrastante con la giurisprudenza CEDU la collocazione di tre detenuti per camera, avendo comunque gli utenti più di tre metri quadrati a testa, poi, ritiene ragionevole assegnarne due, in un contesto penitenziario come quello italiano dove i detenuti sono stipati in modo inumano e degradante. La relazione non tiene conto di quella giurisprudenza CEDU che valorizza i cosiddetti effetti cumulativi, bilanciando così fattori positivi e negativi, rilevabili nelle strutture carcerarie. In tal senso, il carcere di Spinazzola rimesso in pristino a regime aperto e con sorveglianza dinamica, eliminerebbe ogni possibile censura ai sensi dell'articolo 3 CEDU, visto che i detenuti limiterebbero la loro presenza in cella al solo pernottamento, come previsto dall'ordinamento penitenziario. Peraltro, come affermato da Mauro Palma, Presidente del comitato di prevenzione per la tortura, sarebbe preferibile avere detenuti con a disposizione 2,9 metri quadrati a testa, ma in «regime aperto», piuttosto che 3,1 metri quadrati, ma chiusi in cella 20 ore su 24. “Le carenze strutturali, conclude la Polverini, evidenziate dai tecnici del DAP non appaiono invincibili, anzi sovente sembrano pretestuose; la medesima soluzione proposta dall'UGL polizia penitenziaria per il mantenimento in funzione dell'istituto di Spinazzola, prima che esso fosse chiuso, è stata avanzata dall'amministrazione penitenziaria per scongiurare la chiusura dell'istituto (gemello) di Altamura”. Siamo lontani dal conoscere la verità sulla chiusura del carcere di Spinazzola? Forse no, se il Governo questa volta, con tempestività e trasparenza, risponderà a questa ennesima interrogazione sul caso. Altrimenti resterà il sapore della beffa.
Un “caso” esemplare
QUATTRO CARTELLE FITTE
L’ex presidente della Regione Lazio chiede al ministero della Giustizia la rapida riapertura del carcere murgiano.
LA VALUTAZIONE DELL’UGL
L’interrogazione smaschera le molteplici contraddizioni che volevano il carcere di Spinazzola bollato come “antieconomico”
UNA CHIUSURA CON TANTI INTERROGATIVI
Carcere di Spinazzola, sullo “scippo” interviene anche l’on. Renata Polverini
di Cosimo Forina
Spinazzola: Riflettori tutt’altro che spenti sull’ex Istituto Penitenziario di Spinazzola, smembrato e scippato alla città, più propriamente al territorio della Provincia Barletta-Andria-Trani, dal decreto del 16 giugno 2011 dell'ex Guardasigilli Angelino Alfano. Lo scorso 17 luglio è stata presentata un’articolata interrogazione parlamentare (Atto Camera 4/01315), quattro fitte cartelle, dell’On. Renata Polverini (Pdl), già presidente della Regione Lazio. Con cui si chiede al ministero della Giustizia la rapida riapertura del carcere murgiano. La parlamentare in sostanza, rivolgendosi al ministero, smonta ad una ad una tutte le eccezioni sollevate dai tecnici del Dap che sancirono la non riapertura del carcere, nonostante fosse sopraggiunto il ripensamento dallo stesso ministero per mezzo del capo Dap Franco Ionta. Il quale in data 26 ottobre 2011, audito dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori in campo sanitario, avrebbe confermato l'intenzione dell'amministrazione penitenziaria di riaprire il carcere di Spinazzola. Nell’interrogazione altresì viene sottolineato che: “in data 14 febbraio 2012, nella seduta n.585, l'onorevole Benedetto Francesco Fucci ha presentato l'ordine del giorno n. 9/4909/13, invitando il Governo Monti «a valutare l'opportunità di approvare definitivamente la proposta del DAP per la riapertura del carcere di Spinazzola, nella consapevolezza che esso possa offrire un contributo significativo alla più complessiva opera del Governo per dare soluzione al problema del sovraffollamento detentivo nel nostro Paese». “Il Governo, marca la Polverini, ha approvato l'ordine del giorno testé citato, ma ha disatteso l'impegno assunto di fronte alle Camere, tant’è che la struttura penitenziaria non solo resta chiusa e abbandonata a se stessa ma l'amministrazione penitenziaria ha provveduto quasi immediatamente a recuperare dal carcere tutti i beni mobili ivi presenti, destinandoli ad altre strutture limitrofe, come se il penitenziario fosse un cadavere da cui recuperare ogni possibile organo riutilizzabile. Per cercare di giustificare l'impossibilità di addivenire alla riapertura del carcere di Spinazzola”. L’interrogazione smaschera le molteplici contraddizioni che volevano il carcere di Spinazzola bollato come “antieconomico”, riproponendo il percorso di logica, più volte sostenuto dal sindacato Ugl Polizia Penitenziaria per tramite del suo segretario aggiunto Vincenzo Lamonaca. Con il quale non solo si è sempre ritenuto il carcere di Spinazzola è idoneo e necessario, ma indicato, per la sua eccellenza come gestibile anche con l’impiego di pochi uomini in più di Polizia Penitenziaria “un'implementazione di appena quindici unità”. Questa ennesima interrogazione parlamentare porta a porsi alcune domande, tra le altre: cosa nasconde la frettolosa chiusura del carcere di Spinazzola e perché lo si “smembrato” in tutta fretta? A chi tutto questo ha portato giovamento? La Polverini su tanto non va poi per il sottile e a fronte di quello che è la realtà delle carceri italiane, sovraffollamento che hanno portato alla condanna dell’Italia da parte della Corte di Strasburgo nelle sue conclusioni nel definire il carcere di Spinazzola lo indica come: “vero e proprio gioiellino dell'amministrazione penitenziaria” chiedendone la sua immediata riapertura. Ricordando come l’istituto specializzato nell'accoglienza e trattamento di detenuti sexual offender di Spinazzola era stato evidenziato in positivo addirittura dalla Corte dei Conti (delibera Corte Conti 11/2012/G del 27 settembre 2012, pag. 40, nota 34).
LA RELAZIONE DEI PERITI SMONTATA “TRA ANOMALIE LACUNE E CONTRADDIZIONI”
Ecco come l’On. Polverini ha smontato la relazione dei periti definita: “caratterizzata da contraddizioni, lacune e anomalie”. I tecnici chiamati a valutare l’idoneità strutturale del carcere facendosi prendere la mano avevano sollevato come prima eccezione la distanza di Spinazzola dal Tribunale di riferimento (Trani). Omettendo che nella stessa condizione si trovano gli istituti di Turi, Altamura o San Severo. Quindi perché chiudere solo Spinazzola? Sulle carenze strutturali e sanitarie sollevate, la parlamentare le indica come “superabili” attingendo alla circolare del DAP 25 novembre 2011 recante le nuove modalità di esecuzione della pena. Per la gestione del carcere anche una proposta concreta: “la soluzione operativa per la riapertura del carcere di Spinazzola potrebbe essere proprio la sua qualificazione quale struttura riservata ad utenti con basso indice di pericolosità e problematiche sanitarie di basso profilo, conciliabili, quindi, con le necessità organiche della polizia penitenziaria”. Se anche per le altre carceri valesse il principio di zelo con cui è stata redatta la relazione dei tecnici giunti a Spinazzola a dover essere chiusi diversi istituti penitenziari. A partire da Altamura, Lauro in Campania, la casa di reclusione femminile di Trani, la zona uffici degli istituti penitenziari di Trani e persino il carcere di Santa Maria Capua Vetere. Solo per fare alcuni esempi riportati nell’interrogazione. Un giallo che rasenta il ridicolo. I tecnici avevano sottolineato come nella struttura di Spinazzola erano assenti “tutti gli arredi/apparecchiature necessari sia nei vari ambienti, che nelle camere detentive”. E per forza! “In effetti, scrive la Polverini, prima che l'istituto fosse chiuso, esso ne era dotato. Basterebbe disporre il ripristino dello status quo ante, a meno che l'amministrazione penitenziaria, non abbia contezza della distribuzione/allocazione dei beni in questione, essendo «più comodo» sostenere che tutti i beni mancanti vadano ricomprati. Proprio su tale vicenda la stampa locale ha più volte chiesto spiegazioni, parlando del «sacco del carcere di Spinazzola», spogliato in meno di un mese, forse per impedirne la riapertura”. “Stessa contraddizione, aggiunge la Polverini, per la mancanza della macchina a raggi «X» per il controllo pacchi”. Ma veniamo alla capienza tollerabile dell'istituto. “Il PRAP, l'ha stimata in tre detenuti per cella, mentre il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria l'ha ridotta a due. Infatti, la stessa relazione tecnica prima afferma che non sarebbe contrastante con la giurisprudenza CEDU la collocazione di tre detenuti per camera, avendo comunque gli utenti più di tre metri quadrati a testa, poi, ritiene ragionevole assegnarne due, in un contesto penitenziario come quello italiano dove i detenuti sono stipati in modo inumano e degradante. La relazione non tiene conto di quella giurisprudenza CEDU che valorizza i cosiddetti effetti cumulativi, bilanciando così fattori positivi e negativi, rilevabili nelle strutture carcerarie. In tal senso, il carcere di Spinazzola rimesso in pristino a regime aperto e con sorveglianza dinamica, eliminerebbe ogni possibile censura ai sensi dell'articolo 3 CEDU, visto che i detenuti limiterebbero la loro presenza in cella al solo pernottamento, come previsto dall'ordinamento penitenziario. Peraltro, come affermato da Mauro Palma, Presidente del comitato di prevenzione per la tortura, sarebbe preferibile avere detenuti con a disposizione 2,9 metri quadrati a testa, ma in «regime aperto», piuttosto che 3,1 metri quadrati, ma chiusi in cella 20 ore su 24. “Le carenze strutturali, conclude la Polverini, evidenziate dai tecnici del DAP non appaiono invincibili, anzi sovente sembrano pretestuose; la medesima soluzione proposta dall'UGL polizia penitenziaria per il mantenimento in funzione dell'istituto di Spinazzola, prima che esso fosse chiuso, è stata avanzata dall'amministrazione penitenziaria per scongiurare la chiusura dell'istituto (gemello) di Altamura”. Siamo lontani dal conoscere la verità sulla chiusura del carcere di Spinazzola? Forse no, se il Governo questa volta, con tempestività e trasparenza, risponderà a questa ennesima interrogazione sul caso. Altrimenti resterà il sapore della beffa.
domenica 16 giugno 2013
MERCATO ESTERO
LE NUOVE FRONTIERE
LA REGIONE
Fondamentale il supporto dello Sprint Puglia (sportello regionale per l’internazionalizzazione imprese)
IL «MADE IN SPINAZZOLA» SBARCA ANCHE IN RUSSIA
Nello stand della Regione anche un’azienda di Spinazzola
La Regione Puglia guida e sostiene i suoi artigiani per la loro internazionalizzazione. Ed infatti è stata la Puglia la protagonista riconosciuta nella seconda edizione del salone internazionale Macef-Russia che si è svolto all’All Russian Exhibition Center dal 29 al 31 maggio, organizzato da Fiera Milano spa, in contemporanea alla manifestazione del settore gioielleria, Gift e articoli in argento.
Nove gli artigiani pugliesi che hanno raggiunto Mosca con i loro prodotti: la Cereria Introna di Bitonto(Ba), Crealba di Angelo Lioce & C. di Noicattero (Ba) Eurocrisat di Altamura, Erbolinea di San Severo (Fg), Fiorentino Home by Alfatex di Santeramo in Colle (Ba) Gb Collezioni di Curci M & Capelluti M. di Ruvo di Puglia, Morelli di Mola di Bari, Velab di Talsano (Ta) e dalla Provincia Barletta-Andria-Trani la ditta Lara di Cosimo Forina di Spinazzola.
La Russia con il Brasile e l’India è uno dei paesi emergenti dove il “Made in Italy ” è per creatività, design, particolarmente apprezzato. Per sottolineare la capacità degli artigiani pugliesi al Macef- Russia è giunto l’assessore allo Sviluppo Economico della Regione Puglia Loredana Capone.
«Un universo estremamente vitale, quello dell’artigiano, ha sottolineato la Capone, in Puglia si contano oltre 76mila aziende pari al 22,6% delle azienda attive. A questa vitalità si aggiunge l’ottimo rapporto tra la Puglia e la Russia legate da solidi vincoli storici e religiosi. Nel 2012 l’export dell’artigianato pugliese è cresciuto del 171,6% rispetto al 2011 mentre la performance nazionale è stata del 17,6%». Strategico investire nella valorizzazione dell’artigianato artistico: «è anche attraverso l’abilità dei maestri artigiani che si promuove l’immagine della Puglia nel mondo».
Un forte legame lega la Puglia con la Russia ed è il culto verso San Nicola da Myra. Il consolato italiano a Mosca ha rilasciato nel 2012 circa 650.000 visti, la previsione è che presto saranno raggiunti gli 800.000. L’assessore Capone ha altresì sottolineato durante la sua conferenza con la stampa nello “Spazio Puglia”: «La Russia è uno dei paesi in crescita su cui puntiamo di più. Questa edizione del Macef ha confermato che i prodotti dei nostri artigiani, fatti di manualità e arte, sono sempre più graditi. L’apprezzamento riservato alle aziende accompagnate dalla Regione a Macef ne è la testimonianza».
Tra i servizi di Fiera Milano offerti alle imprese pugliesi anche l’iniziativa networking “Bussines Matching”, ovvero incontri mirati tra aziende e buyer selezionati sulla base del settore di interesse. La ditta Lara realizza dal 1986 oggettistica e album fotografici utilizzando veri elementi naturali incastonati nella pelle tinteggiata a mano. L’antico ed esclusivo procedimento della lavorazione che contraddistingue la produzione è frutto dell’esperienza di maestri artigiani e del loro sapere, grazie al quale è in grado di proporre oggetti “unici ed irripetibili” come la Natura a cui si è ispirata. Alla manualità si unisce la selezione meticolosa dei pellami, il trattamento degli elementi naturali (spighe di grano, foglie della monumentale quercia secolare di Spinazzola, foglie e ramoscelli di ulivo, acero, pino), la preparazione dei colori per la tinteggiatura, la patinatura delle pelli ed il fissaggio. Più procedimenti eseguiti a tampone su ogni singolo oggetto. L’azienda, è socio del Gruppo di Azione Locale (GAL) Murgia Più, un partenariato finanziato dall’Unione Europea, che si propone di favorire lo sviluppo del territorio rurale attraverso il coinvolgimento degli attori locali. Spinazzola ricade tra i Comuni del Parco Nazionale dell’Alta Murgia. Primo Parco Rurale in Italia da cui provengono gli elementi utilizzati dalla ditta Lara come decoro per le sue collezioni. La sua produzione si svolge prevalentemente in forma manuale, con strumenti semplici e tipici su disegno-
progetto e con materiali conformi alla tradizione. «In ogni creazione, sottolinea il suo titolare Cosimo Forina, c’è la storia del territorio e la scelta di narrarla come fattore importante tanto quanto il valore estetico delle stessa produzione. Prematuro fare un bilancio su questa esperienza a Mosca. Siamo ritornati con un dato confortevole rispetto alla stagnazione del mercato interno italiano, le nostre collezioni sono state particolarmente apprezzate da quanti hanno visitato lo stand. Anche dall’assessore regionale Loredana Capone che ci ha permesso con il supporto operativo dello Sprint Puglia (sportello regionale per l’internazionalizzazione delle imprese) di essere inseriti nello Spazio Puglia e questa è stata per noi una buona opportunità che auspichiamo porterà a nuova crescita».
LE NUOVE FRONTIERE
LA REGIONE
Fondamentale il supporto dello Sprint Puglia (sportello regionale per l’internazionalizzazione imprese)
IL «MADE IN SPINAZZOLA» SBARCA ANCHE IN RUSSIA
Nello stand della Regione anche un’azienda di Spinazzola
La Regione Puglia guida e sostiene i suoi artigiani per la loro internazionalizzazione. Ed infatti è stata la Puglia la protagonista riconosciuta nella seconda edizione del salone internazionale Macef-Russia che si è svolto all’All Russian Exhibition Center dal 29 al 31 maggio, organizzato da Fiera Milano spa, in contemporanea alla manifestazione del settore gioielleria, Gift e articoli in argento.
Nove gli artigiani pugliesi che hanno raggiunto Mosca con i loro prodotti: la Cereria Introna di Bitonto(Ba), Crealba di Angelo Lioce & C. di Noicattero (Ba) Eurocrisat di Altamura, Erbolinea di San Severo (Fg), Fiorentino Home by Alfatex di Santeramo in Colle (Ba) Gb Collezioni di Curci M & Capelluti M. di Ruvo di Puglia, Morelli di Mola di Bari, Velab di Talsano (Ta) e dalla Provincia Barletta-Andria-Trani la ditta Lara di Cosimo Forina di Spinazzola.
La Russia con il Brasile e l’India è uno dei paesi emergenti dove il “Made in Italy ” è per creatività, design, particolarmente apprezzato. Per sottolineare la capacità degli artigiani pugliesi al Macef- Russia è giunto l’assessore allo Sviluppo Economico della Regione Puglia Loredana Capone.
«Un universo estremamente vitale, quello dell’artigiano, ha sottolineato la Capone, in Puglia si contano oltre 76mila aziende pari al 22,6% delle azienda attive. A questa vitalità si aggiunge l’ottimo rapporto tra la Puglia e la Russia legate da solidi vincoli storici e religiosi. Nel 2012 l’export dell’artigianato pugliese è cresciuto del 171,6% rispetto al 2011 mentre la performance nazionale è stata del 17,6%». Strategico investire nella valorizzazione dell’artigianato artistico: «è anche attraverso l’abilità dei maestri artigiani che si promuove l’immagine della Puglia nel mondo».
Un forte legame lega la Puglia con la Russia ed è il culto verso San Nicola da Myra. Il consolato italiano a Mosca ha rilasciato nel 2012 circa 650.000 visti, la previsione è che presto saranno raggiunti gli 800.000. L’assessore Capone ha altresì sottolineato durante la sua conferenza con la stampa nello “Spazio Puglia”: «La Russia è uno dei paesi in crescita su cui puntiamo di più. Questa edizione del Macef ha confermato che i prodotti dei nostri artigiani, fatti di manualità e arte, sono sempre più graditi. L’apprezzamento riservato alle aziende accompagnate dalla Regione a Macef ne è la testimonianza».
Tra i servizi di Fiera Milano offerti alle imprese pugliesi anche l’iniziativa networking “Bussines Matching”, ovvero incontri mirati tra aziende e buyer selezionati sulla base del settore di interesse. La ditta Lara realizza dal 1986 oggettistica e album fotografici utilizzando veri elementi naturali incastonati nella pelle tinteggiata a mano. L’antico ed esclusivo procedimento della lavorazione che contraddistingue la produzione è frutto dell’esperienza di maestri artigiani e del loro sapere, grazie al quale è in grado di proporre oggetti “unici ed irripetibili” come la Natura a cui si è ispirata. Alla manualità si unisce la selezione meticolosa dei pellami, il trattamento degli elementi naturali (spighe di grano, foglie della monumentale quercia secolare di Spinazzola, foglie e ramoscelli di ulivo, acero, pino), la preparazione dei colori per la tinteggiatura, la patinatura delle pelli ed il fissaggio. Più procedimenti eseguiti a tampone su ogni singolo oggetto. L’azienda, è socio del Gruppo di Azione Locale (GAL) Murgia Più, un partenariato finanziato dall’Unione Europea, che si propone di favorire lo sviluppo del territorio rurale attraverso il coinvolgimento degli attori locali. Spinazzola ricade tra i Comuni del Parco Nazionale dell’Alta Murgia. Primo Parco Rurale in Italia da cui provengono gli elementi utilizzati dalla ditta Lara come decoro per le sue collezioni. La sua produzione si svolge prevalentemente in forma manuale, con strumenti semplici e tipici su disegno-
progetto e con materiali conformi alla tradizione. «In ogni creazione, sottolinea il suo titolare Cosimo Forina, c’è la storia del territorio e la scelta di narrarla come fattore importante tanto quanto il valore estetico delle stessa produzione. Prematuro fare un bilancio su questa esperienza a Mosca. Siamo ritornati con un dato confortevole rispetto alla stagnazione del mercato interno italiano, le nostre collezioni sono state particolarmente apprezzate da quanti hanno visitato lo stand. Anche dall’assessore regionale Loredana Capone che ci ha permesso con il supporto operativo dello Sprint Puglia (sportello regionale per l’internazionalizzazione delle imprese) di essere inseriti nello Spazio Puglia e questa è stata per noi una buona opportunità che auspichiamo porterà a nuova crescita».
mercoledì 12 giugno 2013
SPINAZZOLA INIZIATIVA CULTURALE SUL CITTADINO PIÙ ILLUSTRE
Papa Innocenzo XII in un fumetto la storia
Ora il primo racconto illustrato sulla storia di Antonio Pignatelli (Spinazzola 13 marzo 1615) il figlio più illustre della città di Spinazzola, divenuto Papa con il nome di Innocenzo XII, è pronto per essere impaginato per poi, tra agosto e settembre, andare in stampa.
I ragazzi della terza elementare delle sezioni A-B-C hanno concluso il loro lavoro. A non voler mancare alla chiusura di questo percorso iniziato a febbraio che ha registrato la stretta collaborazione dell’Istituto Comprensivo di Spinazzola guidato dalla dirigente Grazia Ruggiero e il Comitato promotore per le iniziative legate al quarto centenario dalla nascita di Papa Innocenzo XII (13 marzo 2015), il presidente del Comitato Antonio Amendola. “Scopo dell’iniziativa ha sottolineato Amendola, è quello di far conoscere e far amare ai nostri ragazzi la figura di Antonio Pignatelli. Il contesto storico del 1600 secolo della sua nascita, quello dei luoghi che lo videro bambino e la storia del suo casato. La prima delle tre attività finanziate dal Comitato Innocenziano è stata quella della realizzazione della storia “A spasso per il Feudo”. Questa iniziata proseguirà nel 2014 con il far conoscere Pignatelli nel percorso di Uomo di Chiesa, per concludersi nel 2015 con la storia del suo papato. Di questo primo lavoro andato oltre ogni previsione siamo orgogliosi ed entusiasti. Così come siamo certi che non appena sarà diffuso sorprenderà positivamente tutti.” Il Comitato Innocenziano in sintonia con la scuola ha scelto per i ragazzi un insegnante davvero di eccezione, lo spinazzolese Antonio Forina, disegnatore, fumettista del periodico della Edizioni San Paolo, Famiglia Cristiana. La sceneggiatura stilata con la collaborazione degli stessi ragazzi e del disegnatore è nata dalla penna dell’insegnante Franca Carbone che con le altre insegnati: Luisa Cancellara, Rosa Bruno, Elena Muscedra, Giovanna Di Lascio, Gina Consiglio hanno costituito il gruppo di lavoro che ha seguito gli oltre cinquanta disegnatori in erba. Fonte sulla conoscenza del Feudo della famiglia Pignatelli composto dalle città di Spinazzola, Minervino Murge, Lavello: relazioni, apprezzi, cronaca del 1600 tratte da antiche pubblicazioni che con minuzia di particolari descrivono le tre città. Tra gli altri il “Venosa , Lavello, Spinazzola, Minervino in età moderna. Quaderno” (1998) ad opera di Antonio Capano curato da Tarsia Centro Unla di Melfi. Il linguaggio più consono ai bambini è senza ombra di dubbio quello del mondo del fantastico e la storia illustrata di Innocenzo XII ne è la riprova. Dalla fantasia degli autori ecco spuntare un bibliotecario davvero particolare “Ubaldo” e una bambino “Arturo ” il quale accompagnato da una penna magica “Pennina Piumina” si ritrova in dietro nel tempo per vivere i momenti salienti della nascita di Antonio Pignatelli. C’è avventura in “A spasso per il feudo”, c’è storia, anche quella dei costumi e delle popolazioni. Delle loro tradizioni, dell’arte e mestieri. L’orologio del tempo riportato al 1615 nell’antico feudo Pignatelli è quindi stato un viaggio del sapere e del conoscere. Brevi ma intensi passi percorsi li dove il futuro Papa Innocenzo XII, che abolì il nepotismo, amando ed elevando la dignità dei poveri, fu bambino nel calore della sua famiglia e della sua gente.
mercoledì 5 giugno 2013


MALTEMPO
AGRICOLTORI IN GINOCCHIO
IL TERRITORIO
L’area interessata potrebbe essere compresa tra i tre ed i quattromila ettari, ben oltre il 35% dell’estensione coltivata della città
I DANNI
Per il grano tenero le aspettative erano nell’ordine dei 60 quintali ad ettaro, grano duro 55, avena 45, orzo 60, colza 30. E ora?
Campagne flagellate dalla grandine
Spinazzola, distrutti migliaia di ettari di campi di grano già pronti per la mietitura
Il sindaco Nicola Di Tullio si appresta a chiedere lo stato di calamità naturale per l’eccezionale grandinata, che lunedì ha colpito il territorio di Spinazzola.Una vera catastrofe. I campi pronti per la mietitura sono andati distrutti con perdite che vanno dal 50% al 100% del raccolto. Da una prima analisi l’area interessata potrebbe essere compresa tra i tre ed i quattro mila ettari, ben oltre il 35% dell’estensione coltivata della città. Partendo dalla zona Paredano, Epitaffio, Contrada Pilella, Masseria Colangelo per sconfinare nei campi di Genzano di Lucania in particolar modo l’area del Castello del Monteserico, anche qui campi coltivati da spinazzolesi. Ad andare distrutte colture di grano duro, grano tenero, avena, favino, oliveti, vigneti, colza, orzo, alberi da frutta, piselli. Persi anche alcuni capi di bestiame in una masseria. Qui tre mucche al pascolo sono state sorprese dall’eccezionale tempesta. Una di queste è stata rinvenuta morta, per le altre due si è dovuto procedere al loro abbattimento per le ferite riportate. Una economia in ginocchio in un anno che si presentava come eccezionale per la raccolta di cereali a paglia, leguminose e oleaginose. Tra il 27 ed il 28 maggio sui campi di Spinazzola erano state effettuate delle stime dai tecnici abilitati per conto dell’Inran ex Ense per le produzioni medie del territorio. Per il grano tenero le aspettative era nell’ordine dei 60 quintali ad ettaro, grano duro 55, avena 45, orzo 60, colza 30, favino circa 35 quintali per ettaro. Ed invece dopo che si è scatenato l’inferno dal cielo tutto è andato perduto. Centomila quintali di cereali non saranno più raccolti con una perdita che potrebbe aggirasi tra i tre ed i quattro milioni di euro. Alle 15,10 di lunedì un cielo scuro come la pece ha colpito con chicchi di grandine grandi anche alcuni centimetri portando distruzione dovunque. Ad attivarsi prima di altri chiedendo l’intervento dell’amministrazione Comunale e delle associazioni di categoria uno dei maggiori e più importanti cementifici del territorio, la Cerealfer, dove sono pervenuti i racconti di chi, in poco più di venti minuti di bufera, ha perso tutto il suo raccolto. Il sindaco Nicola Di Tullio unitamente al comandante della Polizia Municipale Fulvio Romano Borgia ed il consigliere comunale Raffaele Zianni, nonché i rappresentanti della Coldiretti e alcuni agricoltori hanno effettuato i primi sopraluoghi per constatare direttamente l’entità dei danni alle colture. Terreni letteralmente rasi al suolo che nei prossimi giorni, è stato spiegato, marciranno. L’eloquenza delle fotografie scattate con i telefonini dagli agricoltori che si sono precipitati nei loro campi permette una in equivoca lettura del dramma. Sgomento, questo il sentimento che accomuna tutti. Vero dolore per chi, piccolo, medio o grande coltivatore, aveva riposto le proprie aspettative sul proprio lavoro nei campi. Leggere sui volti, negli occhi di questa gente ogni singola sofferenza è come partecipare alla loro privazione. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare un turbine di tale portata capace di spazzare via ogni più prospera attesa. La città che vive prevalentemente dalla sua agricoltura è come attonita ed ora chiede un aiuto eccezionale. L’operosità agricola è stata colpita nel suo cuore. Nei campi coltivati a biologico e non solo, sono rimasti ormai solo steli, senza più infiorescenza, spighe. Le corissidi cariche di chicchi maturi sono sulla terra e travolte nel fango. A Spinazzola, granaio e fonte di altre colture speciali, ora non resta che raccogliere con prove documentali, fotografie, rilievi, perizie, gli effetti della calamità. La violenza della grandinata, davvero eccezionale per dimensione ed estensione, non può che richiamare tutto l’impegno possibile per sostenere l’agricoltura locale così fortemente colpita. Una aspettativa che se pur in un momento comprensibile di ristrettezza economica tanto dello Stato che della Regione, non potrà che in diritto, trovare aiuto adeguato e permettere al mondo agricolo di questa terra martoriata di Murgia di ripartire con nuova fiducia.
Il sindaco di Spinazzola: «Chiedo lo stato di calamità naturale»
Attivate le procedure per ottenere il riconoscimento della Regione
Dal Palazzo di Città immediato è stato attivato tutto quanto possibile per richiedere lo stato di calamità naturale. Il sindaco Nicola Di Tullio ha comunicato l’eccezionale avvenimento al Prefetto Carlo Sessa, all’assessore alle politiche agricole della Provincia Luigi Roccotelli e quello della Regione Fabrizio Nardoni. Coinvolta anche l’autorità di bacino. Ma come si procede per veder riconosciuto una stato di calamità naturale? Essenziale che il danno sia esteso ad almeno il 35% del territorio e che questo venga documentato. Spetta alla giunta Comunale approvare e pubblicare la delibera con la quale viene chiesto al Presidente della Giunta Regionale e all’Assessorato Regionale alla Protezione Civile il riconoscimento dello stato di calamità naturale per l’eccezionale grandinata. I cittadini interessati vengono quindi invitati a raccogliere prove documentali (fotografie, rilievi, perizie) dei danni subiti. Utile, ed in questo vi è riscontro di una spontanea attivazione, che le associazioni di categorie, tecnici, provvedano a sostenere le eventuali segnalazioni e richieste di aiuto. I documenti poi andranno consegnati al Comune in seguito al positivo esito della procedura di riconoscimento dello stato di calamità e secondo la tempistica che verrà successivamente indicata. Le determinazioni della Regione, circa l’esito della procedura, dovranno essere rese note mediante avviso pubblico a partire dal sito web istituzionale del Comune. Saranno poi gli organi preposti ad accertare la veridicità di ogni denuncia di danno presentato. Il sindaco Di Tullio: «faremo tutto il possibile per sostenere i nostri concittadini colpiti da questa sciagura. Fiduciosi che anche in Regione come in tutte le altre Istituzioni troveremo la giusta sensibilità capace di portare aiuto alla nostra agricoltura così duramente colpita».
mercoledì 22 maggio 2013
GRAZIE PER TUTTO IL TUO AMORE DON ANDREA DAL PARADISO CONTINUA A VOLERCI BENE
Voglio ricordare don Andrea con il suo stesso ricordo dei giorni trascorsi insieme a Spinazzola. Indimenticabili che hanno segnato i nostri cuori. Grazie Andrea per il dono che hai fatto della tua vita e per come da testimone in Cristo hai dato senso profondo alla fede accarezzando il volto di chi era nella sofferenza donandogli nuovo sorriso.
Don Gallo premiato a Spinazzola (Bari) 23 Oct 2006
Don Andrea Gallo ha passato due fantastici giorni in Puglia, precisamente a Spinazzola (BA), dove ha anche ricevuto un premio. Ma andiamo con ordine. Il giorno 13 ottobre, presso l'ACR di San Pietro Apostolo, sono stati proiettati due video: L'Ultimo Treno, di Gianfranco Miglio e La Buona Novella, dvd tratto da una trasmissione mandata in onda recentemente da Raitre.
Alla mattina del sabato, don Andrea Gallo ha incontrato i ragazzi dell'Itis e del liceo linguistico comunale, presenti oltre al sindaco Carlo Scelzi tutti gli assessori comunali, il dott. Maurizio Portaluri direttore generale della Asl/Bat 1, il dott. Corvace responsabile alle tossicodipendenze della Asl/Bat 1. Ed è stata apoteosi: una lezione alla vita, al senso della libertà, al valore della democrazia, al rispetto della Carta costituzionale. Al pomeriggio, visita presso "Casa Michele", un centro di prima accoglienza fondato da "Antonio Cicorella" a Spinazzola.
Alla sera del 14 ottobre, davanti alla platea presente nella sala "Aurora Salomone", don Gallo ha ricevuto il Premio Internazionale Solidarietà Sociale Antonio Cicorella, con la seguente motivazione: «Per l'impegno profuso con instancabile amore nel testimoniare Cristo, Luce e Sentiero del riscatto, dignità di ogni uomo attraverso l'accoglienza, la cura, il sostegno degli emarginati con particolare attenzione verso i malati di Aids». Per questi due giorni, don Andrea vuole ringraziare davvero tutti. Un abbraccio al Parroco, il buono e simpatico Padre Giuseppe. I suoi confratelli, Padre Giovanni e Padre Peppe.Un particolare abbraccio al sindaco dott. Scelzi. Il vicesindaco Fiore e l'assessore Carbone, al dott. Portaluri, al dott. Pazienza, al sig. Gino Fiore e al sig. Delli Santi. Un caro saluto ai presidi e agli insegnanti degli istituti.Un abbraccio affettuoso a tutti gli studenti. Spero di non aver dimenticato nessuno. Un augurio particolare a "Casa Michele" nella memoria di Antonio: un uomo nuovo.
lunedì 29 aprile 2013

SPINAZZOLA UNA STORIA INQUIETANTE NATA SULL’ASSE TERRITORIALE CHE PORTA AD ALTAMURA
Aggressione al giornalista chieste condanne pesanti
Sullo sfondo della vicenda la destinazione a discarica del sito «Grottelline»
di Cosimo Forina
Intrecci tra mafia, politica e affari ad Altamura. Un cronista “grillo parlante” e tanta indifferenza anche della società civile e dell’ordine dei giornalisti. Per l’aggressione subita da Alessio Dipalo, giornalista pubblicista e direttore di Radio Regio, avvenuta ad Altamura il 5 luglio 2006 chiesti dalla Procura di Bari, pm Desirèe Digeronimo, ai suoi presunti aguzzini, dagli otto ai due anni di reclusione. Processo con rito abbreviato, gup Gianluca Anglana, imputati Domenico Cicirelli (8 anni), l’ex assessore comunale Vito Zaccaria (3 anni) e il collaboratore di giustizia Vincenzo Laterza (2 anni) esecutore materiale dell’aggressione. A Cicirelli e Laterza sono stati contestati anche il reato di associazione mafiosa. Per Zaccaria, chiesta l’assoluzione dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. L’imboscata a Dipalo si verificò dopo la sua partecipazione a Spinazzola alla conferenza del 29 giugno 2006: «Futuro delle Grottelline e della Città, immondezzaio o sito archeologico da valorizzare?» alla quale parteciparono anche l’inviato del Corsera Carlo Vulpio e l’avv. Vincenzo Giancaspro (Senza Rete di Altamura). Incontro a corredo della petizione che chiedeva da parte dei cittadini di Spinazzola al presidente della Regione Nichi Vendola, così come aveva fatto il commissario prefettizio Mariannina Milano, di bloccare l’iter della discarica a Grottelline per la valenza del sito: ambientale, monumentale ed archeologico. Discarica tuttora non realizzata, dopo sette anni. Dato in gestione per vent’anni dalla Regione all’Ati Tradeco-Gogeam. Nei giorni 1-2 e 5 luglio 2006 Dipalo trasmette dalla sua radio la registrazione del dibattito. Ad attenderlo sotto casa alle 14.25 del 5 luglio due individui che lo aggrediscono con calci e pugni. Sgherri legati al boss Bartolo D’Ambrosio ucciso il 6 settembre 2010. Biagio Genco, caso di lupara bianca e Vincenzo Laterza, divenuto collaboratore di giustizia. Il quale, messo in sicurezza dalla direzione distrettuale antimafia di Bari, confessa la dinamica dell’aggressione indicando in Cicirelli il mandante. La spedizione punitiva verso il giornalista che parlava di gestione e smaltimento dei rifiuti, affermerà Laterza agli inquirenti, doveva concludersi con i colpi di pistola, non limitarsi a calci e pugni. Obiettivo: ottenere da Cicirelli un posto di lavoro presso la società Tradeco di Altamura, patron Carlo Dante Columella. Per l’omicidio del boss Bartolo D’Ambrosio, il pm Desirèe Digeronimo in altro processo il 23 aprile, ha chiesto la pena dell’ergastolo per Giovanni Loiudice e suo figlio Alberto. Il primo mandante, il secondo esecutore materiale del delitto. Lo scorso giugno sono stati condannati altri presunti esecutori materiali dell’omicidio, Michele Loiudice (altro figlio del boss Giovanni) e Francesco Palmieri a 20 anni di reclusione. Francesco Maino 12 anni e 8 mesi. Emblematico quanto subito da Alessio Dipalo. Nel processo per l’aggressione a costituirsi parte civile con lui, la sola Provincia di Bari e la famiglia di Biagio Genco. Non il Comune di Altamura, non l’Ordine dei Giornalisti, Assostampa e Federazione della Stampa come avrebbero potuto, ed invece hanno scelto il silenzio anche dopo la richiesta di condanna degli imputati da parte del pm Digeronimo. Diverso atteggiamento fu assunto su Radio Regio (radio contro tutte le mafie) e il suo direttore Alessio Dipalo, quando nell’autunno 2005 il procuratore aggiunto di Bari, Marco Dinapoli ora a Brindisi, e il gip Chiara Civitano chiusero l’emittente. In quella circostanza Dipalo venne sospeso come giornalista per due mesi, pur contestando il provvedimento l’Ordini dei giornalisti nazionale e della Puglia. Il provvedimento dei giudici non era mai stato adottato in Italia da quando sono nate le radio libere (1976). Cosa era successo? Sulla testa di Alessio Dipalo, per quel che raccontava e racconta nella sua trasmissione “La Cronaca” erano arrivate una decina di querele. A distinguersi pure il consiglio comunale di Altamura che in seduta segreta aveva votato una delibera (anche questa senza precedenti in Italia) con cui si invitava procura, questura, prefettura, authority e ministeri a “monitorare ” l’attività dei mezzi di informazione locali. Ovvero Radio Regio Stereo, ovvero Alessio Dipalo. È trascorso del tempo, ma le denunce-inchieste giornalistiche di Alessio Dipalo sul potere politico, su strane assunzioni e sul pressante condizionamento nella vita politica-amministrativa di Altamura con gli anni, hanno trovato riscontro nelle aule giudiziarie.
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