martedì 22 marzo 2011

BENI CULTURALI UNA «FERITA» DA SANARE PATRIMONIO IN CERCA DI TUTELA
Sull’ex ospedale e convento dei Cappuccini del XVI secolo, l’attenzione dell’associazione «Spinazzola Ospitale»
IL REBUS DELLA PROPRIETÀ
Il contenitore rientra tra quelli al centro di una disputa tra Comune, da una parte, e Asl e Regione, dall’altra
Chi salva Santa Maria La Civita?
Spinazzola, spunta un progetto di trasformazione in museo cittadino
di Cosimo Forina
Quelle ferite, per anni trascurate, ad una delle più belle e importanti architetture della città hanno ricevuto cura. Resta la corsa disperata contro il tempo per evitare il definitivo collasso strutturale dell’edificio. Sull’ex ospedale Santa Maria la Civita, già convento dei Cappuccini del XVI secolo, sono state applicate delle strutture in acciaio finalizzate ad evitare il crollo della facciata esterna, un primo passo per il suo recupero. Merito di tanto va iscritto alla perseveranza dell’avv. Rocco Guidone dell’associazione “Spinazzola Ospitale” convinto sostenitore della necessità del recupero di quel bene, della sua salvaguardia e ritorno alla fruizione per i cittadini di Spinazzola. Ecco perché il Santa Maria la Civita si trova in condizione di degrado. In seguito ad alcuni lavori di ristrutturazione mal eseguiti, circa una trentina di anni fa, si verificò il crollo della copertura dell’edificio con conseguente cedimento dei piani sottostanti. Da quel momento, un muro fatto erigere per incolumità pubblica dal Comune si è contrapposto tra il vecchio e il nuovo ospedale, relegando il primo ad un rudere che è andato man mano aggravandosi. Le lesioni sui muri esterni sono diventati squarci, le stanze crollate lasciate alla mercé delle intemperie. A complicare la faccenda, sull’eventuale recupero della struttura, la disputa sulla proprietà contesa tra Comune e l’Asl. Tant’è che l’edificio finisce, in un primo tempo, tra i beni da alienare da parte della Regione che con propria legge iscrive a suo patrimonio diverse lasciti di benefattori, tra gli altri anche oltre 400 ettari di terreni, oggetto di contenzioso tra il Comune e la Regione. A pagarne le conseguenze più vistose, proprio il Santa Maria la Civita, dove sussiste anche una cappella di pregio che custodiva opere di grande interesse pittorico. L’associazione “Spinazzola Ospitale” da qualche anno inizia la sua battaglia. Quell’edificio va recuperato partendo dalla sua messa in sicurezza. Così Guidone: «l’intervento rientra fra le finalità che l’Associazione si era posta di perseguire a breve termine, nel quadro di un più ampio e articolato impegno volto a mettere al centro della pubblica discussione i problemi della sanità di un piccolo centro coinvolto nei processi di riorganizzazione dei servizi. La soddisfazione per il successo dell’iniziativa, non può tuttavia far perdere di vista che la messa in sicurezza dell’edificio del Vecchio Ospedale non è ancora completata e che l’obiettivo principale per il quale Spinazzola Ospitale da anni si batte in ogni sede e con ogni mezzo è il recupero integrale del prestigioso immobile». Prosegue: «la nostra Associazione si propone di continuare a mobilitare le istituzioni e la comunità civica di Spinazzola per la elaborazione di un progetto che preveda non solo il restauro, ma anche una concreta e realistica utilizzazione dell’immobile: Spinazzola Ospitale ha, infatti, da sempre sostenuto l’opportunità di una destinazione socio-sanitaria, ma è pronta a partecipare ad un proficuo confronto dal quale possano emergere nuove e feconde prospettive di pubblica utilità del prestigioso edificio». Ed è proprio Guidone a rimarcare la disputa sulla proprietà: «non possono essere taciute a tal proposito questioni cruciali, quali la definizione della proprietà dell’immobile, attualmente ancora contesa tra la Regione e l’Amministrazione Comunale, così come i problemi relativi alla individuazione dei canali di finanziamento indispensabili per l’attuazione di tale progetto organico:Spinazzola Ospitale sollecita in tal senso intese e sinergie fra le istituzioni affinché si possa utilmente attingere a fondi europei dedicati magari anche con la compartecipazione di soggetti privati » . I ringraziamenti: «al sindaco Carlo Scelzi il quale, recepite le nostre allarmanti segnalazioni del rischio di crollo della struttura, ha emesso l’ordinanza di immediato avvio dei lavori, nonché il direttore generale della Asl, Rocco Canosa, che ne ha consentito l’esecuzione e il finanziamento. Tale intervento è stato possibile anche grazie ai soci, ing. Enzo Ferri e arch. Angelo Rotondella , e all’ing. Carlo Ieva, tecnico della Asl, che hanno messo a disposizione competenze professionale e tempestivo impegno sul campo».

LA PREZIOSA TELA RECUPERATA TRA LE ROVINE DEL CROLLO
ANTONIO CARRABBA SALVÒ LA «MADONNA DI COSTANTINOPOLI»

Fotografata dall’alto la ferita segna profondamente Santa Maria La Civita. La chiesetta in cui si sono crollate le mura ma con un altare ancora intatto, urla la necessità del recupero del luogo sacro, depredato, lasciato all’incuria. Ma c’è una storia, uno slancio d’amore verso l’arte e Spinazzola che qui si vuole ricordare, ora che finalmente si parla del riscatto di questo edificio. Affinché si possa distinguere e portare come esempio chi mettendo a rischio la propria vita ha voluto salvaguardare un bene della città. Subito dopo il crollo, quando ancora la nuvola di polvere non si era diradata, tra i primi a precipitarsi in quel disastro fu il compianto Antonio Carrabba, cultore e documentarista della storia locale. Il suo obiettivo quello di salvare un opera importante presente nella chiesa, una tavola del 1500 firmata dal pittore “ZT” i cui rari dipinti arricchiscono alcuni luoghi di culto della Provincia. A contrapporsi tra lo stupore e lo sgomento, dato l’o ggettivo pericolo, furono in molti. Ma Antonio Carrabba si precipitò tra le rovine e con l’aiuto di un concittadino, riuscì a portare in salvo l’opera che, fortunatamente, aveva riportato solo lievi danni. Quella tavola del 1500, che rappresenta la Madonna di Costantinopoli, è ora, dopo un lungo restauro, nella pinacoteca comunale. Un opera così importante che a volerla in una mostra dedicata ad Andrea Mantenga (1431-1506) principale artista rinascimentale attivo nel nord Italia è giunto a Spinazzola qualche anno fa Vittorio Sgarbi. Quell’opera tanto cara al Carrabba, apprezzata da Sgarbi è oggi uno dei più preziosi gioielli di Spinazzola. Viene quindi spontaneo auspicare il recupero totale del Santa Maria la Civita che fu scrigno del dipinto. Una maternità che nella sua dolcezza esprime e magnifica il bene. E sarebbe, dopo quello di Carrabba, altro atto d’amore che la città deve a se stessa in difesa della sua storia. Si è detto della disputa sulla proprietà dell’edificio tra Comune e Regione, dell’immobilismo creatosi, forse sarebbe un bene superare tale contrasto affidando proprio all’associazione “Spinazzola Ospitale” il proseguo, con piena titolarità, del recupero dell’immobile. Ma meraviglia anche il non coinvolgimento a tale scopo della Sovrintendenza ai beni culturali e architettonici, utile guida per cercare i fondi ministeriali necessari. Spinazzola manca di un museo dove custodire e mettere in mostra il sempre più ricco patrimonio archeologico da ultimo rinvenuto in diverse campagne di scavi condotte da diverse Università e della Sovrintendenza. Il Santa Maria la Civita potrebbe sopperire a questo vuoto, offrendosi come spazio in cui ritrovare l’identità della città, il suo racconto, la sua storia.

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