martedì 14 settembre 2010


ALTA MURGIA, L’ELDORADO DELL’EOLICO L’ALLARME DELLA LIPU: «TROPPE RICHIESTE DI IMPIANTI. A RISCHIO MOLTI UCCELLI PROTETTI »MINERVINO MURGE; SEGUONO SPINAZZOLA, CANOSA E ANDRIA
Cosimo Forina • Spinazzola
Negli ultimi anni, in solo cinque città della Provincia Barletta-Andria-Trani sono state 627 le torri eoliche richieste pari a 1.433 MW. Ma altre potrebbero aggiungersi vista la quantità di progetti ancora in fase di screening ambientale. È quanto emerge dal report della Lipu, elaborato da questa associazione che punta alla difesa dell’ambiente. Ed è proprio la Provincia, il nuovo Ente, ad essere chiamato ad un ruolo importante di valutazione sul futuro assetto del territorio. Poiché molte aziende hanno dirottato nei suoi uffici l’iter per l’approvazione dei loro progetti.Nella Provincia Barletta-Andria-Trani il record in quantità di torri avanzate spetta a Minervino Murge, poi a seguire Spinazzola, Canosa, Andria e con sole 3 torri San Ferdinando di Puglia. Città che si vedranno circondate a loro volta, molto probabilmente, da altre torri innalzate nei territori dei comuni limitrofi. La corsa ad accaparrarsi terreni in Puglia, «Eldorado» delle “Green energy” da parte degli industriali del vento e del sole, non ha lasciato nulla di intentato. Ogni metro quadro dove è possibile e non solo, viene optato e utilizzato per cogliere il “business” del momento, specie per i finanziamenti pubblici europei. E poco importa se l’im - patto dei grattacieli di acciaio alti anche oltre centotrenta metri, modificano il paesaggio che l’art.9 della Costituzione vorrebbe protetto. Oppure andranno a ridurre la visione libera dell’orizzonte, come ad Andria, dove su di un colle vi è Castel del Monte patrimonio dell’Unesco. Chi vorrà continuare a vedere come avviene oggi anche da decine di chilometri il Castello di Federico nella sua interezza, potrà sempre farlo portandosi in tasca una monetina da un centesimo di euro. Così come poco rilievo è dato al pericolo e alle influenze delle istallazioni industriali eoliche sulle zone Zps-Sic, Parco Nazionale dell’Alta Murgia, Parco Regione dell’Ofanto con la loro flora e fauna di estremo pregio e avifauna protetta da norme europee anche a rischio di estinzione. Questa è la terra che il governatore della Regione, Nichi Vendola, ha sognato di far diventare “l’Arabia Saudita delle energie pulite” e gli industriali, interpretando il miraggio, puntano ad esaudire l’aspettativa, traendo però come solo in altre regioni avviene (Sicilia, Calabria, Campania) il massimo del loro profitto. Chi ha piedi per terra, pur non contrario alle energie alternative, continua a richiama re all’attenzione sulla necessità di porre limiti e regole di salvaguardia del territorio. Nei giorni scorsi missive finalizzate a questo obiettivo sono state inviate da parte della Lega Italiana protezioni uccelli, Associazione per la conservazione della Natura (Lipu), all’Ente Parco dell’Alta Murgia, ma an che al presidente della Regione Nichi Vendola, all’assessore all’ecologia Lorenzo Nicastro, all’assessore al Territorio Barbanente.Le istanze mettono in luce la proliferazione degli impianti energetici rinnovabili sul territorio pugliese e il loro disastro ambientale. Nonché la necessità di intervenire in modo drastico in difesa delle aree protette. Specie per giungere nella valutazione all’insieme dell’influenza di tutti i parchi eolici che si vogliono istallare su di un territorio e non solo all’impatto di ogni singolo progetto. In discussione sono gli stessi parametri di consumo del territorio con cui vengono concesse le installazioni dei pali eolici e non solo. Altro tema, che merita attenzione sono i Prie (Piani Regolatori Impianti Eolici) avviati dalle città. Questi appaiono come abiti sartoriali cuciti per il mero fabbisogno degli industriali del vento. Un mercato che vale milioni di euro.

LA SITUAZIONE OLTRE TREMILA PROGETTI SONO STATI GIÀ APPROVATI IN PUGLIA. IN TOTALE SARANNO INNALZATE 127 TORRI
Una selva di eliche in arrivo per produrre megaWatt verdi
A tener il conto in questi anni, man mano che venivano presentati i progetti di impianti eolici in Puglia e questi pubblicati sul Burp ci ha pensato la Lipu che vede come responsabile regionale Vincenzo Cripezzi. Il “report” elaborato da questa associazione che punta alla difesa dell’ambiente, sugli impianti eolici industriali in Puglia aggiornato al 10 agosto 2010 permette una immediata e preziosa situazione d’insieme.
Non si tratta di opera di “integralismo” ambientale, al controllo sui progetti, sovente si aggiungono proposte di richiamo ad un equilibrio tra la necessità di produrre energia da fonti rinnovabili e il rispetto della Natura. Dal “report” Lipu, si apprende che «in Puglia le torri passate a giudizio sono 2.064 per 3.886,77 MW. Totali realizzati e/o con parere di Verifica Ambientale (screening) o di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) emesso favorevolmente. Di cui ben 1.872 torri per 3.438,37 MW non assoggettati alle procedure VIA». .
I PARERI
Cosa è successo in Puglia circa l’analisi dei progetti lo spiega la Lipu: «a fine 2007 sui primi 90 impianti industriali licenziati dagli organi regionali solo 1 aveva avuto parere ambientale negativo, ma poi incredibilmente revisionato positivamente su istanza della società. Fino al 2007 nessun progetto ha quindi avuto parere ambientale negativo dall’ufficio regionale competente. Ad oggi sono 189 i progetti licenziati di cui 9 (per 127 torri e 341,5 Mw) con pareri ambientali negativi e solo dopo essere stati assoggettati a VIA, (tranne uno respinto direttamente allo screening) in gran parte espressi nell’ultimo periodo. E poi ci sono gli impianti da 1 MW esclusi dalla Verifica Ambientale e da Autorizzazione Unica e assoggettati alla sola Dichiarazione di Inizio Attività (DIA) determinando il pullulare occulto di innumerevoli progetti “sin - goli” su ogni comune con effetti devastanti».
Come è stato possibile che i progetti non abbiano avuto adeguato controllo ?
«Fino al 14 febbraio 2009 per lo “scree - ning” la normativa prevede una evidenza pubblica del deposito del progetto scandalosamente limitata al solo albo pretorio comunale per 30 giorni. Questo spiega il percorso occulto di tutti i procedimenti presentati allo screening anteriormente a quella data (e con procedimenti ancora in atto) in spregio a qualsivoglia aspettativa di trasparenza».
LE PROVINCE
Ed ora il ruolo delle Province: «da luglio 2007 le procedura di Verifica, di VIA e Valutazione di Incidenza (VI) su tali impianti sono state delegate alle Province, implementando un ulteriore e deleterio fattore di frammentazione procedurale e abbassando ulteriormente e gravemente la qualità dei procedimenti. I progetti presentati e ancora in fase di screening ambientale sono in numero enorme e non quantizzabile ma stimabile in nome di ulteriori 28mila MW».
Quale la maggior colpa in Puglia?
«Tutti gli impianti sono stati realizzati/autorizzati senza alcuna programmazione e in assenza di un Piano Energetico Ambientale “adottato” ma “non approvato».

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