domenica 12 settembre 2010
I PETROLIERI TEXANI LASCIANO LA PUGLIA NELLA RIDUZIONE DELL’AREA INTERESSATA ALLE PERFORAZIONI NON C’È PIÙ LA MURGIA
di Cosimo Forina
La società texana di ricerca idrocarburi liquidi e gassosi Aleanna Resorurces LLC, lascia la Puglia. A renderlo noto l’«Organizzazione Lucana Ambientalista» (Ola) che riporta quanto pubblicato sul Bollettino Ufficiale degli Idrocarburi e delle Georisorse del 31 agosto 2010.
LA RIDUZIONE -La Aleanna Resources LLC ha presentato istanza di riduzione del permesso di ricerca denominato “Palazzo San Gervasio” al Ministero dello Sviluppo Economico lo scorso 20 luglio 2010. «La rinuncia, si afferma dalla Ola, è alle attività di ricerca di idrocarburi nei territori del Parco Nazionale dell’Alta Murgia, ricadente nella regione Puglia».
Rispetto alla precedente istanza, che interessava 15 comuni (Acerenza, Banzi, Barile, Forenza, Genzano di Lucania, Ginestra, Maschito, Montemilone, Oppido Lucano, Palazzo San Gervasio, Ripacandida, Rapolla e Venosa in Basilicata; Minervino Murge e Spinazzola in Puglia), l’attuale estensione dell’area perimetrata del piano topografico passa dai 561 chilometri quadrati agli attuali 469,90 chilometri quadrati, con i territori pugliesi di Spinazzola e Minervino Murge che restano fuori dal progetto “Bra - dano Foredeep”.
LONTANI DAL PARCO -Sempre dalla Ola: «appare evidente come l’Aleanna Resources abbia rinunciato volontariamente all’area ubicata in territorio pugliese eliminando interferenze con aree sensibili, ed in particolar modo con le zone protette dell’Alta Murgia, nonché il Parco Nazionale. Nulla cambia, invece, in Basilicata, dove la Regione Basilicata autorizza lavori al pozzo Cerro Falcone in Zona 1 del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano, nonché SIC Serra di Calvello e ZPS Appennino Lucano Monte Volturino, nonostante i “richiami” del Ministero dell’Ambiente”».
IL COMITATO SPONTANEO SPINAZZOLESE - A Spinazzola contro la ricerca petrolifera, che non escludeva perforazioni, è nato un comitato spontaneo di cittadini denominato «No all’Italia petrolizzata». Lo scorso 24 luglio ha organizzato un convegno contro il progetto “Palazzo San Gervasio” in cui sono intervenuti giungendo dagli Usa, Maria Rita d’Orsogna, fisico docente universitario in California, riferimento in Italia contro la petrolizzazione, Carlo Vulpio inviato del Corriere della Sera e l’avv. Michele Di Lorenzo vice presidente dell’Ente Parco Nazionale dell’Alta Murgia. Il sindaco di Spinazzola, Carlo Scelzi, rispetto agli altri primi cittadini coinvolti nel progetto “Palazzo San Gervasio” è stato l’unico a dirsi favore della ricerca petrolifera sul territorio. Aprendo con il comitato cittadino una sorta di braccio di ferro, negando il patrocinio e persino le sedie per allestire la piazza dove si sarebbe svolto il convegno, fatte giungere poi in prestito dal Comune di Poggiorsini.
LA POLEMICA -Dopo una lettera inviata dalla D’Orsogna che rimproverava Scelzi della mancata ospitalità questi le ha pubblicamente risposto cercando di mettere in cattiva luce il convegno stesso. Ma a porre veti alla ricerca petrolifera anche l’«Ente per lo sviluppo dell’irrigazione e la trasformazione Fondiaria in Puglia, Lucania e Irpinia», poiché l’area geografica sulla quale insiste il programma di ricerca idrocarburi, risulta essere il larga parte coincidente e sovrapposta con quella interessata dall’attrezzamento irriguo previsto nel progetto definitivo “Schema Idrico Basento-Bradano - Tronco Acerenzadistribuzione III lotto”, per l’irrigazione di circa 5000 ettari. Progetto già approvato e finanziato dal Comitato interministeriale per la programmazione economica per l’importo di 104,5 milioni di euro, nell’ambito della legge obiettivo, inserito nel Programma delle Infrastrutture Strategiche del Mezzogiorno. Si tratta dopo i lavori della Salerno-Reggio Calabria della seconda opera più importante prevista dal Governo nell’Italia Meridionale che vede impegnati per il loro imminente inizio il Ministro Raffaele Fitto e il presidente della Regione Basilicata Vito De Filippo.
RESTA LA BASILICATA -La Ola ora auspica che la Regione Basilicata faccia proprie le preoccupazioni delle popolazioni del Vulture-Alto Bradano attraverso atti concreti, negando l’autorizzazione alla richiesta di screening della VIA regionale. Nonché l’appello ai sindaci a cui si chiede di prediligere le vere vocazioni che auto-sostengono l’economia dell’area.
«La nostra Organizzazione, conclude la Ola, seguirà da vicino ogni fase delle istruttorie in corso e future a garanzia dei principi dettati dalla Convenzione di Aarhus e in via precauzionale della recente Sentenza della Corte di Giustizia delle Comunità Europee del 9 marzo 2010, relativa al
danno ambientale».
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento