sabato 18 settembre 2010


L’OSPEDALE CHIUDERÀ NONOSTANTE LE PROMESSE SPINAZZOLA, IL NUOVO PIANO PREVEDE LA DISMISSIONE DELLA STRUTTURA
di Cosimo Forina
Confermate le voci sulla dismissione degli ospedali di Spinazzola e Minervino Murge, unici nosocomi della Asl/Bt a chiudere i battenti. La ratifica nel piano dei tagli previsti dalla Regione approderà in consiglio la prossima settimana. Oltre a Spinazzola e Minervino chiudono altri sedici ospedali nella Regione, mentre i posti letto da tagliare entro il 2012 saranno 2200, portandoli da 4 a 3 ogni 1000 abitanti. Inoltre ticket di 1 euro per ogni ricetta medica per disincentivare l’acquisto di farmaci non indispensabili e altre procedure di risparmio. Staccata quindi definitivamente la spina all’agonizzante storico nosocomio di Spinazzola. Nel corso di questi anni è stato un continuo impoverimento della struttura partendo dalle professionalità, dal suo ruolo e funzione in un territorio definito svantaggiato. Ma che allo stesso tempo per decenni è stata l’unica risposta sanitaria più prossima anche per molte città della vicina Basilicata. La politica e i cittadini di Spinazzola non hanno mai in realtà difeso il loro bene, cullandosi di promesse di rilancio del nosocomio cittadino, ora naufragate nel nulla, provenienti prima dal centrodestra e poi dal centrosinistra. Ed è pur vero che così ridotto, un semplice contenitore svuotato e messo a nuovo spendendo pure qualche milione di euro, l’ospedale di Spinazzola non poteva definirsi nemmeno più tale. Quindi la scelta facile e obbligata dai vertici regionali di giungere alla sua dismissione: senza se e senza ma. Si è persa l’occasione, e di questo dovrà dar conto alla città anche l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Carlo Scelzi, di proporsi alla Asl per una riconversione mentre si sono seguite chimere. Basta rileggere oggi con distacco, quanto era emerso durante l’incontro avuto nel consiglio comunale monotematico con il direttore generale della Asl/Bt Rocco Canosa e tutto il suo staff e giungere alle conclusioni. Quel piano è rimasto sogno sulla carte. Un miraggio che al risveglio è diventato l’incubo della città. In cui si ventilava, e ci si è vantato da parte del sindaco anche in volantini, la realizzazione persino di un reparto di riabilitazione mai avviato nell’ospedale di Spinazzola. Oltre alla chiusura dell’ospedale non si può non ricordare anche la beffa a danno della città. La Regione per far fronte alla voragine della sanità, bacchettata dal Governo, frutto di sperpero e appalti “allegri” come raccontano le cronache giudiziarie, ha anche messo in vendita, cartelizzato, proprietà del Comune di Spinazzola. Si tratta di terreni pari a 405 ettari a cui si aggiungono alcuni edifici. Situazione ricordata ancora una volta lo scorso 2 agosto dalla pagine della “Gazz etta”con la lettera di Nicola Amenduni consigliere del Parco Nazionale dell’Alta Murgia inviata a Nichi Vendola. Ma la Regione deve far cassa e ridurre le spese, Spinazzola con il suo ospedale e i suoi beni rientrano in questo desiderio. Resta da porsi una sola domanda, quella sulla struttura ormai ex ospedale sarà abbandonata o sarà riconvertita ad altre funzioni? La Asl Bt, il suo commissario, il futuro direttore generale sapranno di certo rispondere all’occorrenza mentre la politica locale tace.
SANITÀ IL PIANO LOCALE DI AZIONE PREVEDE LA CHIUSURA ANCHE DEL NOSOCOMIO DELLA CITTADINAE A MINERVINO SPARISCE ANCHE LA LUNGODEGENZA
di Rosalba Matarrese
Rischia davvero di chiudere i battenti l’ospedale del centro murgiano. Almeno stando a quanto prevede l’ultima proposta del Pal (piano sanitario regionale) che la prossima settimana approderà in Consiglio regionale. La scure della riorganizzazione ospedaliera messa a punto dalla giunta guidata da Vendola sembra proprio abbattersi sulle due cittadine murgiane: a rischio chiusura nella Asl Bat sarebbero proprio gli ospedali di Minervino e Spinazzola. I due nosocomi rientrerebbero dunque nei 18 ospedali pugliesi da dismettere, in particolare quelli con meno di cinquanta posti letto e ritenuti uno spreco di risorse. Insomma un fulmine a ciel sereno che sicuramente l’amministrazione Roccotelli non si aspettava. Da quel che è stato possibile sapere non ci sarebbero stati incontri sulla questione “ospedale” e solo pochi mesi fa l’ammi nistrazione aveva ribadito la stessa proposta di riordino dell’ospedale di Minervino. E cioè una struttura specializzata in lungodegenza ed hospice per malati terminati, salvaguardando il punto di primo intervento e dodici posti letto di medicina generale. Una proposta che sembrerebbe non trovare affatto spazio nell’attuale riorganizzazione ospedaliera presentata dall’amministrazione Vendola. E solo pochi giorni fa il consigliere regionale Franco Pastore, componente della terza commissione consiliare (Sanità e servizi sociali) interveniva sulla questione “riordino ospedaliero”, sottolineando che nella nuova proposta del Pal, «l'ospedale di Mi nervino dovrebbe essere destinato alla lungodegenza, diventando, insomma, un ospedale di comunità, una di quelle strutture rivolte a pazienti con patologie cronico degenerative che possono avere anche implicazioni di carattere sociale». Un’altra proposta che però sembra cozzare con quanto prevede il Pal, dove non c’è traccia di questa riconversione, né si capisce se saranno salvaguardati servizi e reparti. Una domanda però è d’obbligo: mantenere in piedi strutture che hanno solo costi in termini di personale e non offrono tutti i servizi minimi è davvero necessario? Chi vive nel centro murgiano sa che per numerosi servizi sanitari l’utenza ormai si rivolge altrove: pronto soccorso pediatrico a Canosa, analisi del sangue in cliniche convenzionate, esami e visite specialistiche a Andria e Barletta. Meglio realizzare un buon punto di primo intervento, il servizio 118 e la guardia medica, chiudendo reparti e servizi già sotto-utilizzati.

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