lunedì 25 luglio 2011

IL CASO
ENERGIA E AMBIENTE
LA FRONTIERA
Dopo la distesa di specchi del solare, ecco l’inedita frontiera delle energie alternative. Le prime installazioni
IL PROFILO
Le caratteristiche: «Altezza dal ceppo della gondola 12 metri, capacità produttiva 7kw a piena ventosità»
E la Murgia scopre il mini eolico
Minervino e Spinazzola, torri meno invasive di quelle di 130 metri

di Cosimo Forina
Dopo la distesa di specchi che ha coperto diversi ettari di terreno, installate a Spinazzola le prime torri eoliche. Non si tratta dei grattaceli di acciaio alti 130 metri come quelli che campeggiano sul crinale murgiano di Minervino e che in molti vorrebbero insediare su tutto il territorio di Spinazzola
ed in quello limitrofo, con pale dal diametro di 70 metri che con il loro ruotare coprono la grandezza di un Boeing 747. Si tratta, più semplicemente, di un impianto di mini eolico, cinque torri, per un investimento pari a 300mila euro. Altezza dal ceppo della gondola dodici metri, capacità produttiva 7kw a piena ventosità.
IL MINI EOLICO
Quella del mini eolico, destinato per lo più all’autoconsumo pur con ricaduta economica sugli investimenti, è la nuova frontiera che si contrappone allo smembramento del paesaggio delle grosse turbine con potenza espressa in Mw.
Una dimostrazione di come sia possibile attivare la “Green Economy ” in misura meno invasiva come avviene con il fotovoltaico installato sui tetti delle abitazioni. Resta tuttavia da capire se anche il mini eolico possa avere una qualche ripercussione sull’avifauna, (gli uccelli scambiano il movimento delle pale con quello delle fronde degli alberi e finiscono per essere ghigliottinati), e sugli animali, uomo compreso, che vivono sotto di esse, così come avviene per i grossi impianti. Quello dei contraccolpi ambientali sugli ecosistemi, in particolare sulla salute dell’uomo e sul paesaggio dell’industria dell’eolico come del fotovoltaaico è un tema sottostimato, spesso origine di polemiche, negato dalle lobby dell’affare che si nutrono dalle rinnovabili, anche in modo non lecito.
DANNI ALL’AMBIENTE
Quanto si conosce dei danni prodotti da questi impianti? Ben poco. Una delle maggiori cause di disturbo tanto per l’uomo che per gli animali è dato dal rumore prodotto dalle turbine, per niente affatto silenziose. Su diverse pubblicazioni scientifiche, pubblicate anche nel sito web “Vi a dal Vento” si sottolinea che “una turbina eolica produce rumore sia ad alta che a bassa frequenza. Il rumore ad alta frequenza è dovuto sia alla componente del moltiplicatore di giri della pala, che allo scorrimento della stessa nell’aria. Altro rumore quello del passaggio della pala vicino all’albero di sostegno della struttura. Ma il rumore sicuramente più insidioso perché al disotto della frequenza di percezione umana di 20 Hz è costituito dagli infrasuoni. Sono loro che sono capaci di mandare in risonanza la parte dell’orecchio interno deputata all’organo dell’equilibrio e del senso spaziale. Anche gli animali sono particolarmente sensibili ai rumori infrasonori. I danni per chi vive in prossimità di impianti eolici industriali (dai 300 ai 1500 metri) riscontrati sono: un sonno inadeguato non associato alla fatica, sonnolenza e deterioramento cognitivo, ma anche aumento del rischio di obesità, una compromissione del test di tolleranza al glucosio (rischio di diabete), aumento della pressione del sangue, malattia cardiaca, cancro e depressione”.
GLI EFFETTI SUGLI ANIMALI
E poi: “Sugli animali si sono riscontrate: diminuzione della deposizione di uova da parte delle galline, riduzione del latte da parte delle capre, maiali con eccesso di ritenzione di acqua e sodio per eccessiva secrezione ormonale, aumentato lavoro cardiaco, disturbi respiratori in pecore e agnelli, diminuzione dell’appetito. Vi sarebbe inoltre un aumento degli animali nati con deformità e dei nati
morti oltre ad una diminuzione della fertilità. Uno studio europeo conferma inoltre un importante e irreversibile effetto sull’habitat animale selvaggio da parte delle turbine eoliche”. E tutto questo avviene, in dismisura, solo perché le fonti rinnovabili crescono in modo spropositato grazie agli incentivi che in Italia sono i più alti rispetto che altrove, pagati nelle bollette sempre più salate dai cittadini, senza ricaduta occupazionale e soprattutto con effetti irrisori nell’abbattimento di anidride carbonica nell’atmosfera. E la chiamano “Green Economy” economia verde.

Ma l’area del Parco rimane off limits per gli insediamenti
La recente decisione della Corte europea


Dopo il no al fotovoltaico anche l’eolico industriale resta fuori dal Parco Nazionale dell’Alta Murgia area protetta e classificata come sito d’importanza comunitaria e zona di protezione speciale. La decisione è della Corte europea in una sentenza relativa alla causa che vede opposta la Regione Puglia all'azienda agro-zootecnica Franchini e alla Eolica Altamura che aveva acquisito i diritti per realizzare un parco eolico sui terreni dell'azienda Franchini. Ma l'area rientrava nel Parco Nazionale dell'Alta Murgia. La Regione aveva respinto le richieste di nulla osta e le società avevano fatto ricorso al Tar che ha chiesto l'intervento dei giudici dell’Unione Europea. La Corte di Giustizia Europea ha chiarito l’interpretazione delle direttive “habitat ” e “uccelli”. Le direttive 2009/28/CE (fonti rinnovabili), 2001/77/CE (promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili), 92/43/CEE (habitat) e 79/409/CEE (uccelli selvatici) consentono allo Stato membro di vietare l'installazione di impianti eolici a finalità commerciale, in un sito Natura 2000 senza valutazione preliminare dell'impatto ambientale purché siano rispettati i principi di non discriminazione e proporzionalità. La parola torna al Tar per il giudizio. Nel Parco dell’Alta Murgia
sono autorizzati solo impianti destinati all’autoconsumo con potenza non superiore a 20kw, per il fotovoltaico possono essere impegnati i tetti, manca ancora un regolamento sull’eolico che la Corte Europea ha confermato non può essere concessa per i mega impianti. I tentativi di assalto al territorio dell’area protetta continuano ad andare a vuoto. Una aggressione che ha visto nel corso degli anni la Murgia depauperata da molte sue peculiarità, quando non addirittura utilizzata per azioni criminose, come lo spargimento di fanghi.

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