martedì 19 ottobre 2010
IL CASO
UN TERRITORIO SACCHEGGIATO
LA TUTELA
Le località di interesse storico-archeologico sono numerose ma manca la volontà politica di valorizzarle
Murgia sempre a rischio natura e archeologia
Numerosi siti scoperti sull’altopiano assediato dalle speculazioni
di Cosimo Forina
Energie rinnovabili e territorio. Una sensazionale nuova scoperta archeologia. La Murgia non è una sterile pietraia, ma pietre che parlano della Storia, quella della presenza dell’uomo in forma stanziale che si è susseguita senza interruzioni da diecimila anni con testimonianze uniche. Un grande parco archeologico esteso che potrebbe segnare il futuro di questo tratto della Nazione e che meriterebbe per le sue peculiarità riconoscimento internazionale. Chi vuole relegare questo territorio dentro e fuori l’area protetta del Parco Nazionale dell’Alta Murgia, così come sta succedendo a semplice spazio di occupazione e conquista da asservire a immondezzai, impianti fotovoltaici e torri eoliche smembra paesaggio commette un grande torto non solo alla scienza ma anche alle future generazioni. Da Minervino Murge a Spinazzola, passando da Poggiorsini sino a Gravina quello che sta emergendo grazie alle campagne di scavi autorizzate da varie sovrintendenze e affidate a diverse Università, sta riscrivendo la storia della Murgia. Accrescendo non solo il suo valore paesaggistico, della fauna e flora, di quella che un tempo era l’architettura rurale legata alla pastorizia con il bagaglio del sapere giunto dagli scambi della transumanza. La Murgia ora è anche altro. Le recenti scoperte archeologiche lo dimostrano. Dal sito neolitico di “Grotellie ” (scavi affidati all’Università di Pisa, condotti dalla prof.ssa Donata Grifoni Cremonesi) dove si vuole realizzare la discarica del Bacino Ba/4 e dove è stata scoperta una chiesa rupestre a croce greca con cinque absidi si giunge alla “Rocca del Garagnone” (villaggio dell’Età del Bronzo più esteso di tutta l’Italia del Sud). Vincolo archeologico fatto imporre dalla prof.ssa Donata Venturo. Altra scoperta oggetto di studio sono le incisioni su roccia dell’area del “Cavone ” di Spinazzola con figure antropomorfe e zoomorfe. Di rilievo sempre a Spinazzola la villa Romana in località “La Santissima” scoperta dall’archeologa Maria Luisa Marchi dell’Università di Foggia a cui si unisce a patrimonio anche il villaggio dell’Età del Bronzo scoperto dalla dott.sa Giuseppina Canosa sotto le fondamenta del castello marchesale abbattuto nel 1936, dove il 1615 nacque Antonio Pignatelli divenuto papa come Innocenzo XII. A tanto si sommano le scoperte di Minervino Murge con il villaggio dell’Età del Rame e diversi insediamenti dauni, e proprio sotto le torri eoliche, nel cuore della Murgia è stato scoperto altro villaggio dell’ Età del Bronzo. Come per segnare una nuova datazione dell’uomo sul territorio è di questi giorni la conclusione della campagna di scavi dell’abitato peuceta dello Jazzo Fornasiello, territorio di Gravina, luogo ubicato sulla strada che porta a Spinazzola portato alla luce dall’Università Statale di Milano, prof.ssa Maria Castoldi. La scoperta archeologica riconducibile al IV-V secolo a.C. che ricade interamente nell’aera del Parco Nazionale dell’Alta Murgia è ragione di ulteriore riflessione. Una eloquente contrapposizione all’assalto al territorio da parte delle lobby della “green economy”. Ha denunciato il vice presidente dell’Ente Parco, Michele Di Lorenzo: I cosiddetti “sviluppatori ”, che propongono tali impianti, trovano negli agricoltori, assediati dalla crisi economica, facili prede. È in queste situazioni che le Amministrazioni locali devono erigere barricate antimalaffare. Diverse Procure della Repubblica stanno ormai indagando su questi fenomeni e l'Ente Parco ha alzato le sue difese contro gli speculatori, ottenendo diversi successi anche nelle sedi giudiziarie. Spetta ora ai Comuni del Parco, dimostrare di non essere ostaggio di vecchi ricatti occupazionali e di nuovi sedicenti imprenditori della “green economy”.
A «JAZZO FORNASIELLO» UN VILLAGGIO PEUCETO SCAVI SU UN’AREA DI CIRCA DIECI ETTARI
Questo è quanto è emerso nella seconda campagna di scavi nel sito di Jazzo Fornasiello, sede di un abitato peuceta che occupava un’area di circa 10 ettari ai piedi del costone murgiano, sotto il monte Fornasiello. L’indagine è condotta dal 2009 dall’Università degli Studi di Milano, sotto la direzione di Marina Castoldi, con la collaborazione dei dottori Alessandro Pace, Alfonso Bentivegna, Marcella Leone e di laureandi dell’Ateneo milanese, in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Archeologici della Puglia e con l’Ente Parco Nazionale dell’Alta Murgia. “Lo scavo, descrive per la “Gaz etta” Maria Castaldi, si è concentrato nel settore nord-orientale del villaggio, dove è stato rinvenuto, in stato di crollo, un imponente complesso, lungo circa 10 metri, articolato in più vani paralleli, delimitati da muri di pietre a doppio paramento e con tetto di tegole. Lo scavo del 2010 ha permesso di seguire meglio le fasi di vita dell’edificio che comprende una fase arcaica (seconda metà VI sec. a.C.), caratterizzata dalla presenza di vivaci ceramiche di produzione locale e di coppe da vino di produzione metapontina; e una fase più recente (V-prima metà del IV sec. a.C.) cui sono riferibili le strutture murarie rimaste in situ e numerosi frammenti di grossi dolii per derrate. Moltissime le ceramiche, locali e d’importazione, a fasce, a motivi floreali, a vernice nera, indicative di un ceto di agiati proprietari terrieri, che richiedevano per la convivialità i raffinati prodotti delle città magnogreche. Rispetto al vicino insediamento di Botromagno (Gravina in Puglia), che ha restituito prevalentemente tombe di personaggi eminenti, quella di Jazzo Fornasiello è un’ “archeologia del coccio”, che ha a che fare con le testimonianze della vita quotidiana, rappresentate da frammenti di ceramiche che, una volta classificati e studiati, potranno fornire preziose informazioni sulla vita e sui costumi degli antichi abitanti del sito”. Quale futuro per questa ricerca di estremo rilievo storico-scientifico: “Lo scavo continuerà nei prossimi anni, ma quanto ritrovato consente di ricostruire un operoso borgo di allevatori e di coltivatori che richiama quella che è stata fino a poco tempo fa la realtà contadina dell’area murgiana, in quella continuità tra passato e presente che caratterizza questo territorio”.
LE REAZIONI
SULLE AGGRESSIONI AL TERRITORIO PREOCCUPATI MARTINEZ (BENI CULTURALI) E ASSENNATO (ARPA)
Una miriade di impianti mette a rischio il paesaggio
Sembrerebbe una barzelletta ma non lo è, mentre si esalta il valore delle nuove scoperte archeologiche sul territorio, la necessita della sua difesa e tutela, scorrendo il “Bur p” Bollettino della Regione n. 141 del 02-09-2010 ci siamo accorti dell’ennesima richiesta di mega impianto fotovoltaico da realizzare a Spinazzola in località Santa Lucia, denominato “Statio ad Pinum”: Antico nome al tempo dei romani, pare, di Spinazzola. Progetto dal nome “f antasioso” avanzato da una società di Ruvo di cui in città nessuno sembra saperne nulla, come sempre. Si legge nel bollettino che: “Tale progetto consiste nella realizzazione di un impianto fotovoltaico localizzato nel Comune di Spinazzola (BT), costituito da numero 11 generatori fotovoltaici, composti in numero di 8 da 4320 moduli fotovoltaici, in numero di 1 da 3880 moduli fotovoltaici, in numero di 1 da 3760 moduli fotovoltaici ed in numero di 1 da 4160 moduli fotovoltaici per una potenza totale di 10662,8 kWp, e delle relative opere connesse ed infrastrutture indispensabili alla costruzione ed al funzionamento dell’impianto stesso rappresentate dalla realizzazione di nuove strade interne all’impianto e di accesso alle stazioni elettriche, linee elettriche in cavo interrato in bassa ed in media tensione e tra l’altro collegamento a mezzo di cavo interrato in alta tensione alla stazione elettrica a 380 kV della rete elettrica di trasmissione nazionale a realizzarsi sempre nel Comune di Spinazzola. Il procedimento si rende necessario per permettere la valutazione dell’impatto dell’opera sulle componenti ambientali. Gli elaborati di cui trattasi resteranno in visione al pubblico per 45 giorni consecutivi, presso gli uffici precedentemente elencati. Eventuali osservazioni potranno essere presentate alla seguente autorità competente».La zona Santa Lucia è quella dove è stata rinvenuta dall’archeolo g a Maria Luisa Marchi dell’Università di Foggia in località “la Santissima” una villa Romana ed è limitrofa a quella zona “Podice ”dove era stata avanzata altra richiesta di mega impianto fotovoltaico da dieci megawatt che tanto clamore ha suscitato in città. Spinazzola sembra essere sempre più appetibile agli insediamenti di impianti di energie rinnovabili. Oltre al fotovoltaico da 1 megawatt (una ottantina le concessioni rilasciate) sono stati avanzati impianti da 5-10-15 megawatt a cui si deve aggiunge il desiderio di far istallare una selva di pali eolici una volta approvato il Prie (da 101 a 121 torri). Qui forse, visto che questo nuovo impianto è stato mandato al vaglio della sovrintendenza vale la pena ribadire quello che l’arch. Ruggiero Martinez direttore regionale del Ministero per i Beni e le Attività culturali ha dichiarato già da alcuni mesi e attendere la sua decisione su questa nuova proposta di specchi sul territorio: “eolico e
impianti fotovoltaici, sono una nuova disarmonia, fatta da interventi a macchia di leopardo che stanno “segnando” il territorio. E il direttore generale dell’Arpa, Giorgio Assennato, ha aggiunto: «rischiamo di stravolgere completamente il paesaggio pugliese».
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