INFRASTRUTTURE
ISTITUTO PENITENZIARIO CHIUSO
LA BEFFA
Due mesi fa, il 16 giugno, per decreto, l’ex guardasigilli Alfano ha deciso di chiudere un istituto definito d’«eccellenza»
TUTTI VIA
Svuotata di reclusi e personale, si stanno smontando le suppellettili. Via anche le prese dei computer inserite nelle pareti
Carcere, si spera nella riapertura
di COSIMO FORINA
Se c’è una città dove lo sperpero del denaro pubblico è diventato evidente, tanto da provocare sdegno, considerando non da ultimi i sacrifici che il Governo si appresta a chiedere ai cittadini, questa è, suo malgrado, Spinazzola. Qui si è scelto due mesi fa, il 16 giugno, per decreto dell’ex guardasigilli Angiolino Alfano di chiudere, non si è compreso con quale principio di razionalità, un Istituto Penitenziario funzionante. Considerato «di eccellenza», rispettoso della Costituzione e dei parametri imposti dall’Unione Europea circa le condizioni di reclusione dei detenuti per spazi, vivibilità, progetti rieducativi e di reinserimento sociale, costato diversi miliardi di vecchie lire. E questo in un momento in cui le patrie galere sono al collasso, tant’è che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha richiamato il Parlamento ad impegni concreti per «una questione di prepotente urgenza sul piano costituzionale e civile». Ieri mattina a prenderne consapevolezza della struttura, svuotata di reclusi e personale, dove si stanno smontando anche le suppellettili portandosi persino via le prese dei computer inserite nelle pareti, è giunto il neo garante dei detenuti della Regione Puglia, Pietro Rossi, accompagnato nel viaggio dell’assurdo dal consigliere regionale Ruggiero Mennea (Pd). Rossi ha da prima incontrato il sindaco Nicola Di Tullio, propenso ad un presidio dinanzi al Ministero per ottenere l’immediata riapertura del carcere
di Spinazzola. Specie dopo aver subito la presa in giro durante il convegno dell’8 luglio scorso in cui, mentre si parlava alla presenza di rappresentanti istituzionali, parlamentari, e del provveditore regionale Giuseppe Martone del potenziamento del carcere della città di fatto si era alla chetichella già decretato la sua fine. Insieme ad gruppo di ex operatori che hanno realizzato progetti di formazione professionale nel carcere di Spinazzola, finanziati interamente dalla Regione Puglia, Rossi con Di Tullio ha poi incontrato la direttrice Mariella Affatato, a cui tutti riconoscono il merito di aver, pur con pochi uomini disponibili, fatto dell’Istituto penitenziario di Spinazzola destinato a “sex offenders”, un prezioso riferimento nell’ordinamento carcerario italiano. Cosa ha spinto il garante a raggiungere Spinazzola? Nei giorni scorsi, dopo la presentazione di una interrogazione parlamentare sottoscritta dei Radicali eletti nel Pd rivolta al Ministro della Giustizia Nitto Palma inerente il carcere di Spinazzola - prima firmataria Rita Bernardini - è stata avanzata anche una mozione da parte di Annarita Digiorgio, dirigente del Partito Radicale, con cui si chiede che il consiglio regionale impegni il governatore della Regione Nichi Vendola ad intervenire verso il Ministro in favore del carcere murgiano. La mozione recepita dal consigliere Mennea è stata inserita nell’ordine del giorno del primo consiglio regionale dove sarà chiamato a relazionare il garante dei detenuti Pietro Rossi. Pur cauto nelle sue valutazioni il garante è apparso determinato nel poter sostenere l’opportunità che il carcere di Spinazzola riapra. Il giorno di ferragosto come è noto molti parlamentari si sono recati a far visita nelle carceri italiane aderendo all’iniziativa indetta già da qualche anno da Marco Pannella. Singolare, rispetto ad altre esternazioni registrate all’uscita degli Istituti Penitenziari è stata quella del senatore D’Ambrosio Lettieri che sul carcere di Spinazzola aveva presentato una interrogazione parlamentare. Riferendosi al dirigente del dipartimento del Ministero Franco Ionta, l’uomo che ha segnato la sorte anche del carcere della città Lettieri si è cosi espresso: «Ionta agisca, oppure tragga le dovute conseguenze.» Sapore di resa di conti, con un sistema fallimentare sulle carceri italiani dagli uomini della maggioranza di Governo.
I tanti dubbi e interrogativi di una decisione impopolare
Le carceri sono sovraffollate ma le strutture si chiudono
Molti i quesiti e i dubbi dopo il decreto di chiusura dell’Istituto Penitenziario di Spinazzola. Il Governo ha destinato circa 800milioni di euro per la costruzione di nuove carceri. I tempi di realizzazione delle strutture, rispetto all’esigenza del sovraffollamento attuale, si prevede non immediato. Nell’emergenza, però, si preferisce chiudere un carcere funzionante e addirittura non attivare quelli costruiti da circa trent’anni realizzati con progetti fotocopia al tempo dello scandalo d’oro. Solo nella Provincia Barletta-Andria-Trani di questi Istituti ombra la cui capienza, come nel caso di Spinazzola, potrebbe essere portata a 100 detenuti, ve ne sono almeno tre. Spinazzola per l’appunto, Minervino e Trinitapoli. Altre due strutture cattedrali nel deserto sono state costruite a Genzano di Lucania ed Irsina mai, come le altre, entrate in funzione. Uno spreco di denaro davvero inspiegabile mentre agli italiani si chiede di stringere la cinghia. Basti pensare che per il nuovo padiglione di Bari dove saranno ospitati 450 detenuti, quindi meno della capienza delle cinque carceri non utilizzate, si spenderanno 45 milioni di euro. Per gestire un carcere di cento detenuti gli uomini in forza a Spinazzola dovevano passare da 22 ad almeno 34. Tanto si evince dopo la condanna dell’Italia da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per la violazione dello spazio minimo posto a disposizione dei detenuti, In quella occasione ai Provveditori Regionali viene inviata una direttiva: «impegnarsi a sollecitare le singole direzioni per la formulazione di proposte migliorative ed ampliative degli spazi detentivi esistent». La direzione di Spinazzola, come ha anche ricostruito il sindacato Ugl Polizia Penitenziaria presenta il suo progetto, per portare a cento i posti dei detenuti. Ottiene l’ok del Provveditorato e delle organizzazioni sindacali ma il Dap esprime parere negativo. Motivo? Non si riusciva a recuperare una dozzina di uomini per integrare l’organico. Altro aspetto riguarda il personale in distaccamento. L’Ugl: «in Basilicata per gestire i tre istituti lucani (Matera, Potenza e Melfi), con utenza che non raggiunge neanche la sola Casa Circondariale di Foggia, vi è un ufficio sede di dirigenza generale, cioè un Provveditorato regionale, con tutto ciò che ne compete»: un centinaia di unità. Un tempo c’erano gli Ispettorati Distrettuali che accorpavano più Regioni. Con la soppressione di alcuni Provveditorati regionali molto personale potrebbe essere utilizzato per tener aperti Spinazzola e altri Istituti inutilizzati. Con grande risparmio per le casse dello Stato.
Scheda
Tutto iniziò nel 2004
Carcere attivato nel dicembre 2004
·L’on. Pierfelice Zazzera dell’Italia dei Valori in visita al carcere il 15 agosto 2009 presenta una interrogazione al ministro Alfano, finalizzata a far potenziare il carcere di Spinazzola. L’interrogazione ripercorre la significativa storia di questo istituto di pena.
·A questa prima interrogazione parlamentare segue altra del senatore Luigi D’Ambrosio Lettieri (Pdl) dopo l’audizione della direttrice Mariella Affatato proposta dall’On. Benedetto Fucci (Pdl) alla Commissione Parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali, presidente on. Leoluca Orlando (Idv). In quella occasione viene presentato il progetto sperimentale nazionale contro le recidive di reati a sfondo sessuale.
·Dopo il decreto di chiusura del 16 giugno 2011 terza interrogazione parlamentare dai deputati Radicali eletti nel Pd con cui si chiede al Ministro della Giustizia Nitto Francesco Palma l’immediata riapertura dell’Istituto Penitenziario .
·Sempre a cura dei Radicali, Annarita Digiorgio, ha proposto una mozione al consiglio regionale recepita dal consigliere Ruggero Mennea con cui si chiede al Governatore Vendola di intervenire personalmente presso il Ministro
UGL Polizia Penitenziaria Segreteria Regionale Puglia
Comunicato Stampa del 16 Agosto 2011
“DUE MESI FA LA FIRMA DEL DECRETO DI CHIUSURA, DEL CARCERE DI SPINAZZOLA: UN PRIMO BILANCIO”
Esattamente due mesi fa, il 16 giugno 2011, all’insaputa di chi si stava prodigando per scongiurarne la chiusura, l’ex Ministro della Giustizia Angelino Alfano, poneva la propria firma sul decreto ministeriale di chiusura dell’Istituto Penale di Spinazzola. Si trattava di una struttura avente una sua ratio, una sua utilità, con attività trattamentali importanti, investimenti pubblici e privati di un certo rilievo ed un personale di Polizia Penitenziaria adeguatamente formato a gestire l’utenza ospitata: detenuti condannati per reati a sfondo sessuale. Non è servito un impegno politico bipartisan e la discesa in campo dei Radicali a fermare la mano del Ministro, ed il timbro solerte della Corte dei Conti ha suggellato il tutto con un provvedimento che per giungere da Roma a Bari pare abbia impiegato quasi un mese! Infatti, la notizia della chiusura viene data dai mass-media il 27 luglio scorso, venti giorni dopo l’incontro tra politici, amministrazione e sindacati, tenutosi a Spinazzola, per comprendere se vi fossero alternative alla chiusura, elemento, quello delle date, che ha fatto imbufalire i colleghi che operavano in quell’Istituto, i quali tuttora si chiedono se al Provveditorato, anche informalmente, non si sapesse della firma del decreto e quello dell’8 luglio 2011 non fosse stata altra che l’ennesima passerella per VIP. Ovviamente, convincere i colleghi della bontà dell’azione dell’amministrazione è compito arduo e questo sindacato cerca di fare la propria parte, ma per smorzare definitivamente le polemiche a riguardo non sarebbe peregrina la divulgazione da parte del Provveditorato della nota con la quale il Ministero-DAP ha trasmesso al PRAP il decreto di chiusura con tanto di date di arrivo e protocollo in entrata, quale atto di trasparenza verso l’opinione pubblica spinazzolese ed i poliziotti operanti nel carcere dismesso. Ancor più difficile, poi, è comprendere il senso giuridico e tecnico della proposta di trasformare il plesso carcerario in Centro di Accoglienza per Richiedenti Asili, sostanzialmente accogliendosi la balzana idea che lo status di rifugiato (protetto dall’ONU, con tanto di Alto Commissariato) possa essere assimilato a quello di detenuto. Ciò si scontra con un altro dato e cioè, col fatto che se la struttura può accogliere per ipotesi 100/150 richiedenti asilo, potrebbe ospitare altrettanta utenza detenuta, con l’effetto di rendere ancor più incomprensibile l’avvenuta chiusura. Questa, a sua volta, “fa a pugni” con le stesse direttive dipartimentali; si pensi a quanto affermato dall’attuale Capo del Dipartimento nella sua circolare del 25 agosto 2009, emanata a seguito della condanna dell’Italia da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per la violazione dello spazio minimo posto a disposizione dei detenuti. In quella circolare testualmente tuttora si invitano i Provveditori Regionali ad «impegnarsi a sollecitare le singole direzioni per la formulazione di proposte migliorative ed ampliative degli spazi detentivi esistenti utili al recupero di ambiti attualmente non utilizzati, fornendo l’eventuale supporto tecnico necessario alla presentazione di progetti, da realizzarsi preferibilmente con oneri di spesa contenuti e per lotti funzionali idonei a consentire interventi in amministrazione diretta». Ad onor del vero, la direzione di Spinazzola aveva seguito l’invito del Dipartimento, con l’avallo del Provveditorato e delle stesse Organizzazioni Sindacali, che avevano valutato positivamente l’aumento potenziale della ricettività fino a 100 posti (tanti quanti ne ospitano altri istituti pugliesi tuttora in funzione…), ma a quanto pare il DAP ha espresso parere negativo, perché non si riusciva a recuperare per Spinazzola una dozzina di uomini per integrare l’organico! In sintesi: si chiude un carcere che funziona perché mancano 12 unità di personale, perché senza di queste la struttura sarebbe antieconomica! A ben guardare, se proprio volessimo parlare di antieconomicità, non dovremmo andare lontano da Spinazzola… Sarebbe sufficiente andare in Basilicata e constatare che per gestire i tre istituti lucani (Matera, Potenza e Melfi), la cui utenza messa insieme non raggiunge neanche quella della sola Casa Circondariale di Foggia, è necessario avere un ufficio sede di dirigenza generale, cioè un Provveditorato regionale ad hoc, con tutto ciò che ne compete in termini di impiego di risorse lato sensu. Nella follia estiva del reperimento di risorse umane, strumentali e finanziarie, necessarie per far restare il Paese in Europa, allora suggeriamo sommessamente di ipotizzare la soppressione del Prap Basilicata, con aggregazione ad altri Prap (Puglia, Campania) degli istituti da questo gestiti, visto che una regione simile per dimensioni anche penitenziarie (il Molise) è già aggregato all’Abruzzo.
Il segretario regionale aggiunto
Dott. Vincenzo Lamonaca
mercoledì 17 agosto 2011
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