lunedì 1 agosto 2011


La struttura è tornata ad essere una delle cattedrali nel deserto
TRASFERIMENTO FINITO IL CARCERE ORMAI VUOTO

di Cosimo Forina
A bordo di pullman tutti i detenuti sabato mattina, come pacchi postali, senza opporre resistenza, dopo aver raccolto i loro effetti personali sono stati trasferiti in altre carceri. Un silenzio surreale è piombato nell’interno dell’edificio ora tornato ad essere una cattedrale nel deserto. Lo scippo e la beffa a danno della città e di quanti hanno lavorato per sette anni nell’istituto penitenziario di Spinazzola, credendo nella sua potenzialità, è compiuto. Ma questo non significa che si siano esaurite le azioni per la sua difesa. Esistono tutti i margini per aprire un confronto con il neo Guardasigilli on. Nitto Palma a cui chiedere di rivedere e spiegare le scelte non condivise da tutti gli schieramenti politici parlamentari e sociali compiute dal provveditore pugliese Giuseppe Martone nonché da Franco Ionta capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia, che hanno portato al decreto di chiusura firmato il 16 giugno dall’ex ministro Angiliono Alfano. Costato poco meno di otto miliardi di vecchie lire, circa vent’anni fa, il carcere di Spinazzola, è stato per un lungo tempo tenuto chiuso e alla mercé di vandali, come successo per altri edifici realizzati in fotocopia, il più prossimo quello di Minervino Murge e Genzano di Lucania, mai entrati in funzione, tutti appartenenti al filone carceri d’oro, uno degli scandali dell’italietta degli anni ottanta. Solo nel 2004, acquisito a patrimonio dello stato, fu reso operativo dall’ex Provveditore Rosario Cardillo. E dopo l’indulto del 2006 del ministro Clemente Mastella a farne quel che era sino a ieri, un carcere specializzato in sex offenders, ci pensò il provveditore Angelo Zaccagnino. Ci sono molte contraddizioni che stanno emergendo in queste ore dopo la chiusura e lo sgombero dell’Istituto Penitenziario di Spinazzola e spesso ad essere invocata da più parti è la Corte dei Conti. Poiché aver abortito una struttura funzionante con provvedimenti motivati da situazioni “antieconomiche”, come recita il decreto Alfano, e che poteva invece essere portata da quaranta detenuti presenti ad oltre cento solo attraverso il potenziamento e la stabilizzazione del personale ha davvero dell’incredibile. Come inconcepibile, è infatti, il perché è stato assegnato, ad esempio, un funzionario commissario solo qualche mese fa, (l’unica unità di Polizia Penitenziaria effettivamente organica presso il carcere di Spinazzola) ad una struttura della quale era prevista la chiusura di lì a poco. Cosa è successo negli ultimi mesi in ambito ministeriale e nella sede del provveditore per giungere alla determinazione della chiusura di Spinazzola? Credere all’azione determinate di un sindacato isolato rispetto agli altri, guidato in modo esasperato con sindrome di protagonismo da chi lo rappresenta, che ha chiesto la chiusura e il rientro di tutti gli agenti di Polizia Penitenziaria in distaccamento a Spinazzola in altre carceri pare davvero eccessivo. Solo due giorni fa Franco Ionta ha dichiarato questo: “Io ho la responsabilità di tenere in pieni una struttura molto complessa, che si articola su tutta l’Italia e che ha carenza di personale e sovraffollamento penitenziario praticamente diffuso dappertutto. Ho ricevuto poteri straordinari dal Governo per l’edilizia penitenziaria e questo mi consente di essere fiducioso rispetto al futuro. Nelle prossime settimane verranno bandite le prime gare per la costruzione di nuovi padiglioni e io conto entro la fine della legislatura di poter portare a termine tutti i padiglioni previsti nel piano straordinario e buona parte dei nuovi istituti penitenziari che devono essere necessariamente costruiti. Aumentare la capienza è fondamentale perché significa far stare meglio le persone e far lavorare meglio la polizia”. Spinazzola si appresta mercoledì in Consiglio Comunale presieduto dal sindaco Nicola Di Tullio ad affrontare la chiusura del suo carcere, che pone seri problemi di gestione dopo l’abbandono del Ministero. Stando alle aspettative e agli impegni del capo dipartimento Ionda c’è una domanda fondamentale rispetto alla costruzione essenziale di nuove carceri che costeranno miliardi di euro. Non sarebbe stato più semplice attivare e potenziare quelle già esistenti, specie quelle inutilizzate come per l’appunto: Spinazzola, Minervino Murge, Genzano di Lucania, Irsina e l’elenco è tanto lungo di strutture costruite e tenute vuote, da ridurre almeno della metà la presenza dei detenuti di molte carceri sovraffollate? La chiusura di Spinazzola in realtà a chi giova?

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